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Presentazione Microparticelle
Martina Setola
Created on November 27, 2024
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Transcript
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la donna
"Se mai abbasserò la testa... sarà solo per ammirare le mie scarpe"
Donne nel mondo antico
Donne nell'antica Roma
La storia di Lucrezia
L'estetica
Agenda 2030
INDICE
la condizione della donna in grecia e a roma
Quella greca e quella romana erano società patriarcali, dove l'archè (potere) era detenuto dal pater. Ci furono però delle evoluzioni nel mondo delle donne:
- A Roma, col tempo, la donna dalla relegazione nella casa passa all'acquisire un ruolo pubblico nella società sebbene limitato;
- Nel periodo ellenistico greco, la donna ottiene degli spazi di maggiore autonomia.
Le poche informazioni sulle donne dell'antichità ci giungono quasi esclusivamente attraverso fonti maschili, come opere letterarie e storiche. Le autrici, sebbene presenti, sono poco conosciute perchè le loro opere non furono mai trascritte dai monaci medievali, incaricati di preservare e tramandare i manoscritti.Tuttavia, grazie ai cosidetti documenti della prassi, come papiri, tavolette cerate e iscrizioni su pietra, offrono preziose testimonianze sui diritti riconosciuti alle donne romane. Tra Repubblica e Impero, soprattutto dopo le guerre, le donne ottennero maggior rilievo sociale:
- possedevano beni;
- trasmettevano eredità rivendicando il proprio ruolo con l'espressione "nomine suo" (a loro nome).
le voci femminili dell'antichità
ROMOLO E L'INVENZIONE DELLA MATRONA
CLAUDIA CHE FILò LA LANA
Quando Romolo iniziò a edificare Roma, si rese conto che mancavano donne per popolare la città. Dopo aver inutilmente chiesto ai villaggi vicini di cedere le proprie figlie, decise di agire con astuzia e forza. Organizzò uno spettacolo teatrale, invitando Sabini e Latini, e ordinò ai giovani romani di rapire le donne presenti, evento noto come il ratto delle Sabine. Successivamente, Romolo legittimò questi rapimenti trasformandoli in matrimoni e stabilì le regole per la vita delle matrone, il modello ideale delle donne romane perbene.
Nel II secolo a.C., morì a Roma una donna aristocratica di nome Claudia, il cui sepolcro fu decorato con un'iscrizione che sintetizzava la sua vita e il suo ruolo sociale. Quest'ultima, rivolta ad un passante, la descrive come una donna bella, amata dal marito e madre di due figli, uno dei quali morto prematuramente. Claudia viene elogiata per la sua amabilità, discrezione e per aver rispettato le virtù tradizionali della sposa romana: amare il marito, generare figli e comportarsi con moderazione. In particolare, la sua vita è simbolicamente riassunta nell'espressione "custodire la casa e filare la lana", due attività che incarnavano perfettamente il modello ideale di moglie e madre nell'antica Roma. Queste parole testimoniano l'importanza attribuita all'adesione delle donne ai ruoli domestici e alla virtù faniliare: pilastri della moralità romana.
LE donne nell'ANTICA ROMA...
Alle donne dell'antica Roma era attribuito un compito fondamentale: diventare mogli e madri di cittadini. Proprio per questo dovevano osservare una serie di regole incentrate sul rigoroso rispetto della fedeltà coniugale e condurre una vita dedicata alla sfera domestica.
Le donne dell'antica Roma dovevano avere rispetto per il proprio marito e dovevano seguire un certo modello di "donna perbene".
...LE donne nell'ANTICA ROMA
Nell’Ottocento, nelle case dei ceti elevati, si poteva trovare una coppia di sedie in cui quella destinata alla moglie era senza braccioli. Questo non era un difetto di fabbricazione, ma un simbolo del fatto che una “donna perbene” non doveva mai essere oziosa, ma sempre impegnata nel ricamo, un’attività che le impediva di appoggiare le braccia. Questo dettaglio, pur sembrando secondario, riflette l’immagine della moglie come “angelo del focolare”, dedita senza sosta ai lavori domestici, un ideale che ha attraversato la cultura europea.
sedie senza braccioli
Nell'antica Roma, l’adulterio era considerato la colpa più grave per una donna, e il vino, ritenuto un incentivo alla trasgressione sessuale, era severamente vietato alle matrone. Per garantire il rispetto di questo divieto, esisteva un curioso sistema di controllo: le donne dovevano baciare sulla bocca i parenti maschi, sia della propria famiglia sia di quella del marito, fino al sesto grado di parentela, ogni volta che li incontravano per la prima volta nella giornata. Questo rituale serviva a verificare che il loro alito non sapesse di vino, evidenziando come la fedeltà coniugale fosse una responsabilità condivisa dall’intera famiglia.
IL BACIO deLLA DONNA E I DIRITTI DEL VINO
Per Ovidio Lucrezia si aggiudica la vittoria nella gara delle donne. Collatino invita a cena i principi ed è allora che in Sesto, ammaliato dalla bellezza della giovane sposa e dal gusto perverso di sporcarne la castità sorge l’idea di una violenza. Dopo qualche giorno, all’insaputa di Collatino, Sesto si reca di nuovo a Collazia in compagnia di un solo schiavo ed è accolto secondo le regole dell’ospitalità da Lucrezia che nulla sospetta delle sue reali intenzioni. Di notte, quando su tutta la casa regna il silenzio, Sesto lascia le sue stanze e spada in pugno assale Lucrezia, svegliandola di soprassalto, le intima di tacere minacciandola di morte, e prova a sedurla con lusinghe e preghiere. Ma la donna non si lascia piegare. Solo quando Sesto le preannuncia che farà trovare accanto al suo cadavere quello di uno schiavo nudo strangolato, e dichiarerà di averla colta in agrante adulterio, Lucrezia cede per evitare un disonore più grande.
Tra le numerose fonti il racconto di Livio è tra i più dettagliati. Nel 509 a.C., la disciplina nell’esercito si allenta, come accade nei periodi di forzata inattività, e i principi se la spassano a banchetto. Una sera il discorso cade per caso sulle mogli. Ne nasce una disputa su chi sia la più virtuosa e Collatino, vantando la superiorià della sua Lucrezia, propone di montare a cavallo e verificare di persona che cosa accada nelle loro case a Roma e a Collazia. Mentre le nuore del re vengono sorprese a banchetto in lieta compagnia, i principi trovano la moglie di Collatino era dedita a lavorare la lana tra le ancelle che vegliano con lei. È l’incarnazione della matrona ideale.
UNO STUPRO ALL'ORIGINE DELLA REPUBBLICA...
L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata nel 2015 dalle Nazioni Unite, riconosce il ruolo centrale delle donne per il raggiungimento degli obiettivi globali, e afferma che l'empowerment femminile è la chiave per un futuro sostenibile.
- Obiettivo 5: Parità di genere
- Obiettivo 4: Istruzione di qualità
- Obiettivo 1: Povertà zero
- Obiettivo 3: Salute e benessere
- Obiettivo 8: Lavoro dignitoso
- Obiettivo 16: Governance inclusiva
- Obiettivi 13,14,15: Ambiente e risorse
AGENDA 2030
L’aspetto fisico e gli ideali di bellezza femminile sono cambiati significativamente nel corso della storia, ma uno degli elementi comuni è la pressione psicologica che le donne hanno sempre vissuto per adeguarsi a determinati standard. Questa pressione, sia nel mondo classico che in quello moderno, ha avuto e continua ad avere un impatto profondo sull’autopercezione e sul benessere delle donne. Nel mondo classico, soprattutto nella Grecia e a Roma, la bellezza femminile era legata a ideali di perfezione e virtù, spesso rappresentati nelle sculture e nelle opere d’arte. La figura della donna ideale era slanciata, con proporzioni perfette, e veniva associata non solo all’aspetto fisico, ma anche a valori come la modestia, la fertilità e la virtù. La bellezza era un simbolo di status e una virtù che le donne dovevano conservare. Tuttavia, nella società romana, le donne dovevano mantenere il loro aspetto non vanitose, come testimoniato dal comportamento delle matrone e dalla reputazione che dovevano preservare.
La bellezza non è un dovere
la chirurgia estetica
La chirurgia estetica, nata per correggere malformazioni, si è trasformata in uno strumento per conformarsi a ideali di bellezza imposti dai media e dai social. I social promuovono immagini ritoccate, suggerendo che la bellezza “perfetta” sia raggiungibile e, in alcuni casi, necessaria, generando una pressione sociale, in particolare sulle donne, spingendole a ricorrere sempre più frequentemente a interventi estetici per adeguarsi a standard irreali. Questo alimenta una cultura di insoddisfazione cronica e confronto costante, soprattutto tra le giovani donne, che crescono sentendosi inadeguate. L’abuso di interventi estetici ha inoltre un impatto sociale più ampio: riduce il valore delle persone a veri corpi da modificare per piacere agli altri, perpetuando stereotipi dannosi che rafforzano insicurezze e svalutano la diversità. E' essenziale promuovere un cambiamento culturale che celebri la bellezza naturale in tutte le sue forme, aiutando le giovani generazioni a distinguere tra realtà e modelli costruiti. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e l’educazione al rispetto per il proprio corpo possiamo liberare la società dagli standard irrealistici e costruire un futuro in cui la bellezza autentica e la diversità siano valorizzate.