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scuola del diritto naturale
RANVIR
Created on November 26, 2024
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Transcript
PERCORSO SULLO SVILUPPO DELLO STATO MODERNO
La scuola del diritto naturale
CLICCARE IL TASTO ROSSO PER ESSERE PORTATI ALLA SEZIONE DESIDERATA
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
JEAN-JAQUES ROUSSEAU
JOHN LOCKE
THOMAS HOBBES
INDRODUZIONE
indice
Il popolo di Parigi assalta principalmente la fortezza della Bastiglia
James Northcote (Plymouth, 1746 - Londra, 1831) – The Bill of Rights 1688 – Parlamentary Art Collection
Il momento della ratifica.
CLICCARE IL TASTO ROSSO PER I RISPETTIVI APPROFONDIMENTI
1789
Rivoluzione francese
1689
Gloriosa Rivoluzione inglese-pubblicazione Secondo Trattato sul Governo
1651
fine guerra civile inglese-pubblicazione del Leviatano
1649
processo del re Carlo I
1648
CONTESTO STORICO
Pace di West falia
Come si può notare dalla linea del tempo, il Seicento è stato un secolo ricco di avvenimenti che trasformarono l’Europa sia del punto di vista politico sia dal punto di vista intellettuale. Inizialmente lo stato Moderno si impose come una struttura di potere assoluto, tuttavia nel corso di questi anni si iniziò a mettere in discussione questo assolutismo, sostenendo che esistesse un diritto naturale, che precedeva la creazione della società e che fosse inalienabile.
ius naturalis
Corrente filosofico-giuridica fondata su due principi: l’esistenza di un diritto naturale (conforme, cioè, alla natura dell’uomo e quindi intrinsecamente giusto) e la sua superiorità sul diritto positivo (il diritto prodotto dagli uomini). (treccani)
giusnaturalismo
introduzione
Il concetto diritto naturale nacque già nel IV secolo, quando gli uomini iniziarono ad avere un ruolo più protagonista e responsabile nella sfera pubblica. In questo contesto si svilupparono alcune espressioni teatrali che mostravano come l’uomo riuscisse a riconoscere i problemi della società proiettando i difetti nei personaggi, e riuscisse a criticarli. “il testo fondatore della nostra civiltà giuridica” così definita dal giurista Gustavo Zagrebelsky, la tragedia Antigone, scritta nel V secolo dal greco Sofocle. Quest’opera a sfondo politico parla di Creonte, re di Tebe, che aveva vietato di seppellire Polinice, considerato un traditore per aver mosso guerra contro la sua stessa città. Antigone, sorella del defunto sfidò il decreto e gli rese comunque i riti funebri. Convocata dal re per spiegare il suo gesto dichiarò: “Io seguo le leggi sacre e incontrollabili degli dei, leggi non scritte [...]. E non credevo che i tuoi bandi fossero così potenti da sovrastare le leggi morali degli uomini.” Il dialogo tra Antigone e Creonte rappresenta il conflitto tra le leggi stabilite dagli uomini, mutevoli e relative, e quelle divine, considerate eterne e universali. Questo contrasto riflette il dibattito fondamentale tra le norme imposte dal potere politico e i diritti naturali, inscritti nella natura stessa dell’essere umano e riconosciuti come validi per tutti i popoli, in ogni tempo.
IUS NATURALIS
LE "RADICI"
introduzione
UGO GROZIO
Nei secolo successivi, la questione si è ripresentata, nel giusnaturalismo, rivoluzionò le tradizionali teorie del potere fondato sul diritto divino, legate a una visione rigida e gerarchica dell’ordine sociale. Secondo questa corrente di pensiero, la società civile nasce da un accordo tra uomini liberi, basato su leggi di natura che precedono e superano ogni autorità terrena. Questo patto, noto come contratto sociale, rappresenta il passaggio dallo stato di natura, caratterizzato dall’assenza di leggi e istituzioni, a una società regolata da norme condivise. Tale transizione è giustificata dalla necessità di garantire la sopravvivenza e la sicurezza degli individui, portando così alla creazione di un sistema di regole e sanzioni per tutelare l’ordine. Il giusnaturalismo individua nel diritto di natura, radicato nella stessa essenza dell’essere umano, il fondamento della vita civile. Questo diritto si identifica con la ragione, considerata una guida universale e superiore a qualsiasi legge imposta da un sovrano o addirittura da Dio. È attraverso la razionalità che emergono le leggi naturali, principi validi per tutti e in ogni tempo, che vietano all’uomo di compiere azioni dannose per la propria vita e quella della comunità.
RIVOLUZIONARIO
GIUSNATURALISMO
introduzione
Hobes sviluppò il suo interesse per la vita in società osservando i drammatici eventi storici del suo tempo. Tra Cinquecento e Seincento, L' Europa fu sconvolta da guerre violente, sia tra Stati all'interno dei conflitti nazionali. Questi conflitti civili sono spesso alimentati dalle tensioni religiose nate con la Riforma protestantee la reazione della controriforma. Hobbes visse in prima persona gli efftti devastanti della guerra civile in Inghilterra, che oppone Carlo I Stuart al Parlamento.Riflettendo su questa situazione, Hobbes propose una soluzione: RICONOSCERE LA SOVRANITA' ASSOLUTA DELLO STATO
WESTPORT,1588-HARDWICK HALL, 1679
Thomas Hobbes
Questo metedo era simile alla geometria, costruita su pochi e semplici principi fondamentali da cui tutto il resto viene dedotto Questa idea è chiamata GEOCENTRISMO POLITICO. Per Hobbes, la scienza politica riflette la necessità che guida le azioni umane: conoscendo i principi fondamentali del comportamento umano, si può elaborare una politica con metedo rigoroso. PRINCIPI ALLA BASE DELLA SUA TEORIA: -IL DESIDERIO NATURALE (cupiditatis naturalis): ogni individuo vuole appropriarsi esclusivamente dei beni comuni -LA RAGIONE NATURALE (ratio naturalis): ogni persona teme la morte violenta e cerca di evitarla come il peggiore dei mali
CAUSE DEL TIMORE
Uno dei suoi principali obbiettivi fu quello di costruire una TEORIA POLITICA basata su premessse solide e rigorose. Nel tempo si rese conto che la filosofia morale e politica necessitava di un MAGGIOR RIGORE e di un METODO PRECISO; al contrario delle scienze naturali, gli ERRORI potevano causare conflitti e dissascri.
Il metodo di Hobbes
LA NATURA EGOISTICA DELL'UOMO
nello "stato di natura" vige dunque il cosiddetto "DIRITTO NATURALE"(ius naturalis), il quale non è un insieme di norme o regole interrogative dettate dalla ragione (secondo la lezione del giusnaturalismo), ma "la libertà che ogni uomo ha di usare il suo potere, come egli vuole per la preservazione [...] della propria vita". Una tale condizione, in cui tutti hanno uguale diritto su tutto, compresa la vita ugli altri, ognuno rischia di morire per mano altrua. E' la RAGIONE a soccorrere l'uomo, SUGGERENDOGLI delle LEGGI "NATURALI" cioè delle regole di pratica accortezza e prudenza che hanno lo scopo di tutelarne la sopravvivenza.
STATO DI NATURA: Lo stato di natura descritto da Hobbes è quella IPOTETICA condizione in cui gli uomini, non essendo ancora associati tra loro e disciplinati da una serie di leggi positive comuni ( vedi slide), sono spinti dal proprio naturale egoismo a perseguire unicamente il proprio bene a scapito di quello di tutti gli altri
IN CHE MODO
Stato di natura, diritti naturali
3 PRINCIPI
CONTRATTUALISMO
Secondo Hobbes, l'unico modo efficacie per garantire la pace è stipulare un CONTRATTO SOCIALE. Questo contratto prevede che ogni individuo rinunci ai propri diritti e li trasferisca a un terzo, il quale avrà il potere di usare la forza collettiva per mantenere l'ordine.Il PATTO trasforma gli uomini in SUDDITI ("sottomessi") e assegna la sovranità a una figura chiamata SOVRANO, che detiene l'autorità su tutti senza riconoscere alcun potere superiore. Hobbes specifica che il sovrano non è necessariamente una persona fisica. Può essere una persona giuridica, ossia un'entità portatrice di diritti e dovere. Il SOVRANO può assumere diverse forme: 1- INDIVIDUO, in questo caso si ha una monarchia 2- UN ASSEMBLEA RISTRETTA, tipica del regime aristocratico 3- UN'ASSEMBLEA RAPPRESENTATIVA DELL'INTERA COMUNITA', propria della democrazia, dove la volontà sovrana si identifica con quella della maggioranza .
il contratto e ò'uscita dallo stato di natura
Hobbes vede lo Stato come un'entità al tempo stesso TERRIFICANTE, simile al LEVIATANO, il mostro biblico dotato di forza inarrestabile. Egli ha il compito di garantire la pace e proteggiere i sudditi, ma anche se ciò richiede la loro quasi sottomissione. Secondo Hobbes, solo uno Stato forte può impedire il caos dello stato di natura . Una volta istituito lo Stato, i concetti di giusto e ingiusto cambiano significato. Nello stato di natura essi erano definiti dall'utile personale; nello Stato invece, sono determinati dal sovrano attraverso il DIRITTO POSITIVO, cioè delle leggi che egli stabilisce e fa rispettare grazie al potere ricevuto dal contratto sociale
Il leviatano
LEVIATANO CAPITOLOXXI
Principi del PATTO1. irreversibilità e unilateralità del patto 2. indivisibilità del potere del sovrano 3. l'arbitrio 4.pretesa dell'obbiedenza 5. assolutezza Secondo Hobbes, una volta costituito lo Stato, i sudditi sono tenuti ad obbedire alle leggi emanate dal sovrano, poichè un patto sociale prevede che abbiano ceduto i prorpi diritti naturali, delegando al sovrano la gestione della forza collettiva per garantire la pace. Disobbedire a queste leggi è INGIUSTO, perchè contraddice il patto formativo della socità civile. Hobbes riconosce che, anche in uno Stato assoluto, esistono spazi di autonomia per i sudditi, come le relazioni personali o le attività economiche private. Questi ambiti sono sottratti al controllo statale, ma esistono perchè il sorano decide di non intervenire, considerandoli indifferenti o adirittura inutili.
Lo stato di Hobbes e rapporto con i sudditi
Leviatano, ii, xxi
LA LIBERTà DEI SUDDITI
ANALISI
Titolo originale: Nineteen Eighty-Four Autore: George Orwell Anno di pubblicazione: 1949 Genere: Distopia, Fantapolitica Ambientazione: Una Londra futura e distopica, capitale di un regime totalitario chiamato "Big Brother"...
scheda libro
mente e realtà
paura e sorveglianza
critica e attualità
DAL LEVIATANO AL 1984
COLLEGAMENTO DI ATTUALITà
il potere assoluto
trama
John Locke fu profondamente influenzato dal contesto storico del XVII secolo, un periodo di forti trasformazioni politiche in Inghileterra. Egli visse durante la Guerra Civile Inglese (1642-1649), la Restauraurazione della monarchia con Carlo II, e la succesiva Rivoluzione del 1688. La Gloriosa Rivoluzione, in particolare, ebbe un impatto diretto su Locke, portandolo a sostenere un nuovo modello di governo. L'esperienza del dispotismo di Carlo I e della tirannia di Giacomo II rafforzò invece l'idea che il potere del sovrano dovesse essere limitato. Locke fu anche influenzato dall'affermarsi del pensiero scientifico e razionalista dell'epoca, specialmente le opere di Newton e le idee empiriste di Bacon, lo spinsero a costruire una filosofia basata sulla ragione, sull'esperienza.
WRINGTON,1632-OATES 1704
John Locke
STATO DI NATURA
pensiero politico
LEGGE DI NATURA
FONDAZIONE LIBERALISMO
ANALISI DEL TESTO
divisione dei poteri
pensiero politico
caratteristiche del patto
nascita Stato politico
Secondo trattato sul governo
IL FINE DELLO STATO E I LIMITI DEL SUO POTERE
ANALISI
Rousseau visse in un'Europa domimata da monarchie assolute e da disuguaglianze sociali estreme date dalla compresenza di un elite aristocratica e clericale che rappresentava la minorità della popolazione, e da una maggioranza povera. Sebbene influenzato dall'Illuminismo, Rousseau si distingue per la sua critica al progresso scientifico e tecnologico, sostenendo che non ha migliorato la virtù o la felicità dell'uomo. Questo lo portò a sviluppare un modello politico alternativo. Ispirandosi alle tradizioni rebubblicane e all'ideale di comunità autentica, Rousseau sviluppò inoltre una visione politica che esaltò i valori fondamentali della libertà e dell'uguaglianza, anticipando così molte idee che avrebbero ispirato la Rivoluzione Francese, rendendolo una figura centrale nella storia del pensiero politico.
GINEVRA,1712-ERMENONVILLE, 1778
Jean_Jaques Rousseau
nascità società
L'uomo nello stato di natura
rivoluzioni
L'origine della disuguaglianza
critica del progresso
pensiero politico
ANALISI DEL TESTO
Rousseau, nel Contratto Sociale (1762), elaborò un modello di società in cui l’uomo recuperasse le libertà perdute nel passaggio dallo stato di natura a quello civile. Gli individui, per sfuggire alla guerra perpetua o a un ordine civile iniquo, cercarono un patto sociale capace di proteggere la libertà. Partendo dal contrattualismo, come Locke, Rousseau sostenne che l’autorità fosse legittima solo se fondata sul consenso dei cittadini. Tuttavia, rifiutò l’idea che il popolo dovesse necessariamente sottomettersi a un potere assoluto o rappresentativo, affermando che “rinunziare alla libertà vuol dire rinunziare alla propria qualità di uomo, ai diritti dell’umanità, persino ai propri doveri” (Il Contratto Sociale, I, IV). Egli teorizzò che il popolo, alienando i propri diritti, non li cedesse a un’autorità esterna, ma li conservasse in sé stesso, scegliendo di autogovernarsiVOLONTA' GENERALE, cardine del pensiero di Rousseau, rappresentò l’espressione collettiva della sovranità popolare. Ogni individuo, accettando il contratto, si sottomise a un Io comune, un’entità collettiva e indivisibile che perseguì il bene pubblico. Questa volontà, non essendo una semplice somma delle volontà particolari, si definì come una ricerca razionale e imparziale dell’interesse collettivo. La volontà generale possedette caratteri precisi: si dimostrò retta, orientata al bene comune; infallibile, pur potendo sbagliare nel giudizio di cosa fosse il bene; giusta, in quanto fondata sull’uguaglianza; e indistruttibile, essendo inalienabile e non delegabile.
CONTRATTO SOCIALE
interpretazioni
sovranità e governo
Contratto sociale
LA NATURA DELLA SOVRANITà
ANALISI
Il caso di Olympe de Gouges evidenzia i limiti della Rivoluzione Francese e delle sue basi filosofiche. Se da un lato Rousseau e i rivoluzionari promossero una rottura con le gerarchie aristocratiche e monarchiche, dall’altro mantennero una struttura patriarcale, dimostrando che l’uguaglianza proclamata era parziale. Solo con i movimenti femministi successivi del XIX e XX secolo le donne iniziarono a ottenere i diritti che Olympe de Gouges aveva coraggiosamente rivendicato, rivelando come il progetto di uguaglianza della Rivoluzione fosse un ideale ancora da completare.
Olympe De Gouges
legame con Rousseau
esclusione e conseguenze
paradosso
dichiarazione dei diritti
UGUAGLIANZA TRADITA NELLA RIVOLUZIONE FRANCESE: OLYMPE DE GOUGES
COLLEGAMENTO DI multidisciplinare
Sofia Vigorelli 4B Liceo Scientifico a.s. 2024-25
- https://www.treccani.it/
- https://www.youtube.com/
- https://lespresso.it/c/inchieste/2022/8/17/la-sorveglianza-digitale-ha-raggiunto-un-nuovo-livello-e-oltre-ai-regimi-la-usano-anche-le-democrazie/22525
- https://www.focus.it/cultura/storia/olympe-de-gouges-la-prima-femminista
SITOGRAFIA
- N. Abbagnano e G. Fornero, Con-filosofare 2A, Paravia
- N. Abbagnano e G. Fornero, Con-filosofare 2B, Paravia
- A. Giardina, G. Sabbatucci, V. Vidotto, Orizzonti della storia 2, Laterza editori
- Maurizio Ferraris, Pensiero in movimento, 2A, Paravia
- Maurizio Ferraris, Pensiero in movimento, 2B, Paravia
BIBLIOGRAFIA
Per arrivare a ciò ha utilizzato la RAGIONE: principale STRUMENTO per conoscere il mondo e guidare le azioni umane, come spiega nel Saggio dell'intelletto umano (1690). Essa è fondamentale nella politica, nella religione e nella morale. Tuttavia, ne riconosce i limiti, specialmente in amiti metafisici, e invita a un uso critico e consapevole
John Locke ha lasciato un'impronta profonda nel pensiero politico grazie alle sue due opere fondamentali la Lettera sulla tolleranza (1632) e Due trattati sul governo (1689). Attraverso queste opere, Locke si configura come il fondatore del LIBERALISMO MODERNO, diventando uno dei più influenti sostenitori della LIBERTA' INDIVIDUALE.
controllo della mente e manipolazione della realtà
Entrambi gli autori sottolineano l’importanza del controllo per mantenere l’ordine, ma ne evidenziano gli strumenti e gli esiti in modo diverso. Per Hobbes: Il controllo del sovrano è prevalentemente fisico e giuridico. Egli deve regolare i comportamenti e le azioni dei cittadini attraverso leggi, punizioni e una chiara autorità politica. Il suo obiettivo è evitare la guerra civile e promuovere una convivenza pacifica. Per Orwell in 1984, il controllo si estende alla mente e al linguaggio. Il Partito utilizza il Newspeak, una lingua progettata per eliminare il pensiero critico e rendere impossibile qualsiasi forma di dissenso (thoughtcrime). Questa distorsione ricorda la riflessione di Hobbes sull’importanza del linguaggio per organizzare la società, ma Orwell mostra come la manipolazione del linguaggio possa essere usata per restringere la libertà mentale e individuale. Un esempio concreto è la frase di Syme in 1984: “L’obiettivo del Newspeak è rendere il crimine del pensiero letteralmente impossibile, perché non ci saranno parole per esprimerlo” . Questo richiama il bisogno di Hobbes di una struttura sociale regolata, ma va oltre, mostrando come un potere oppressivo possa distruggere la libertà stessa di pensare.
Lo Stato, secondo Rousseau, si configurò come manifestazione della volontà generale, mentre la sovranità, appartenne esclusivamente al popolo. Essa era 1. ASSOLUTA: il potere non dipendeva mai da alcuna legge o autorità superiore, ma rappresentò il potere supremo del popolo 2. INALIENABILE il popolo non poteva delegarla o cederla a un'altra entità senza compromettere la libertà del popolo, poichè cedere la sovranità significherebbe rinunciare alla condizione di uomini liberi 3. INDIVISIBILE poichè se si fosse frazionata si sarebbe compromessa l'integrità della sovranità popolare e questo avrebbe provocato lo sviluppo di abusi o interessi particolari. (Qui possiamo notare una stretta vicinanza con la concezione di Montesquieu) Nel Discorso viene distinto nettamente il compito della sovranità ovvero l'emazione delle leggi rispetto al compito del governo ovvero il dovere di farle eseguire. Le leggi, emanate, garantirono libertà, uguaglianza e sicurezza, impedendo la rappresentanza politica che Rousseau condannò come distorsione della sovranità. Egli insistette, infatti, sul controllo diretto del potere legislativo sull’esecutivo.
L’articolo dell’Espresso denuncia come la sorveglianza digitale sia diventata onnipresente, coinvolgendo non solo regimi autoritari ma anche democrazie, attraverso strumenti come spyware (es. Pegasus). Questi sistemi, spesso giustificati dalla sicurezza nazionale, violano i diritti alla privacy e sono scarsamente regolamentati. Si evidenzia l’urgenza di normative globali per limitarne l’abuso.
Orwell sembra riprendere le premesse di Hobbes, ma le usa per criticare i pericoli del potere assoluto, soprattutto se combinato con la tecnologia e la manipolazione ideologica. Dove Hobbes vede lo Stato-Leviatano come necessario, Orwell lo considera una minaccia all’umanità stessa. Questo dibattito resta attuale nella riflessione politica moderna, in cui la tensione tra sicurezza e libertà è centrale. Un esempio pratico è l’uso della sorveglianza digitale da parte di alcuni governi moderni. La raccolta di dati personali, giustificata dalla lotta al terrorismo o alla criminalità, ricorda il compromesso hobbesiano tra libertà e sicurezza, ma pone il rischio di un controllo orwelliano.
La natura egoistica dell'uomo
Con la prima premessa si RESPINGE l'idea che l'uomo sia per natura un "animale politico" incline alla vita in società. Egli riconosce che gli uomini hanno bisogno gli uni degli altri, ma NEGA CHE QUESTO BISOGNO derivi da un ISTINTO NATURALE DI BENEVOLENZA O CONCORDIA In particolare, Hobbes critica l'interpretazione di Grozio, secondo cui gli uomini vivrebbero insieme non solo per utilità, ma anche per una spinta razionale naturale. Hobbes sostiene invece che l'uomo non possiede un amore innato per il prossimo. Le relazioni umane, per lui si basano su INTERESSE PERSONALE, PAURA O AMBIZIONE: -Nei RAPPORTI COMMERCIALI, ciascuno è interessato solo al proprio profitto - Le AMICIZIE FORMALI tra colleghi nascono per lo più dal timore reciproco che dall'affetto -Nei MOMENTI DI SVAGO, il piacere deriva dal sentirsi superiori agli altri attraverso il ridicolo.
Le idee di Olympe de Gouges non trovarono spazio durante la Rivoluzione. La sua critica fu considerata pericolosa in un periodo in cui i rivoluzionari temevano destabilizzazioni. La de Gouges fu processata e ghigliottinata nel 1793 con l’accusa di attività controrivoluzionarie. Questo dimostra come il concetto di volontà generale (vedi pagini) di Rousseau potesse essere manipolato per escludere o reprimere voci dissidenti, incluse quelle delle donne.
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Mentre Hobbes giustificava un potere assoluto e concentrato nelle mani del sovrano, Locke sosteneva che le ingerenze dello Stato dovessero essere ridotte al minimo, limitandosi a ciò che era strettamente necessario per la sicurezza e la convivenza civile. In questo contesto, Locke propugnava la divisione dei poteri come un principio fondamentale per tutelare la libertà e i diritti dei cittadini. Contrariamente alla visione hobbesiana, dove il potere era concentrato in una sola figura, Locke vedeva la divisione tra il potere legislativo e quello esecutivo come una protezione contro l’abuso di potere. Il potere legislativo doveva essere affidato al Parlamento, un’assemblea eletta dai rappresentanti dei proprietari terrieri, mentre il potere esecutivo, che si occupava dell’applicazione delle leggi, spettava al governo, costituito dal sovrano e dai suoi ministri. In questo sistema, il Parlamento produceva leggi che rispecchiassero gli interessi della società nel suo complesso, mentre il governo si occupava dell’attuazione pratica di queste leggi, sempre nel rispetto dei vincoli legislativi. Inoltre, Locke sottolineava che solo il Parlamento, come rappresentante legittimo dei sudditi, avrebbe potuto autorizzare la tassazione, poiché la proprietà privata è un diritto naturale che non può essere violato senza il consenso dei proprietari. Di conseguenza, né il sovrano né il Parlamento potevano esercitare un potere assoluto, ma dovevano limitarsi e controllarsi reciprocamente. Questa reciproca limitazione tra i poteri divenne la garanzia fondamentale per la protezione dei diritti dei cittadini.
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"Tutta l'educazione delle donne deve essere relativa agli uomini.Piacere loro, essere loro utili, farsi amare e onorare da loro, educarli da giovani, assisterli da adulti, consigliarli, consolarli, rendere la loro vita piacevole e dolce: questi sono i doveri delle donne in ogni tempo, e ciò che bisogna insegnar loro fin dalla loro infanzia"( Emilio, libro V)
Il paradosso dell’uguaglianza rousseauiana Jean-Jacques Rousseau, pur criticando la disuaglianza (vedi slide 20 ), aveva una visione profondamente limitata del ruolo delle donne nella società. Nel suo testo pedagogico Emilio, egli descriveva le donne come naturalmente subordinate agli uomini, destinate a un ruolo esclusivamente domestico e legato alla famiglia. Questa prospettiva influenzò implicitamente anche la Rivoluzione Francese, che, pur avendo adottato le sue idee sull’uguaglianza e la sovranità, rimase saldamente patriarcale. Le donne, nonostante avessero partecipato attivamente ai moti rivoluzionari (come la Marcia su Versailles del 1789), non furono incluse nel nuovo ordine politico e sociale.
Emerge qui l'idea che l'uscita dell'uomo dallo STATO DI NATURA, e il conseguente progressivo incivilimento nascondano in sè il rischio di degrado.
Le scienze e le arti devono quindi la loro nascita ai nostri vizi:saremmo meno in dubbio sui loro vantaggi, se la dovessero alle nostre virtù" (Discorso sulle scienze e le arti,II)
Rousseau ebbe un rapporto ambivalente con l'Illuminismo. Pur appartenendo al movimento e condividendone alcuni principi fondamentali, come il rifiuto dei fanatismi religiosi e la fiducia nella capacità dell'uomo di migliorare la propria condizione , criticò l'illuminismo cieco verso il progresso scientifico e culturale. A differenza di molti philosophes, sottolineò i pericoli legati a un'eccessiva fiducia nella scienza e nella tecnica che, a suo avviso, non migliorarono i costumi morali, ma li corrompevano. Questa critica emerse chiaramente nel Discorso sulle scienze e le arti (1750), scritto in risposta a un concorso dell'Accademia di Digione. Contro l'opinione prevalente, Rousseau affermò che il progresso delle scienze e delle arti non rese gli uomini più virtuosi, ma favorì il lusso, l'avidità e la corruzione morale. Sostenne che molte conquiste scientifiche avessero origine da vizi umani e collegò questa degenerazione al passaggio dalla condizione naturale e quella sociale, che, secondo lui, allontanò l'uomo dalla semplicità e dalle virtù originarie. Per questo motivo, criticò l'idea che il progresso culturale fosse intrinsicamente positivo.
Nel 1753 prese parte a un nuovo concorso della stessa Accademia, presentando il Discorso sull'origine e i fondamenti della disuguaglianza tra gli uomini (1755). Nel Discorso, per sviluppare la sua analisi, Rousseau si avvalse di un metedo ipotetico, basato su ragionamenti puramente teorici e condizionali. Tale approccio, definito "metedo deduttivo", non aveva lo scopo di ricostruire storicamente l'origine della società, ma di offrire una base concettuale per costruire un ragionamento critico e dimostrativo. Punto di partenza della sua riflessione fu il concetto di STATO DI NATURA, che egli definì come un'ipotesi teorica, elaborata razionalmente per denunciare le ingiustizie e le disuguaglianze della società moderna. Nella prefazione al Discorso, Rousseau dichiarò di voler abbandonare il modello GIUSNATURALISTA tradizionale, ritenendolo incapace di spiegare l'origine della disuguaglianza. In particolare, criticà il pensiero di Grozio, Locke e Hobbes, accusandoli di attribuire caratteristiche CIVILI all'uomo dello stato di natura, come la razionalità intesa come capacità deduttiva. L'opera si artcolò in due parti: nella prima, descrisse l'uomo nello stato di natura nella seconda invece analizzò il processo storico che portò alla nascita della socità e delle sue disuguaglianze.
Affinchè queste leggi siano realmente efficaci, è NECESSARIO istituire un'autorità suprema e irresistibile. Tale autorità, incarnata in un singolo individuo o in un'assemblea , ha il compito di IMPORRE L'OBIEDENZA ALLE LEGGI NATURALI.
La paura è il collante che mantiene il potere in entrambe le opere, ma con scopi e mezzi differenti :In Hobbes, la paura del caos e della violenza convince gli individui a cedere la loro libertà. Questo contratto sociale si basa sulla razionalità e sul consenso, per quanto forzato dalla necessità. In Orwell, la paura è deliberatamente creata dal Partito per mantenere il controllo. La sorveglianza onnipresente, simboleggiata dal “Grande Fratello”, e la repressione psicologica del Ministero dell’Amore distruggono ogni fiducia reciproca e ogni senso di sicurezza. Un collegamento tra le due visioni è il concetto hobbesiano di “bellum omnium contra omnes” (la guerra di tutti contro tutti): in 1984, il Partito manipola la realtà per creare un eterno stato di guerra, necessario per giustificare il controllo totale .
La nuova interpretazione del diritto naturale prese le mosse dalla necessità di formulare un nuovo diritto internazionale in grado di assicurare una pacifica convivenza fra le nazioni europee. Il maggior impegno volto alla formulazione di un nuovo diritto internazionale, però, è rinvenibile nel pensiero dell'olandese Ugo Grozio, può considerarsi il vero iniziatore del giusnaturalismo moderno. Nell'opera del 1625 intitolata De iure belli ac pacis Grozio introduce alcune considerazioni sul diritto positivo. In tali considerazioni egli respinge l'idea che il diritto positivo (così definito perchè “posto in essere” dal legislatore) sia un insieme di norme arbitrarie e relative, aspicando invece che esso di basi su principi universali, derivati dalla natura razionale dell'uomo. Questi princìpi universali, derivanti dalla natura razionale dell'uomo, costituiscono il diritto naturale, definito da Grozio come "una norma della retta ragione" . Nell'impostazione teorica di Grozio il diritto naturale, derivando dall'essenza razionale comune a ogni uomo, ha una valenza assoluta, uguale a quella dei princìpi matematici, che neanche Dio può modificare. Basandosi su questa convinzione, egli sviluppa una concezione laica del diritto naturale, il cui fondamento non è trascendente ma radicato nella razionalità umana: NESSUN UOMO, NEANCHE IL SOVRANO PUO’ VIOLARLI. Strettamente connessa all’affermazione del carattere naturale e razionale del diritto è la dottrina contrattualistica dello Stato
Con il contratto sociale, secondo Hobbes, nascono sia la società civile, sia lo Stato, ma con funzioni diverse. La società civile si forma come rete di relazioni tra individui, mentre lo Stato è l'organizzazione del potere che regola queste relazionni, imponendo a tutti il rispetto delle leggi grazie alla forza ricevuta permettendo di garantire la pace. Il contratto si basa su due accordi distinti:1. PATTO DI UNIONE (pactum unions) gli individui si accordano per fare una società.2. PATTO DI SOGGEZIONE (pactum subiectionis) gli individui accettano di sottomettersi all'autorità dello stato e del sovrano che lo rappresenta. Hobbes ritiene che questi due patti siano inseparabil: per uscire dallo stato di natura, gli uomini devono rinunciare ai loro diritti naturali in favore di un sovrano, che utilizzerà questo potere per imporre leggi, garantire una convivenza pacifica. In questo senso il patto dà origine non solo allo Stato, ma anche alla società stessa. A differenza di altre concezioni, per Hobbes la società non esiste prima dello stato. Non è compito dello Stato semplicemente regolare una comunità già formata; piuttosto è l'azione dello Stato a creare la società, trasformando il caos dello stato di natura in ordine civile.
Le leggi naturali si fondano su tre principi:1. PAX QUAERENDA EST, cioò la ricerca della pace e dellla convivenza 2. IUS IN OMNIA EST RETINENDUM, ovvero la rinuncia al diritto illimitato sulla vita altrui per garantire la propria sicurezza 3. PACTA SUNT SERVANDA, ossia il rispetto dei patti concordati. Tuttavia Hobbes sostiene che le leggi naturale non sono nè assolute nè inalienabili. Il loro valore deriva dalla capacità di assicurare convivenza pacifica; la legge naturale è una scelta prudenziale, adottata per garantire la conservazione della propria vita, il PRIMUM BONUM.
Poichè l'instabilità sociale danneggiò principalmente i più ricchi, l'intera popolazione fu indotta a stipulare un "PATTO INIQUO", che Rousseau descrisse come FONDAMENTO DI UNA SOCIETA' DISUGUALE E INGIUSTA. Lo Stato, invece di garantire l'uguaglianza, rinforzò le divisioni sociali, attraverso la protezione dei privilegi della classe dominante e un sistema che favorisce ricchi a scapito dei poveri. Rousseau critica questo sistema, proponendo un contratto sociale fondato sulla VOLONTA' GENERALE, che dovrebbe promuovere libertà e uguaglianza per tutti, contrastando la corruzione del patto originario. In questo modo, lo Stato civile, diventa uno strumento di oppressione legittimata, dove le disuguaglianze sono protette e perpetuale dalle leggi.
La concezione rousseauiana della sovranità e della libertà generò interpretazioni divergenti. Alcuni ravvisarono in Rousseau una prefigurazione di un regime democratico totalitario, mentre altri sostennero che tale lettura fosse errata. Per Rousseau, la libertà civile non implicò un’imposizione, bensì un’adesione volontaria alle leggi che i cittadini stessi avevano contribuito a creare.
Il legame con Rousseau e il pensiero illuminista L’esclusione delle donne può essere interpretata come una contraddizione interna del pensiero illuminista, inclusi alcuni aspetti delle teorie rousseauiane. Se da un lato Rousseau sosteneva l’uguaglianza degli uomini in uno stato di natura, dall’altro relegava le donne a un ruolo marginale, in nome di un presunto ordine naturale. Questa visione trovò terreno fertile nella Rivoluzione Francese, che tradusse l’uguaglianza in termini esclusivamente maschili. Tuttavia, Olympe de Gouges applicò le stesse logiche dell’illuminismo e di Rousseau per smascherare questa ipocrisia. Le sue richieste si basavano sui principi rivoluzionari, spingendo per una loro estensione alle donne. Questo mostra come il pensiero di Rousseau, pur limitato, fosse suscettibile di reinterpretazioni più inclusive.
La teoria politica di Locke descrive lo STATO DI NATURA come una condizione in cui gli uomini godono di piena libertà di agire e gestire i propri beni e la propria persona secondo quanto ritengono opportuno, senza dover dipendere dalla volontà di altri, purchè rispettino i limiti imposti dalla legge di natura (Secondo trattato sul governo, II) A differenza di Hobbes, Locke considera lo stato di natura uno stato di UGUAGLIANZA INNATA, non basata sulla forza, ma sul DIRITTO NATURALE, individuale e limitato alla propria persona. Se pur caratterizzato dalla libertà, questo stato di natura non coincide in una situazione in cui tutti possono "vivere come gli piace" (Due trattati sul governo II,4, 22) perchè è regolato dalla legge di natura, che come ho scritto precedentemente sono un insieme di regole razionali che prescrivolo il rispetto altrui. Lo stato di natura non è perciò una condizione di conflitto totale. Il principale inconveniente, secondo Locke, è che gli uomini non essendo sempre imparziali, tendono a farsi giustizia da soli in caso di violazione dei propri diritti. Questo porta a conflitti, poichè è improbabile che la vittima di un torto agisca con completa imparzialità. Da qui emerge L'ESIGENZA di una struttura sociale che regoli tali situazioni e GARANTISCA giustizia EQUA per Tutti.
Cause di questo timore
L'uguaglianza tra gli uomini consiste nella loro vurlerabilità. La natura ha fatto gli uomini "cosi uguali nelle facoltà del corpo e della mente" che nessuno di loro possa di fatto prevalere sugli altri, poichè in assenza di un potere statuale che regoli la convivenza, tutti possono vicendevolmente procurarsi la morte nel tentativo di raggiungere i propri fini. Questa combinazione di paura e competizione porta inevitabilmente allo STATO DI NATURA UNA CONDIZIONE DI "GUERRA CONTRO TUTTI" (bellum omnion contra omnes)
Nel Discorso sull'origine della disuguaglianza, viene delineata la figura dell'uomo naturale come un essere che vive in perfetto equilibrio tra i suoi bisogni primari e le risorse disponibili nella natura. In questo stato, l'uomo non conosce i desideri complessi, ma si accontenta dei beni essenzaili come "il cibo, il sonno e la femmina" (Discorso sull'origine della disuguaglianza") Questa condizione di armonia deriva dal fatto che egli desidera solo ciò che già possiede o che può facilmente ottenere, senza ambizioni o preoccupazioni future. L'uomo naturale, pur non essendo nè buono, nè cattivo, vive in uno stato di innocenza, guidato da due principi: L'AMORE PER SE' (non va confuso con l'amor proprio egoistico) che spinge l'uomo a cercare il proprio benessere e la PIETA' che gli provoca una ripugnanza istintiva per la sofferenza degli altri, specialmente dei suoi simili. L'uomo naturale è anche asociale, con rappporti sporadici e privi di legami duraturi, e vive in una condizione di indipendenza totale. La sua esistenza è concentrata sul presente, senza la capacità di progettare per il futuro.
breve trama
Per evitare il rischio che lo STATO DI NATURA diventasse uno STATO DI GUERRA, la ragione suggeriva agli uomini di stipulare un patto, conferendo a uno o più individui il potere di mantenere la pace all’interno della comunità. Secondo Locke, questo patto non fondava la società, che esisteva già nello stato di natura, ma creava le istituzioni politiche necessarie a tutelare il diritto naturale, come la proprietà privata e la libertà. La ragione, per Locke, aveva un ruolo cruciale, ma era limitata rispetto a quella di Hobbes. Se Hobbes concepiva lo Stato come una risposta necessaria per sfuggire alla “guerra di tutti contro tutti”, Locke la vedeva come uno strumento per preservare i diritti naturali già esistenti, e non come un rimedio alla loro assenza. Le differenze tra i due pensatori derivavano anche dalle loro esperienze storiche. Hobbes aveva vissuto la guerra civile inglese, vedendo nella disgregazione dello Stato la fine della società civile e l’emergere degli istinti primordiali. Per lui, la creazione di una sovranità forte e centralizzata era necessaria per evitare il caos. Al contrario, Locke, dopo aver assistito al ritorno dell’assolutismo monarchico e alla Gloriosa Rivoluzione, vedeva il pericolo maggiore nell’assolutismo e nella tirannia. Per Locke, il sovrano doveva esercitare un potere limitato, sufficiente a mantenere la pace, ma non a opprimere i diritti naturali degli individui. In sintesi, mentre per Hobbes il contratto sociale implicava la cessione totale dei diritti, ad eccezione della vita, a favore di un sovrano assoluto, per Locke i cittadini rinunciavano solo al diritto di usare la forza, al fine di garantire meglio il rispetto di tutti gli altri diritti, come la proprietà e la libertà.
Thomas Hobbes, scrivendo durante una delle epoche più turbolente della storia inglese, immagina lo Stato-Leviatano come una risposta alla condizione primitiva dello “stato di natura”, dove la vita è “solitaria, povera, brutta, animalesca e breve”. Per Hobbes, l’unico modo per garantire la pace e la sicurezza è un contratto sociale in cui gli individui cedono parte della loro libertà al sovrano, che deve avere un potere assoluto. Questa autorità, sebbene pervasiva, è vista come necessaria e razionale, un male minore rispetto all’anarchia e alla violenza. Orwell, in 1984, estremizza questa idea di controllo sovrano mostrando le conseguenze disumanizzanti di un potere assoluto che perde qualsiasi limite etico o morale. Il “Big Brother” non si limita a prevenire il caos, ma mira a controllare ogni aspetto della vita, incluso il pensiero e la percezione della realtà. In questo contesto, il potere diventa fine a sé stesso, non più un mezzo per garantire la sicurezza, ma uno strumento per mantenere una dittatura totalitaria.
Olympe de Gouges e la “Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina” In risposta a questa esclusione, Olympe de Gouges pubblicò nel 1791 la Dichiarazione dei Diritti della Donna e della Cittadina, una rivisitazione critica della Dichiarazione del 1789. De Gouges denunciò l’ipocrisia dei rivoluzionari, che proclamavano l’uguaglianza universale ma negavano alle donne i diritti fondamentali, come: La partecipazione alla vita politica e il diritto di voto. L’accesso alla proprietà e alle cariche pubbliche. Il riconoscimento della loro dignità e autonomia individuale. Il documento sottolineava che, se le donne avevano il dovere di sottostare alle leggi, dovevano anche avere il diritto di contribuire alla loro creazione. “La donna nasce libera e resta uguale all’uomo nei diritti.”
Il patto originario di Locke si distingue per diverse caratteristiche importanti, tra cui la sua BILATERALITA'. Questo significa che il patto non è un accordo unilaterale, come nella concezione hobbesiana, ma coinvolge due parti: i sudditi e il sovrano. Mentre gli individui rinunciano al diritto di usare la forza per garantire la propria sicurezza e difendere i propri diritti, in cambio il sovrano assume l’obbligo di proteggere la vita, la libertà e la proprietà di ogni cittadino, che sono considerati diritti naturali e inalienabili. Questo carattere bilaterale implica che anche il sovrano è vincolato dal patto e, se viola i diritti dei sudditi, perde la legittimità, giustificando il diritto dei cittadini alla rivoluzione. A differenza della teoria hobbesiana, in cui il sovrano esercita un potere assoluto senza obblighi nei confronti dei sudditi, Locke concepisce un governo limitato e con poteri delegati specificamente per proteggere i diritti individuali. La proprietà è al centro della sua concezione della libertà, e il patto non prevede la rinuncia a questi diritti fondamentali.
ANALISI DEL TESTO
Le libertà dei sudditi
Questo tema è strettamente legato a quanto Hobbes discute del capitolo XXI del Leviatano. Qui Hobbes afferma che la libertà del suddito non consiste nell'essere fuori dall'autorità del sovrano, ma nella libertà di agire all'interno dei limiti definiti dalle leggi dello Stato. Egli sottolinea che i sudditi mantengono il diritto alla vita e che possono agire autonomamente quando ciò contraddice le leggi. Per Hobbes, la libertà non è un diritto naturale illimitato, ma uno spazio concesso dal sovrano, regolato dalla sua autorità e subordinato al mantenimento della pace. La concessione di questi mangini di autonomia non indebolisce il Leviatano, ma ne rafforza il potere, garantendo un equilibrio necessario e il beneficio della tolleranza
Rousseau esplorò il processo attraverso cui gli uomini uscirono dallo STATO DI NATURA. Questo cambiamento ebbe origine nell'introduzione di forze esterne che impedirono all'uomo di vivere come aveva sempre fatto. Si trattò di una serie di circostanze mutate,che non furono più favorevoli all'uomo. Di fronte a queste difficoltà, l'uomo fu costretto non solo ad acquisire conoscenze pratiche per sopravvivere, ma anche a cercare la vita comunitaria. Quest'ultima presentò una forma di primitiva associazione, che pur non essendo ancora uno stato civile, portò con sè lo sviluppo del linguaggio e di un senso di impegno reciproco. Rousseau identificò due grandi "rivoluzioni" che partirono dalla formazione delle famiglie all'invenzione dell'agricoltura e della metallurgia. Questi eventi ebbero conseguenze decisive, tra cui la fine dell'uguaglianza. In particolare, l'introduzione dell'agricoltura portò alla divisione delle terre e all'emergere della PROPRIETA PRIVATA. Questo segnò l'inizio della grande disuguaglianza tra ricchi e poveri, e la nascita di una società in cui le "usurpazioni dei ricchi e il brigonaggio dei popoli" divennero la norma. Rousseu arrivò a teorizzare l'esistenza di uno STATO DI GUERRA, ma a differenza di Hobbes e Locke, lo identificò come un prodotto del processo di CIVILIZZAZIONE, non dello stato di natura originario.
L'affermazione dell'esistenza di una LEGGE DI NATURA è contenuta nel secondo dei due trattati; questa è il pilastro del pensiero politico di Locke, è il principio fondamentale che regola il comportamento umano nello STATO DI NATURA, cioè una condizione originaria priva di istituzioni politiche formali. Essa è è valida per tutti indipendentemente dal contesto culturale o storico perchè si fonda sulla RAGIONE e riconosce iI DIRITTI NATURALI e come il dirittto alla vita, alla libertà e alla proprietà, che non derivano da leggi umane o autorità esterne