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Calendario dell'avvento

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Il sentiero perduto

C'era una volta un bosco buio e nero dove il sole non entrava mai. Nessuno da tempo aveva visto il sentiero che correva in mezzo. I più vecchi, al villaggio, dicevano che una volta c'era stato ed era un sentiero stupendo, perchè le sue pietre bianche brillavano sotto i piedi e camminandoci sopra sembrava di volare. Ormai era impossibile vederlo perchè sterpi e rovi erano cresciuti dappertutto e non lasciavano passare nessuno. Un giorno un bambino con un falcetto d'argento si mise a tagliare i bassi cespugli di rovi al limitare del bosco. Tutti lo presero in giro. Chissà cosa voleva fare, lui così piccolo e con un piccolo falcetto! Il bambino lavorò tutto il giorno, e per i due giorni segeuenti, fino alla sera. La notte, quando dietro la collina si alzò la luna, i suoi raggi si infilarono nell'apertura che il bambino aveva creato e arrivarono fino al sentiero, che finalmente brillò in tutto il suo splendore. Tutti corsero nel bosco e si ritrovarono sul sentiero per liberare meglio il cammino. Da quel momento in poi, gli abitanti dei villaggi vicini si scambiavano visite di giorno e di notte: su quel sentiero sembrava davvero di volare!

L 'uomo che non aveva niente

C'era una volta un uomo che non aveva niente: non aveva casa, non aveva letto, non aveva un tavolo e nemmeno una finestra da cui guadare. Così, quando era stanco di girare, prendeva la strada del bosco e andava a casa di qualcuno per chiedere se poteva sedersi. All'uomo che non aveva niente nessuno rifiutava una sedia e lui non chiedeva altro, ma accadeva che le persone smettessero di fare quello che avevanp da fare. E si sedessero. Capitava allora che, scambiassero delle parole con lui e tra di loro per un tempo lunghissimo. Erano tutti convinti che l'uomo che non aveva niente in realtà avesse un dono, perchè al suo arrivo le parole sbocciavano sulle labbra come fiori e si stava piacevolmente insieme. L'uomo che non aveva niente aveva tempo, e avere tempo vuol dire potersi sedere. Così, quando da lontano lo vedevano arrivare, molti ricordavano che potevano avere tante cose ma che a volte mancava loro il tempo. Allora prendevano una seggiolina e si mettevano seduti per stare insieme agli altri.

Il fiore nella neve

C'era una volta un fiore bellissimo che una volta all'anno sbocciava su un prato coperto di neve. Tutti lo volevano cogliere perchè valeva un sacco pieno di monete d'oro e d'argento. Quando l'evento stava per accadere, la gente correva gettandosi sull'erba e con mani veloci andava a frugare tra i germogli ancora nascosti sotto la neve. Un anno, il prato pieno di neve fu interamente calpestato e nessuno trovò il fiore tanto atteso. Tutti rimasero dispiaciuti perchè il grande prato era andato distrutto. L'ultimo ad arrivare era stato un bambino che aveva camminato molto lentamente. Si accovacciò accanto ad un fazzoletto di neve che nessuno aveva considerato e rimase fermo a guardare. D'un tratto, vide smuoversi appena appena la neve e sotto i suoi occhi fece capolino la punta di un piccolo bocciolo. Senza fare niente, il bambino rimase a guardare, e così fecero gli altri trattenendo il respiro. Il bocciolo bucò la neve e si aprì. Il bambino disse "Sei proprio un bel fiore... Benvenuto!"Nessuno lo colse, tutti lo ammirarono . L'anno successivo, tornarono al prato innevato senza corrrere. Si fermarono in silenzio a guardare... più di cento meravigliosi fiori sbocciarono!

Il pesce prigioniero

C'era una volta un pozzo e dentro al pozzo nuotava un pesce. Come ci fosse finito nessuno sapeva dirlo ma, se avessero chiesto al pesce, lui di certo lo avrebbe raccontato perchè il pesce sapeva parlare. Provarono a pescarlo, ma il pesce era furbo e mai abboccò. Un giorno passò di lì una bambina che non parlava mai con nessuno perchè tutti le chiedevano di farlo e le domandavano se avesse perso la voce. Si affacciò alla bocca del pozzo e le sembrò di vedere guizzare una coda. Fece calare un secchio e disse: "Bel pesciolino, non so perchè sei laggiù ma, se volessi salire, potresti entrare nel mio secchio". Il pesce non solo salì, ma una volta uscito dal pozzo le disse il suo segreto. Era un principe bambino tramutato in pesce per via di un sortilegio. Rivelato il segreto, si trasformò in principe e fu liberato mentre la bambina trovò qualcuno con cui valesse la pena parlare. Diventarono buoni amici. Ogni tanto la bambina voleva ancora stare in silenzio e lui la capiva. Anche lui ogni tanto aveva nostalgia dell'acqua, allora facevano il bagno insieme. E insieme è più bello sia nuotare che stare zitti.

Le uova rubate

C'era un ragazzo che tutti dicevano non avesse riguardo per niente e per nessuno, perchè al posto del cuore aveva una pietra. Un giorno uscì con la sua fionda a caccia di nidi. Colpiva gli uccellini e poi rubava le uova che stavano covando. Ma quel giorno, prima ancora di iniziare la sua caccia, ne trovò tante, tutte nello stesso luogo tra gli sterpi. Alzò gli occhi per vedere se per caso fosse caduto un nido. Poi, sentendo arrivare qualcuno, se le nascose dentro al mantello. Un vecchio che si reggeva al bastone gli disse che quello era il suo campo e doveva rimetterle subito dove le aveva trovate. Il ragazzo non voleva. Il vecchio allora, gli disse che erano uova di serpente e il ragazzo aprì subito il mantello con ribrezzo. Poi. cercò di schiacciarle, ma il vecchio allungò il bastone per proteggerle. Il ragazzo gli spezzò il bastone, ma il suo piede non raggiunse le uova. Il vecchio gli spiegò che al mondo c'è posto per tutti e che i serpenti sono molto utili per la vita di un campo. Il vecchio, rimasto senza bastone, chiese aiuto al ragazzo per tornare a casa. Mentre sentiva il peso del vecchio che si affidava a lui, il suo cuore diventò leggero.

L 'uomo con il cappello in mano

C'era una volta uno stormo di uccelli che ogni anno tornavano al villaggio per fare il proprio nido. Alcuni sceglievano gli alberi, altri i comignoli, i fienili, le tettoie. E qualche tempo dopo si sentivano pigolare i nuovi nati. L'uomo col cappello in mano da qualche mese stava all'angolo della strada dove passavano carri e carretti e non diceva una parola. Raccoglieva nel cappello qualche moneta, un frutto che qualcuno gli allungava. Una volta aveva avuto una bella casa e una distesa di campi coltivati, ma aveva perso tutto e la sua casa era stata abbattuta. Un giorno, non appena il tempo si fece più mite, l'uomo col cappello in mano tornò ai campi dove un tempo c'era stat la sua casa, che adesso era solo i campi di qualcun altro. Si mise seduto e aspettò. La gente quel giorno si chiese dove fosse, ma solo distrattamente. L'uomo col cappello in mano aspettò che tornasse l'uccello, quello che per anni aveva fatto il nido sul suo tetto. Era in pena per lui perchè arrivando avrebbe trovato solo una spianata di terra. L'uccellino tornò. Vide l'uomo in mezzo al campo col cappello rovesciato tra le mani e scelse di fare lì il suo nido. La gente intanto aveva iniziato a cercare l'uomo col cappello in mano e, quando lo trovò, si parlò all'orecchio guardandolo da lontano. In poco tempo fu tirata su una piccola casetta al limitare dei campi. tutti contribuirono. Quando fu pronta e l'uomo ci entrò commosso, il cappello era pieno di uccellini.

Il frutto più rosso

C'era un albero che faceva frutti rossi così dolci che il momento del raccolto era una festa per tutto il villaggio. L'albero era centenario, era nato nel campo dei suoi avi senza che nessuno ce lo avesse piantato e ora aveva un fusto largo e rami lunghi e forti. Il proprietario del campo si sentiva molto generoso ed era felice di dividere con la gente del villaggio i frutti del suo albero. C'era sempre, ogni anno, un frutto più rosso degli altri, cresciuto più in alto degli altri, che una volta maturato subito spariva e nessuno riusciva mai a cogliere. Il padrone, che accoglieva sempre tutti, si chiedeva però, chi potesse venire di nascosto a prendere il frutto più rosso prima del momento festoso del raccolto. Un anno, si ripromise di scoprirlo. Quando il frutto più rosso maturò, si nascose e si mise ad attendere. Non sarebbe toccato di diritto a lui il frutto più rosso? Si domandava nascosto tra i cespugli. All'alba arrivò in volo un merlo e si posò sull'albero e alzò come una bandiera il frutto più rosso, poi volò via. L'uomo si alzò di scatto per fermarlo ma poi capì: era l'albero stesso a richiamare il merlo. Preparava il frutto più rosso e dolce nel punto più alto. Lo offriva prima del giorno del raccolto a un uccello perchè lo portasse lontano. Dove? In un altro campo, dove nessuno lo stava aspettando, proprio come era accaduto ai suoi antenati. Un dono. L'uomo che pensava di essere generoso sorrise e si tolse il cappello come davanti al più nobile dei signori.

Il flauto d'argento nello scrigno d'oro

C'era un volta un flauto d'argento chiuso in uno scrigno d'oro conservato nella sala più elegante che sorgeva sulla rupe. Era lì da tanto tempo. Una volta all'anno lo scrigno veniva aperto con una grande cerimonia e tutti gli abitanti del villaggio salivano per poter vedere il flauto d'argento. Nessuno, però, poteva suonarlo. Un'antica pergamena prescriveva di suonarlo solo per eventi straordianri e felici. Di volta in volta il momento veniva rimandato perchè l'evento non era abbastanza straordianrio agli occhi di qualcuno e forse non c'era più nessuno in grado di suonare un flauto. Un giorno, una bambina salì la strada ed entrò nella sala più elegante della rocca, sfuggendo alla guardia che pigramente custodiva l'ingresso. In silenzio, andò verso lo scrigno d'oro e prese il flauto. La bambina andò a sedersi sui gradini e poi iniziò a suonare. Mentre la musica si diffondeva, la gente cominciò a radunarsi nella sala. Anche il signore della rocca scese dalle sue stanze e si fermò ad ascoltare, e tutti erano commossi perchè avevano così tanto atteso un evento straordinario da scordarsi la musica del flauto. Il signore della rocca chiese alla bambina dove avesse imparato a suonare. La bambina, allora, mostrò il flauto intagliato in legno da suo padre. Ci soffiava dentro ogni volta che si stupiva per il sole, per la pioggia, per le api o per i grandi alberi... Il signore della rocca le donò il faluto d'argento e le chiese di suonalo ovunque ci fosse da onorare le cose straordinarie che accadono ogni giorno.

Il fiume fiorito

C'era una volta un re che doveva passare il fiume vicino al villaggio, per raggiungere il territorio che era intenzionato a conquistare. Era arrivato da lontano con il suo esercito e voleva piombare nel pacifico regno che sorgeva al di là della montagna. Gli abitanti del villaggio, che non avevano mai conosciuto la guerra e poco sapevano di armi, ebbero timore al vedere le strade occupate da soldati e cavalli. Il re guerriero sapeva che il regno che voleva conquistare era indifeso. La gente, infatti, in quei giorni festeggiava il ritorno della primavera. Il re però, non aveva calcolato che proprio per via della primavera e dello sciolgiersi dei ghiacci, il livello del fiume era troppo alto e i ponti non erano sicuri. Tutto il fiume era coperto di petali che dai ciliegi cadevano nell'acqua. A tutto il villaggio piaceva che la primavera iniziasse con quella pioggia di fiori e festeggiava danzando e stendendosi ad ammiraare lo spettacolo. Al vedere i fiori sull'acqua, molti soldati smontarono le armature e si stesero al sole. Il re si sgolò, sbraitò i suoi ordini, ma non riuscì a far rimontare sui cavalli nessuno. Provò e riprovò, finchè il suo cavallo impennò e lo fece cadere a terra. Lungo disteso, vide i fiori che gli piovevano addosso e si addormentò. Al tramonto, tutti i soldati risalirono sui loro cavalli e insieme al loro re fecero ritorno alla loro terra.

L'altalena rotta

C'era un'altalena rotta nel giardino di una casa disabitata e cadente appena fuori dal villaggio. Un uomo comprò la casa e decise di chiamare un carpentiere che riparasse le mura. Il carpentiere notò l'altalena legata a un vecchio albero nel giardino che ciondolava appesa solo da una parte con la seduta di legno in mezzo ai rovi. Levigò la seduta, comprò una corda nuova e iniziò a tagliare i rovi. Il padrone della casa lo sgridò, dicendo che doveva occuparsi solo della riparazione delle mura. Il carpentiere rispose che lo faceva senza chiedere niente in cambio, nel tempo che gli rimaneva a fine giornata. Quando la casa fu pronta, il carpentiere portò via i suoi attrezzi e come ultima cosa legò ben stretta l'altalena all'albero. L'uomo entrò nella casa riparata ma col passare di giorni sentì che qualcosa gli mancava. Intanto, i bambini del villaggio si accorsero dell'altalena. Non conoscevano il nuovo proprietario, ma vedendolo sempre chiuso in casa, ne avevano timore. Si fecero coraggio e, dopo aver bussato, chiesero se potevano utilizzare l'altalena. L'uomo acconsentì. Da quel giorno i bambini si ritrovarono a giocare sotto l'albero e le loro voci si sentivano fino a sera. Ogni giorno passavano dall'uomo solo e si intrattenevano con lui. Un giorno lo invitarono sull'altalena. E lui rise e giocò. Il proprietario della casa, andato al villaggio, cercò il carpeniere e lo ringraziò. Gli disse che grazie all'altalena la sua casa era molto più forte e sicura e gli promise che si sarebbe assicurato che l'altalena fosse sempre al suo posto, come la gioia che aveva ritrovato.

La statua che piangeva in silenzio

C'era una volta una donna a cui accadde un fatto molto triste. La donna colpita da quella disgrazia vagava di giorno e di notte, attraversando il bosco da sola, salendo sulle montagne e facendo riecheggiare il suo pianto sulle colline senza mai smettere. Quando giunse nei pressi del villaggio, le persone si spaventarono e tanti chiusero le finestre. La donna si sedette su una pietra e pianse per giorni, finchè una strega che abitava da quelle parti la cambiò in statua facendo ritornare il silenzio tutt'intorno. La statua aveva le mani sul volto e le spalle curve. Passarono tanti anni e un giorno un uomo pieno di tristezza uscì dal villaggio e si sedette a piangere accanto alla statua. Fu in quel momento che la donna imprigionata nella statua si risvegliò, appoggiò una mano sulla pietra e con l'altra cinse le spalle dell'uomo. L'uomo, invece di spaventarsi, si appoggiò a lei e finì di piangere tutte le lacrime. Quando il pianto pian piano cessò, si ritrovarono abbracciati e poterono scambiarsi i loro nomi e le loro storie. Poi fecero ritorno al villaggio camminando uno di fianco all'altra, e nessuno credeva ai propri occhi: per rompere l'incantesimo della strega non era servita nessuna strega nè pozione!

La strega che rubava i papaveri

C'era una volta una strega che viveva nel bosco fitto e scuro e voleva a tutti i costi tornare giovane e bella perchè stufa di spaventare tutti non appena si presentava. Così fece un incantesimo e in primavera chiamò a sè tutti i papaveri dei campi. Questi, appena fiorirono, corsero da lei sulle proprie radici, veloci come il vento. Quando a sera si trovò la casa piena, la strega preparò con i petali una pozione potentissima, un filtro rosso fuoco che chiuse in una bottiglia alta quanto il suo pollice. Il giorno dopo al villaggio si preparava una bella festa da ballo, così la strega scelse dei bei vestiti, si acconciò i capelli, bevve la sua pozione, e a cavallo di un grande tasso giunse al limitare del bosco. Quando scese dalla groppa dell'animale e si specchiò nel fiume, vide che era tornata giovane e bella. In un balzo passò il fiume e si presentò alla festa. Tutti la credettero una straniera arrivata per ballare e l'accorsero ben volentieri. La strega si scordò di essere una strega e trascorse la serata in compagnia come non le capitava da tantissimo tempo. Ballò in cerchio, in coppia, ballò con tutti. Rapidamente l'effetto della pozione svanì, ma la strega continuò a ballare. Quando la musica cessò, tutti la riconobbero ma nessuno si spaventò. Anzi, la invitarono a tornare al prossimo ballo. Da allora la strega smise di fare incantesimi malvagi e non rubò più i papaveri. Andò a tutti i balli del villaggio e il suo viso non spaventò più nessuno.

Il piccolo corvo

C'era un uomo scorbutico che il villaggio conosceva bene: da lui non andava mai nessuno e lui diceva che non aveva bisogno di nessuno. Aveva un orto e scendeva al fiume a pescare, sempre all'ora in cui intorno era deserto, perchè non aveva niente da spartire con gli altri. Poco a poco divenne vecchio e si ritirò ancora di più. Un giorno dalla sua finestra vide un piccolo corvo caduto dal nido. Uscì nell'orto e lo raccolse. Provò a rimetterlo sull'albero, ma la madre non si fece vedere. Allora decise di prenderlo con sè e dargli da mangiare e da bere. Giorno dopo giorno l'uccellino iniziò a crescere e saltellare intorno a lui. Dormiva sul suo cuscino e mangiava becchettando sulla tavola. L'uomo pian piano si affezionò a lui come mai gli era capitato prima. Il corvo ormai viveva sulla sua spalla e s'intendevano a meraviglia. Gli fece una casetta sull'albero più vicino alla finestra per lasciarlo andare e venire a piacimento, ma il corvo non sapeva volare perchè non aveva mai visto uno dei suoi simili. Così l'uomo decise di portatlo fuori perchè potesse osservare il volo degli uccelli. Subito qualcuno notò il corvo che lo seguiva zampettando. L'uomo si ritrovò a parlare con la gente e si rese conto che non era affatto male. La gente notò che l'uomo aveva un altro modo di fare e smise di starsene alla larga. Il corvo, una passeggiata dopo l'altra, imparò a volare e un giorno se ne andò. L'uomo iniziò ad uscire più spesso e si incontrava con la gente e con il corvo. L'uomo aveva aiutato il corvo a trovare la strada del cielo, il corvo aveva aiutato l'uomo a ritrovare quella del villaggio.

La pietra preziosa

C'era nel ventre della montagna una miniera. Un giorno il Signore della rocca doveva mandare qualcuno in un regno vicino: tre pietre preziose dovevano arrivare a un re perchè scegliesse, tra quelle, la pietra dell'anello di sua figlia, promessa sposa a un principe lontano. Un giovane soldato venne scelto per la missione perchè era un ragazzo affidabile e perchè il compito era pericoloseo e se qualcosa fosse andato storto, l'esercito non avrebbe perso un elemento importante. Il giovane accettò e partì. Era estate, il sole splendeva alto, e prima di attraversare il fiume guardò alla luce del giorno le tre pietre, una più bella dell'altra. Mentre stava per salire sulla zattera, il suo vestito s'impigliò nel ramo di un cespuglio e si strappò proprio sulla tasca. Una delle pietre scivolò giù e finì nel fiume. Il giovane si sentì perso , ma per tutta la traversata sussurrò qualcosa al fiume. Giunto dall'altra parte, mostrò le pietre, che non erano tre ma due, e chiese di parlare. Il volto del re cambiò all'istante e le guardie presero le armi. La principessa però volle ascoltarlo. Il giovane raccontò l'accaduto e chiese alle guardie, al re e alla principessa di seguirlo. L'esercito fremeva di rabbia perchè tutti pensavano che fosse un trucco per scappare. Giunti al fiume, lo trovarono completamente ghiacciato, ma sul fondo si vedeva la pietra più bella. Tutti si voltarono verso il soldato e riconobbero la sua sincerità. La principessa chiese al padre di sciogliere l'accordo con quel principe lontano perchè aveva trovato il suo sposo: un giovane sencero che parlava al fiume e il fiume lo ascoltava gelando in estate!

La chiave che non apriva niente

C'era una chiave che non apriva nessuna porta. L'aveva trovata un giorno un bambino che non sentiva. L'aveva trovata per strada e si era messo in testa di trovare il proprietario. Così, giorno dopo giorno, il bambino andava di casa in casa a mostrare la chiave e siccome al villaggio le case si somigliavano, poteva davvero essere di tutti e di nessuno. Le donne o gli uomini che erano in casa facevano entrare il bambino e, sapendo che non sentiva ma volendo dimostrargli che prendevano sul serio la sua richiesta,provavano con lui la chiave su tutte le porte della casa, grandi, piccole, delle stalle e dei cortili, dei cassetti e dei bauli. Ma la chiave non entrava o pur entrando non girava. Il bambino intanto conosceva sempre più case e incontrava sempre più persone al villaggio. Tutti adesso conoscevano la sua intelligenza e la gentilezza dei suoi modi. In tanti trovarono una maniera per farsi capire, impararono da lui e non ebbero più timore di non sapere cosa fare quando l'incontravano per strada. La chiave che non apriva nessuna porta le aveva invece aperte tutte e il bambino se la mise al collo come un ciondolo dai mille poteri.

Aspettando il Natale, impariamo a riconoscere che abbiamo bisogno degli altri, per ricevere e per dare.

Aspettando il Natale, scopriamo che la gioia condivisa ci fa più belli veramente.

Aspettando il Natale, liberiamo la musica che c'è in ogni cosa.

Aspettando il Natale...cerchiamo di vedere il buono in noi e negli altri.

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Aspettando il Natale, scegliamo la pace.

Aspettando il Natale... accogliamo gli altri così come sono.

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Aspettando il Natale, preferiamo la trasparenza della sincerità.

Aspettando il Natale...cerchiamo di trovare il modo per incontrarci con gli altri.

Aspettando il Natale, impariamo a consolare.

Aspettando il Natale, diamo rifugio a chi conta su di noi.

Aspettando il Natale... cerchiamo di avere pazienza e saper aspettare

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Aspettando il Natale... troviamo il tempo di sederci insieme agli altri.

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Aspettando il Natale, lasciamoci raggiungere da doni inaspettati e inviamo i nostri frutti più dolci a chi non se li aspetta.

Aspettando il Natale, ripariamo quello che si è rotto per tornare più forti e felici.

Aspettando il Natale, cerchiamo tutte le chiavi per andare gli uni verso gli altri.