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Artemisia Gentileschi
Alessio
Created on November 26, 2024
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Transcript
Gentileschi
Artemisia
1593-1653
ARTEMISIAGENTILESCHI
Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne (1617; olio su tela, 158,8 x 125,5 cm; Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte)
INTRODUZIONE
Artemisia Gentileschi (1593-1653) è una delle pittrici più importanti del Seicento e una figura chiave del Barocco italiano. Fu una pioniera per le donne nell'arte, un campo allora dominato dagli uomini, e la sua vita è intrisa di talento, resistenza e tragedia. Artemisia riuscì a trasformare il suo dolore e la sua forza interiore in un’opera artistica straordinaria, che la rese celebre in un’epoca in cui le donne raramente godevano di autonomia o riconoscimento.
Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni, 1610, olio su tela, 170 x 119 cm. Pommersfelden, Collezione Graf von Schönborn
VITA
Artemisia nacque a Roma il 8 luglio 1593, figlia del noto pittore Orazio Gentileschi, un seguace del Caravaggio. Crebbe in un ambiente artistico, apprendendo i rudimenti della pittura nello studio del padre. A differenza dei suoi fratelli, fu Artemisia a mostrare il talento maggiore. La sua formazione fu influenzata dallo stile naturalistico del Caravaggio, caratterizzato da chiaroscuri drammatici e rappresentazioni realistiche. Fin dalla giovane età, Artemisia dimostrò una straordinaria abilità nel disegno, nell’uso del colore e nella resa delle emozioni umane. La sua prima opera nota, "Susanna e i Vecchioni" (1610), è un esempio impressionante di come riuscisse a rappresentare il corpo femminile con forza e vulnerabilità, ponendo enfasi sull'angoscia psicologica della protagonista.
Gentileschi
Tassi
Artemisia
Agostino
La vita di Artemisia fu profondamente segnata dal tragico evento dello stupro subito nel 1611, all’età di 18 anni, da parte di Agostino Tassi, un pittore collaboratore di suo padre. Tassi, che lavorava con Orazio su vari progetti, era un uomo noto per il suo comportamento violento e la sua vita dissoluta.Dopo lo stupro, Tassi promise di sposare Artemisia per salvaguardarne l'onore, ma non mantenne la promessa. Orazio decise di portare il caso in tribunale nel 1612, una scelta rara e coraggiosa per l’epoca, quando simili crimini erano spesso insabbiati o ignorati. Il processo fu uno scandalo pubblico e un’esperienza devastante per Artemisia, che dovette subire umiliazioni e torture fisiche (come la tortura delle corde, usata per verificare la sua sincerità) per confermare la sua testimonianza. Nonostante le difficoltà, Artemisia e suo padre vinsero il processo: Tassi fu condannato, ma la pena non venne mai applicata. Questo evento segnò profondamente la giovane pittrice, influenzando molte delle sue opere successive, che spesso esplorano temi di violenza, vendetta e forza femminile.
Lo Stupro e il Processo
Nonostante il successo durante la sua vita, il nome di Artemisia cadde nell’oblio dopo la sua morte, oscurato da una storiografia artistica dominata dagli uomini. Solo nel XX secolo è stata riscoperta e riconosciuta come una delle più grandi artiste della sua epoca. Oggi, Artemisia è celebrata come un’icona del femminismo e un simbolo di resilienza.Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo, tra cui gli Uffizi a Firenze, il Museo di Capodimonte a Napoli e la National Gallery di Londra. La sua vita e la sua arte continuano a ispirare studi, mostre e opere teatrali.
EREDITA E RISCOPERTA
MATURITA ARTISTICA
Negli anni successivi, Artemisia lavorò in varie città italiane, tra cui Roma, Venezia, Napoli e Genova. A Napoli trovò una seconda patria artistica e creò capolavori come "La Conversione della Maddalena" e una seconda versione di "Giuditta con la sua ancella". La sua arte continuò a evolversi, raggiungendo una maggiore raffinatezza nella composizione e nel colore. Collaborò anche con altri artisti e realizzò commissioni prestigiose per la nobiltà europea. Nel 1638 si trasferì a Londra per lavorare alla corte di Carlo I d'Inghilterra, dove contribuì alla decorazione del soffitto della Queen's House di Greenwich insieme al padre. Dopo la morte di Orazio nel 1639, Artemisia tornò a Napoli, dove continuò a dipingere fino alla sua morte.
CARRIERA E TEMI ARTISTICI
Dopo il processo, Artemisia si trasferì a Firenze, dove trovò un ambiente più favorevole per sviluppare la sua carriera. Qui entrò in contatto con importanti personalità come Galileo Galilei e divenne la prima donna ammessa all’Accademia delle Arti del Disegno. Durante il soggiorno fiorentino, Artemisia produsse alcune delle sue opere più celebri, come "Giuditta che decapita Oloferne" (1612-1613), un dipinto crudo e potente che molti interpretano come una rappresentazione della sua vendetta simbolica contro Tassi. Temi ricorrenti nell'arte di Artemisia: 1. Figure femminili forti: Le protagoniste dei suoi quadri, spesso tratte dalla Bibbia o dalla mitologia, sono donne coraggiose che sfidano il potere maschile. Giuditta, Susanna, Lucrezia e Cleopatra sono tra i soggetti preferiti. 2. Realismo drammatico: Lo stile di Artemisia è caratterizzato da un uso sapiente del chiaroscuro e da una rappresentazione intensa delle emozioni. 3. Riflessioni personali: Molti critici vedono nelle sue opere un riflesso delle sue esperienze personali, in particolare il trauma dello stupro.
Artemisia Gentileschi,Adorazione dei magi
Artemisia Gentileschi, Giuditta decapita Oloferne
OPERE
Artemisia Gentileschi,Autoritratto come allegoria della Pittura
Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni
Artemisia Gentileschi,Giaele e Sisara
Artemisia Gentileschi,Conversione della maddalena
Gentileschi
Artemisia
“Mostrerò alla Vostra Illustre Signoria ciò che una donna può fare. […] Le opere parleranno da sole.”
Amarando Alessio Edmondo Maietta Maglione Luca Di Martino
CONCLUSIONE
Artemisia Gentileschi fu molto più che una pittrice talentuosa: fu una donna che sfidò le convenzioni del suo tempo e usò l’arte come strumento di rivendicazione personale e sociale. La sua storia, segnata dal dolore ma anche dalla straordinaria capacità di trasformare le avversità in bellezza, resta un esempio potente di coraggio e creatività senza tempo.