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Verga lettore di Manzoni

Chiara Conti

Created on November 25, 2024

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Transcript

Verga lettore di Manzoni

«Manzoniano (lo sono anch’io...)»

Biografia

  • Catania 1840-1922
  • Di famiglia agiata (proprietari terrieri)
  • Prima formazione di orientamento patriottico-liberale (Antonio Abate)
  • Lettura di romanzi coevi storico-patriottici
  • 1869: Firenze
  • 1872: Milano

«Si vuol sapere qual libro Giovanni Verga leggeva e rileggeva a Milano? I Promessi Sposi».

- Raffaello Barbiera

Lettera a Cameroni (1880)

«Hai letto l’articolo del Petrocchi sulla Lombardia a proposito del Mastro Don Gesualdo? Il Petrocchi è Manzoniano (lo sono anch’io, meglio di lui) idealista che so io, il fatto è che, malgrado le sue proteste, ha una gran voglia di dir male del libro, e pazienza».

A Ferdinando di Giorgi, aspirante scrittore:

«(...) E di questo valore ella darà prova più sicuro, se avrà pazienza, se vorrà pensarci su molto, come diceva Manzoni, Lui che la sapeva più lunga di tutti e che cominciò con un capolavoro».

Lettera a Felice Cameroni

(1881)
«La vie seule est belle, dice Zola, e dice santamente, ed egli (...) insegnerà (...) il nuovo metodo in cui l’arte moderna ha cominciato a sentire l’alito vivificatore fin dalla prima metà di questo secolo, lasciamici mettere pure il caro Manzoni, col caro cardinale Borromeo, e col suo padre Cristoforo, che (...) mi sembrano altrettanto vivi e reali quanto Don Abbondio e il Conte zio».

Lettera a Luigi Capuana (1881)

«E se vogliamo andare un po’ più in là, questa suprema noncuranza per l’artista qualsiasi parmi che dev’essere una maniera universale con cui sarà vista l’arte in avvenire. Mi spiego. Che cos’è non il tuo nome, né il mio, ma quel del Manzoni, o di Zola, in faccia ai Promessi Sposi e all’Assomoir? L’opera d’arte non val più dell’autore? Se è riescita ben inteso. Parmi che si deve arrivare a sopprimere il nome dell’artista dal piedistallo della sua opera, quando questa vive da sé».

L'effetto Milano

«Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro. Ma queste seduzioni sono fomite, eccitamento continuo al lavoro, sono l’aria respirabile perché viva la mente (...) Provasi davvero la febbre di fare; in mezzo a cotesta folla briosa, seducente, bella che ti si aggira attorno».

[Da una lettera del 1873 a Capuana]

Positivismo

L'effetto Milano

(Comte, Spencer)

Evoluzionismo

Influenze culturali

(Darwin)

Scapigliatura

(Cletto Arrighi, Arrigo e Carlo Boito, Iginio Ugo Tarchetti, etc.)

Naturalismo

Flaubert e Zola

Timeline

Eva, Tigre reale

Mastro Don Gesualdo

Amore e patria

Una peccatrice

Eros

I Malavoglia

1881
1875
1866
1884
1873
1857
1880
1874
1871
1861-3

1883

I carbonari della montagna, Sulle lagune

Storia di una capinera

Nedda

Vita dei campi (tra cui: Rosso Malpelo, La lupa, Jeli il pastore)

Novelle rusticane (tra cui: La roba, Libertà)

L'entusiasmo per la tecnica

1881: Gran ballo Excelsior alla Scala di Milano

L'entusiasmo per la tecnica

1881: Esposizione nazionale di MIlano

L'arte allora era una civiltà, oggi è un lusso: anzi un lusso da scioperati. La civiltà è il benessere, e in fondo ad esso, quand’è esclusivo come oggi, non ci troverete altro (...) che il godimento materiale (...). Viviamo in un’atmosfera di Banche e di Imprese industriali, e la febbre dei piaceri è la esuberanza di tal vita.

- Verga, Prefazione a Eva (1873)

1877: la svolta

Esce a Parigi Assommoirdi Émile Zola
Luigi Capuana a Milano
  • Romanzo naturalistico
  • Miseria sobborghi parigini
  • Laboratorio collettivo
  • Sperimentazione lingua e generi
  • Provocazione
  • Attacco allo stereotipo
  • Rifiuto del falso

Lettere programmatiche

«Verga ha tanti linguaggi quanti sono gli strati che egli indaga, e li gestisce in parallelo»

G. Contini

Un italiano "colorato"

«(...) il pensiero nasce in italiano nella nostra mente malata di letteratura (...) Vedi se il Porta, che è il Porta, vale il Parini fuori di Milano. Il colore e il sapore locale sì, in certi casi (...) ma pel resto i polmoni larghi (...)».

Da una lettera a L. Capuana, Catania 1911

Fenomeni linguistici del parlato

LUI, LEI SOGGETTO

CHE POLIVALENTE

"GLI" AL POSTO DI LE = A LEI

"GLI" PER "LORO"

ANACOLUTO

ARTICOLO DAVANTI A NOMI PROPRI

DISLOCAZIONE A DESTRA O A SINISTRA

Soluzioni linguistiche a confronto

Manzoni
Verga
  • Etnificazione della base dialettale
  • Sostrato dialettale + sovrastrato toscano
  • Italiano interregionale colto
  • Soluzione politico-linguistica monolitica
  • Tentativo di nazionalizzare il fiorentino parlato colto

Tecniche narrative veriste

Discorso indiretto libero
Eclissi dell'autore/narratore
Regressione
Straniamento
Impersonalità
I Toscano

Padron 'Ntoni

Bastianazzo

Maruzza "la longa"

Mena"Sant'Agata"

'Ntoni

Luca

Alessi

Lia

Analisi linguistica incipit de I Malavoglia

Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all'opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev'essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, all'Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che ("che" polivalente) avevano sempre avuto delle barche sull'acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza non rimanevano che i Malavoglia di padron 'Ntoni, quelli della casa del nespolo, e della Provvidenza ch'era ammarrata (cf. fr. amarrer, "attraccare, ormeggiare") sul greto, sotto il lavatoio, accanto alla Concetta dello zio Cola, e alla paranza di padron Fortunato Cipolla. Le burrasche che avevano disperso di qua e di là gli altri Malavoglia, erano passate senza far gran danno sulla casa del nespolo e sulla barca ammarrata sotto il lavatoio; e padron 'Ntoni, per spiegare il miracolo, soleva dire, mostrando il pugno chiuso — un pugno che sembrava fatto di legno di noce — Per menare (ant. e dantesco) il remo bisogna che le cinque dita s'aiutino l'un l'altro.

Diceva pure: — Gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve far da dito grosso, e il dito piccolo deve far da dito piccolo. E la famigliuola (arc. e lett.) di padron 'Ntoni era realmente disposta come le dita della mano. Prima veniva lui, il dito grosso, che comandava le feste (traslato dal dialetto) e le quarant'ore; poi suo figlio Bastiano, Bastianazzo, perché era grande e grosso quanto il San Cristoforo che c'era dipinto sotto l'arco della pescheria della città; e così grande e grosso com'era filava diritto alla manovra comandata, e non si sarebbe soffiato il naso se suo padre non gli avesse detto «soffiati il naso» tanto che s'era tolta in moglie (ant.) la Longa (settentr.) quando gli avevano detto «pigliatela» (fam. e coll., tosc.). Poi veniva la Longa, una piccina che badava a tessere, salare le acciughe, e far figliuoli, da buona massaia; infine i nipoti, in ordine di anzianità: 'Ntoni il maggiore, un bighellone di vent'anni, che si buscava (cf. sp. buscar; tosc. ant. ling. venatorio) tutt'ora qualche scappellotto dal nonno, e qualche pedata più giù per rimettere l'equilibrio, quando lo scappellotto era stato troppo forte; Luca, «che aveva più giudizio del grande» ripeteva il nonno; Mena (Filomena) soprannominata «Sant'Agata» perché stava sempre al telaio, e si suol dire «donna di telaio, gallina di pollaio, e triglia di gennaio»; Alessi (Alessio) un moccioso tutto suo nonno colui (formale)!; e Lia (Rosalia) ancora né carne né pesce. Alla domenica (settentr.), quando entravano in chiesa, l'uno dietro l'altro, pareva una processione.

Padron 'Ntoni sapeva anche certi motti e proverbi che aveva sentito dagli antichi: «Perché il motto degli antichi mai mentì»: — «Senza pilota barca non cammina» — «Per far da papa bisogna saper far da sagrestano» — oppure — «Fa il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai» — «Contentati di quel che t'ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante» ed altre sentenze giudiziose. Ecco perché la casa del nespolo prosperava, e padron 'Ntoni passava per testa quadra, al punto che a Trezza l'avrebbero fatto consigliere comunale, se don Silvestro, il segretario, il quale la sapeva lunga, non avesse predicato che era un codino marcio, un reazionario di quelli che proteggono i Borboni, e che cospirava pel ritorno di Franceschello, onde (lett.) poter spadroneggiare nel villaggio, come spadroneggiava in casa propria. Padron 'Ntoni invece non lo conosceva neanche di vista Franceschello (dislocazione a destra), e badava agli affari suoi, e soleva dire: «Chi ha carico di casa non può dormire quando vuole» perché «chi comanda ha da dar conto».

Esempi: - L’ho comprato il pane. - Non ci vado da tanto tempo a Roma. - Non lo avrei mai immaginato che fosse così bravo. - Non ne voglio più parlare di questa faccenda. - Il pane, l’ho comprato.

1859

L'origine delle specie

  • Discorso indiretto in cui siano stati eliminati i verbi reggenti (di solito dichiarativi come "dire", "pensare", "chiedere" etc.);
  • mantenimento stilemi e strutture grammaticali del discorso diretto;
  • assenza di virgolette o di altri segni che delimitino il discorso diretto;
  • fusione voci dei personaggi con quella del narratore.

Es. tratto da Mastro Don Gesualdo: «Egli invece non aveva sonno. Si sentiva allargare il cuore. Gli venivano tanti ricordi piacevoli. Ne aveva portate delle pietre sulle spalle, prima di fabbricare quel magazzino! E ne aveva passati dei giorni senza pane, prima di possedere tutta quella roba!».

Assenza del giudizio dell'autore nella narrazione dei fatti.
  • Assimilazione espressiva, antropologica e culturale tra autore e personaggio
  • Declassamento sociolinguistico del narratore

Es. tratto da Rosso Malpelo: «Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo».

«Ma perché lei che dì e notte fila / non li avea tratta ancora la conocchia / che Cloto impone a ciascuno e compila» (Purg. XXI 25-7)
Esempio: - Ho incontrato Adele e gli ho dato la sua sciarpa.

Cf. gr. ἀνακόλουθος, ‘che non segue’ - tema sospeso (o nominativus pendens) Esempi: Carlo, gli ho prestato la moto. Questa faccenda, non ne voglio parlare. Roma, non ci vado da tanto tempo.

  • Mancanza di accordo sintattico
  • Sequenza sintattica irregolare
Focalizzazione interna variabile o multipla
Esempio: - Ecco la Monica!
Esempio: - Se vedi i tuoi cugini, digli di venire da me.
  • Effetto di sconvolgimento della percezione abituale della realtà
  • Rappresentazione di ciò che è “normale” o eticamente corretto come se fosse “strano” e di ciò che è “strano” ed eticamente scorretto come se fosse “normale”

Es. da I Malavoglia, cap. IX (Padron 'Ntoni si rifiuta di cercare sotterfugi e di sottrarsi alla parola data di saldare il suo debito, così la sua onestà viene disprezzata dai compaesani): Padron 'Ntoni tornò a correre dal segretario e dall'avvocato Scipioni; ma questi gli rideva sul naso, e gli diceva che «chi è minchione se ne sta a casa».

Flaubert: autore come dio: presente ovunque, non visibile mai.

Zola: applicazione metodo sperimentale al romanzo, che diventa documento umano.