CARAVAGGIO
Stefano Tagliente
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Transcript
start
MICHELANGELO MERISI
CARAVAGGIO
- Michelangelo Merisi, detto Caravaggio dal nome del paese d’origine della famiglia (in provincia di Milano), è il pittore più importante dell’età barocca e uno dei maggiori artisti italiani di tutti i tempi.
- Non ebbe una bottega e non lasciò allievi, ma il suo stile è inconfondibile.
- Fu spesso osteggiato, eppure ebbe numerosi imitatori, detti per questo “caravaggisti”
introduzione
Nato a Milano, visse la sua infanzia a Carvaggio, dove la famiglia decise di tornare per sfuggire alla peste.A Milano, però, avvenne il suo apprendistato, nella bottega di un pittore manierista.
Nel 1593, alla morte della madre, si spostò a Roma entrando a bottega dal pittore noto come Cavalier D’Arpino. Qui si specializzò nelle nature morte rivelando presto il suo grande talento nella rappresentazione realistica degli oggetti, ma anche diventando presto insofferente alla ripetitività del lavoro.
LA FORMAZIONE
Una delle opere più note (1597) è una natura morta incredibilmente realistica e al contempo carica di significati simbolici.Il quadro mostra un cesto in vimini contenente alcuni grappoli d’uva con foglie di vite, una mela, una pera, alcuni fichi ed altri frutti. L’effetto è di grande realismo: la mela è bacata, mancano alcuni acini ai grappoli d’uva, le foglie di vite appassite si stanno già accartocciando e sono bucherellate. Questa natura fa percepire un senso di bellezza sfiorita e di transitorietà delle cose terrene, suggerendo una lettura simbolica.
“Tanta manifattura mi era a fare un quadro buono di fiori, come di figure”
LA CANESTRA DI FRUTTA
Sempre nel 1597, realizzò questo dipinto, un olio su tela applicata ad uno scudo bombato di forma circolare. Caravaggio non rappresentò la scena di Perseo che uccide Medusa, ma solo la testa appena recisa dalla quale sgorga un fiotto di sangue. Il volto di Medusa è al centro dello scudo su fondo verde, la bocca è spalancata in un urlo di dolore, gli occhi sono spalancati, i serpenti si agitano sulla testa della Gorgone.In quest’opera sono già presenti tutti gli elementi tipici della pittura di Caravaggio. - l’estremo realismo del soggetto soprattutto nei dettagli del volto e dei serpenti - L’uso del colore: il fondo scuro mette in evidenza il volto luminoso creando un deciso contrasto; - L’uso del chiaroscuro che modella il viso e stacca nettamente la testa dallo sfondo verde proiettando un’ombra sulla destra. - È evidente anche la scelta di rappresentare il momento più carico di tensione.
TESTA DI MEDUSA
Caravaggio dipinge anche momenti di vita quotidiana e popolare.I bari è un olio su tela del 1594 che raffigura una scena in cui, mentre tre uomini giocano d'azzardo, si sta realizzando una truffa. Il quadro si concentra sui personaggi, pochi sono i dettagli dell'ambiente. La vittima è intenta a guardare le carte che ha in mano per progettare la sua mossa, mentre uno dei due imbroglioni si avvicina molto, per gli guarda le carte e suggerisce all’altro giocatore.La scena è rappresentata in modo innovativo, non frontalmente ma di tre quarti, rendendola più coinvolgente per lo spettatore che ha la sensazione di trovarsi seduto vicino ai giocatori.
I BARI: : la “scena di genere”
Importante è l’uso del colore per caratterizzare i personaggi: la vittima indossa vestiti scuri e semplici, mentre i truffatori hanno un abbigliamento molto colorato. La luce, che entra da sinistra, illumina solo una parte della scena, lasciando il resto nell'ombra, creando un'atmosfera particolarmente intensa. I personaggi sono molto realistici: i gesti rivelano chi sono (la vittima è concentrato nel gioco, ignaro dell’imbroglio, mentre i due bari si protendono verso di lui, trasmettendo una sensazione di pressioneContano anche i dettagli: della vittima desi vedono entrambi gli occhi, mentre dei bari soltanto uno a causa delle loro particolari posizioni che assumono.
I BARI: : la “scena di genere”
Nel 1559 l'artista operò su commissione del cardinale francese Cointrel, nella cappella di famiglia presso la chiesa romana di San Luigi dei Francesi.Per la prima commissione pubblica, Caravaggio realizzò tre opere sulla storia di San Matteo cominciando con la vocazione a sinistra, la scrittura del Vangelo al centro (nella seconda versione dato che la prima era stata rifiutata) e il martirio a destra. Caravaggio preferì tre enormi tele invece che affreschi come avrebbe voluto la consuetudine, perché spesso tornava più volte sulla stessa opera modificandola a volte in maniera sostanziale, operazione che la tecnica dell’affresco non consentiva.Appare per la prima volta lo sfondo cupo su cui si stagliano le figure illuminate che sarà tipico di tutta la sua produzione pittorica.
LA CAPPELLA CONTARELLI: l'affermazione di Caravaggio
.Sulla parete di sinistra si trova il dipinto più famoso, la Vocazione di San Matteo, in cui Caravaggio rappresenta il momento in cui Matteo viene scelto.L'ambientazione rivela che il santo era un esattore delle tasse, infatti i personaggi sono intenti a contare il denaro. L'artista sceglie il momento cruciale: Gesù entra e indica Matteo che appare stupito, mentre le figure al centro si girano verso Gesù.Studi moderni hanno rivelato che la figura di pietro fu inserita in un secondo momento, per evidenziare il legame tra Gesù e la Chiesa.
LA CAPPELLA CONTARELLI: l'affermazione di Caravaggio
I personaggi sono vestiti in modo diverso: solo Gesù e Pietro vestono all'antica, gli altri sono vestiti come uomini del Seicento. Questo attualizza la scena.La luce che proviene da destra illumina le espressioni e le reazioni dei personaggi e guida lo sguardo dello spettatore da Gesù verso il resto della scena.Ha anche valore simbolico: è la Grazia di Dio che illumina tutti. Viene anche sottolineato, in tempi di Riforma e Controriforma, l'importanza della risposta dell'uomo. Infatti mentre alcuni personaggi reagiscono e si girano, altri restano indifferenti all'arrivo di Gesù (che coincide con la fonte della luce).
LA CAPPELLA CONTARELLI: l'affermazione di Caravaggio
Un’opera di Caravaggio accolta con esplicito apprezzamento dall’intero ambiente ecclesiastico, fu la “Deposizione dalla croce” (1600-1604) dipinta per la cappella di famiglia di Girolamo Vittrice in Santa Maria in Vallicella a Roma. La scena non propone l’immagine classica con la discesa del corpo dalla croce o il suo seppellimento, ma il momento in cui questo viene adagiato sulla cosiddetta “pietra dell’unzione” per essere lavato, cosparso di unguenti ed avvolto nel sudario. Assomiglia di più ad seppellimento privato, intimo ma di grande pathos.
LA DEPOSIZIONE
Il corpo muscoloso e pesante è sostenuto da un vecchio in primo piano (il cui sforzo è evidente persino nelle vene delle caviglie ingrossate) e da un giovane dal volto incredulo che ne sorregge il busto passando un braccio sotto le ascelle e sfiorando con le dita la ferita del costato.
Quello di Gesù è un cadavere vero, le cui labbra iniziano a farsi bluastre. Un braccio scivola verso il basso echeggiando la Pietà di Michelangelo in San Pietro, mentre il morbido sudario bianco attenua la rigidità del corpo, scendendo delicatamente sulla lastra sottostante.
LA DEPOSIZIONE
La pesante lastra di pietra, su cui i personaggi stanno poggiando i piedi, è un basso parallelepipedo dai netti profili, mostrato da un angolo, con un effetto tridimensionale di grande efficacia. Lo spigolo a, infatti, sembra voler uscire dalla La luce, proveniente da sinistra, investe i personaggi, mettendo in risalto le espressioni dei personaggi e il corpo di Gesù.
LA DEPOSIZIONE
Caravaggio rappresenta un celebre episodio biblico, già trattato da altri artisti, ma mai con tanto realismo.Giuditta è una giovane vedova ebrea che salva il suo popolo dall’assedio dell’esercito assiro: finge di volersi alleare con il nemico e , una volta accolta nell'accampamento con un fastoso banchetto, uccide con le proprie mani il generale Oloferne, , decapitandolo con la sua scimitarra. Il quadro presenta il constrasto tra vita e morte, uomo e donna, giovinezza e vecchiaia, vittima e carnefice, delitto e castigo.
Giuditta e Oloferne
La scena è divisa in due parti. In basso il dramma della morte e del dolore: la Maddalena piegata su se stessa piange disperata, la Madonna è stesa su un lettino messo di traverso (così da dare profondità alla scena) ha una mano sul ventre gonfio (allusione alla maternità divina) e i piedi scalzi. Attorno a lei si affollano gli apostoli, rappresentati come persone umili, con i piedi nudi e semplici vestiti, che si abbandonano con gesti spontanei al dolore (quasi come un bambino un apostolo asciuga gli occhi con i pugni chiusi). In alto un grande telo rosso, che richiama il sipario di un teatro e che viene tirato da un personaggio in secondo piano, quasi a far entrare la luce che, come solitamente accade nei dipinti di Caravaggio, proviene da sinistra.
Realizzato nel 1605 per la Chiesa di Santa Maria della Scala, destò grande scandalo e fu rifiutato dalla committenza. Caravaggio si cimenta con un tema discusso (solo nel Novecento la Chiesa si pronuncia della morte e assunzione in cielo di Maria) e lo tratta in modo originale.
LA MORTE DELLA VERGINE
Caravaggio trasforma in senso umano la scena: i personaggi appaiono ispirati ai popolani (si parla addirittura del cadavere di una prostituta annegata come modello della Madonna). Unico elemento che restituisce la sacralità del personaggio è una sottilissima aureola dietro la sua testa.
LA MORTE DELLA VERGINE: uno scandalo
Una vita tormentata spinge Caravaggio ad una rappresentazione drammatica e teatrale dei suoi soggetti.Negli anni romani, infatti, il pittore entra ed esce di galera per i reati più vari (dalla rissa alla diffamazione al porto d’armi abusivo) fino all'omicidio di Ranuccio Tomassoni la sera del 28 maggio 1606 per un banale litigio durante una partita a pallacorda. Caravaggio è processato e condannato. Fugge per evitare la decapitazione, prima a Napoli, poi a Malta (spera di entrare nell'Ordine dei Cavalieri di Malta per avere l'immunità). Nuovamente incarcerato evade e si rifugia in Sicilia e poi torna a Napoli.Spera di ricevere la grazia dal papa e per farne richiesta invia al cardinale Scipione Borghese una supplica perché interceda presso il papa e un dipinto.
L'artista raffigura se stesso nella testa di Golia: la fronte aggrottata, la bocca aperta, la smorfia di dolore esprimono il suo stato d'animo stanco di fuggire e la sua dolorosa condizione di ricercato.Non era la prima volta che Caravaggio rappresentava questo soggetto, ma la resa è nuova.In Davide non c'è trionfo anche se offre il suo trofeo alla luce: ha uno sguardo triste e malinconico e osserva commosso il capo mozzato del nemico.A testimoniare il proprio pentimento proprio pentimento, Caravaggio iscrisse sulla lama della spada la sigla H-AS OS, acronimo del motto di Sant’Agostino “Humilitas occidit superbiam” (l’umiltà uccise la superbia).
DAVIDE CON LA TESTA DI GOLIA
DAVIDE e GOLIA le altre versioni
Si imbarca su una feluca, un piccolo veliero, che fa da traghetto tra Napoli e Porto Ercole, per sbarcare nel Lazio, a Palo Laziale. La polizia però lo ferma e la nave riparte con i suoi quadri. Quando viene liberato, è costretto a incamminarsi a piedi per raggiungere Porto Ercole e il suo prezioso bagaglio di tele. Deve percorrere 12 km sotto il sole cocente. Malato, febbricitante, solo, muore a trentanove anni su una spiaggia, il giorno prima che gli arrivi la notizia della grazia finalmente ottenuta.
Quando viene a sapere che il papa sta considerando la sua richiesta di grazia, si imbarca per l’ultimo viaggio della sua vita. A Roma lo attendono, ma a causa della condanna non può entrare in città. Come lasciapassare, come prezzo per la cancellazione della pena, per la fine del suo incubo deve portare con sé dei quadri.
La morte
Caravaggio aveva spesso guai con la legge, spesso arrestato e portato nel carcere romano di Tor di Nona. Nel 1604, ad esempio, fu incarcerato per possesso d’armi e denunciato per aver lanciato un piatto di carciofi in faccia ad un garzone d’osteria.Di carattere litigioso e scontroso, venne aggredito a Napoli fuori da una bettola del porta e sfregiato da quattro uomni armati.Dopo la sua morte, nonostante fosse stato il più grande talento della sua epoca, ci si dimenticò di lui: venne riscoperto a metà circa del ‘900, soprattutto grazie allo storico dell’arte italiano Roberto Longhi.
Un artista maledetto
La sua tecnica pittorica era sorprendente: non faceva alcun abbozzo di disegno sulla tela, prendeva il pennello e dipingeva direttamente. Iniziò a colorire di bruno la tela e a dipingere poi “a risparmio” aggiungendo via via le parti degli incarnati e delle luci. Il procedimento, già in parte introdotto dai fiamminghi, che però lo utilizzavano per zone limitate dei loro dipinti, con Caravaggio si estese alle intere superfici che, pertanto, rimanevano in gran parte scure, cupe, in una parola “caravaggesche”.I suoi soggetti erano tutti presi dalla vita quotidiana della strada, a volte persino prostitute, ritratti come personaggi sacri. Cercava di rappresentare la realtà come la vedeva, senza alterarla o abbellirla.