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Matteo Ruggeri
Created on November 25, 2024
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Transcript
L'insicurezza nel lavoro giovanile in Italia
Lorenzo Romeo; Matteo Ruggieri, Beatrice Marras; Jessica Riccioni; Rachele Onida
Let's go!
TEMI
Evoluzione lavoro giovanile negli anni
Il riemergere dell'incertezza: le nuove classi pericolose
Insicurezza nello stato democratico
Nuovi rischi del lavoro giovanile
Protezione e formazione sociale
Conclusione
La crisi degli anni '90 porta a riforme del mercato del lavoro, ma la disoccupazione giovanile resta un problema. Verso la fine del decennio, l'economia mostra segni di ripresa, migliorando leggermente l'occupazione giovanile.
Negli anni '80 cresce la preoccupazione per la disoccupazione giovanile nonostante l'espansione economica, portando a riforme come il miglioramento dell’imprenditoria a Mezzogiorno, l'obbligo scolastico fino a 10 anni. Tuttavia, la disoccupazione giovanile rimane alta e le politiche si concentrano su contratti atipici.
All’inizio del nuovo millennio la Grande Recessione provoca un aumento della disoccupazione giovanile, raggiungendo il 42,7% nel 2014. Con il passare del tempo le sfide come l'innovazione digitale e l'automazione richiedono una rapida adattabilità da parte dei lavoratori. Nonostante segnali di ripresa economica, l'occupazione giovanile resta inferiore alle aspettative a causa della scarsità di opportunità. Le sfide includono l'acquisizione di competenze specializzate in settori in crescita e la mancanza di orientamento professionale. La soluzione richiede integrazione tra orientamento, formazione continua e connessione tra domanda e offerta di lavoro. Per affrontare le sfide future è necessario un adattamento rapido alle nuove esigenze del mercato da parte di aziende e lavoratori, per evitare l'esclusione dei giovani da un mercato in continua evoluzione.
Evoluzione del lavoro giovanile negli anni
La discoccupazione in Italia
Nella slide precedente abbiamo visto che la disoccupazione in Italia non è migliorata molto, ma è davvero così?Negli ultimi anni la disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto livelli superiori al 40%, ma in realtà solo il 6% dei giovani è attivamente alla ricerca di lavoro. La maggioranza degli inattivi ha contribuito a ridurre il tasso di occupazione e di disoccupazione tra i giovani. L’aumento degli inattivi non è necessariamente negativo, ma potrebbe anche indicare un livello di benessere adeguato che permette ai giovani di dedicarsi allo studio o ritardare la ricerca di lavoro. Nel 2023, il tasso di occupazione giovanile è salito al 20,4%, il tasso di disoccupazione è sceso al 6,0% e il numero di inattivi è passato al 73,6%. Questi dati mostrano una tendenza positiva rispetto agli anni ’80 e ’90, quando la disoccupazione giovanile era più alta.
Una ricerca del Consiglio Superiore della Magistratura nell’11 settembre 2018 rileva uno stretto nesso tra abbandono scolastico e devianza giovanile. Il presupposto è la maggior propensione a trascorrere parecchio tempo per strada, divenendo così facile bersaglio della delinquenza. Tale concetto è in sintonia con la locuzione ‘street oriented‘, termine per descrivere una delle caratteristiche che deve avere una ‘street gang’, ovvero l’attitudine a passare la maggior parte della propria giornata in luoghi dedicandosi ad attività, talvolta illecite, che sono lontane da scuola e lavoro. Il CSM, con testuali parole, afferma che “molti dei giovani coinvolti in episodi di criminalità abbiano abbandonato la scuola o l’abbiano frequentata in modo irregolare. Il rapporto di causalità tra l’abbandono scolastico e la devianza giovanile è di agevole intuizione, ancor di più con riferimento alle aree di maggiore dispersione scolastica, dove si registrano i più elevati tassi di criminalità minorile”. Questa ricerca necessita di aggiornamenti, ma comunque continua a rispecchiare un fattore che forse oggi sta tornando in voga più di prima.
Nel capitolo sul riemergere dell’incertezza Castel parla del “ritorno delle classi pericolose”, facendo riferimento anche alla situazione che si vive nelle periferie, di come certe famiglie siano oltre che ai margini territoriali, anche ai margini sociali. In queste situazioni precarie, dove il timore del futuro è alto, è facile che la non sicurezza la faccia da padrone su quasi ogni ambito e che tra coloro che ne risentono ci sono anche le generazioni più giovani. Questo tema manda subito alla mente al forte aumento della criminalità tra i giovani d’oggi. Viene dunque spontaneo chiedersi quanto ciò influisca sul lavoro giovanile. Se da un lato il fenomeno NEET esprime condizione di disagio, dall’altro le diseguaglianze sociali ne sono causa ed effetto. A tal proposito in questi ambienti i fattori prevalenti sono lo scarso apporto familiare, il contesto sociale di vita, ma anche la sfiducia nelle istituzioni, nel mondo del lavoro e soprattutto l’idea, scorretta, che studiare ed impegnarsi non serva a nulla.
Il riemergere dell'incertezza: le nuove classi pericolose
Ci si chiede se per debellare l'incertezza delle periferie, basti aumentare il numero di polizziotti e giudici all'insegna della "tolleranza zero". Secondo Castel questo può sicuramente migliorare, per certi versi, la ituazione, ma non serve a debellare l'incertezza che emana.
L’articolo poi sposta l’attenzione sui diretti interessati, i bambini e adolescenti ai quali vengono poste alcune domande sull’ambiente in cui vivono. Le risposte più negative sono rivolte verso la scuola e vengono dagli 11-13enni: il 55,10% è poco/per nulla soddisfatto della scuola, così come il 20,41% dei 14-16enni. La loro idea di futuro è accompagnata, per quasi 3 giovani su 4, da ansia e inquietudine. Oltre il 43% dei ragazzi interpellati ha paura di non raggiungere i propri obiettivi nella vita. Sulla base di questi risultati che la Giangualano ha esposto, diventa più comprensibile capire il perchè questi ragazzi vengano sempre meno ai loro impegni lavorativi, e ancor prima scolastici. Viene, quindi, spontaneo chiedersi se per debellare questa incertezza che arriva dalle periferie basti aumentare il numero di poliziotti e giudici all’insegna della “tolleranza zero”, solo per far vedere che si sta facendo qualcosa a riguardo, come espone Castel, che sicuro può aiutare a migliorare un minimo la situazione, ma che di certo non debella l’incertezza che emana. “Periferia allora non unicamente come luogo della esclusione, ma anche come luogo della resistenza, in cui vi è un potenziale creativo. Un potenziale che cerca di sottrarsi ai discorsi e alle opinioni che sulla periferia si intessono” scrive Agostino Petrillo (sociologo urbano), ed è forse da questa sua affermazione bisogna lavorare. In fondo in questi ambienti la disoccupazione giovanile è solo uno dei vari problemi che sono una conseguenza dell’ambiente in cui si vive, che a volte non è una scelta, ma l’unico possibile.
Una ricerca più recente è quella esposta in un articolo di Letizia Giangualano su “Il Sole 24 Ore” di questo Aprile, dove viene mostrato un quadro abbastanza chiaro di come si viva nelle periferie italiane oggi, in particolare come vivono oggi le periferie i giovani. La giornalista mostra che, tra i ragazzi fino ai 19 anni che vivono in Italia, ben 3 milioni e 785 mila, quasi 2 su 5, si concentrano nelle 14 città metropolitane dove, in media, vive anche il 13,7% dei contribuenti con reddito inferiore ai 15 mila euro annui. Inoltre, tra i quasi 13 mila minori che sono senza casa o fissa dimora, 2 su 3 si concentrano nelle città metropolitane. In queste aree urbane, caratterizzate da una maggiore privazione socioeconomica, spesso si osserva anche la carenza di spazi adeguati alla crescita dei minori. La percentuale di edifici scolastici senza certificato di agibilità raggiunge il 70% nelle città metropolitane (62,8% la media in Italia), inoltre per il 30,7% delle famiglie la carenza di mezzi pubblici è un limite concreto nella possibilità di raggiungere altri quartieri.
Insicurezza nello stato democratico
All'interno della teoria del Leviatano, Hobbes espone come la sicurezza possa essere totale se, e solo se, lo stato è assoluto, in quanto ha il potere di schiacciare senza alcun limite ogni volontà di attentare alla sicurezza delle persone e dei loro beni. Uno stato democratico non può essere uno stato protettore a qualunque costo in quanto sono posti dei limiti all'esercizio di un potere assoluto. Di conseguenza un certo livello di insicurezza sociale è inevitabile all'interno di uno stato democratico.
Nell'ambito del lavoro giovanile possiamo notare come le forme di insicurezza sociale nascano da inadempienze della legge non adeguatamente rilevate e sanzionate, ma anche da aggiramenti delle leggi attraverso escamotage ch sfuggono al controllo giudiziario.
Alcuni di questi sistemi che creano insicurezza sociale sono: Diffusione del lavoro in nero; Utilizzo dei contratti a termine senza alcuna possibilità che diventino a tempo indeterminato; Utilizzo improprio di apprendistati e stage per godere di sgravi contributivi, senza però rispettarne gli obbiettivi posti dalle norme.
Castel parla della trasformazione dei rischi sociali discutendo il cambiamento del mercato del lavoro. Nelle società industriali i rischi legati al lavoro erano dovuti alla povertà materiale. Nelle società post-industriali i rischi riguardano la fragilità dei percorsi individuali e la difficoltà di accesso alla stabilità economica e sociale. La sicurezza del lavoro è stata sostituita dalla flessibilità e dalla precarietà.
RISCHI SOCIALI
La sicurezza un tempo veniva garantita da istituzioni come lo Stato e la famiglia, oggi essa è frammentata e rende l'individuo vulnerabile.L'indebolimento dei sistemi di sicurezza danno vita ad una nuova generazione di rischi, dovuti allo sviluppo incontrollato delle tecnologie e delle scienze, in contrapposizione alla natura e all'ambiente. Si dà così il via a quella che Back definisce "Società del rischio" all'interno della quale l'incertezza governa e diventa un'orizzone insuperabile. Questi nuovi rischi sono imprevedibili, l'unico modo per intervenire su di essi è giocare d'anticipo e prevederli. Per Giddens ciò che si viene a creare è una "cultura del rischio" secondo la quale gli individui ormai sono sempre più sensibili ai nuovi pericoli, e il richio è diventato ormai una componente dell'individuo stesso.
Altri rischi a cui sono sottoposti i giovani sono:
- Non veder valorizzate le proprie competenze;
- Conseguire occupazione non in linea con la propria qualificazione professionale;
- Essere esposti a frome contrattuali poco tutelate;
- Partecipare al mercato del lavoro solo in forma illegale.
RISCHI DEL LAVORO GIOVANILE
L'incertezza del lavoro giovanile in Italia porta i giovani ad affrontare un mercato del lavoro caratterizzato da contratti temporanei, bassi salari e scarse opportunità di carriera stabile. Nel mercato del lavoro giovanile si originano rischi di eventi negativi riguardanti l'assenza di occupazione, la disoccupazione, l'inoccupazione, l'inattività e il rischio di esclusione sociale. Esso è caratterizzato da forte disuguaglianza tra le nuove generazioni e le vecchie. Spesso i giovani si trovano anche nella condizione di NEET, non sono impiegani in alcuna forma di istruzione o lavoro, in Italia la fascia che comprende i giovani in questa condizione va dai 15 ai 29 anni.
Queste condizioni sono una condanna per i giovani, che vivono una forte incertezza del futuro, non solo legata al rischio economico ma anche alla fragilità delle identità sociali, messe alla prova dalla difficoltà di trovare un lavoro stabile. Questa per Castel è una frammentazione della biografia infividuale.
A Differenza del periodo precedente: il lavoro non ha perso la sua importanza, ma ha perso molta della sua consistenza, da cui derivava la parte più importante del suo potere di protezione. Vari casi di infortuni sul lavoro: Secondo i dati resi disponibili dall’Inail nel 2022 si sono registrate 17.531 denunce per infortuni di minorenni, di queste, ben 14.867 hanno riguardato studenti (641 dei quali impegnati in alternanza scuola-lavoro) e 2.664 lavoratori (tra cui 285 allievi di corsi di formazione professionale). In tre casi gli infortuni hanno avuto un esito mortale.
Protezione sociale
La previdenza sociale è un aspetto - si può dire, il più importante - della sicurezza sociale, e ha per fine la tutela dei lavoratori, e delle loro famiglie, dai rischi di menomazione o perdita della capacità lavorativa per eventi quali la disoccupazione, la malattia, l'invalidità e la vecchiaia.
Creare un vero diritto alla formazione dei lavoratori, che li doterebbe, lungo tutto il loro percorso lavorativo, dei saperi e delle qualifiche necessarie per far fronte alla mobilità. In realtà, con un investimento complessivo di oltre 5 miliardi di euro tra Fse+ e Cofinanziamento Nazionale, il Programma Nazionale Giovani, donne e lavoro 2021-2027 concorre all’obiettivo di un’Europa più sociale e inclusiva. Punta a promuovere il lavoro e le competenze, a favorire l'occupazione di giovani, donne e persone fragili e a modernizzare i servizi per il lavoro e le politiche attive.
In risposta a questo fenomeno - UN NUOVO PROGETTO: Factanza Media ha lanciato il nuovo format video “(Dis)orientati”, disponibile su piattaforme come Instagram, TikTok e LinkedIn. Questo progetto ha l’obiettivo di esplorare diverse professioni e raccontarle attraverso esperienze dirette raccolte da luoghi di lavoro, offrendo ai giovani uno strumento per orientarsi meglio nel complesso mondo del lavoro. I creatori di Factanza Media, Matteo Cellerino e Priscilla Pili, visitano ambienti lavorativi e raccolgono testimonianze dai professionisti per dare una visione realistica delle diverse carriere. L’iniziativa vuole colmare il vuoto informativo che i giovani sperimentano, come sottolineato anche da Bianca Arrighini, CEO di Factanza Media, che ha spiegato come il progetto mira a far emergere mestieri spesso poco valorizzati ma potenzialmente in linea con le aspirazioni dei ragazzi. I dati evidenziano le difficoltà affrontate dalle nuove generazioni nel trovare una direzione professionale: solo il 21% degli studenti ha le idee chiare sul proprio futuro lavorativo, e il 49% dichiara una conoscenza limitata delle opportunità nel proprio campo di interesse.
Una situazione preoccupante per i giovani italiani di età compresa tra i 15 e i 28 anni, evidenziando il loro disorientamento riguardo al futuro professionale. Secondo i dati riportati, il 73% dei giovani non ha mai ricevuto un adeguato orientamento al lavoro, e il 57% non ha una visione chiara di quale lavoro svolgere o delle competenze da acquisire.
Disorientamento e poca informazione
"In una società di individui essere protetti significa anche disporre di diritti base, delle condizioni sociali minime, e della loro indipendenza. Non può esistere una società di individui senza sistemi pubblici di regolazione o la presenza di un garante dell'interesse generale a proteggere gli individui." - Robert Castel.I giovani, d’altra parte, devono impegnarsi dal loro stato di inattività. Anche se è un percorso complesso, è possibile seguirlo.
Conclusione
In conclusione, possiamo rispondere alla domanda “Che cosa significa essere protetti dall’insicurezza nel lavoro giovanile in Italia?” proponendo diverse soluzioni, utopiche, ai problemi precedentemente citati: Garanzia Giovani → reddito minimo garantito, tutela dei diritti base. Politiche attive del lavoro → corsi di formazione, stage, volontariato (per avere occasione di fare esperienza lavorativa). Investimenti nell’istruzione e nella formazione → modernizzare istruzione italiana, promuovere programmi di formazione più specifici e promuovere alternanza scuola lavoro. Promozione dell’inclusione sociale → assicurarsi che tutti i giovani abbiano accesso e pari opportunità di lavoro. Promuovere pari opportunità di lavoro per cateorie svantaggiate → Ad esempio per le donne, persone con disabilità fisiche e mentali