ARTE MINOICA 2
BONIFAZI ILARIA
Created on November 25, 2024
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Transcript
3000-1450 a.c
ARte minoica
La civiltà minoica, fiorita tra il 3000 e il 1450 a.C., si sviluppò sull’isola di Creta nel Mar Egeo, in una posizione geografica strategica. Creta si trovava nel ben mezzo delle rotte commerciali tra l’Europa, il Vicino Oriente e l’Africa settentrionale, permettendo ai Minoici di diventare abili commercianti e mediatori culturali. Questo posizionamento contribuì alla loro prosperità economica e alla diffusione della loro influenza culturale.La società minoica viene spesso descritta come relativamente pacifica, in parte per l’assenza di fortificazioni imponenti nelle loro città principali, come Cnosso, Festo e Malia. La cultura minoica sembrava privilegiare attività come il commercio, l’artigianato, la navigazione e le celebrazioni religiose, con una particolare enfasi sui culti legati alla natura e alla fertilità. Le vicende storiche e culturali dei Minoici hanno influenzato anche i loro affreschi, sia nella scelta dei temi che nello stile. Gli affreschi minoici, rinvenuti principalmente nei palazzi di Cnosso, Festo e Akrotiri (sull’isola di Santorini), rappresentano una delle espressioni artistiche più distintive di questa civiltà. Sono caratterizzati da colori vivaci, dinamismo e una forte connessione con la natura e la vita quotidiana.
L’affresco del Salto del Toro, uno dei capolavori più celebri della civiltà minoica, ci trasporta in un’epoca di grazia e dinamismo, dove ritualità e spettacolo si fondono in un’unica scena vibrante di vita. Questo affresco, rinvenuto nel palazzo di Cnosso, incarna lo spirito della società minoica, celebrando non solo la forza fisica, ma anche l’armonia tra uomo e natura.il fondo è di un blu intenso, che ricorda il cielo o il mare, un omaggio alla connessione dei Minoici con il loro ambiente. Al centro, un maestoso toro domina la composizione. Il suo corpo è arcuato in un balzo potente e dinamico, le zampe anteriori tese verso l’alto e quelle posteriori pronte a spingere. Il toro è dipinto con tonalità calde, dal rosso al marrone, che esaltano la sua muscolatura e la sua vitalità. Le linee fluide del corpo suggeriscono movimento e forza, ma non senza eleganza: non c’è brutalità, solo energia pura e naturale.Tre figure umane interagiscono con il toro, disposte in un’ideale coreografia che cattura il momento centrale di un rituale spettacolare. I loro corpi sono longilinei e flessuosi, stilizzati secondo il tipico canone minoico, che esalta la grazia e la leggerezza.Il toro stesso è molto più di un animale: è un simbolo sacro per i Minoici, associato alla forza vitale e ai culti legati alla fertilità e alla natura. L’interazione tra l’uomo e il toro non sembra essere una lotta, ma una danza rituale, un dialogo tra l’umano e il divino.
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IL SALTO DEL TORO
Per il re Minosse, il Salto del Toro aveva un profondo significato mitologico legato al potere e al divino. Il toro era simbolo della forza e del legame con Poseidone, ma anche del caos, come dimostra la nascita del Minotauro dopo che Minosse tradì il dio risparmiando il toro sacro.Il salto acrobatico sul toro rappresentava quindi un rituale simbolico per dimostrare il dominio umano sulla natura, la connessione con gli dèi e la legittimità del potere del re. Era una celebrazione della forza e del coraggio, ma anche un atto di riconciliazione con le forze cosmiche e divine.
IL "TORO DIVINO" DEL RE MINOSSE COME SIBOLO DI POTERE E PERICOLO
L’affresco delle Signore in Blu, trovato nel palazzo di Cnosso, rappresenta tre donne eleganti, probabilmente appartenenti all’élite o a un contesto religioso. Le figure sono vestite con abiti raffinati, caratterizzati da corpetti aderenti che lasciano scoperti i seni e gonne a balze ornate, segno di prestigio e moda nell’epoca minoica. Le donne hanno acconciature elaborate e portano gioielli, mostrando ricchezza e raffinatezza.L’opera si distingue per i colori vivaci, in particolare il blu, simbolo del mare e del cielo, elementi fondamentali per i Minoici. I gesti delle donne, raffigurati con grazia, suggeriscono che siano impegnate in una conversazione o in un rituale, anche se il contesto specifico non è definito.Questo affresco evidenzia il ruolo centrale delle donne nella società minoica, sia come simbolo di potere e ricchezza sia, forse, come figure religiose. È un esempio della capacità artistica dei Minoici e della loro attenzione alla bellezza e al dettaglio.
AFFRESCO DELLE SIGNORE IN BLU
Il Grifone di Cnosso è un affresco famoso, situato nella sala del trono del palazzo di Cnosso, che raffigura una creatura mitologica con corpo di leone e testa d’aquila. Questo animale, simbolo di forza e potere, rappresentava anche la connessione con il divino e il ruolo protettivo nei contesti cerimoniali. Il grifone è dipinto in posizione accovacciata, con ali decorate da motivi geometrici e colori vivaci come il rosso, il bianco e il blu, che ne accentuano la maestosità. Posto ai lati del trono, la figura del grifone fungeva da guardiano simbolico, sottolineando il carattere sacro della sala e il legame tra il sovrano e il mondo spirituale.
IL GRIFONE DI CNOSSO: SIMBOLO DI DETERMINAZIONE
XXX a.c.
L’affresco del Principe dei Gigli, rinvenuto a Cnosso, è uno dei capolavori più celebri dell’arte minoica. Raffigura una figura maschile, probabilmente un membro dell’élite, vestito con un elaborato mantello decorato con motivi floreali, che lo rende simile a una divinità o a un leader sacro. Il “principe” è circondato da gigli, simbolo di purezza e fertilità, che aggiungono un tocco di sacralità alla scena. Il suo atteggiamento regale e il gesto maestoso, con un braccio sollevato, trasmettono potere e autorità. Questo affresco, con i suoi colori vivaci e il suo significato simbolico, rappresenta un ideale di bellezza, potere e connessione con la natura.Un aspetto interessante dell’Affresco del Principe dei Gigli è l’interpretazione del personaggio rappresentato. Sebbene sia spesso descritto come un “principe”, alcuni studiosi suggeriscono che potrebbe trattarsi di una figura religiosa o cerimoniale, piuttosto che di un semplice sovrano. Il suo abbigliamento sontuoso e l’atmosfera quasi divina suggeriscono un ruolo sacerdotale o di grande importanza rituale. Il fatto che il principe sia circondato da fiori di giglio potrebbe simboleggiare un legame profondo con la natura e la fertilità, temi spesso celebrati nelle pratiche religiose minoiche. La posa solenne e il contesto dell’affresco suggeriscono un’immagine di potere che si fonde con la spiritualità e il rispetto per la natura.
1550 A.C
L'AFFRESCO DEL PRINCIPE DEI GIGLI
L’Affresco della Primavera, rinvenuto ad Akrotiri, sull’isola di Santorini, è uno dei capolavori più celebri dell’arte minoica, risalente al 1600-1500 a.C. Questo affresco rappresenta un paesaggio naturale ricco di vita, con fiori e piante come gigli, papaveri e fiori di loto che esplodono in un tripudio di colori vivaci, tra il rosso, il giallo, il verde e il blu. La scena non include figure umane o animali, ma si concentra completamente sulla bellezza e la vitalità della natura, creando un’atmosfera di armonia tra l’uomo e l’ambiente. Il cielo è dipinto di blu, mentre i fiori sembrano quasi muoversi, suggerendo una brezza leggera. Questo affresco viene interpretato come una celebrazione della rinascita e della fertilità, simboli strettamente legati alla stagione primaverile. Il paesaggio fiorito simboleggia la connessione profonda con la natura, che nei valori minoici rappresentava un aspetto essenziale della vita. Decorare una casa con un affresco del genere rifletteva il desiderio di portare la bellezza della natura all’interno della vita quotidiana. L’Affresco della Primavera è anche un esempio della tecnica minoica del fresco secco, in cui i pigmenti venivano applicati su intonaco asciutto, creando colori vivaci e duraturi. In sintesi, l’affresco non è solo un’opera artistica, ma anche un simbolo di bellezza, fertilità e rinnovamento tipici della stagione primaverile.
PRIMAVERA