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Sara Yassini

Created on November 24, 2024

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Transcript

Il Museo all'aperto di Montale presenta una ricostruzione a grandezza reale di un villaggio terramaricolo, basata sui dati archeologici.

Museo all'aperto del parco archeologico di Montale

All'interno del villaggio, è stata ricostruita una porzione delle fortificazioni, comprendente un fossato e un terrapieno. Queste strutture fornivano difese contro invasori e il fossato serviva anche come riserva idrica. La porta del villaggio, arretrata e affiancata da avamposti, aveva una funzione difensiva, simile a quella di altri insediamenti dell'età del bronzo.

Fortificazione e porta del villaggio

Ricostruzioni di abitazioni

Oltrepassata la porta, si trovano due abitazioni, mentre il villaggio originale conteneva circa trenta-quaranta case che ospitavano circa 150 persone. Le abitazioni erano affiancate e separate da strade strette, con spazi aperti per il ricovero di animali e aree di riunione. Le strutture sono state ricostruite utilizzando le planimetrie delle fasi più antiche del villaggio, con un design sopraelevato e coperture in canne palustri. Gli arredi e gli oggetti all'interno sono fedeli a quelli trovati negli scavi, rappresentando attività domestiche e artigianali.

Due fornaci per la cottura della ceramica sono state create nelle vicinanze delle abitazioni. Queste fornaci sono costituite da una camera circolare a cupola, un'imboccatura frontale e un camino retrostante per il controllo del flusso d'aria.

Le fornaci

Ritrovamenti botanici hanno permesso di ricostruire l'aspetto del territorio di Montale nel II millennio a.C. Nel Museo all'aperto sono state impiantate colture sperimentali di cereali, legumi e lino, documentati dagli scavi archeologici.

Le coltivazioni

l'area archeologica della terramara di Montale

Gli scavi nella collinetta di Montale, iniziati nella seconda metà dell'Ottocento e ripresi nel 1996, hanno rivelato i resti di una terramara, rendendo l'area visitabile in un museo che si integra con il paesaggio naturale e storico. Il terrapieno difensivo della terramara, identificato da Carlo Boni nell'Ottocento, aveva una larghezza di almeno dieci metri e un'altezza conservata di due metri, con una probabile palizzata in cima. Recenti ricerche hanno rivelato un fossato, largo oltre 35 metri e profondo circa tre metri. Originariamente, la terramara di Montale si estendeva per circa un ettaro, circondata da un fossato. Gli scavi hanno messo in luce fortificazioni, cinque abitazioni, un granaio e un'officina metallurgica, con piani e stratigrafia ricostruiti nel museo all'aperto. Le datazioni indicano che il villaggio esisteva tra il XVI e il XIII secolo a.C. Le ricerche hanno fornito informazioni sulle attività economiche della comunità, che si basava su un'agricoltura avanzata e sull'allevamento di animali. Tra i reperti trovati ci sono vasellame, oggetti in bronzo e legno, inclusi un piccolo aratro e resti di archi.

Nei primi decenni dell'Ottocento, il termine "terramare" era utilizzato per indicare cave di terriccio organico scavate in collinette artificiali nella pianura padana. Queste collinette, vendute come concime, erano ricche di resti archeologici, inizialmente attribuiti a insediamenti romani o celtici. Solo dopo il 1860, con l'intensificarsi delle ricerche scientifiche sulla preistoria, si scoprì che queste collinette erano in realtà villaggi dell'età del bronzo. Grazie a numerosi scavi, le terramare divennero famose in Europa, rivelando villaggi fortificati databili tra il 1650 e il 1170 a.C. Le dimensioni di questi abitati variavano da 1-2 ettari nelle fasi più antiche fino a 20 ettari nelle fasi avanzate. Le case, costruite su impalcati aerei, erano disposte in modo ortogonale e separate da strade strette. La popolazione della pianura emiliana e delle province di Cremona, Mantova e Verona era molto alta, stimata tra 150.000 e 200.000 abitanti. La società era organizzata in modo partecipativo, con differenze economiche e sociali già evidenti. Gli artigiani metallurghi avevano un ruolo importante nella produzione di strumenti e armi. Intorno al 1200 a.C., le terramare entrarono in crisi e scomparvero, ma le cause di questo fenomeno non sono ancora chiare. Potrebbero includere fattori antropici e climatici che hanno influenzato l'economia agricola, ma non si può attribuire a un'unica causa il collasso di questo sistema. La fine delle terramare rimane un mistero per gli archeologi.