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Petrarca

C.M.

Created on November 23, 2024

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Transcript

FRANCESCO PETRARCA

LA VITA E LE OPERE

Nasce ad Arezzo nel 1304 da una famiglia fiorentina borghese. Il padre è notaio, in esilio dopo che i Guelfi Neri hanno preso il potere a Firenze. Per avere una più sicura sistemazione, Ser Petracco trasferisce la famiglia ad Avignone, dove a quel tempo risiede la curia papale.

Francesco da giovane conduce una vita frivola ma contemporaneamente studia con interesse gli autori classici anche insieme al fratello. Particolarmente amato è S. Agostino, teologo del tardo impero romano, convertitosi in età adulta dopo una giovinezza turbolenta. Di lui legge spesso le Confessioni, una sorta di diario del suo cammino di conversione. Francesco scrive in LATINO, è la sua lingua quotidiana.

CULTO DEI CLASSICI vs SPIRITUALITA' CRISTIANA

Parallelamente agli studi coltiva la produzione poetica in volgare, che raccoglie attorno alla figura di LAURA, forse incontrata davvero, ma resa una figura carica di simboli nella poesia.

LAURO = ALLORO, pianta sacra ad Apollo -> POESIA e GLORIA POETICA AMORE TERRENO inappagato e AMORE PER LA POESIA in contrasto con LA FEDE

Per garantirsi una sicura sistemazione economica, prende gli ordini minori che non prevedono la cura delle anime. Viaggia molto per desiderio di conoscenza, visita biblioteche e scopre testi letterari inediti (come le lettere di Cicerone a Verona). Tuttavia tanto ama esplorare, altrettanto desidera chiudersi nella sua interiorità e lo fa a Valchiusa, vicino ad Avignone

IRREQUIETEZZA vs CHIUSURA IN SE'

In Valchiusa Francesco ama leggere i classici, scrivere e meditare. Lì si sente un intellettuale indipendente dai condizionamenti politici e sociali, vive una vita autentica, lontana dalle cose futili e vane

VITA AUTENTICA vs DESIDERIO DI GLORIA, VANA ed EFFIMERA

Nel 1341 riceve l'incoronazione poetica a Roma come riconoscimento del suo valore. In quel periodo il fratello Gherardo decide di farsi frate e questo scatena in Francesco una forte CRISI RELIGIOSA, in quanto si sente incapace di rinunciare in modo radicale alla mondanità per dedicarsi completamente alla fede, pur desiderandolo. Il suo dissidio non avrà soluzione.

SENSI DI COLPA per una SCELTA MAI FATTA alternati a PULSIONE VERSO INTERESSI MONDANI, LETTERARI, POLITICI.

Nonostante il ritiro a Valchiusa, Francesco segue gli eventi storici del suo tempo e desidera intervenire in qualità di intellettuale. Rivolge appelli al papa affinché torni a Roma, all'imperatore affinché scenda in Italia e ristabilisca la sua autorità, invoca la pace tra le fazioni in guerra nelle città italiane, supporta Cola di Rienzo che ha isitituito la Repubblica Romana nella città abbandonata dal papa.

Nel 1347, stanco della corruzione della curia avignonese, lascia la città, soggiorna a Milano, a Venezia e infine ad Arquà, piccolo borgo dei Colli Euganei. Lì trascorre, immerso nello studio e nella scrittura, gli ultimi anni della vita. Muore nel 1374.

Petrarca è uomo del Trecento ma anticipa già la figura dell'intellettuale dei secoli successivi:

  • è COSMOPOLITA, non è radicato in un ambiente cittadino, perciò ama viaggiare;
  • è un INTELLETTUALE CORTIGIANO: non partecipa alla politica, ma accetta le nuove Signorie italiane, collabora con i potenti presso i quali viene ospitato;
  • è geloso della sua AUTONOMIA, infatti rifiuta incarichi che potrebbero vincolarlo troppo ai poteri politici;
  • ha una RENDITA ECCLESIASTICA che gli permette di vivere agiatamente e di non dipendere dai signori per farsi mantenere, di acquistare libri (beni di lusso scritti a mano), di viaggiare e di dedicarsi a tempo pieno all'attività intellettuale.

L'INTELLETTUALE NUOVO

Petrarca gode di fama grazie al fatto che in quel periodo i potenti iniziano a considerare la letteratura la manifestazione massima delle capacità umane, in grado di trasmettere i più alti valori. L'intellettuale riporta in vita il mondo antico, a cui si guarda come modello spirituale e civile, inoltre con le sue opere assicura fama immortale ai potenti. Per Petrarca la letteratura guida alla meditazione, alla vera conoscenza di sé e così rafforza l'animo, consacra il poeta e l'oggetto della poesia all'immortalità (idea non medievale ma classica).

DE SECRETO CONFLICTU CURARUM MEARUM - IL SECRETUM

Il Secretum è scritto in LATINO, negli anni della crisi religiosa e poi rimaneggiato successivamente. E' un dialogo in 3 libri, corrispondenti a 3 giorni, in cui Francesco e Agostino discutono in presenza della Verità, che non parlerà mai.

A differenza di Dante, la cui visione del mondo e anche dell'oltretomba era fondata sulla concezione filosofica aristotelica (che cataloga tutte le manifestazioni della realtà e della divinità in schemi razionali), in Petrarca viene meno la certezza di poter dominare la realtà con schemi rigorosi. Egli preferisce una filosofia che esplori l'interiorità dell'uomo, le sue inquietudini e contraddizioni. Portavoce di questa filosofia è S. Agostino.

I due personaggi parlanti non sono altro che due proiezioni dell'interiorità stessa del poeta. Agostino è la coscienza (super -io) che scava nell'animo di Francesco per metterne in luce le debolezze e ne smonta tutti gli alibi. Francesco è un peccatore fragile (es), vorrebbe cambiare ma non sa staccarsi dalla mondanità e dai suoi difetti.

Agostino rimprovera Francesco di avere una volontà debole, che rimanda continuamente la conversione, quindi pecca di accidia. Inoltre le colpe più gravi sono il desiderio di gloria terrena che lo distoglie dall'aspirazione alla salvezza eterna, e l'amore per Laura. Francesco crede che il sentimento sia spirituale e fonte di virtù, invece risveglia le più basse passioni terrene e lo conduce alla degradazione morale (amore stilnovistico). Tuttavia amare Laura vuol dire amare la poesia, e quindi aspirare alla gloria che da essa egli riceve. E' un circolo vizioso, un senso di colpa continuo da cui Francesco non uscirà nemmeno al termine dell'opera. ->p.394

ETA' DI PASSAGGIO che genera SENSO DI COLPA tra il richiamo medievale verso l'ascesi mistica e il nuovo richiamo alla vita mondana che non è ancora considerata di pari dignità rispetto alla realtà ultraterrena.

LE OPERE IN LATINO

I classici per Petrarca sono un modello di sapienza e perfezione non replicabili, ma che lui vorrebbe imitare. Perciò raccoglie, ordina e rielabora tutte le lettere scritte nel corso della sua vita in tre raccolte: Familiari, Senili, Sine nomine e le Varie (raccolte da amici e collaboratori) allo scopo di poterle pubblicare, come fecero alcuni grandi autori latini.

Dante, come tutta la cultura medievale, interpretava opere e autori classici in funzione del Cristianesimo e li adattava alla propria realità, senza considerare l'abisso che separava le due culture. Petrarca invece è consapevole del DISTACCO storico e culturale. Le opere classiche vanno studiate immedesimandosi nella mentalità che le ha create, senza deformarle, anzi cercando di restaurare i testi nella loro integrità, pulendoli dagli errori di copiatura accumulati nel tempo (FILOLOGIA).

Nelle lettere, Petrarca toglie ogni riferimento troppo preciso a fatti, persone e luoghi. Trasfigura la realtà per renderla simile alle situazioni narrate dai suoi modelli classici. Anche la lingua latina viene perfezionata in modo maniacale, rifacendosi ai modelli originali. Nonostante questo lavoro, da esse trapelano comunque la sua interiorità travagliata e i propri ideali: la vita quieta e appartata, l'impegno disinteressato per la letteratura, il fastidio per le attività pratiche. -> p.407

L'opera in LATINO con la quale desidera essere ricordato è un poema che inizia, riprende più volte ma non completa mai. E' l'Africa e narra la seconda guerra punica.

I TRIONFI

Poema in terzine, in VOLGARE che racconta una sorta di visione avuta dall'autore di varie figure allegoriche, in pieno stile medievale: l'Amore, la Pudicizia, la Morte, la Fama, il Tempo e l'Eternità, assieme a personaggi storici e mitici. Tali figure servono da pretesto per narrare le fasi dell'amore per Laura: la passione, l'inappagamento, la morte di lei che placa la passione, l'aspirazione alla gloria che vince la morte, il tempo che scorrendo cancella ogni cosa compresa la gloria, la pace eterna che dovrebbe placare i tumulti del poeta.

Petrarca vorrebbe scrivere un'opera di carattere universale (come la Commedia di Dante), ma l'esito è un poema astratto, simbolico, schematico, incoerente. Come l'autore non risolve mai i suoi conflitti interiori, così anche l'opera rimane incompiuta.

IL CANZONIERE - RERUM VULGARIUM FRAGMENTA

Raccolta di 367 poesie in VOLGARE. Se Petrarca desidera ricevere fama dalle opere in latino, lingua di maggior dignità, tuttavia è consapevole che la letteratura latina ha già raggiunto la perfezione in passato, quindi lui non può far altro che imitare gli antichi. Invece il volgare permette di sperimentare perché poche sono le opere già scritte nella nuova lingua. Perciò nonostante sembri tenere tale lingua in minor considerazione, cura fino agli ultimi giorni della sua vita le poesie del Canzoniere, sintomo del suo desiderio di elevarla alla dignità della lingua classica.

Petrarca elabora almeno 9 redazioni dell'opera. Oggi possediamo sia il codice di "brutta copia" ("codice degli abbozzi") con tutte le correzioni, sia l'opera definitiva, entrambe scritte di suo pugno.

L'argomento è la storia d'amore con Laura, incontrata nel 1327 (venerdì santo prima di Pasqua) in una chiesa di Avignone. Nella prima parte della raccolta l'amore è terreno, inappagato, perciò genera tormento nel poeta che prova un certo godimento nel soffrire. A volte esalta Laura giocando sul suo nome (-> alloro), oppure con la sua proiezione in sogni, memorie o fantasie perché lei è sempre lontana e irraggiungibile. A volte si lamenta per la crudeltà e l'indifferenza di lei, altre volte è stanco di soffrire e aspira alla pace interiore pregando Dio. Si vergogna di questa passione terrena ma la forza del sentimento torna sempre a sovrastarlo.

Nel 1348 Laura muore di peste. Nel Canzoniere quindi troviamo le "RIME IN VITA" (fino alla poesia n. 263) e le "RIME IN MORTE" di Laura. La morte di lei fa scolorire il mondo di Petrarca, ma la passione rimane. Lui rimpiange il tempo che non può tornare, crede ancora di vederla, la immagina in cielo o in sogno, con un atteggiamento meno crudele. Il tempo passa e porta via con sé anche le cose più belle, la morte si avvicina e con essa l'ansia del destino nell'aldilà. La soluzione sarebbe quella di volgersi alle certezze eterne della fede, perciò il Canzoniere si conclude con la preghiera alla Vergine e l'augurio di trovare finalmente la pace.

L'amore per Laura molto probabilmente ha origine da un'esperienza reale.Nel Canzoniere però viene trasfigurata per essere conforme ai codici tipici dell'amor cortese (topos) e della letteratura classica:

  • la donna è descritta vagamente con le caratteristiche tipiche della dama cortese (bionda, pelle chiara...),
  • il paesaggio è stilizzato e perfetto (locus amoenus),
  • le situazioni sono tipiche della poesia amorosa, senza riferimento a eventi storici.
  • viene escluso ogni aspetto umile o quotidiano della vita
  • l'opera si concerta solo sull'interiorità dell'esperienza vissuta dal poeta

Nelle poesie del Canzoniere sono presenti tutti gli elementi tipici del dissidio interiore del poeta: il bisogno di aggrapparsi a qualcosa di eterno quando tutte le cose del mondo sono destinate a soccombere allo scorrere del tempo. La gioia, la gloria, l'amore non appagano, anche Laura muore, tutto finisce. Tuttavia Petrarca è indissolubilmente legato ai beni terreni e vorrebbe che non fossero considerati peccaminosi, ma avessero la stessa dignità delle cose celesti. Tale prospettiva è irrealizzabile nel suo tempo, e la sua conversione alla fede non viene raggiunta nemmeno al termine del Canzoniere.

Nella poesia tuttavia non si trova uno sfogo immediato dei sentimenti. Tutto viene filtrato per avere un prodotto perfetto, equilibrato, lavorato con estrema cura per i dettagli, con un tono medio, senza eccessi (unilinguismo). Nelle poesie del Canzoniere Petrarca inserisce anche continui riferimenti e reminiscenze delle opere lette durante tutto il corso della sua vita.

Poesie:Voi c'ascoltate p. 422 Movesi il vecchierel canuto e bianco p. 431 Solo e pensoso i più deserti campi p. 433 Padre del ciel dopo i perduti giorni p. 435 Erano i capei d'oro a l'aura sparsi p. 437 Chiare, fresche e dolci acque p. 439