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L'identità corporea
MARINO SILVIA
Created on November 21, 2024
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Transcript
L'identità corporea
A CURA DI SILVIA MARINO
- Corpo umano
- Antropopoiesi
- Tatuaggi e Perforazioni
- Capelli e allungamento del collo
- Il "bello sociale"
- La bellezza femminile nel tempo
- Meccanismi di esclusione
- Meccanismi di inclusione
- Chirurgia plastica
- Il ruolo dei social media
- Body Positivity
- Vestiario
- Vestiti unisex e genderless
- Il velo: l'Hijab
- Il velo: Chador e Niqab
- Il velo: Burqa e Tagelmust
Indice
A tal proposito, Mauss definisce "tecniche del corpo" quelle azioni che apprendiamo per imitazione durante l'infanzia e che interiorizziamo a tal punto da renderle naturali.
L'antropologia esplora le connessioni tra il fisico e il sociale, analizzando come il corpo sia plasmato dalla cultura e come anche la cultura stessa possa influenzare il corpo.
Minigonna
Il corpo umano è uno dei mezzi più significativi per esprimere la propria identità e riflettere l'appartenenza ad un contesto culturale, storico e geografico. Le pratiche corporee, il vestirsi, il decorare e il curare il corpo sono modalità con cui le diverse culture esprimono valori e rafforzano l'appartenenza al gruppo.
Corpo umano
- Tatuaggi
- Perforazioni
- Taglio/rasatura/tintura dei capelli
- Allungamento del collo
Ogni cultura plasma il corpo in maniera differente: nessuna lo accetta naturalmente.
Secondo lo studioso Francesco Remotti, l'antropopoiesi è il processo di costruzione dell'identità attraverso la modificazione del corpo.
Ántrophos= Uomo Poíesis=Costruzione
Antropopoiesi: la scultura di sè
La tecnica della perforazione di orecchie e naso è utilizzata da molte culture in riti di iniziazione, come simbolo di status o protezione spirituale. I piercing al naso sono molto comuni in India, Medio Oriente e Africa, dove vengono considerati simboli di bellezza e maturità. Nel contesto moderno, il piercing è diventato una forma di espressione individuale e di moda.
Perforazioni:
Il tatuaggio è un'antichissima tecnica di decorazione corporale dell'uomo che consiste nell'incisione della pelle. Nella società odierna è un'espressione artistica che comunica emozioni, esperienze e credenze individuali.
Tatuaggi:
L'allungamento del collo è una tradizione culturale praticata da alcune popolazioni della Birmania, del Laos e della Thailandia, in particolare dalle donne "Karen" che indossano anelli di metallo intorno al collo. L'allungamento del collo è visto come un segno di bellezza ma anche come un modo per proteggere la donna da eventuali attacchi o schiavitù, poiché un collo lungo veniva considerato meno vulnerabile. Gli anelli vengono aggiunti gradualmente durante gli anni per allungare le ossa e i muscoli del collo.
La cura e lo stile dei capelli sono segni di auto-espressione, ma sono fortemente legati alle radici culturali di ogni tradizione. In diverse culture, rappresentano il legame con il divino, o sono simbolo di purezza. A volte sono legate a pratiche rituali e religiose, come il taglio o la rasatura dei capelli, che segna passaggi importanti come la pubertà, il matrimonio o il lutto.
Allungamento del collo
Capelli
Le forme ideali del corpo che ogni cultura sviluppa
Il "bello sociale" riflette come la bellezza e l'estetica siano costruite e percepite all'interno di una cultura, influenzando le dinamiche sociali e i valori collettivi. Le forme di bellezza socialmente condivise variano nel tempo e nello spazio.
I canoni di bellezza sono le norme e gli ideali estetici condivisi che definiscono ciò che è considerato "bello" e "desiderabile". Questi canoni variano ampiamente tra le culture, riflettendo valori sociali, economici e politici. Essi influenzano la percezione del corpo, dell'aspetto e dell'identità.
Anche nella stessa cultura le forme ideali del corpo cambiano contiuamente.
La manipolazione culturale del corpo spesso coincide con l'esigenza di piacersi e riconoscersi in un'immagine conforme al "bello sociale"
Il "bello sociale"
La bellezza femminile nel corso del tempo è stata interpretata in modo diverso a seconda dei valori culturali, sociali e storici. Con il tempo i canoni estetici si sono evoluti, riflettendo i cambiamenti nelle strutture di potere, nelle dinamiche di genere e nelle influenze sociali. Oggi, la bellezza femminile è diventata un concetto molto più ampio, inclusivo e soggettivo, che riflette una maggiore valorizzazione della diversità e dell'autenticità.
Anni 60
Anni 20
Anni 70
Anni 30
Anni 80
Anni 40
Anni 90
Anni 50
Anni 2000
La bellezza femminile nel tempo
Per questa ragione, spesso si cerca di trasformare il proprio corpo e costruirsi una nuova identità pur di sentirsi conformi ai canoni imposti dalla società.
Molto spesso, pur di rispettare il canone di bellezza imposto dalla società, si arriva a modificare radicalmente il proprio corpo, il proprio stile e il proprio atteggiamento.
I canoni generano processi di ESCLUSIONE ed INCLUSIONE che possono sfociare in forti discriminazioni ed accentuare le disuguaglianze sociali e razziali.
Questa pratica può essere vista come un tentativo dell'individuo di adattarsi al "corpo ideale" per sentirsi più sicuro o integrato socialmente. Purtroppo però, sfocia spesso in una sorta di processo di alienazione, in cui la bellezza viene definita esclusivamente da criteri esterni piuttosto che dalla diversità e unicità degli individui.
La chirurgia può essere una risposta alle pressioni sociali che impongono un determinato tipo di aspetto fisico come norma di bellezza. Questi ideali sono spesso irrealistici, ma la chirurgia estetica offre un modo per avvicinarsi a tali modelli, trasformando il corpo in un "prodotto" da perfezionare o conformare.
Chirurgia plastica
Nella società moderna, i fattori più influenti nella costruzione dei canoni di bellezza sono i social media. Molto spesso creano nuovi ideali estetici, resi possibili dai filtri di modifica delle immagini che non corrispondono al reale aspetto degli utenti. Sui social si sono aperti spazi di discussione sul "bello sociale" per sensibilizzare riguardo la natura ingannevole di queste immagini. Si sono diffusi dei post "Internet vs reality", dove vengono affiancate le foto modificate alle versioni reali.
Il ruolo dei social media
Per riportare le persone alla realtà e combattere il body shaming, cioè la derisione o l'esclusione di un individuo per il suo aspetto esteriore, nasce il movimento della body positivity. L'obiettivo è insegnare ad amare il proprio corpo così com'è e capire che tutti i corpi sono meritevoli di rispetto e valore, indipendentemente da ciò che stabiliscono i canoni imposti dalla società. Bisogna imparare ad amarsi e comprendere la nostra unicità.
Body Positivity
Per alcuni popoli mostrarsi nudi o seminudi è normale, come in molte società africane o amazzoniche. In India, per esempio, è normale mostrare la schiena o l'ombelico, poiché sono considerati simboli della vita.
I vestiti oltre ad avere una funzione pratica hanno anche una forte funzione culturale, poiché esprimono un'identità di genere e un'identità personale. L'abito segnala il livello di pudore della cultura di riferimento: Ogni cultura attribuisce alle diverse parti del corpo un differente valore morale, stabilendo quali si possono mostrare e quali invece vanno coperte.
Vestiario
I vestiti unisex sono progettati per essere indossati da qualsiasi persona, indipendentemente dal sesso biologico o dall'identità di genere. I capi genderless, invece, eliminano completamente l'associazione con il genere, enfatizzando il comfort, la funzionalità e l'espressione individuale.
Storicamente, l'abbigliamento ha sempre definito cosa fosse considerato "maschile" e cosa fosse considerato "femminile". Nella società odierna, Questa concezione è stata superata grazie ai vestiti "unisex" e "genderless", simboli di un movimento più ampio verso l'inclusività.
Vestiti unisex e genderless
Al contempo, può essere considerato un mezzo di controllo sociale e di definizione del ruolo delle donne, legato a valori di purità e riservatezza. In contesti moderni, il velo assume anche un significato di resistenza e autodeterminazione, poiché molte donne lo indossano consapevolmente per esprimere la propria identità.
Il velo è un foulard di colori diversi che copre orecchie, nuca e capelli. Ha una valenza complessa che va oltre la sua funzione pratica: esso rappresenta un simbolo di identità culturale, religiosa e di genere. In molte culture, il velo può essere visto come un segno di modestia, spiritualità o appartenenza a una determinata tradizione religiosa, come nell'Islam o nel Cristianesimo.
Hijab:
Il velo
Il niqab è un velo che copre il volto delle donne, lasciando scoperti solo gli occhi. È un simbolo di modestia che rispecchia i principi di pudore e riservatezza previsti dalle leggi islamiche. Per alcune donne è una scelta personale legata alla religiosità e all'identità culturale, mentre per altre è un'imposizione sociale. Il niqab suscita dibattiti sulla libertà, l'identità e i diritti delle donne, a causa del suo impatto sulla comunicazione sociale e l'integrazione.
Il chador è un indumento tradizionale femminile che copre le spalle ma lascia il volto scoperto. È un simbolo di modestia e riservatezza che risponde ai precetti religiosi islamici. Sebbene sia spesso visto come un segno di appartenenza culturale e religiosa, il chador è anche un elemento che riflette le dinamiche di potere e le aspettative sociali riguardo al ruolo delle donne. In contesti contemporanei, alcune donne lo indossano come scelta di identità e resistenza, mentre per altre rappresenta una norma sociale imposta.
Niqab
Chador
I Tuareg sono un gruppo di uomini noti per indossare il velo, che ha un significato culturale e simbolico importante. Il tagelmust, è indossato per coprire la testa e parte del viso, ed è spesso di colore blu, da cui deriva il soprannome di "uomini blu". Per i Tuareg, il velo rappresenta un segno di status, di rispetto e di modestia, ma anche una protezione dal sole e dalla polvere del deserto. La scelta di indossarlo, riflette un forte legame con le tradizioni nomadi e la vita nel deserto.
Il burqa è un indumento che copre completamente il corpo e il viso delle donne, lasciando solo una rete trasparente per gli occhi. In Afghanistan, è diventato un simbolo di controllo sociale e religioso. Questo indumento è associato a una concezione conservatrice dell'Islam che enfatizza la modestia e la separazione dei sessi. Per molte donne afghane il burqa è un simbolo della limitazione della libertà e dell'autonomia, ma in alcune aree è anche un segno di identità culturale e religiosa.
Burqa
Tagelmust
A cura di Silvia Marino
GRAZIE PER L'ATTENZIONE!
Con l'emergere della musica disco le donne iniziano ad indossare abiti lucidi, aderenti e scintillanti. I vestiti in satin e velluto sono popolari, così come le minigonne, gli abiti con scollature e gli stivali alti.
Le donne abbracciano l'abbigliamento informale, etnico e bohemien, con frange, pizzi e colori vivaci. Le camicie e gli abiti a maniche lunghe con motivi floreali, i pantaloni a zampa d'elefante, le gonne lunghe e fluttuanti sono i principali capi di questo stile. I capelli sono lunghi e naturali, spesso con accessori come coroncine di fiori.
La moda anni 70 è un mix di stili che riflettono il forte contrasto tra il desiderio di libertà individuale e l'influenza dei movimenti politici e sociali.
ANNI 70
Il corpo ideale era caratterizzato da una vita stretta e fianchi pronunciati. La moda era influenzata dalla Seconda Guerra Mondiale e dal razionamento dei tessuti. L'abbigliamento diventò pratico, con giacche a spalla larga, gonne a vita alta e pantaloni perfetti per le donne che lavoravano nelle fabbriche. L'ingresso delle donne nel mondo del lavoro portò a una moda più funzionale ma ancora elegante.
ANNI 40
Negli anni '40, il canone di bellezza femminile rifletteva una figura snella con capelli acconciati in stili elaborati come le "victory rolls", un'acconciatura che prevede la creazione di grandi onde o "rolli" voluminosi. La pettinatura fu molto popolare tra le donne che lavoravano nelle fabbriche, e simboleggiava la forza e la determinazione femminile durante il conflitto.
I primi tatuaggi furono rinvenuti sul corpo di Ötzi, un uomo vissuto circa 5300 anni fa. Il termine fu introdotto in Europa dall'esploratore inglese James Cook, che osservò a Tahiti la tecnica del "tau-tau". Cook portò con sè il principe di Tahiti, i cui numerosi tatuaggi incuriosirono, o a seconda dei casi, spaventarono, la nobiltà britannica. Inoltre, portò con sè anche la prima testa secca tatuata, poichè secondo la tradizione dei Maori, quando un individuo tatuato muore, la famiglia ne conserva la testa per esibirla durante eventi rituali. Iniziò un vero e proprio commercio reso illegale in Gran Bretagna nel 1831. Anticamente, si tatuavano solo marinai, carcerati o malavitosi.
Come nasce il tatuaggio?
La minigonna, introdotta negli anni 60' dalla stilista Mary Quant, è un simbolo di lotta per l'emancipazione femminile. Rappresenta un atto di rivendicazione di indipendenza e rottura dei ruoli tradizionali imposti alle donne. In un'epoca di cambiamenti sociali e politici, la minigonna simboleggiava la liberazione sessuale, il rifiuto delle norme patriarcali e la voglia di affermare la propria identità al di là dei limiti imposti dalla società.
Minigonna
La moda femminile degli anni '90 era caratterizzata da uno stile grunge e casual. Jeans a vita bassa, t-shirt oversize, camicie flanella e scarpe da ginnastica erano popolari, spesso ispirati dalle icone musicali e dalla cultura giovanile.
ANNI 90
Negli anni '90, il canone di bellezza femminile si concentrava su una figura snella e atletica. Le modelle come Kate Moss, incarnano un corpo esile, con tratti sottili e un look minimalista. I capelli erano spesso lisci e semplici, e il trucco tendeva a essere discreto.
Gli accessori rivestivano un ruolo fondamentale nel look femminile degli anni '50: guanti lunghi, cappellini, scarpe col tacco alto, borse eleganti e occhiali da sole oversize erano tutti elementi che definivano un'immagine di lusso e raffinatezza. Le acconciature erano altrettanto importanti, con capelli spesso ondulati o raccolti in sofisticati chignon. Il trucco era intenso ma curato, con l'accento sugli occhi e le labbra rosse.
Il corpo ideale delle donne era quello di una figura con vita stretta, fianchi ampi e seno abbondante, come quelle delle delle dive di Hollywood. Questo tipo di bellezza era celebrato da icone come Marilyn Monroe e Sophia Loren, che incarnavano perfettamente l'ideale della bellezza curvilinea e sofisticata....
ANNI 50
Negli anni '50 l'immagine della donna si trasformò a causa dei mutamenti sociali ed economici che seguivano la fine della guerra, con una crescente prosperità e un ritorno a una vita più stabile.
Il fenomeno delle flapper girls si diffuse durante gli anni "ruggenti", caratterizzati da turbolenze politico-sociali e da un grande scambio culturale fra l'Europa uscita e gli Stati Uniti. Le donne del tempo si distinguevano per l'intenso trucco, i capelli scuri e corti e il corpo molto magro. Violavano le norme sociali e la morale sessuale del tempo, mettendo in atto comportamenti considerati mascolini: bevevano alcolici, vivevano la sessualità in maniera disinvolta, fumavano in pubblico e guidavano automobili.
ANNI 20: FLAPPER GIRLS
Negli anni 30, il canone di bellezza femminile esaltava una figura elegante e slanciata con curve morbide, una vita sottile e un seno poco prosperoso. Il trucco era sobrio, le sopracciglia ben definite, la pelle chiara e le labbra scure. I capelli erano spesso acconciati in stili ondulati o a caschetto.
ANNI 30
La moda femminile si distingueva per abiti lunghi e sofisticati e scarpe con un tacco medio-alto. Le gonne erano lunghe e a campana e i vestiti presentavano linee eleganti con dettagli come drappeggi e scollature. L'uso di accessori come cappelli, guanti e gioielli donava un tocco di raffinatezza.
La moda femminile degli anni '80 si distingue per l'uso di colori sgargianti e tessuti lucidi. Le spalle imbottite, le giacche oversize, i jeans a vita alta e le minigonne erano molto popolari. La cultura pop e le icone come Madonna e Cindy Lauper influenzarono fortemente le tendenze.
ANNI 80
Negli anni '80 il canone di bellezza femminile era basato su corpo tonico e muscoloso, in linea con l'emergere della cultura del fitness. La pelle abbronzata, i capelli voluminosi e le spalle larghe erano simboli di bellezza. Il trucco era marcato, con toni vivaci e un focus sugli occhi e sulle labbra.
Con il suo stile elegante e sofisticato, Audrey Hepburn divenne un'icona internazionale, grazie al suo ruolo in Colazione da Tiffany. Il suo look semplice ma raffinato, fatto di tubini neri, cappellini e occhiali da sole, è diventato un simbolo di classe.
Negli anni 60 ritorna il canone di bellezza basato su un modello androgino, un fisico minuto senza forme sporgenti. La moda si contraddistinse per l'uso di colori brillanti, motivi geometrici e abiti con tagli squadrati. Le acconciature diventano una parte fondamentale del look, con tendenze come il "bouffant" (un'acconciatura voluminosissima) e il "beehive" (a forma di alveare). Il trucco si fece più marcato, con eyeliner accentuato e ciglia finte.
La moda degli anni '60 rifletteva le trasformazioni sociali e culturali in corso, tra cui la crescente emancipazione femminile e l'inizio dei movimenti di liberazione, che sfidavano i tradizionali ruoli di genere e le norme estetiche.
ANNI 60
La moda femminile era caratterizzata da jeans a vita bassa, t-shirt aderenti, top in cotone e pantaloni cargo. Le minigonne e gli abiti sotto il ginocchio erano molto popolari, insieme ai look sportivi o street style.
ANNI 2000
Nei primi anni 2000, il canone di bellezza femminile enfatizza una figura molto snella e tonica con gambe lunghe. Le supermodelle come Gisele Bündchen e Adriana Lima e le pop star come Britney Spears e Christina Aguilera incarnano l’ideale di bellezza del periodo.