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KOUROS DI KROISOIS

La scultura è probabilmente la manifestazione più conosciuta dell'arte greca. Ciò dipende dal maggior numero di reperti archeologici pervenutici rispetto a quelli pittorici grazie alla maggiore resistenza dei materiali impiegati. Tuttavia, solo una piccola parte della produzione scultorea greca è giunta fino a noi poichè molti dei capolavori descritti dalla letteratura antica sono ormai perduti, gravemente mutilati, o ci sono noti solo tramite copie di epoca romana. A partire dal Rinascimento, poi, molte sculture sono state restaurate da artisti moderni, a volte alterando l'aspetto e il significato dell'opera originale.

La scultura greca in generale

Info

Convenzionalmente l’arte greca viene divisa in quattro fasi: periodo geometrico, età arcaica, età classica ed età ellenistica.

LE VARIE FASI DELLA SCULTURA

LA SCULTURA DELL'ETA' ARCAICA

La scultura appare in età arcaica (VIII – VI sec. a.C.) con figure umane statiche e frontali rappresentate con pochi dettagli anatomici. Le statue maschili sono dette “kouroi”, quelle femminili “korai”. Le forme e le movenze del corpo sono semplificate e ridotte, le statue sono stanti, cioè in piedi, spesso a grandezza naturale o quasi naturale, con una gamba avanzata ad indicare il movimento, ma ancora irrigidite in posa ieratica. La nudità deriva probabilmente dalla consuetudine degli atleti di gareggiare nudi. Venivano utilizzati il marmo o la pietra locale o, ancora, la terracotta. Della scultura arcaica si è soliti distinguere alcune correnti: la dorica, l'attica e la ionica. La prima scolpisce corpi dall’anatomia possente e dai volumi squadrati, capaci di comunicare una sensazione di forza e di potenza; la seconda è più slanciata ed elegante e l’oggetto scultoreo presenta accenni di delicato movimento, la terza, infine, sintetizza le due precedenti. In questo periodo, contestualmente allo sviluppo dell’architettura greca in ambito religioso, la scultura arcaica si esprime anche nella decorazione architettonica dei frontoni, metope e fregi.

Anche i volti delle statue presentano differenze legate al periodo artistico. I volti arcaici sono semplificati, simmetrici, poco espressivi e spesso mostrano un leggero sorriso, chiamato, appunto, arcaico. I volti classici sono più proporzionati e presentano un’espressione indifferente o severa. I volti ellenistici sono molto più espressivi: possono essere addolorati, spaventati o anche addormentati.

TECNICHE E MATERIALI Nei periodi più antichi le sculture in pietra erano eseguite con la diretta scalpellatura, utilizzando la subbia, il trapano e i vari scalpelli, tutti azionati con la mazzuola. Il trasporto dei blocchi di pietra era problematico e dispendioso, quindi le statue monumentali erano tagliate nella loro forma approssimativa nelle cave dove venivano, però, abbandonate se mostravano rischi di frattura e dove sono rimaste fino ai nostri giorni. Teste e braccia, se non aderivano al corpo, erano scolpite separatamente e unite in seguito con cavicchi di metallo e cunei di pietra, mentre i pezzi più piccoli potevano essere attaccati con cemento. Le statue erano dipinte e impreziosite da accessori di diverso materiale: si inserivano occhi di pietra colorata, pasta vitrea o avorio, riccioli di metallo, diademi, orecchini e collane, lance, spade, redini e briglie, materiale per lo più perduto e di cui resta traccia nei fori di sostegno. Con l'aumento delle dimensioni delle opere, durante il VII secolo a.C., le statue bronzee cominciarono ad essere prodotte con la tecnica della fusione cava che fin da tempi antichissimi era stata praticata in Egitto. Contrariamente a quanto avveniva per la statuaria in pietra, ai bronzi veniva lasciato il colore naturale, con l’aggiunta di inserti colorati in altro materiale.

CHE FUNZIONE AVEVANO I KOUROI ?

l Kouros di Kroisos o Kouros di Anavyssos, dal luogo del ritrovamento, è una scultura in marmo alta 194 centimetri, databile intorno al 530-520 a.C. circa e conservata nel Museo archeologico nazionale di Atene. Si tratta di un segnacolo funerario che rappresenta e commemora un giovane soldato. L’opera ci è giunta quasi completa: gli unici pezzi mancanti sono parti di entrambi i piedi ed una porzione della parte inferiore della gamba sinistra. Il kouros si trova in posizione stante e frontale, con il piede sinistro di poco avanzato, secondo la tradizione arcaica, ma con entrambe le piante dei piedi completamente appoggiate al suolo in quella posizione che nella scultura egizia è indicata come “finto passo”.

Il particolare modellato delle labbra è appena increspato, in una sorta di misterioso sorriso chiamato convenzionalmente sorriso arcaico. Si tratta, cioè, del tentativo di riportare sul piano del volto la naturale curvatura della bocca.

I capelli acconciati in riccioli ricadono dietro le spalle ed il volto è caratterizzato da un leggero sorriso arcaico.

Sulla base è incisa un’epigrafe che fornisce informazioni sul giovane defunto. Essa recita: ΣΤΕΘΙ ΚΑΙ ΟΙΚΤΙΡΟΝ ΚΡΟΙΣΟ ΠΑΡΑ ΣΕΜΑ ΘΑΝΟΝΤΟΣ ΗΟΝ ΠΟΤ' ΕΝΙ ΠΡΟΜΑΧΟΙΣ ΟΛΕΣΕ ΘΟΡΟΣ ΑΡΕΣ "Fermati e abbi pietà davanti alla tomba di Kroisos morto, che il violento Ares ha ucciso mentre era in prima fila in battaglia". Il monumento, che mostra l’uomo nudo, nel pieno delle forze, ha lo scopo di celebrare la morte eroica in guerra.

La muscolatura è accentuata, ma la morbidezza delle linee denuncia un’influenza di origine ionica ed una concezione più organica del corpo in rapporto ai kouroi di epoche precedenti. All’inizio del VI secolo a.C. manca agli scultori greci l’abilità tecnica, quindi l’influenza della statuaria egizia è ancora molto forte e spinge a rappresentare l’apparato muscolare per mezzo di semplici moduli decorativi. Anche le proporzioni e la posa dei koùroi sono tipiche delle sculture egizie. Nonostante le evidenti analogie stilistiche, però, la grande statuaria greca si distanzia profondamente da quella egizia. Gli Egizi non si facevano mai rappresentare completamente nudi: il corpo privo di vestiti era legato all’idea di povertà e solo gli schiavi e i servi più umili venivano ritratti così. Il faraone era, in effetti, mostrato seminudo ma quanto bastava a mettere in evidenza l’armonia del suo corpo considerato divino. I koùroi greci ostentano, invece, una nudità integrale che in tutto il mondo antico è sempre stata l’eccezione, non la regola.

Non sappiamo esattamente quali soggetti corrispondessero ai koùroi. Alcuni erano certamente raffigurazioni di Apollo, ma non si può pensare che tutti i koùroi fossero immagini apollinee, poiché nel solo Santuario di Apollo dello Ptoion, in Beozia, ne sono stati ritrovati circa 120. Molti erano, dunque, statue votive, offerte alla divinità come ringraziamento per un favore ricevuto, e rappresentavano gli offerenti, ossia uomini mortali. Altri potrebbero essere immagini idealizzate di defunti oppure di guerrieri o atleti come nel caso del Kouros di Kroisos. Le immagini dei koùroi, inoltre, venivano spesso destinate ai santuari, dove si tenevano le grandi competizioni sportive e, pertanto, tali statue rappresentano un ideale insieme agonistico ed estetico.

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