La cultura del corpo
LEONE GIULIA
Created on November 20, 2024
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Transcript
NDO
SUE
E LE
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L'IDENTITA' CORPOREA
In questo lavoro multimediale affronteremo diverse tematiche, unite tra loro da un filo conduttore: la visione dell'identità corporea come figlia della cultura
il compito di un antropologo è saperle analizzare senza esprimere giudizi, basandosi soltanto sulla pura ricerca
Nel mondo esistono numerosissime culture, alcune più lontane tra loro e altre più vicine
Antropologia
L'antropologia, la scienza che si occupa di studiare gli esseri umani e la loro cultura
Le sue caratteristiche
Il bello sociale
L'origine del velo
Identità corporea
INDICE
Vi sono diversi modi per modificare il proprio corpo e renderlo una componente culturale, tra cui: il taglio dei capelli, la scarificazione e il tatuaggio...
ANTROPOPOIESI
Marcel Mauss studiò questo processo di interazione tra il corpo e la cultura, definendo il concetto di "tecniche del corpo"
ciò che rappresenta poi l'identità corporea è il rapporto che vi è tra il soggetto, il suo corpo e il contesto socio-culturale
Identità corporea
Le caratteristiche corporee che si presentano alla nascita sono ereditarie, simbolo delle nostre origini
Può essere simbolo di uniformità o di individualismo, rappresenta un metodo di espressione personale
VESTIARIO
Il vestiario rappresenta uno strumento per conformarsi o ribellarsi a determinati canoni estetici
Con "bello sociale" si indicano le caratteristiche che vengono considerate gli ideali di bellezza in una cultura
Il bello sociale
La modificazione del proprio corpo nasce anche dalla necessità di sentirsi parte di un gruppo sociale
venne utilizzato per indicare il proprio status economico
quando il suo ruolo protettivo passò in secondo piano, iniziò ad essere un segno di ricchezza
la sua funzione con il tempo cambiò e il velo iniziò ad assumere il compito di "distanziatore sociale"
in realtà le sue origini sono precedenti e indipendenti rispetto ad essa
L'origine del velo
L'origine del cosidetto "velo islamico" viene attribuita comunemente alla nascita della religione islamica
solo in un passo del Corano si dà un senso specifico di capo di abbigliamento al termine hijab, il quale viene inteso come velo
ma vi sono, invece, donne che hanno perso la vita pur di lottare contro di esso, o donne che per una svista sono state uccise, nonostante la fede
dalle donne che lo portano per volontà propria il velo non viene inteso come imposizione
a rappresentare movimenti femministi volti a favore della libera scelta delle donne
passa dall'essere considerato uno strumento utilizzato esclusivamente per mostrare la propria prostrazione ed obbidienza
Volontà o imposizione?
Vi sono diverse interpretazioni relative all'utilizzo del velo da parte delle donne
SVIZZERA
DANIMARCA
PAESI BASSI
AUSTRIA
GERMANIA
BELGIO
FRANCIA
Leggi contro il velo
Wordart
A cura di Giulia Leone
John Hume
La differenza è l'essenza dell'umanità.
KIPPAH EBRAICA
La kippah, o yarmulke, è un piccolo copricapo rotondo indossato dagli uomini ebrei come segno di rispetto verso Dio. La sua origine risale all'antichità, quando era comune coprirsi il capo come atto di modestia durante la preghiera. Nacque come simbolo di prostrazione nei confronti di Dio, ma successivamente divenne una tradizione. Oggi viene indossata durante i momenti religiosi e da alcuni nella vita quotidiana.
Cambiamento del vestiario
Prima della colonizzazione britannica, la visione del corpo in India era influenzata da una lunga tradizione culturale e religiosa. Il corpo era spesso celebrato come un mezzo per la spiritualità, riflettevano un’aperta rappresentazione della sensualità e della sessualità. Il nudismo rituale e l’abbigliamento minimalista erano considerati normali. Con l’arrivo dei colonizzatori si impose una visione più restrittiva del corpo e del pudore. Alcune pratiche indiane vennero indicate come "primitive" o "immorali" e cercarono di imporre standard di abbigliamento e comportamento considerati più "civilizzati".
Il sombrero messicano
Il sombrero è un ampio cappello tradizionale del Messico, caratterizzato da un'ampia circonferenza e una cupola alta. Era originariamente usato dai contadini per proteggersi dal sole durante il lavoro nei campi. Nel tempo è diventato un simbolo iconico della cultura messicana, infatti spesso ornato con ricami e decorazioni nelle versioni cerimoniali.
Il Niquab
Tra lo Yemen e l'Arabia Saudita viene utilizzato il Niquab. Il quale consiste in un velo, presente nella tradizione araba, che copre l'intero corpo della donna, compreso il volto e presenta solo una piccola fessura per lasciare scoperti gli occhi.
La cultura viene trasmessa ed espressa attraverso diverse modalità, una delle quali è relativa al corpo e al modo in cui viene decorato. Questi simboli, talvolta incisi, tatuati o mostrati attraverso il vestiario, sono ciò che si può definire il connubio tra l'ambiente e l'individuo.Gesti, movimenti e comportamenti sono relativi ad un preciso contesto culturale, che al soggetto si presenta come "naturale".
Il corpo:uno specchio culturale
Velo e Jilbab in Arabia Saudita
In Arabia Saudita le donne sono obbligate a indossare il velo e una tunica, chiamata Jilbab. Questa tunica parte dal collo e arriva alla caviglia, non lasciando intravedere il corpo della donna, la quale deve anche coprirsi il volto con il velo.
IL COLBACCO RUSSO
Il colbacco, o in russo Usanka, è un tipico cappello militare, utilizzato in Russia. Il suo scopo era proteggere dalle rigide temperature, i colori che poteva avere erano principalmente tre: nero, grigio e bianco. Il colbacco così come è adesso, nacque solo nel 1900, ma il suo antenato, il treukh, lo precedette di diversi secoli.
La bellezza in Brasile
Il "bello sociale" in Brasile coinvolge estetica, status sociale e cultura, infatti l'apparenza fisica influisce sul successo sociale. Il paese celebra corpi scolpiti, sensualità e un’immagine curata, sostenendo la chirurgia estetica e i trattamenti cosmetici. Gli standard di bellezza sono stati influenzati dall’eurocentrismo, si preferisce infatti: pelle chiara, capelli lisci e tratti europei. La pressione sociale verso un corpo ideale ha reso popolare il Brasile anche per interventi estetici di grande portata.
Chador/Chadar iraniano
Lo chador ha origine iraniana, la sua traduzione è "velo/mantello" ed è un indumento tradizionale, che viene utilizzato dalle donne per comparire in pubblico. Generalmente consiste in un mantello, che copre la donna dal capo ai piedi, spesso di colore nero, ma le donne giovani preferiscono utilizzare anche altri colori. Viene tenuto sotto il mento, lasciando il volto scoperto, tenendolo con la mano o inserendo delle spille.
Inizialmente veniva utilizzato anche un velo bianco rettangolare per coprire il volto, ma lo chador moderno non lo richiede.
La nascita del velo
Il velo in origine era legato a motivi pratici, a delle esigenze naturali, come la necessità di proteggersi dagli eventi atmosferici tipici delle zone desertiche. Le molteplici tipologie di velo, appartenenti a diverse tradizioni, hanno origini differenti tra loro. Segnate dal luogo e dal contesto nel quale nacquero.
In alcune parti della Turchia, il velo è costituito da un panno, principalmente di colore nero, volto a coprire la testa e il petto. Spesso una parte del panno viene tirata su per coprire naso e bocca.
I tatuaggi Maori
Il tatuaggio della popolazione Maori è il più conosciuto e risulta una tecnica antichissima. Il suo scopo era principalmente comunicativo, infatti aveva un ruolo pratico: fornire delle informazioni utili, come le origini e il mestiere. Spesso, però, si incideva sulla pelle anche un ricordo delle proprie vittime o delle gesta eroiche compiute.Le donne partecipavano alla tradizione del tatuaggio, tra di loro il tatuaggio più diffuso era quello che segnava il passaggio dall'infanzia all'età adulta.
Vi erano due tecniche principali per realizzare questi tatuaggi:- il puhoro - il moko whakairo
Algeria e Marocco: Haik
Lo Haik, una tunica che copre l'intera figura della donna ad eccezione del volto, spesso di colore bianco. Essa viene utilizzata soprattutto in Algeria e Marocco dalle donne berbere, ovvero che fanno parte delle popolazioni autoctone dell'Africa.
KEFIAH ARABO
Il kefiah, o keffiyeh, è un copricapo tradizionale arabo composto da un quadrato di stoffa piegato e fissato con un cordone chiamato agal. È usato principalmente per proteggersi dal sole e dalla sabbia nel deserto. In tempi più recenti, è diventato un simbolo culturale e politico in alcune aree del mondo arabo.
Burqua in Afghanistan
Il burqua viene utilizzato dalle donne principalmente in Afghanistan e Pakistan, si tratta di una tunica volta a coprire l'intera figura, compreso il volto. Non è presente neanche una fessura per gli occhi, vi è soltanto una sorta di griglia all'altezza del viso, per permettere alle donne di vedere.
LA SCARIFICAZIONE
Alcuni antropologi impegnati in delle ricerche vicino al fiume Sepik, in Papua Nuova Guinea, scoprirono dei villaggi e ne studiarono le tradizioni. Una di esse era la scarificazione, un rituale che veniva svolto sui giovani, al passaggio dall'infanzia alla pubertà. Consisteva nell'incidere la pelle del ragazzo con delle conchiglie affilate, per poi coprire la ferita con cenere e olio, per garantirne un rigonfiamento.
I Dani della Papua
Una tribù della Papua Nuova Guinea, i Dani, possiede delle particolari tradizioni che portano a delle modificazioni permanenti del corpo. Una delle quali è la Ikipalin, ovvero l'asportazione delle falangi nelle donne, dovuta a un lutto. Il suo scopo era la dimostrazione di dolore nei confronti della perdita, ma anche offrire quella parte del corpo in dono, così da evitare che vi fossero altre morti. Ciò era probabilmente dovuto all'alto tasso di mortalità infantile nella tribù.
I Dani, in questo modo, attribuivano alle dita un significato particolare, segnavano una connessione con la vita e con l'universo.
ARMITA GERAVAND
Di recente un caso, relativo all'imposizione del velo in alcuni paesi, ha attirato l'attenzione: quello di Armita Geravand. Una ragazza iraniana di 16 anni che è stata aggredita a ottobre 2024 dalla polizia a Teheran, all'interno della metropolitana. Il motivo era l'indossare non correttamente il velo. Dopo il pestaggio, è caduta in coma e dopo settimane di ricovero è morta.
Il bello sociale
Le diverse società nel mondo hanno differenti norme che indicano ciò che viene considerato più apprezzabile o desiderabile.Queste norme nel mondo sono varie e talvolta opposte, ma vi è un fenomeno che risulta invece universale: la necessità di conformazione a tali norme.
Lo Yashmak in Egitto
In Egitto, Giordania e Sinai si porta lo Yashmak, un velo fermato da una fascia decorata e impreziosita, che scende dalla fronte sin sotto il naso, essa viene utilizzata come indice di ricchezza.
ANTROPOPOIESI
Il termine si deve allo studioso "Francesco Remotti", che lo utilizzò per indicare l'attività attraverso la quale gli uomini modificano alcuni tratti del loro corpo.Si tratta di un fenomeno presente in tutte le culture, vi sono diverse tecniche di manipolazione corporea, più o meno invasive, che sono utilizzate per esprimere sè stessi e la propria appartenenza ad una comunità.
In questa foto vi è un esempio di tecnica di antropopoiesi, ovvero la scarificazione, che poi approfondiremo nel dettaglio.
MISSIONARI IN AFRICA
L’abbigliamento in Africa variava enormemente tra le diverse comunità, ma in molte società il corpo non era considerato vergognoso e la nudità parziale era spesso accettata come normale.L’arrivo dei missionari cristiani portò una visione del corpo molto più conservatrice, derivata dalla morale cristiana. La nudità e le pratiche tradizionali vennero interpretate come segni di "arretratezza" o "immoralità". I missionari incoraggiarono l’adozione di abiti europei come simbolo di civilizzazione e conversione religiosa.