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Il lavoro intende offrire un percorso nella letteratura italiana durante il Seicento

Transcript

L'ETà DELLA CONTRORIFORMA

IL BAROCCO

1599-1699

LA LIRICA BAROCCA

LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

LE PAROLE CHIAVE: BAROCCO E MANIERISMO

IL TRASFORMISMO DEGLI INTELLETTUALI

"Barocco": una parola, tante etimologie

Con il termine "barocco" si designa il movimento letterario, artistico e musicale sviluppatosi dalla fine del Cinquecento alla fine del Seicento. Ancora oggi tale vocabolo è spesso adoperato come sinonimo di eccessivo, stravagante, pomposamente addobato. Ad una sfera semantica negativa, del resto, rimandano le tre etimologie possibili del termine.

DAL FRANCESE "BAROQUE"

DAL LATINO DELLA FILOSOFIA SCOLASTICA "BAROCO"

DAL PORTOGHESE "bARROCO"

'Non solamente il Manierismo anche il Barocco nasce dalla crisi del Rinascimento e quasi simultaneamente ad essa. Ma mentre quello [il Manierismo] rispecchia la crisi stessa, questo [il Barocco] è l'espressione dello scioglimento, della crisi superata'.

Tibor Klaznicay
  • Crea una letteratura fatta di scontri tra forze centrifughe e centripete
  • Rovescia i modelli classici e li rifiuta in blocco
  • Scomposizione del mondo in più angolazioni, gusto per l'orrido, il mostruoso, il deforme, il bizzarro.
  • Utilizzo delle figure retoriche della metafora, dell'analogia, dell'ossimoro
  • Discorso basato sull'ornatus in verbis singulis
  • Il fine del poeta è quello di meravigliare, divertire, stupire (e perché no) sconvolgere il pubblico
  • Compressione delle tensioni e sublimazione delle pulsioni primordiali
  • Si tratta di una letteratura della letteratura, che desemantizza i testi
  • Segue i modelli classici, ma li esaspera e ha come obiettivo la deformazione degli elementi del discorso
  • Gusto per la frammentizzazione, per il particolare, per l'insolito
  • Utilizzo delle figure retoriche dell'elenco e dell'enumerazione
  • Discorso basato sull'ornatus in verbis conjunctis
  • Circolazione in ambienti ristretti del testo letterario
  • Tensione all'eroico

MANIERISMO

BAROCCO

la cultura come strumento di potere

Il Seicento vede per la prima volta l'uso consapevole e sistematico della cultura come strumento di persuasione, che mira a piegare la volontà del singolo da una parte per reprimere e tenere a bada le tensioni sociali, dall'altra è adoperata per affascinare e sedurre. La situazione dei letterati è drammatica: esauritasi la grande tradizione di orgoglio intellettuale e rivendicazione di autonomia, comincia a svilupparsi il trasformismo intellettuale, che in Italia assume quella che Benzoni definisce una vera e propria "libidine di servire".Solo gli architetti, i musicisti, gli sculturi e i pittori possono evitare la scissione tra "privato" e "pubblico": essi vivono a corte e collaborano con le loro opere alle iniziative culturali e politiche del potere politico.

G. GALILEI, ABIURA

g. Marino, Lettere

La condizione del poeta cortigiano...

'Io servo (non c'è dubbio), ma non mi posso vergognare della mia servitù , poiché servo uno dei primi re del mondo [...]Duemila scudi d'oro di pensione, oltre ai donativi, ed esser libero da qualsivoglia compito cortigiano son condizioni molto onorevoli'.

G. Marino, Lettera a Fortuniano Sanvitale, Parigi, 1620

... e quella dell'uomo di scienza

'[...] Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obbligato come sopra; e in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritto la presente cedola di mia abiurazione e recitata di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì di 22 giugno 1633. Io, Galileo Galilei ho abiurato come di sopra, mano propria.'

G. Galilei, Opere, 19, 406-407 (a cura di Barbera, Firenze 1968)

La rivoluzione scientifica influenza profondamente l'immaginario europeo del Seicento, stravolgendo le tradizionali dimensioni dello spazio e del tempo e l'intero rapporto dell'uomo con il mondo. L'io non è più al centro di un universo, che si apre all'infinito , mentre sulla terra imperversano la peste, le guerre e le carestie. Di qui il profondo senso di instabilità e di incertezza, che pervade la cultura del secolo e approda a due conclusioni differenti. Da una parte la fiducia nella razionalità umana apre alla scienza e alla filosofia nuove prospettive di conoscenza, dall'altra il senso di smarrimento conduce al pessimismo e a una visione della vita dominata dall'ossessione per la morte.

dall'esplorazione del cosmo all'esplorazione dell'uomo

LA PAROLA AI PROTAGONISTI

LA VISIONE (INFINITA) DEL COSMO...

'l mio scopo è dichiarare che la macchina dell'universo non è costituita sul modello di un divino animale, ma sul modello di un orologio [...] e in essa tutti i diversi movimenti si debbono a una semplice forza attrattiva materiale, allo stesso modo che tutti i movimenti dell'orologio sono dovuti a un semplice pendolo'.
'[...] Perché, insomma, che cos'è l'uomo nella natura? Un nulla rispetto all'infinito, un tutto rispetto al nulla, qualcosa di mezzo tra il tutto e il nulla. Infinitamente lontano dalla comprensione di questi estremi, il termine delle cose e il loro principio restano per lui invincibilmente celati in un segreto imperscrutabile'.

KEPLERO

PASCAL

PASCAL

' Io non vedo che infiniti da tutte le parti, i quali mi rinchiudono come un atomo e come un'ombra che non dura se non in un istante senza ritorno. Tutto quello che conosco è che debbo morire'.

la poetica barocca

I primi decenni del Seicento segnano una profonda rottura rispetto al classicismo cinquecentesco e al petrarchismo allora dominanti. In particolare, si rifiuta, del modello petrarchesco nel suo aspetto fondamentale: quello di rappresentare nella storia d'amore una vicenda esemplare. Stupire i lettori in modo sempre nuovo diventa l'imperativo categorico: graficamente si sviluppano la poesia figurata e gli acrostici, tematicamente abbiamo la frammentazione della figura femminile e la comparsa del brutto, dell'osceno, del mostruoso. La nuova poesia si fa gioco di società dove dominano "acutezza", "ingegno", anche se, al di sotto della perfezione formale, sono percepibili tensioni, terrore per la morte o la caducità della vita.

BAROQUE

O che dolce sentier tra mamma e mamma scende in quel bianco sen, ch'Amor allatta! Vago mio cor, qual timidetta damna, da' begli occhi cacciato, ivi t'appiatta; dal'ardor, che ti strugge a dramma a dramma, schermo ti fia la bella neve intatta: neve ch'ognor dalla vivace fiamma di duo soli è percossa e non disfatta. Vattene pur, ma per la via secreta non distender tant'oltre i passi audaci he t'arrischi a toccar l'ultima meta; raccogli sol, cultor felice, e taci, in quel solco divin (se 'l vel non vieta) da seme di sospir messe di baci.

G. MArino, I sonetti amorosi, 2

BAROQUE

g. Marino, La lira, 3, 10

Nera sì, ma se' bella, o di Natura fra le belle d'Amor leggiadro mostro. Fosca è l'alba appo te, perde e s'oscura presso l'ebeno tuo l'avorio e l'ostro. Or quando, or il mondo antico o il nostro vide sì viva mai, sentì sì pura, o luce uscir di tenebroso inchiostro, o di spento carbon nascer arsura? Servo di chi m'è serva, ecco ch'avvolto porto di bruno laccio il core intorno, che per candida man non fia mai sciolto. Là ve' più ardi, o sol, sol per tuo scorno un sole è nato, un sol che nel bel volto porta la notte, ed ha negli occhi il giorno.

CIRO DI PERS, LIRICHE, 11

Mobile ordigno di dentate rote lacera il giorno e lo divide in ore ed ha scritto di fuor con fosche note a chi legger le sa: Sempre si more. Mentre il metallo concavo percuote voce funesta mi risuona al core né del fato spiegar meglio si puote che con voce di bronzo il rio tenore. Perch'io non speri mai riposo o pace questo che sembra in un timpano e tromba mi sfida ong'or contro a l'età vorace e con que' colpi onde 'l metal rimbomba affetta il corso al secolo fugace e, perché s'apra, ogn'or picchia a la tomba.

G. MARINO, I SONETTI AMOROSI, 6.

Onde dorate, e l'onde eran capelli, navicella d'avorio un dì fendea; una mano pur d'avorio la reggea per questi errori preziosi e quelli; e, mentre i flutti tremolanti e belli con drittissimo solco dividea, l'òr delle rotte Amor cogliea per formarne catene a' suoi rubelli. Per l'aureo mar, che rincrespando apria il procelloso suo biondo tesoro, agitato a morte il mio core gìa. Ricco naufragio, in cui sommerso io moro, poiché almen fur, ne la tempesta mia, di diamante lo scoglio e 'l golfo d'oro.

Sembran fere d'avorio in un bosco d'oro, le fere erranti onde sì ricca siete; anzi, gemme son pure voi che scotete da l'aureo del bel crin natio tesoro; or pure, intenti a nobile lavoro, così cangiati gli Amoretti avete, perché tessano al cor bella rete con l'auree fila ond'io beato moro. O fra bei rami volanti Amori , gemme nate d'un crin fra l'onde aurate, fere pasciute di nettarei umori; deh, s'avete desio d'eterni onori, esser preda talor non isdegnate di quella preda onde son preda i cori!

ANTON MARIA NARDUCCI, LIRICHE, 3

grazie per l'attenzione