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VIOLENZA DI GENERE
Fabrizio Ingrassia
Created on November 16, 2024
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Transcript
Paolo e Francesca: femminicidio
Artemisia Gentileschi: stupro
VIOLENZA DI GENERE
Gianlorenzo Bernini: violenza sessuale
Dante Alighieri: amore
Paolo e Francesca: femminicidio
Paolo Malatesta di Rimini e Francesca Da Polenta sono due amanti uccisi dal fratello di Paolo, Gianciotto Malatesta, marito di Francesca
Divina Commadia, Inferno, canto V
Paolo e Francesca: femminicidio
Paolo e Francesca: femminicidio
Canto V, Inferno
Poscia ch’io ebbi ’l mio dottore udito nomar le donne antiche e ’ cavalieri, pietà mi giunse, e fui quasi smarrito. I’ cominciai: "Poeta, volontieri parlerei a quei due che ’nsieme vanno, e paion sì al vento esser leggeri". Ed elli a me: "Vedrai quando saranno più presso a noi; e tu allor li priega per quello amor che i mena, ed ei verranno".
Sì tosto come il vento a noi li piega, mossi la voce: "O anime affannate, venite a noi parlar, s’altri nol niega!".
Quali colombe dal disio chiamate con l’ali alzate e ferme al dolce nido vegnon per l’aere, dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido, a noi venendo per l’aere maligno, sì forte fu l’affettüoso grido.
Paolo e Francesca: femminicidio
Paolo e Francesca: femminicidio
Canto V, Inferno
Così discesi del cerchio primaio giù nel secondo, che men loco cinghia e tanto più dolor, che punge a guaio. Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia: essamina le colpe ne l’intrata; giudica e manda secondo ch’avvinghia. Dico che quando l’anima mal nata li vien dinanzi, tutta si confessa; e quel conoscitor de le peccata
vede qual loco d’inferno è da essa; cignesi con la coda tante volte quantunque gradi vuol che giù sia messa.
Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: vanno a vicenda ciascuna al giudizio, dicono e odono e poi son giù volte.
"O tu che vieni al doloroso ospizio", disse Minòs a me quando mi vide, lasciando l’atto di cotanto offizio,
Paolo e Francesca: femminicidio
Io venni in loco d’ogne luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto. .
"guarda com’entri e di cui tu ti fide; non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!". E ’l duca mio a lui: "Perché pur gride?,
Intesi ch’a così fatto tormento enno dannati i peccator carnali, che la ragion sommettono al talento.
"guarda com’entri e di cui tu ti fide; non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!". E ’l duca mio a lui: "Perché pur gride?
E come li stornei ne portan l’ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali
Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare"..
di qua, di là, di giù, di sù li mena; nulla speranza li conforta mai, non che di posa, ma di minor pena.
Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percuote..
Paolo e Francesca: femminicidio
Io venni in loco d’ogne luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto. .
E come i gru van cantando lor lai, faccendo in aere di sé lunga riga, così vid’io venir, traendo guai,
Intesi ch’a così fatto tormento enno dannati i peccator carnali, che la ragion sommettono al talento.
"guarda com’entri e di cui tu ti fide; non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!". E ’l duca mio a lui: "Perché pur gride?
E come li stornei ne portan l’ali nel freddo tempo, a schiera larga e piena, così quel fiato li spiriti mali
Non impedir lo suo fatale andare: vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare"..
di qua, di là, di giù, di sù li mena; nulla speranza li conforta mai, non che di posa, ma di minor pena.
Or incomincian le dolenti note a farmisi sentire; or son venuto là dove molto pianto mi percuote..
Paolo e Francesca: femminicidio
Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
"O animal grazïoso e benigno che visitando vai per l’aere perso noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona.
se fosse amico il re de l’universo, noi pregheremmo lui de la tua pace, poi c’ hai pietà del nostro mal perverso.
Amor condusse noi ad una morte. Caina attende chi a vita ci spense". Queste parole da lor ci fuor porte.
Di quel che udire e che parlar vi piace, noi udiremo e parleremo a voi, mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Quand’io intesi quell’anime offense, china’ il viso, e tanto il tenni basso, fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?".
Siede la terra dove nata fui su la marina dove ’l Po discende per aver pace co’ seguaci sui.
Paolo e Francesca: femminicidio
Paolo e Francesca: femminicidio
Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso, quanti dolci pensier, quanto disio menò costoro al doloroso passo!".
Ma s’a conoscer la prima radice del nostro amor tu hai cotanto affetto, dirò come colui che piange e dice.
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io, e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Noi leggiavamo un giorno per diletto di Lancialotto come amor lo strinse; soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri, a che e come concedette amore che conosceste i dubbiosi disiri?".
Per più fïate li occhi ci sospinse quella lettura, e scolorocci il viso; ma solo un punto fu quel che ci vinse.
E quella a me: "Nessun maggior doloreche ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso,
Paolo e Francesca: femminicidio
la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante".
Mentre che l'uno spirto questo disse,l'altro piangëa; sì che di pietade io venni men così com'io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
Paolo e Francesca: femminicidio
Il bacio
Lancillotto ora ha ciò che brama: la regina lo accoglie, ed ama che stia con lei e che le faccia piacere: tiene fra le braccia lui lei, e lei lui tra le sue. È così dolce il gioco ai due e del baciare e del sentire, che n’ebbero, senza mentire, una gioia meravigliosa tanto che mai una tale cosa non fu udita né conosciuta; ma da me resterà taciuta: nel racconto non può esser detta. Delle gioie fu la più eletta quella, la gioia che più piace, che il racconto ci cela e tace. Gran piacere ebbe, e gioia vera Lancillotto la notte intera. Ma viene il giorno, e gran dolore ha, perché s’alza dal suo amore. Vero martire fu ad alzarsene, tanto penoso fu di andarsene; martirio è il dolore che ha. Il cuore tira sempre là dove la regina si trova. A richiamarlo invano prova , tanto la regina gli piace, che di lasciarla non ha pace: va il corpo, il cuore lì soggiorna. Dritto alla finestra ritorna; ma tanto sangue resta lì, che dai tagli alle dita uscì, che il lenzuolo è tinto e macchiato.
Gianlorenzo Bernini: violenza sessuale
Apollo e Dafne
É un'opera di Gianlorenzo Bernini ispirata all'omonimo racconto delle Metamorfosi di Ovidio
Gianlorenzo Bernini: violenza sessuale
Apollo e Dafne:il mito
Apollo prende in giro Cupido, dio dell’Amore, affermando che arco e frecce non sono armi adatte a lui. Cupido decide di mostrargli il suo potere colpendolo con la freccia d’oro che fa innamorare. Apollo comunque è il più bello degli dei, quindi Cupido colpisce la ninfa di cui sapeva che si sarebbe invaghito, con la freccia di piombo che fa rifuggire l’amore. Appena vede la ninfa chiamata Dafne, figlia del dio-fiume Peneo, Apollo se ne innamora ma la ragazza, seguace di Diana, non è interessata agli uomini ed essendo stata colpita dalla freccia di piombo di Cupido, non cede al fascino del dio e tenta di scappare. Apollo la insegue; esausta, Dafne arriva presso la riva del fiume Peneo e implora l’aiuto del padre per evitare lo stupro; larisposta fu quella di trasformare lei in albero (d’alloro) prima che il dio la violentasse
Artemisia Gentileschi: stupro
Artemisia Gentileschi
- Nasce a Roma nel 1593
- Inizia a dipingere intorno al 1600
- Viene stuprata nel 1611 da Agostino Tassi
- Denuncia Tassi e lo fa processare nel 1612
- Vince il processo nel 1613
- Si trasferisce a Roma nel 1630
- Muore a Roma nel 1653
Dante Alighieri: amore
Vita Nova,Tanto gentile e tanto onesta pare
Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e gli occhi no l’ardiscon di guardare.
Mostrasi sì piacente a chi la mira,che dà per li occhi una dolcezza al core, che ’ntender no la pò chi no la prova:
Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d’umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta dal cielo in terra a miracol mostrare.
e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d’amore, che va dicendo all’anima: Sospira.