Presentazione Palazzo barberini
Alessio Mercatili
Created on November 14, 2024
palazzo Barberini
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Transcript
Palazzo Barberini
A cura di Mercatili Alessio, Covino Lorenzo, Landucci Mattia, D'antoni Thomas
Start
01
STORIA
COstruzione ed eventi collegati
Timeline
Il palazzo venne costruito tra il 1625 e il 1633. C i troviamo in un periodo in cui la famiglia Barberini è una delle famiglia più importanti di Roma. Difatti, nel 1606, Maffeo Barberini, membro della famiglia, viene eletto papa sotto il nome di Urbano VIII.Urbano VII fu un importante mecenata, grande amatore delle arti, e durante il suo pontificato trasformò Roma con incredibili opere barocche. Proprio tra queste, palazzo Barberini, comissionato per coronare l'ascesa al trono pontificio. L'autore del progetto fu Carlo Maderno, con l'aiuto di Francesco Borromini. Il palazzo venne costruito vicino al Quirinale e venne inizialmente concepito come un complesso a metà tra residenza cittadina e rappresentanza e villa suburbana dedicata agli svaghi, con anessi immensi giardini. Il primo progetto di Maderno prevedeva la costruzione di una villa quadrangolare che inglobava Palazzo Sforza. Solo nel 1628, l'archidetto elabora un progetto ad ali aperte che affiancano il corpo centrale a formare una struttura ad acca. Dopo la morte di Maderno, avvenuta nel 1629, il cantiere passa sotto la direzione del Bernini, in collaborazione con Borromini. Proprio a Borromini si devono numerosi particolari costruttivi e decorativi come per esempio la scala elicoidale realizzata nell'ala sud del palazzo. Nel 1639 fu inaugurato il Teatro Grande. Il grande salone del piano nobile venne decorato tra il 1632 e il 1639 da Pietro da Cotona, che realizzò un affresco che raffigura il Trionfo della Divina Provvidenza. Lo stesso pittore decorò anche le pareti della cappella. Altre sale, invece, sono state decorate da Andrea Sacchi e Giovan Francesco Romandelli.
1606
Maffeo Barberini, esponente della famiglia Barberini, viene eletto papa (Urbano VIII)
1625
Urbano VIII commissiona l'imponente palazzo. Il primo progetto sarà realizzato da Carlo Maderno
1628
Viene realizzato il primo progetto che prevede ali aperte che affiancano il corpo centrale
1629
Muore Maderno, la direzione del lavoro passa a Bernini, accompagnato da Borromini
1633
La struttura viene completata
Timeline
Le raccolte della collezione Barberini, straordinarie per richezza, varità e qualità dei singoli pezzi, si erano arricchite lungo tutto il XVII secolo. Per questo, nel 1949, quando la residenza venne acquistata dallo stato italiano, si pensò di trasformarla in un museo. Tuttavia, nel 1934 i Barberini avevano concesso in affitto al Circolo Ufficiali delle forze armate una cospicua parte della villa. Questo affitto venne rinnovato costantemente fino al 2006, quando la villa venne assegnata completamente alla Galleria d'arte Antica.
1639
Vengono completati i dipinti nel salone nobiliare
1934
I barberini affittano al Circolo Ufficiali delle forze armate il palazzo
1949
Lo stato compra la residenza
2006
Il Circolo Ufficiali smette di affittare la struttura
2006
La villa viene assegnata alla Galleria d'arte Antica
02
ARCHITETTURA
Caratteristiche archidettoniche del monumento
IL PALAZZO
Sorto tra il 1625 e il 1633, i Barberini misero all'opera i più giovani e talentuosi artisti emergenti nella Roma dell'epoca, sotto la direzione del prestigioso Carlo Maderno (1556–1629), architetto ticinese, da tempo a capo della Fabbrica di San Pietro, che già aveva al suo fianco come assistente Francesco Borromini (1599-1667). Il primo progetto di Maderno, prevedeva lo schema classico rinascimentale del fabbricato quadrangolare che inglobava, da un lato, lo stesso Palazzo Sforza. Solo dal 1628, l'architetto elabora un progetto ad ali aperte che affiancano il corpo centrale a formare una acca (H). Ancor oggi parte della critica vuole attribuire a Bernini questa nuova pianta dell'edificio, ma è certo che Maderno poteva rielaborare lo schema dalla villa suburbana della Farnesina (1506) di Baldassarre Peruzzi (1481-1536), articolando il complesso con il gusto "grandioso" del barocco. È vero inoltre, che sia Maffeo Barberini, sia il nipote Francesco, nei loro lunghi soggiorni in Francia avevano potuto ammirare edifici come il Castello di Blérancourt (1612-'18) e il Palazzo Lussemburgo (dal 1615) di Salomon de Brosse (1571-1626), strutture che presentavano la medesima corte d'onore aperta tra corpi sporgenti ai lati.
LA PARTECIPAZIONE DI BORROMINI
Nel 1629, Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), pupillo di Urbano VIII, subentrava nella direzione dei lavori e riconfermava la figura di Borromini, del quale aveva già intuito le straordinarie doti nella loro prima collaborazione al Baldacchino di San Pietro (1624-'35). Qui, Borromini manifestava per la prima volta e in piena autonomia il suo linguaggio decorativo e architettonico profondamente originale, cosa che Bernini accettò in pieno affidandogli lo sviluppo di alcune parti con il tema iconico dell'ovale traverso. Borromini realizzò così il vano al piano terra, situato dopo il porticato, prima del giardino, utile ad ospitare le carrozze e la straordinaria scala elicoidale a colonne binate, una scultura circolare di grandissimo effetto. Di Borromini, anche i portali del salone centrale e le finestre strombate del nuovo terzo piano della facciata, progettato da Bernini.
+ info
Il corpo centrale arretrato del palazzo, dona alla facciata una singolare profondità e un movimento ulteriormente potenziato da Bernini, sia con la loggia vetrata su due piani sopra il porticato, sia con le brevi campate di collegamento tra il centro e le ali. La facciata, costituita da sette campate che si ripetono su tre piani di arcate, presenta le colonne sui tre stili classici, a scalare, di dorico, ionico e corinzio. Opera del Bernini, l'esemplare Scala a pozzo quadrato, con rampe sostenute da colonne doriche binate fino al primo piano, che dà accesso al piano nobile e che si contrappone alla Scala elicoidale di Borromini. I due scaloni, rispettivamente posti a nord e a sud, partono dall'ampio atrio ellittico e portano al piano dei giardini collocati in alto rispetto alle fondamenta del corpo centrale. Nelle scale di Bernini e Borromini, si consuma il noto episodio della rivalità tra i due artisti che inventano due strutture completamente diverse.
LA FACCIATA E LA SCALA A POZZO QUADRATO
IL SALONE E GLI AFFRESCHI
Opera di Bernini, anche l’ideazione del grande salone centrale che occupa, in altezza, i due piani del palazzo, così come dell’attigua sala ovale, dalle armoniose proporzioni classiche, che riprende il tema berniniano della pianta ellittica. Palazzo Barberini venne abitato, a nord, dal ramo secolare della famiglia, in origine da Taddeo nipote di Urbano VIII e dalla sposa Anna Colonna, e a sud, dagli ecclesiastici, ossia i cardinali Barberini. Qui, all’ultimo piano, il Cardinal Francesco aveva impiantato anche la sua grande biblioteca. All’interno del palazzo, gli affreschi di Andrea Camassei (1602–1649), Baldassarre Croce (1558-1628), Andrea Sacchi (1599-1661) e soprattutto gli interventi di Pietro Berrettini (1597–1669), noto come Pietro da Cortona, che qui operò con la sua scuola, a partire dalla piccola Cappella realizzata con Giovanni Francesco Romanelli (1610-1662), per finire al grande salone d'onore.
IL SALONE E GLI AFFRESCHI
All'epoca, Cortona era un valido artista dedito soprattutto a temi tratti dall'antico, ma non ancora protagonista della scena romana. Il toscano si faceva notare negli affreschi della chiesa di Santa Bibiana, appena restaurata da Bernini, un successo che convinse Urbano VIII ad assegnare al pittore la commissione più ambiziosa del palazzo, la decorazione del salone centrale, l'ambiente di rappresentanza più importante per la famiglia. Eseguito tra 1633 e il 1639, il grandioso affresco della volta, con una superficie di 530 metri quadri, secondo solo alla Cappella Sistina, presenta il tema allegorico del Trionfo della Divina Provvidenza, un'esaltazione della gloria della famiglia papale, elaborata dal poeta ed erudito toscano Francesco Bracciolini (1566-1645). Diviso in uno schema fluido, senza le nette cesure schematiche tipiche del Cinquecento e proposte dallo stesso Annibale Carracci, qui le figure dialogano e si richiamano l'un l'altra, culminando nella scena centrale. Cinque le zone, quattro laterali e una centrale, con una finta cornice monocroma, interrotta agli angoli da medaglioni ottagonali con scene della storia romana riferite alle Virtù.
Al centro, circondata da allegorie, la Divina Provvidenza dotata di scettro e circondata da un alone luminoso che allude alla sua emanazione divina, trionfa sul Tempo e ordina alla figura dell'Immortalità di incoronare lo stemma Barberini delle tre api sorretto dalle tre Virtù. Minerva abbatte i titani, a simboleggiare l’impegno del papa contro le eresie; la Pace trionfa assisa in trono e il Furore giace incatenato, mentre la fucina di Vulcano foggia badili anziché spade; Ercole, la giustizia, abbatte le arpie, mentre Abbondanza e Magnanimità offrono doni al popolo; la Religione e la Saggezza trionfano sul Vizio, Sileno, e Venere, vede l’Amor profano cacciato dalla Castità. Oltre al movimento interno delle brulicanti figure, la posizione dell'affresco sul soffitto è calibrata da un'eccellente padronanza della prospettiva "da sott'in su", che genera l'effetto sospeso, come se le figure stessero per cadere sullo spettatore, ma con la duplice sensazione di spinta verso l'alto. Le novità dell'affresco di Cortona, fu evidente fin dai subito ai contemporanei che, in un dibattito sorto all'Accademia di San Luca, dove l'artista fu principe (1634-1638), contrapponevano questo stile di molte figure a quello più sobrio e statico di Andrea Sacchi che, sempre a palazzo Barberini, aveva realizzato l'Allegoria della Divina Sapienza (1628-'33). Paragonando la pittura alla letteratura, per Cortona le figure compongono un "poema epico", ricco di episodi, mentre per Sacchi, esse partecipano ad una sorta di "tragedia", dove unità e semplicità sono requisiti fondamentali Come architetto, Cortona ebbe un ruolo decisivo anche nell’ideazione del teatro posto nel cortile interno al Palazzo; inaugurato nel 1632, con il Sant’Alessio di Stefano Landi, il teatro fu distrutto nel 1926 con l’apertura di via Barberini.
IL SALONE E GLI AFFRESCHI
03
I SIGNIFICATI
Barocco e messaggi tramite l'arte
Il Palazzo Barberini è un esempio significativo di arte barocca, progettato da Maderno, Bernini e Borromini. Le sue decorazioni riflettono il potere della famiglia Barberini e i valori religiosi e politici del seicento.L'affresco del soffitto di Pietro da Cortona, con il tema della Divina Provvidenza, celebra l'intervento divino nella storia, simbolizzando anche il potere e la prosperità della famiglia Barberini, rappresentata dall'ape, loro emblema. Le scolture e i mosaici del palazzo, raffiguranti allegorie mitologiche e religiose, sono carichi di significati simbolici, celebrando virtù e potere. Le iscrizioni spesso dedicate a Papa Urbano VIII, lodano le gesta politiche e culturali della famiglia, evidenziando il legame tra arte, nobiltà e chiesa. Complessivamente, il palazzo Barberini rappresenta un perfetto connubio di arte, otere e spiritualità, tipico del periodo Barocco.
04
SCOPERTE ARCHEOLOGICHE
Ritrovamenti archeologici
Palazzo Barberini, uno dei capolavori dell'archidettura barocca a Roma, ha una storia ricca di scoperte archeologiche che hanno rivelato molto sulle sue origini, trasformazioni e significato culturale. Gli scavi archeologici hanno permesso di esplorare le tracce di epoche precedenti e di comprendere meglio il contesto in cui il palazzo è stato costruito e successivamente modificato.Ritrovamenti archeologici e scoperte negli scavi sotto palazzo Barberini sono stati rinvenuti resti di edifici più antichi, risalenti all'epoca romana. Ad esempio, si sono trovate tracce di una domus romana (casa signorile) con decorazioni in mosaico e affreschi, e un ninfeo del periodo imperiale. Questi ritrovamenti suggeriscono che l'area era occupata da abitazioni di prestigio già in epoca romana, rafforzando l'idea di continuità e valore simbolico del sito. Gli scavi hanno portato alla luce anche frammenti di ceramica, monete e altri picccoli manufatti che hanno permesso agli archeologidi ricostruire aspetti della vita quotidiana e delle abitudini degli abitanti di quell'epoca. Questi elementi sono stati utili per comprendere l'importanza del luogo come area abitativa e di rappresentanza già dai tempi antichi.
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Le moderne tecniche di scavo, come l'analisi stratifica e l'uso di radar e penetrazione del suolo, hanno permesso agli archeologi di mappare accuratamente i livelli sotteranei senza danneggiare le strutture.Queste tecniche hanno reso possibile una comprensione più dettagliata della cronologia del palazzo e delle sue trasformazioni nel tempo. Ad esempio, la stratigrafia ha rivelato come palazzo Barberini sia stato ampliato e modificato nel corso dei secoli, adattandosi alle sigenze dei vari proprietari e delle epoche storiche. Ipotesi su usi e modifiche nel tempo inizialmente progettato come residenza per la famiglia Barberini, il palazzo fu successivamente ampilato e arricchito per riflettere la potenza e l'influenza della famiglia, che aveva legami stretti con il papato. La disposizione interna del palazzo, con ampie sale decorate e la famosa scala del Borromini, suggeriscono un uso rappresentativo e pubblico degli spazi, destinati a ospitare eventi ed incontri di rilievo. Con il passare del tempo, il palazzo ha subito diverse modifiche. In epoca più recente, è stato adattato a museo, il che ha comportato cambiamenti interni per ospitare opere d'arte e per accogliere i visitatori. Oggi palazzo Barberini ha un grande significato culturale e simbolico. Come sede della Dalleria Nazionale d'Arte Antica, ospita opere di artisti di fama mondiale tra cui Caravaggio, Raffaello e Tiziano.
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Il significato simbolico del palazzo risiede nella sua rappresentazione del potere della famiglia Barberini e dell'arte barocca romana. La sua archidettura e le opere d'arte conservate testimoniano l'importanza di Roma come centro del Rinascimento e del barocco, oltre al contributo della chiesa cattolica alla cultura europea. Percezione del monumento nella cultura dal punto di vista antropologico, palazzo Barberini è percepito come un simbolo della grandezza storica di Roma e della sua influenza culturale. I visitatori vedono il palazzo come un monumento non solo alla famiglia Barberini ma anche alla maestria di artisti come Bernini e Borromini. la sua trasformazione in museo ha rafforzato questa percezione, permettendo di acceder a un patrimonio che altrimenti sarebbe rimasto nascosto.
GRAZIE DELL'ATTENZIONE
Elicoidale, quindi segue il principio dell'avvitamento attorno a un'asse di rotazione, ed è a pianta ovale, ovvero presenta uno schiacciamento in senso longitudinale, consentendo una salita più agevole. Ogni girata è composta da 12 colonne doriche binate, il cui capitello è decorato con piccole api (simbolo araldico della famiglia). La luce entra dall'oculo in cima e dalle finestre della facciata