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POESIA COMICO-REALISTICA
CIRO AMENDOLA
Created on November 14, 2024
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Transcript
Fatto da: Ciro Amenedola Francesca Bellone Daniela Dibrani Sara D'errico Davide Formosa
DAL 1260
POESIA COMICO-REALISTICA
Pag. 04
P a g. 07
SITOGRAFIA
"S'I' FOSSE FOCO, AREDEREI 'L MONDO"
ANALISI DELLA POESIA DI ANGIOLIERI
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CECCO ANGIOLIERI
MaGGIORi ESPONENTi
DIFFERENZE CON LO STILNOVISMO
TEMI E STILE
Dove ?
INDICE
La poesia comico-realistica è un genere letterario sviluppatosi in Italia tra il XIII e il XIV secolo, in particolare nelle città della Toscana e dell'Italia centrale. Essa è strettamente legata alla tradizione della Scuola siciliana, ma si distingue per i temi popolari.Emerge nel Duecento (1200-1300), in un'epoca caratterizzata dalla vivacità culturale delle città italiane, che erano centri di commercio, arti e lettere. Le principali città della poesia comico-realistica furono Siena, Firenze e Pisa, poiché erano caratterizzate dalla crescita di una borghesia urbana composta da mercanti, banchieri e artigiani che dominava la scena sociale. La più importante fu: Siena: Qui nacque Cecco Angiolieri, il massimo esponente del genere, famoso per i suoi sonetti che prendevano in giro i valori tradizionali, affrontando temi come l’amore terreno, il vino e il denaro.
Dove e quando?
La poesia comico-realistica è un tipo di poesia, che usa un linguaggio semplice e racconta la vita di tutti i giorni, spesso in modo ironico e divertente e mette al centro i problemi reali e materiali delle persone comuni. Anche nella scelta dei temi è evidente la volontà di proporre un registro alternativo a quello degli stilnovisti e la prima impressione offerta dalle immagini di questi testi non deve far pensare a un'origine popolare ma ad ascendenze colte: si tratta infatti di un materiale già presente nella tradizione giocosa medievale in latino, quella dei goliardi. I temi della poesia goliardica sono: la vita di tutti i giorni, critica sociale, amore terreno. Le liriche di Questi poeti si caratterizzano per un linguaggio che imita quello plebeo sia nella sintassi sia nel lessico. Le scelte di stile connotano le poesie comico realistiche in senso giocoso e burlesco; questo effetto di divertimento è sempre affidato a solide strutture metriche per cui la forma è quella chiusa del sonetto.
temi e stile della poesia comico-realistica
Temi e stile
interiore e questo è il fulcro dello stilnovo. Nello stilnovismo c’è un linguaggio ricco di francesismi, forme armoniose e suoni soavi.Accanto all’espressione letterarie degli stilnovisti nel secondo 200 si sviluppa un genere di poesia diversa dal solito definito comico realistica perché i suoi tratti peculiari sono lo stile medio basso. I poeti comico realistici sono autori colti il cui intento e di contrapporre un linguaggio vivace e provocatorio a quello delicato elegante e aristocratico, vengono spesse rappresentate scene della vita quotidiana spesso con realismo crudo, esaltano i piaceri terreni come, il sesso, il vino e il gioco o la celebrazione del denaro; come possiamo vedere a differenze dello stilnovo l’amore è rappresentato solo negli aspetti sensuali e fisici. Le liriche di questi poeti hanno un linguaggio che imita intenzionalmente quello plebeo sia nella sintassi sia nel lessico ma è sempre affidato a solide strutture metriche e retoriche tra le tecniche più diffuse del paradosso possiamo trovare l’ iperbole, l’ adynaton.
negli ultimi decenni del 200 si sviluppa un nuovo movimento letterario che innova la poesia d’amore, cioè il dolce stilnovo. I poeti dello Stilnovo approfondiscono la componente spirituale del sentimento, comparano la donna alla figura angelica che attraverso un saluto dona salvezza e innesca un processo di perfezione.
DIFFERENZE TRA LA POESIA COMICO-REALISTICA E LO STILNOVISMO
Differenze con lo stilnovismo
Forese Donati è stato un poeta italiano e della sua parte "letteraria" ricaviamo un'immagine molto nitida grazie soprattutto all'opera letteraria dell'amico. Era amico di Dante Alighieri, è con costui protagonista della celebre tenzone e dei canti XXIII e XXIV del Purgatorio. Il primo testo in cui Forese compare è ,quindi, Tenzone, composta da sei sonetti e composti presumibilmente tra il 1293 e il 1296. In questa tenzone, costruita secondo i moduli della poesia comico-realistica del tempo, i due poeti si rinfacciano a vicenda difetti e bassezze di ogni tipo, utilizzando espressioni gergali, se non addirittura scurrili.
comico-realistica sia tutt'altro che popolare: perfettamente regolata dal punto di vista metrico e articolata retoricamente.
Rustico Filippi, Forese Donati e soprattutto Cecco Angiolieri furono i massimi rappresentanti di questo genere. Rustico Filippi ha lasciato trenta sonetti comico-realistici, scritti in un linguaggio dialettale e dal gusto caricaturale, contro personaggi reali o immaginari.Spesso di difficilissima interpretazione, a causa di un lessico inventivo e ricco di allusioni oscene o criptiche. Pesa su di lui, la storica diffidenza degli studiosi, che hanno giudicato "popolare" e artisticamente irrilevante il loro contributo alla letteratura. In realtà gli studi degli ultimi cinquant'anni hanno dimostrato come la poesia
Maggiori esponenti della poesia comico-realistica
MAGGIORI ESPONENTI
Francesco Angiolieri, detto Cecco, è stato un poeta e scrittore italiano. Contemporaneo di Dante Alighieri e appartenente alla storica casata nobiliare degli Angiolieri, non si hanno però molte notizie certe sulla sua biografia. Si sa che ebbe una vita molto avventurosa, fu dedito al gioco e ai vizi. Nelle sue poesie, circa 110 sonetti, non tutti di certa attribuzione, ci ha lasciato l'immagine di personaggio inquieto e ribelle che si accanisce contro la miseria e la sfortuna. Con i suoi modi sarcastici e dissacranti si prende gioco del Dolce stil novo; in altre poesie, più originali, esalta goliardicamente il gioco, il vino e maledice la famiglia, il mondo e la gente. Celebre è il sonetto S'i' fosse foco arederi ‘l mondo. Nasce nel 1260 e nel 1281 quindi all’età di 21 anni già figura tra i guelfi della città di firenze nel 1296 dopo diversi provvedimenti presi contro di lui viene allontanato dalla città di siena. Dopo il 1303 fu a Roma, probabilmente sotto la protezione del cardinale Riccardo Petroni. Da un documento del 25 febbraio 1313 sappiamo che cinque dei suoi figli rinunciarono all'eredità perché troppo gravata dai debiti. Si può quindi presupporre che Cecco Angiolieri sia morto tra il 1312 e i primi giorni del 1313. La poetica di Cecco Angiolieri rispetta tutti i canoni della tradizione comica toscana. I suoi sonetti da parte della critica sono generalmente considerati, specie, la sua posizione anti stilnovistica: questa posizione emerge specialmente nella poesia dialogata Becchin' amor, dove si narra di un'amante sensuale e meschina, con dei connotati certamente antitetici a quelli angelici della Beatrice di dantesca memoria. Importante sottolineare, infine, che i suoi sonetti spesso contengono allusioni autobiografiche, per lungo tempo considerate vere.
CECCO ANGIOLIERI
Il più angiolieresco sonetto di Cecco, che tanto ha contribuito a formare di lui la falsa immagine di un ‘poeta maledetto’, è in realtà fra i maggiori esempi della realizzazione dello ‘stile comico’. Nel sonetto si hanno effetti e immagini di un gusto tutto medievale, così come gli elementi, l’acqua e il fuoco, il papa e l’imperatore, la morte e la vita.Uno dei sonetti più famosi del poeta è proprio “s'i fosse foco,arderei 'l mondo”,costruito intorno alla forma sintattitca del periodo ipotetico.Il discorso lirico è affidato alle figure retoriche molto presenti nel sonetto ovvero anafora e iperbole che danno una grande vivacità espressiva. Cecco elogia la ricchezza come sola e vera fonte di felicità, sfogando il suo rancore nei confronti del padre che gli impedisce di darsi alla bella vita come vorrebbe. LA METRICA Riguardo la metrica si hanno rime ripetute nelle quartine e incatenate nelle terzine con versi endecasillabi. Il testo a primo impatto presenta periodi ipotetici ripetuti più volte in cui Cecco immgina cose impossibili per poter sfogare su tutto e tutti, nell'ultima terzina le condizioni non le ipotizza più come cose irrealizabili ma un dato di realtà,infine per concludere il sonetto impone un accanimento complice nei confronti del lettore dicendo che lui voleva tenere le donne giovani e belle e agli altri quelle brutte e vecchie, si nota che è presente anche un ritmo rapido nelle quartine e molto piu rallentato nelle terzine.Tali effetti sono dovuti all'anafora “s'i fosse” all'inzio dei 14 versi ,ma non solo si deve anche alla struttura sintattica,l'anafora non è l' unica figura retorica presente poiche sono presenti anche antitesi contrapponendo “vita e morte”, iperole e chiasmo. In finale si può dire che Angolieri ha utilizzato la pesia come sfogo ma anche come gioco infatti proprio per questo motivo lo stile comico-realistico è definito anche come “poesia giocosa”
Analisi della poesia
S’i’ fosse foco, ardereï ‘l mondo; s’i’ fosse vento, lo tempestarei; s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei; s’i’ fosse Dio, mandereil’ en profondo; 5 s’i’ fosse papa, sere’ allor giocondo, ché tutti cristïani imbrigherei s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei? A tutti mozzarei lo capo a tondo. S’i’ fosse morte, andarei da mio padre; 10 s’i’ fosse vita, non starei con lui: similemente faria da mi’ madre, S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: e vecchie e laide lasserei altrui.
"S'I' FOSSI FOCO ARDEREI 'L MONDO"
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