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Transcript

Il quadro politico fiorentino nel 1300 è caratterizzato da un'intensa divisione interna tra le fazioni politiche, che riguardava sia conflitti ideologici che lotte per il potere e influenza nella città. La situazione era segnata dalla contesa tra Guelfi e Ghibellini, ma all'interno della fazione dei guelfi si verificò una divisione che portò alla formazione dei Guelfi Neri e dei Guelfi Bianchi. I Guelfi erano generalmente sostenitori del Papato e del suo potere temporale, mentre i Ghibellini sostenevano il potere dell'Imperatore come rappresentante dell'autorità universale. Nel caso di Firenze, la situazione era molto piu' complessa. Anche al suo interno si erano create tensioni tra le fazioni che si opponevano a come il potere dovesse essere distribuito. I Guelfi bianchi erano piu' moderati e inclini a cercare un equilibrio tra l'autonomia di Firenze e l'autorità papale. I Guelfi Neri erano fortemente favorevoli al rafforzamento e alla centralizzazione del potere papale, sostenendo una politica che mirava a mantenere l'influenza del Papa Bonifacio VIII su Firenze e sulle altre città italiane.

QUADRO POLITICO FIORENTINO

stemma famiglia De' medici

stemma famiglia Donati

Tra tutte le famiglie che si schierarono con le diverse fazioni, le famiglie fiorentine furono le piu' importanti. Alcune di queste avevano radici storiche e influenzavano fortemente il sistema politico della città attraverso le loro alleanze.Tra le famiglie che facevano parte dei Guelfi Neri, quelle più importanti erano:

  • I Donati: Conosciuta come una delle famiglie più influenti di Firenze, erano alleati fedeli dei Guelfi Neri. Durante la guerra, cercarono di rafforzare la propria autorità politica, scontrandosi frequentemente con le famiglie nemiche.
  • I de' Medici (prima di diventare potenti): Anche se non erano ancora un potente clan nel Rinascimento, alcune delle prime generazioni dei Medici si unirono ai Guelfi Neri, nonostante fossero principalmente banchieri anziché aristocratici tradizionali

FAMIGLIE GUELFI NERI

"Il 1300"

L'Impereratore, pur avendo il titolo di "potere universale", non riuscì mai a consolidare completamente la sua autorità in Italia, a causa sia delle divisioni interne tra le città italiane, sia della forte resistenza papale. D'altra parte, il Papato, sebbene riuscisse a mantenere una forte influenza religiosa, non poté evitare le sfide politiche provenienti dall'emergere di potenze locali, come la Francia e l'Inghilterra

Nel 1300, il Papato era già impegnato nella sua fase di massimo splendore, con Papa Bonifacio VIII che aveva cercato di riaffermare la supremazia spirituale del Papato. In particolare, sosteneva la visione che il potere spirituale della Chiesa fosse superiore a quello temporale dell'Imperatore. Ci fu uno scontro con Enrico VII che invece intendeva restaurare l'autorità imperiale in Italia, dove il Papato aveva una forte influenza, specialmente con il controllo su Roma e la parte centrale della penisola

RAPPORTO PAPATO IMPERO

Il XIV secolo rappresenta un momento di grande cambiamento in Europa a livello sociale e culturale.

  • La "Divina Commedia" di Dante Alighieri (1308-1321):
  • Le opere di Petrarca (1304-1374):
  • Filosofia di Giovanni Boccaccio (1313-1375):
  • Il Papato ad Avignone (1309-1377):
  • La Grande Peste (1347-1351):
  • La Guerra dei Cent'anni (1337-1453):
  • La divisione della Chiesa (1378-1417) - Lo Scisma d'Occidente:
  • Il Rinascimento e la nascita della cultura umanistica:

TAPPE STORICHE DEL PERIODO

La disgregazione del territorio italiano difficoltà politiche, sociali ed economiche del periodo. In quel secolo, l'Italia non era unita come nazione, ma era frammentata in una miriade di piccole entità politiche Le cause della disgregazioneUna delle principali cause di questa frammentazione era la debolezza del sacro romano impero.La situazione si complicò ulteriormente con la creazione delle signorie. Le grandi famiglie nobili, come i Visconti a Milano, i Malatesta a Rimini, acquisirono potere e controllo su vasti territori, stabilendo regimi autoritari.
  • Le problematiche derivanti dalla disgregazione
  • Instabilità politica:
  • Conflitti sociali ed economici:
  • Influenza straniera
  • Mancanza di un'identità nazionale:

DISGREGAZIONE DEL TERRITORIO ITALIANO

Le corporazioni di arti e mestieri erano fondamentali per l’identità e l’economia di Firenze nel 1300. In particolare, le Arti Maggiori esercitavano un controllo diretto sul governo, trasformando Firenze in un modello di città-stato incentrata sul commercio, l’industria tessile e il potere delle associazioni professionali.

Sul piano economico, i Comuni erano centri di commercio e artigianato, ma la peste nera del 1347-1351 causò una drastica riduzione della popolazione, indebolendo la società e l’economia. Nonostante ciò, il 1300 fu un secolo di grande fermento culturale, con figure come Dante Alighieri e lo sviluppo urbano, artistico e architettonico delle città. Infine, la frammentazione politica e i conflitti con il Papato e l’Impero impedirono l’unificazione italiana, segnando il passaggio dai Comuni agli Stati regionali del Rinascimento.
Nel 1300, i Comuni italiani, nati tra XI e XII secolo, erano al culmine del loro sviluppo ma iniziarono a entrare in crisi. Le lotte interne tra fazioni, come Guelfi e Ghibellini, e l’ascesa di famiglie nobili portarono alla trasformazione dei Comuni in Signorie, dove il potere era concentrato in pochi individui o famiglie (es. Visconti a Milano, Scaligeri a Verona).

L'ETA' COMUNALE

stemma famigliaCerchi

stemma famiglia Alighieri

Delle famiglie che facevano parte della fazione dei guelfi bianchi ce ne erano diverse ma le piu' rilevanti erano:

  • I Cerchi: Una famiglia altrettanto potente, si schierarono anch'essi con i Guelfi Neri. Tuttavia, la grande e violenta rivalità con i Donati fu al centro delle lotte interne alla fazione guelfa.
  • insieme ai cerchi nella fazione dei guelfi bianchi c'era anche la famiglia Alighieri che inizialmente apparteneva ai guelfi in senso generale poi si centralizzo' nella fazione dei guelfi bianchi.

FAMIGLIE GUELFI BIANCHI

Le Arti Minori:
  • Arte dei Beccai (macellai).
  • Arte dei Calzolai (calzolai e ciabattini).
  • Arte dei Fabbri (lavoratori dei metalli).
  • Arte dei Fornai (panettieri).
  • Arte dei Legnaioli (falegnami).
  • Arte dei Linaioli e Rigattieri (lavoratori della lino e venditori di oggetti usati).
  • Arte degli Albergatori (gestori di locande).
  • Arte dei Oliandoli e Pizzicagnoli/Vinattieri (venditori di olio e generi alimentari).
  • Arte dei Facchini (trasportatori e facchini
Le Arti Maggiori:
  • Arte di Calimala: commercianti di lana lavorata importata dall’estero.
  • Arte della Lana: produttori e commercianti di lana lavorata a Firenze.
  • Arte dei Giudici e Notai:
  • Arte del Cambio: banchieri e cambiavalute.
  • Arte della Seta: produttori e commercianti di seta.
  • Arte dei Medici e Speziali
  • Arte dei Vaiai e Pellicciai: lavoratori e commercianti di pelli e pellicce.
Nel 1300, le corporazioni (o arti) a Firenze erano associazioni professionali che rappresentavano i mestieri e le attività economiche della città. Le arti avevano un ruolo fondamentale nell’organizzazione economica, sociale e politica: regolavano i mestieri, proteggevano i membri, e partecipavano al governo cittadino. Le corporazioni erano divise in due categorie principali: Arti Maggiori e Arti Minori:

LE CORPORAZIONI DI FIRENZE

Nel 1300, i magnati fiorentini erano le potenti famiglie aristocratiche di origine feudale che dominavano Firenze, spesso coinvolte in conflitti e lotte di fazione, come quelle tra Guelfi e Ghibellini. Tra le principali famiglie figuravano gli Albizzi, i Buondelmonti, i Donati e i Frescobaldi. A causa del loro comportamento violento e della rivalità con il ceto mercantile e borghese (i popolani), furono colpiti dagli Ordinamenti di Giustizia del 1293, che li esclusero dal governo cittadino. Il potere passò così alle corporazioni delle Arti, segnando il declino politico dei magnati, anche se alcune famiglie si adattarono e rimasero influenti.

I MAGNATI FIORENTINI

Nel Trecento si evidenzia un contrasto tra la politica, spesso caratterizzata da frammentazione, opportunismo e corruzione, e il pensiero degli intellettuali, orientato verso ideali di giustizia e ordine. Gli intellettuali, come Dante e Petrarca, criticavano la corruzione della Chiesa, l’instabilità politica e il tradimento dei valori morali, proponendo modelli ispirati alla filosofia classica e al cristianesimo. Dante, ad esempio, auspicava un’armonia tra Chiesa e Impero, mentre Petrarca richiamava gli ideali dell’antica Roma. Tuttavia, i governanti dell’epoca perseguivano spesso interessi immediati e personali, ignorando questi ideali. Questo conflitto riflette la tensione universale tra pragmatismo politico e idealismo culturale.

CONTRASTO TRA LA POLITICA E IL PENSIERO DEGLI INTELLETTUALI

L’intellettuale del Trecento era una figura critica e morale, spesso al servizio dei potenti ma impegnata a denunciare corruzione e ingiustizie. Personalità come Dante, Petrarca e Boccaccio combinavano fede religiosa e riscoperta dei classici per proporre ideali di giustizia e virtù. Dipendenti dalle corti, erano mediatori tra cultura e politica, ponendosi tra il mondo medievale e l’Umanesimo.

FIGURA DELL'INTELLETUALE NEL 1300

Cangrande della Scala (1291-1329) fu signore di Verona, abile politico e condottiero ghibellino. Espanse il dominio scaligero conquistando città come Vicenza e Padova, e trasformò Verona in una potenza regionale. Mecenate e protettore di Dante Alighieri, che gli dedicò il Paradiso, morì improvvisamente, forse avvelenato

CANGRANDE DELLA SCALA

MICHELANGELO, CHIARA, ANDREA, MICHELE

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