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ELIA, IL PROFETA DI FUOCO - Tappa 2

Consuelo Maria Brach

Created on November 13, 2024

Con Te! Discepoli - Diocesi di Milano

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Transcript

(1Re 19:1-18; Rom 11:2-4)

(1Re 18)

(con audiolettura in modalità manuale)

Elia,il profeta di fuoco

Con Te! Discepoli - Tappa 2

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1 Il confronto con i profeti di Baal2 L'incontro con Dio sull'Oreb

Indice

Il confronto con i profeti di Baal (1 Re 18, 20-39)

Molti secoli fa, al tempo in cui in Israele c’erano ancora i grandi re, viveva in Samaria, la capitale del regno, un sovrano prepotente e capriccioso, di nome Acab.

Anche sua moglie, Gezabele, era una persona ambigua e crudele. Insomma, il re e la regina non erano bravi pastori del loro popolo. Spadroneggiavano sui loro sudditi e facevano tutto quello che volevano. Ma proprio tutto. Fino a quel giorno in cui entrò nel loro palazzo un misterioso giovane profeta …

Elia entrò nel palazzo reale e iniziò a chiamare il Re Acab invitandolo a mostrarsi. Il Re Acab indignato chiese chi lo stava disturbando ed Elia gli rispose che era il profeta di Dio.

Elia accusò il Re Acab di prepotenza e cattiveria. Dio lo aveva mandato dal Re perché non sopportava più la sua cattiveria, lo invitava a smettere di essere così cattivo altrimenti avrebbe mandato sulla terra una forte siccità. Il Re furioso diede l’ordine ai suoi soldati di catturare Elia, ma i soldati non riuscirono a catturarlo perché tutte le volte che si avvicinavano al Profeta un fuoco scendeva dal cielo e li bruciava.

Beveva l’acqua del torrente e mangiava ciò che, per comando di Dio, i corvi del cielo gli portavano: pane al mattino e carne la sera.

Re Acab non si fece intimorire e continuò a dargli la caccia. Elia scappò e si nascose sui monti il più lontano possibile dal Re e dai suoi soldati. Si ritirò in una grotta nel fianco di una montagna, lungo il corso del torrente.

Una sera mentre mangiava davanti al fuoco, Elia si rivolse a Dio dicendogli che Re Acab e sua moglie erano proprio cattivi e che meritavano di essere puniti come i loro soldati tramite il fuoco venuto dal cielo. Perchè solo così avrebbero capito che esisteva un solo Dio: il Suo Dio.

Allora il profeta tornò da re Acab. Entrò a palazzo e come la volta precedente iniziò a chiamarlo a gran voce.

Qualche tempo dopo, la siccità cominciò a farsi sentire. Stringeva in una morsa di ferro tutta la terra di Israele, e i frutti dei campi erano distrutti dalla calura insopportabile, non si trovava più acqua da bere.

Il Re che da tempo aveva smesso di cercarlo si meravigliò di vederlo di nuovo a palazzo. Iniziarono a litigare: Elia incolpava il Re per la siccità perché non lo aveva ascoltato e il Suo Dio stava punendo tutti; Re Acab invece rispondeva che lui e sua moglie non erano così cattivi e che questo Dio non esisteva e che ora la siccità era solo colpa di Elia.

Insomma, le parole furono tante: Elia voleva che Re Acab e tutto il suo popolo credessero all’esistenza di Dio e Re Acab sosteneva che il Dio Baal, a cui credeva da sempre, fosse il più forte.

Fecero così: Il popolo del Re Acab costruì un altare per il Dio Baal in attesa che anche lui facesse scendere il fuoco dal cielo per consumare il sacrificio. Se il fuoco fosse arrivato, allora Baal sarebbe stato eletto il Grande Dio. Al comando del re e della regina, i 450 profeti del dio Baal cominciarono a pregare il loro dio: cantavano, danzavano, saltavano, gridavano …

Ma dal cielo non pioveva neanche un fiammifero. Allora i profeti cominciarono a gridare e cantare e danzare più forte. Niente da fare.

Un fulmine di straordinaria potenza si abbattè dal cielo proprio sull’altare costruito da Elia, e consumò tutto: la carne del sacrificio, la legna bagnata, le pietre dell’altare e perfino la cenere!

Elia, sicuro che il Suo Dio non lo avrebbe tradito, si fece avanti e disse al popolo del Re Acab di guardare ora di che cosa era capace il Suo Dio.

Ma i sovrani non furono contenti di quanto accaduto e vollero una rivincita ...

Tutto fu consumato, non ne rimase neanche un pezzettino. Il popolo, al vedere questo prodigio, restò senza parole. E poi proruppe in un unico grido: Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!! Quel giorno il profeta Elia ottenne un grande successo nei confronti di Acab, Gezabele e di tutti i falsi profeti.

Il profeta Elia aveva ottenuto uno strepitoso successo sul monte Carmelo: lì aveva da solo sconfitto 450 profeti di Baal, mostrando a tutto il popolo di Israele che soltanto il Signore è il vero Dio.

L’incontro con Dio sull’Oreb(1 Re 19, 1-18)

Il re Acab e la regina Gezabele si infuriarono, perché loro invece erano devoti di Baal, e giurarono ad Elia che si sarebbero vendicati, e pure in fretta.

Elia fu costretto anche questa volta a scappare dall’ira dei sovrani e si incamminò nel deserto. Un’intera giornata di cammino. Sole cocente, caldo torrido, pietre infuocate. Stanco e assetato Elia si rivolse al Signore chiedendogli aiuto perché non sapeva se avrebbe resistito ancora nel deserto.

Si sentiva solo, abbandonato; insomma aveva sfidato i sovrani e i loro profeti in nome di Dio pur di dimostrare che in Israele vi era un solo Dio. Perché ora lo stava lasciando da solo? Aveva dimostrato agli altri che il Suo Dio era buono e giusto, perché ora invece non lo stava aiutando?

Dio mi lascerà morire di sete e di tristezza? O forse Dio mi manderà un aiuto? Magari un angelo dal cielo che punirà Re Acab e Gezabele, così non sarò più costretto a scappare?

era così arrabbiato con il Signore che all’inizio fece i capricci ma poi ascoltò l’angelo che gli fece trovare una focaccia e un po’ d’acqua per rifocillarsi.

Quante domande Elia faceva a Dio pur di trovare conforto. Ad un tratto apparve un angelo che si rivolse ad Elia e gli consigliò di mangiare qualcosa per affrontare il cammino nel deserto, ma Elia

Elia mangiò, bevve e stanchissimo si addormentò. Dormì per un giorno intero fino a quando l’angelo gli apparve di nuovo. Lo svegliò, lo fece mangiare e bere e gli disse che avrebbe dovuto camminare ancora per quaranta giorni per arrivare al monte dove stava Dio. Il monte Oreb.

Elia si ricordò subito che proprio sul Monte Oreb Dio aveva incontrato Mosè, ma lui era ancora arrabbiato con il Signore e non voleva continuare il cammino.

L’angelo insistette dimostrando ad Elia che Dio non lo aveva lasciato da solo, come lui pensava, ma gli aveva dato comunque da mangiare e da bere. Così il nostro profeta si lasciò convincere dall’angelo e proseguì il cammino per quaranta giorni in direzione del monte Oreb.

notte non sapendo che era la stessa caverna in cui secoli prima Mosè era entrato per prepararsi all’incontro con Dio.

L’arrabbiatura un po’ gli era passata. Gli rimase la curiosità: la voglia di incontrare Dio … Arrampicatosi sul fianco del monte, il profeta si trascinò dentro una caverna, per cercarvi riparo per la

Riapparve di nuovo l’angelo ed Elia sorpreso gli raccontò i suoi sentimenti: dentro di sé sentiva una tempesta, un vero uragano perché era rimasto da solo contro tutti, nessuno voleva bene al Signore e lui avrebbe voluto picchiarli pur di far loro capire quanto era grande l’amore del Signore.

L’angelo lo ascoltò e gli disse che, forse, nell’uragano che sentiva crescere dentro di sé avrebbe potuto trovare Dio e avrebbe potuto parlargli. Improvvisamente, fuori dalla caverna, l’intensità del vento crebbe rapidamente e le raffiche sconquassarono tutto, gli alberi caddero. Elia si spaventò, Dio forse voleva punirlo distruggendo anche lui con il vento?

Ma no, in quel vento Dio non c’era. Elia disse all’angelo che avrebbe voluto cambiare il suo uragano, non avrebbe voluto distruggerli con il vento ma ricominciare tutto da capo magari prendendo il re e la regina e scuoterli giù dal trono, come un terremoto.

L’angelo rispose ad Elia che anche nel terremoto avrebbe potuto trovare Dio e dopo le sue parole, la terra iniziò a tremare. Elia per lo spavento si mise in un angolo. No, neanche nel terremoto Elia aveva trovato Dio.

L’angelo di nuovo propose ad Elia di guardarsi bene dentro, quale sentimento provava ora? Lui rispose che ora sentiva un fuoco, ah si il fuoco che aveva ucciso i soldati del Dio Baal: sì, forse quello avrebbe ucciso tutti. All’improvviso, scoppiò il temporale e l’angelo disse a Elia di cercare Dio in fondo al gran fuoco. Elia non vide Dio nel fuoco perché sapeva che Dio non stava bene nel fuoco della rabbia, non stava bene nel forte vento e nel terremoto distruttore. Allora dove lo avrebbe trovato Dio? L’angelo chiese a Elia di ascoltare di nuovo.

All’inizio Elia sentì solo il silenzio poi un soffio di brezza leggera. Era il silenzio di un respiro trattenuto. Come quando si trattiene il respiro perché sta per accadere qualcosa di tanto bello … Elia volle uscire dalla caverna, si coprì il capo con il mantello e disse: – Signore … Signore … Eccomi, Signore …

Elia scoprì quella notte che Dio non sta nella forza e nella violenza nè nella vendetta, dove invece il profeta lo cercava. Elia smise quel giorno di pensare che se Dio gli voleva bene, doveva essere come l’uragano e il terremoto e distruggere i suoi nemici come il fuoco.

Elia invece comprese che Dio è molto più misterioso e nascosto, e che per accogliere la sua presenza occorre cercare la calma del cuore … Elia scoprì inoltre di non essere l’unico fedele al Signore ma che già tanti altri erano rimasti fedeli a Dio.

Purtroppo era così accecato dalla rabbia da non accorgersene, ma per fortuna il Signore gli aveva aperto gli occhi e liberato il cuore dalla rabbia.

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L’incontro con Dio sull’Oreb(1 Re 19, 1-18)

Il confronto con i profeti di Baal (1 Re 18, 20-39)

Testo narrativo riscritto da Ileana Bruccoleri (da una drammatizzazione contenuta nel materiale online della Diocesi di Milano - Con Te! Discepoli) Voce narrante : Consuelo M. Brach del PreverIllustrazioni : Con Te! Discepoli - Itl libri - Diocesi di Milano Montaggio a cura di Consuelo M. Brach del Prever