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Caso Circeo
Sophie Puccio
Created on November 11, 2024
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Transcript
CIRCEO
Arianna Bonariva, Giada Passadore, Sophie Puccio, Giorgia D'Amore
CASO DEL
Rosaria Lopez e Donatella Colasanti furono rapite, stuprate e torturate tra il 29 e il 30 settembre del 1975 in una villa Moresca, del Circeo a pochi chilometri da Roma. Lopez fu uccisa, mentre Colasanti riuscì a salvarsi fingendosi morta, le due furono trovate grazie alle urla della Colasanti nel bagagliaio di una Fiat 127 mentre i loro rapitori erano a cena. I tre responsabili del crimine provenivano da famiglie della borghesia romana, erano vicini agli ambienti neofascisti, con precedenti per rapina a mano armata e stupro.
la storia
CASO DEL CIRCEO
Vittima
Vittima
colpevole
Donatella Colasanti
Gianni Guido
colpevole
Andrea Ghira
Rosaria Lopez
#4
Persone coinvolte.
#2
#5
#1
colpevole
#3
CASO DEL CIRCEO
Angelo Izzo
Era il 29 settembre del 1975 quando, nel quartiere popolare della Montagnola a Roma, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez si prepararono a uscire con dei ragazzi della Roma "bene". Le due amiche, tramite Gian Pietro Parboni Arquati che si era presentato come ‘Carlo’, conoscono Guido e Izzo, pochi giorni prima del massacro.Insieme trascorrono un pomeriggio al bar della torre Fungo e le ragazze li presero subito in simpatia. Durante il primo appuntamento,Izzo e Guido proposero a Rosaria, Donatella e un'altra amica, che all'ultimo decise di non unirsi, di incontrarsi dopo pochi giorni ad una festa a casa dell'amico, a Lavinio.
La Storia
CASO DEL CIRCEO
All’appuntamento in via Accademia degli Agiati di fronte al cinema Ambassade a Roma, arrivarono soltanto Angelo Izzo e Gianni Guido a bordo della Fiat 127 bianca del padre di quest’ultimo. I due mentirono e raccontarono alle ragazze che Carlo li aspettava in una casa sul mare a Lavinio e proposero di raggiungerlo per qualche ora. Donatella e Rosaria accettarono e salirono in auto. Guido svoltò fino a fermarsi di fronte alla villa di proprietà della famiglia Ghira verso le 18.20 del 29 settembre. Dopo qualche ora trascorsa a chiacchierare e ad ascoltare musica Izzo e Guido cominciarono a fare esplicite avances sessuali alle ragazze che non accettarono provocando la reazione furiosa dei giovani.
La Storia
CASO DEL CIRCEO
Lopez venne trascinata al piano di sopra e annegata nella vasca da bagno, poi si scagliarono contro la diciasettenne legandole una cintura al collo e trascinandola sul pavimento nel tentativo di strangolarla infine fu colpita con una spranga alla testa. La rinchiusero insieme al cadavere della ragazza nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca, i tre partirono verso Roma per disfarsi dei cadaveri ma arrivati in viale Pola decisero di andare a cena a quel punto Colasanti iniziò a gridare e a battere colpi alle pareti del bagagliaio I rumori attirarono un metronotte che diede l'allarme ai carabinieri. La ragazza fu portata in ospedale dove fu ricoverata.
la storia
CASO DEL CIRCEO
Ghira tirò fuori una pistola e minacciandole disse che apparteneva al Clan dei marsigliesi. Secondo lui, il capo Jacques Berenguer aveva ordinato di rapire le due ragazze che furono violentate, massacrate e insultate dai tre, furono legate e chiuse in uno dei bagni della villetta dove ruppero un lavandino nel tentativo di liberarsi. Quando i tre scoprirono il tentativo di fuga, decisero di ucciderle, le drogarono cercando di addormentarle ma non funzionò. durante le torture Guido si assentò per cenare a Roma con i suoi familiari poi in serata fece ritorno al Circeo e si riunì ai suoi amici.
La villa
TESTIMONIANZA DI DONATELLA
Tutto è cominciato una settimana fa, con l'incontro con un ragazzo all'uscita del cinema che diceva di chiamarsi Carlo, lo scambio dei numeri di telefono e la promessa di vederci all'indomani insieme ad altri amici. Con Carlo così, vengono Angelo e Gianni, chiacchieriamo un po', poi si decide di fare qualcosa all'indomani, io dico che non avrei potuto, allora si fissa per lunedì. L'appuntamento è per le quattro del pomeriggio. Arrivano solo Angelo e Gianni, Carlo, dicono, aveva una festa alla sua villa di Lavinio, se avessimo voluto raggiungerlo… ma a Lavinio non arrivammo mai. I due a un certo punto si fermano a un bar per telefonare a Carlo, così dicono; quando Gianni ritorna in macchina dice che l'amico avrebbe gradito la nostra visita e che andassimo pure in villa che lui stava al mare. era al Circeo e quel Carlo non arrivò mai. I due si svelano subito e ci chiedono di fare l'amore, rifiutiamo, insistono e ci promettono un milione ciascuna, rifiutiamo di nuovo. A questo punto Gianni tira fuori una pistola e dice: "Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari". Capiamo che era una trappola e scoppiamo a piangere. I due ci chiudono in bagno, aspettavano Jacques. La mattina dopo Angelo apre la porta del bagno e si accorge che il lavandino è rotto, si infuria come un pazzo e ci ammazza di botte, e ci separano: io in un bagno, Rosaria in un altro. Comincia l'inferno. Verso sera arriva Jacques. Jacques in realtà era Andrea Ghira, dice che ci porterà a Roma ma poi ci hanno addormentate. Ci fanno tre punture ciascuna, ma io e Rosaria siamo più sveglie di prima e allora passano ad altri sistemi. Prendono Rosaria e la portano in un'altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere e urlare, poi silenzio all'improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. Mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po', e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: "Questa non vuole proprio morire", e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l'ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c'era ancora, ma quando l'hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: "Guarda come dormono bene queste due".
DONATELLA COLASANTI
- Frattura della colonna vertebrale che le ha provocato la paralisi parziale
- Trauma cranico
- Lesioni da taglio e ferite da arma da fuoco
- Lesioni significative agli organi genitali
- Contusioni e ferite multiple
- Segni di brutalità e torture
Lesioni
CASO DEL CIRCEO
Gli avvocati della difesa cercano di ottenere la non imputabilità per Angelo Izzo, suggerendo che i genitori avrebbero dovuto tenere a freno quelle due ragazze, impedendo loro di uscire. Certamente, così, nulla di spiacevole sarebbe accaduto.
Le indagini furono affidate ai carabinieri, comandati dal maresciallo Gesualdo Simonetti, che anche grazie alle deposizioni di Donatella ricostruirono la dinamica del massacro. Il 30 giugno 1976 si apre il processo davanti alla Corte d’Assise di Latina, che vede come imputati Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira. L’avvocata di Donatella Colasanti è Tina Lagostena Bassi, una figura di spicco del femminismo italiano di quegli anni.
Processo
CASO DEL CIRCEO
ANDREA GHIRA
Ghira riuscì a fuggire in Spagna sotto il falso nome di Massimo Testa de Andres, col quale si arruolò nel Tercio (legione straniera spagnola), da cui venne espulso nel 1994 per abuso di stupefacenti. Stabilitosi a vivere a Melilla, in territorio marocchino, vi morì di overdose nello stesso anno e venne sepolto nel cimitero locale. La vera identità della sepoltura a nome Massimo Testa de Andres venne scoperta solo nel 2005: nel dicembre di quell'anno il cadavere fu riesumato e identificato mediante esame del DNA come appartenente a Ghira.
Donatella, si costituì parte civile contro i suoi carnefici. La famiglia Lopez decise di non costituirsi parte civile e accettò un risarcimento di 100 milioni di lire da parte della famiglia di Guido. Il processo si chiuse il 29 luglio dello stesso anno con una sentenza di ergastolo per tutti, fra gli applausi dell’aula stracolma di donne.
Processo
CASO DEL CIRCEO
Guido riuscì pochi mesi dopo a evadere dal carcere di San Gimignano il 25 gennaio 1981 e fuggì a Buenos Aires, dove fu riconosciuto e arrestato, poco più di due anni dopo. In attesa dell'estradizione, il 17 aprile 1985 riuscì ancora a fuggire e a raggiungere il Libano. Nell'aprile 1994 fu di nuovo catturato a Panama, dove si era rifatto una vita come commerciante di autovetture, ed estradato in Italia, dopo la sua espulsione del 31 maggio 1994.
GIANNI GUIDO
La sentenza fu modificata in appello il 28 ottobre 1980 per Guido e ridotta a trenta anni, dopo la dichiarazione di pentimento e l'accettazione da parte della famiglia della ragazza uccisa di un risarcimento. Fu confermato l'ergastolo per Izzo e Ghira.
Processo
CASO DEL CIRCEO
ha conseguito la Laurea in Lingue e Letterature Straniere. Secondo alcune informazioni, Gianni ha iniziato a lavorare come traduttore di opere religiose.
Andrea Ghira giace e tace, ammesso sia davvero sepolto in Marocco o al contrario non sia tornato libero sotto mentite spoglie. Gianni Guido, dopo 14 anni di prigione senza evasioni e un affidamento in prova ai servizi sociali, dal 25 agosto 2009 è tornato libero, scegliendo un profilo bassissimo: scansa i fotografi, non appare sui social, fa il pensionato di lusso probabilmente a Roma, in incognito.
Processo
CASO DEL CIRCEO
ANGELO IZZO
Nel novembre del 2004, nonostante la condanna pendente, i giudici del tribunale di sorveglianza di Palermo decisero di concedere a Izzo la semilibertà; costui cominciò a beneficiarne a partire dal 27 dicembre.
Izzo il 25 agosto 1993, approfittando di un permesso premio, si allontanò dal carcere di Alessandria e riuscì a espatriare in Francia. Venne poi catturato a Parigi a metà settembre ed estradato in Italia.
Donatella Colasanti, per il resto della sua vita, rilasciò diverse interviste in cui raccontò la sua terribile storia. Nel 1997 affermò di aver ricevuto delle telefonate minatorie e di volere per questo Izzo in isolamento.
Processo
CASO DEL CIRCEO
Adesso Angelo Izzo sta scontando due ergastoli nel penitenziario di Velletri (Roma) per aver ucciso altre tre donne.
Una volta in libertà, il 28 aprile 2005, rapì e uccise con un complice due donne, Maria Carmela Linciano (49 anni) e Valentina Maiorano (14 anni), rispettivamente moglie e figlia di Giovanni Maiorano, un pentito della Sacra Corona Unita che Izzo conobbe in carcere. Il 12 gennaio 2007 Izzo fu di nuovo condannato all'ergastolo per duplice omicidio premeditato, condanna confermata anche in appello.
Donatella Colasanti, in occasione dell'omicidio della famiglia Maiorano, affermò che qualcuno avrebbe dovuto assolutamente pagare per aver permesso a Izzo la semilibertà.
Processo
CASO DEL CIRCEO
Donatella morì il 30 dicembre 2005, all'età di 47 anni, a Roma per un tumore al seno, ancora duramente sconvolta per la violenza subita trenta anni prima. Avrebbe voluto assistere al nuovo processo contro Izzo. Le sue ultime parole furono "Battiamoci per la verità". Nel 2020 la casa di Donatella Colasanti è divenuta un centro antiviolenza.
Processo
CASO DEL CIRCEO
Serie TV
CASO DEL CIRCEO
La racconta Circeo, la serie in tre puntate premiata ai Nastri D'argento 2023 come miglior docuserie, diretta da Andrea Molaioli e scritta da Flaminia Gressi, Lisa Nur Sultan e Viola Rispoli (che firma anche come head writer), in onda il 21 e il 28 novembre alle 21.30 su Rai 1, in occasione della Giornata Internazionale per l'Eliminazione della violenza contro le donne. La serie segue la ricostruzione degli eventi, a partire dal momento in cui le ragazze vengono rapite, passando attraverso le torture subite, fino alla testimonianza di Donatella e al processo che porterà alla condanna dei due uomini. Vuole essere una ricostruzione fedele degli eventi, senza indulgere nella spettacolarizzazione della violenza. Mostra con crudezza e realismo le atrocità subite dalle vittime, ma al contempo mette in evidenza la storia di Donatella, che sopravvive all'incubo e lotta per la giustizia. La serie esplora non solo le atrocità fisiche, ma anche le implicazioni psicologiche per le vittime, mostrando come l’esperienza abbia segnato la vita di Donatella Colasanti, che ha dovuto fare i conti con i traumi fisici e psicologici. Inoltre, la serie indaga anche sulle motivazioni e sulla psicologia degli aggressori, in particolare Angelo Izzo, il principale responsabile.