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Donne nella I G.M.
Marta Fiorese
Created on November 10, 2024
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Transcript
le donne nella prima guerra mondiale
Aspetti della condizione femminile nella Prima Guerra Mondiale
"Un mondo alla rovescia"
Mentre la memoria e l’immagine maschile sono caratterizzate generalmente dal senso dell’orrore della violenza gratuita, della sofferenza e della tragedia, alcune testimonianze orali di donne lasciano intravedere piuttosto un senso di liberazione e di orgoglio, nonchè di accresciuta fiducia in se stesse.
Le spigolatrici - Millet Realismo La donne che appartenevano alle classi povere inziavano ad avere un ruolo diverso.
Tra la fine dell’ 800 e l’inizio del ‘900 la maggior parte delle famiglie era di origine contadina ed era legata alla tradizione per cui gli uomini dovevano lavorare fuori casa per mantenere la famiglia, mentre le donne lavoravano dentro casa occupandosi dei figli e delle faccende domestiche.
"Fuori dalla gabbia"
Questa situazione cambiò nel 1915
La Grande Guerra appella le donne a sostituire nella vita quotidiana le migliaia di uomini chiamati alle armi. Le donne si trovano a compiere lavori fino ad ora sconosciuti, indispensabili per portare avanti l'economia del paese.
Opportunità
SCOPPIO DELLA GUERRA
CAMBIAMENTO (MOMENTANEO) DELLA SOCIETA'
OPPORTUNITA' DI EMANCIPAZIONE
CHIAMATA ALLE ARMI
MOBILITAZIONE DELLE DONNE AL LAVORO
CRISI DELLA MANODOPERA
Bisogno di manodopera
Il bisogno crescente di manodopera in tutti i settori (specialmente nella produzione bellica), provocò chiaramente una specie di invasione di campo femminile nelle più diverse realtà professionali.
A partire dalla rivoluzione industriale inglese e poi europea la presenza femminile nelle fabbriche tessili era notevole. Ora però le donne occupavano settori lavorativi dove mai in precedenza qualcuno avrebbe immaginato ruoli femminili.
unA REALTA' DIVERSIFICATA
DONNE APPARTENEDNTI ALLA CLASSE MEDIA
donne APPARTENENTI ALLE classi popolari
Subiscono ristrettezze economiche e alimentari, il peso di nuove responsabilità e il duro lavoro derivante dall’accumulo di compiti per l’assenza dei maschi: giovani operaie da poco entrate nel lavoro di fabbrica, esposte a lavori pesanti e pericolosi, ma pronte ad approfittare di qualche spazio di libertà
Trovarono per la prima volta il modo di uscire dall’ambito familiare, di sentirsi valorizzate in compiti socialmente utili e pubblicamente riconosciuti. Ma ci fu anche il caso delle donne che dovettero subire le violenze sessuali degli eserciti occupanti.
VS
Controtendenze
Controtendenze volte a ristabilire i confini di un tempo e a ricondurre le donne al loro interno
Significativo indizio linguistico:alle lavoratrici delle fabbriche di munizioni veniva affibbiato il termine diminutivo, ma anche vezzeggiativo di “munitionnette” (munizioni), in Francia, e di “canaries” (canarini) in Inghilterra – quasi a ribadire che esse rimanevano sempre donne, avevano cioè qualcosa di specifico che le distingueva: la grazia femminile non veniva meno anche nella fabbricazione di ordigni letali.
ruoli femminili
Infermiera-Croce rossa
Il coinvolgimento della donna nella Prima Guerra Mondiale diviene via via più intenso. Il primo momento è quello del distacco dal padre, dal marito, dal fratello o dai figli che partono verso un futuro ingoto, ma minaccioso. In un secondo momento la condizione della donna cambia in modo più marcato.
Dama di carità
"Portatrici"
vicino al fronte
operaie e contadine
VICINO AL FRONTE
Nel corso del conflitto, a partire dai primi mesi, le esigenze logistiche di eserciti di milioni di uomini costrinsero i comandi a utilizzare le donne che abitavano lungo le prime retrovie in lavori direttamente connessi alla guerra. Molte furono coinvolte nella sistemazione o nella costruzione di strade di accesso alle linee di combattimento, nella realizzazione delle trincee di seconda linea, nel trasporto di materiali.
Chi non era coinvolta però aveva la possibilità di svolgere piccoli lavori di riparazione delle divise, di affittare alcune stanze a ufficiali, di permettere l’utilizzo della cucina a soldati che volevano preparasi un pasto diverso dal rancio. Nelle zone più affollate di militari furono organizzate vere e proprie lavanderie, sartorie, recuperi per le divise.
Donne "portatrici"
14 giugno 1915 dal diario diGiuseppe Garzoni: “Pasando per cuei sentieri troviamo molti borghesi anche molte done specialmente ragasse dei dintorni di Civitalle che portavano viveri sul monte Planina; tutte sudate facevano compassione all’istante. ... (27 giugno) Durante la strada novamente si trovavano cuelle done che portavano i viveri sul monte Planina. Tutte sudatte ma non me fecero più compassione avendo visto la vita che conducevano a Ternova coi soldatti.”
Nell’estate del 1914 il maggiore comandante dell’8 reggimento alpini battaglione Gemona faceva richiesta di nominativi di donne, con un capogruppo maschio, al sindaco di Moggio Udinese. Dovevano essere capaci di trasportare 25 chili di materiale necessario ai soldati impegnati nelle esercitazioni.
Nelle zone di montagna gli eserciti contrapposti furono costretti a inquadrare le donne in reparti di “portatrici” che dalle basi di fondovalle risalivano sulle cime, superando notevoli dislivelli, trasportando carichi via via più pesanti per rifornire i combattenti di quanto avevano bisogno. Il contributo di queste donne si associa in Italia con quello delle Portarici carniche.
contadine e operaie
La gran parte delle donne dovettero affrontare la conduzione dell’economia domestica che si trasformava nell’aumento del lavoro nei campi, dato che la stragrande maggioranza della popolazione era contadina e la maggior parte dei sodati provenivano da questo ceto. Le capacità tecniche e amministrative che le donne avevano acquisito nel corso della loro vita vennero messe a dura prova, anche perché la produzione agricola era fondamentale per la prosecuzione della guerra.
Una parte di donne, sia quelle che vivevano in città o nelle zone industrializzate, sia quelle che si mossero verso le città dalle campagne andarono a coprire parte dei posti di lavoro lasciati libero dagli uomini richiamati in guerra. All’inizio coprirono lavori poco specializzati e soprattutto legati alla produzione tessile, in seguito le donne vennero inserite nella produzione bellica di munizioni e armi.
assistere i feriti
Molto spesso le donne dell’alta società, nobili e borghesi anche di giovane età, erano inquadrate nella Croce Rossa. I loro compiti erano di assistenza ai feriti durante il ricovero ospedaliero, ma quasi da subito vennero impiegate a ridosso della linea di combattimento come supporto ai medici che operavano i soldati. Furono quelle che più direttamente vissero l’esperienza traumatica della guerra.
croce rossa
In Italia il volontariato femminile, sotto tutela della Croce Rossa, sorta nel 1864, venne successivamente incentivato da donne del ceto medio-alto come Rita Camperio Meyer, figlia di un ufficiale.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l’organizzazione della Croce Rossa mobilitò moltissime infermiere volontarie, che trovarono impiego immediato nelle opere di assistenza sanitaria nelle immediate retrovie, nei treni-ospedale e negli ospedali piu’ grandi, lontani dal fronte. Nel 1917 le infermiere della Croce Rossa erano quasi 10.000, e altrettante quelle organizzate da altre associazioni di soccorso.
Donne che organizzano scioperi
Le donne che lavoravano in fabbrica non riuscivano a sfamare i figli con il loro stipendio: organizzarono veri e propri scioperi, per aumentare i salari e per porre fine alla guerra.
le operaie delle industrie tessili di Como, Vigevano e Borgosesia si astenettero dal lavoro
maggio del 1914
le operaie tessili di Torino si astettero dal lavoro.
agosto del 1915
riuscirono ad ottenere qualche aumento di salario e per alcune categorie anche l’orario ridotto a otto ore.
1918
Perchè quindi parliamo di "mondo alla rovescia?"
L’immaginario collettivo colpisce: la comparsa delle donne in occupazioni tradizionalmente inconsuete, in una specie di “mondo alla rovescia”. Spesso quotidiani e riviste dell’epoca sfoggiavano clamorose fotografie di donne italiane o straniere impegnate come spazzine, tranviere, barbiere, direttrici d’orchestra, boscaiole, ecc..
VIRTU' TIPICAMENTE FEMMINILI
Nel sostegno allo sforzo bellico venivano indiscutibilmente alla luce quell‘inventiva e quella capacità di risparmio e “riciclaggio” che erano considerate virtù tipicamente femminili.
Si inventarono forme di riuso della carta di giornale per riscaldare il rancio nelle gavette
Si inventarono forme di riuso della carta di giornale per riscaldare il rancio nelle gavette
Si utilizzarono, per farne cappotti, parti di pellicce prelevate da indumenti usati
Persino la maschera antigas, simbolo di una guerra combattuta coi mezzi più terrificanti, fu inventata, a quanto pare, dalle donne di un comitato bolognese, prima di essere perfezionata da esperti di chimica e di essere prodotta in scala industriale dai militari.
moda femminile
Con l’ingresso delle donne nelle fabbriche, le gonne lunghe e strette si presentano fastidiose nel lavoro quotidiano, lasciando il posto a quelle più corte e più comode. I colli sono più scesi e spesso assumono la forma delle giacche militari, quasi come voler uniformare, su un unico fronte, militari in trincea uomini e donne a lavoro. Perfino i colori assumono spesso maggiore uniformità sui vestiti, abbandonando la sfarzosa fantasia e il lusso degli anni precedenti, in nome del rigore della guerra. Anche le pettinature sono più sbrigative, con capelli tirati indietro e più corti.
DONNE, CULTURA E POLITICA
aumentò il numero delle donne che frequentavano gli istituti superiori; nell’anno accademico 1917-18 circa 2.000 femmine
Nel 1917 si laurearono 108 dottoresse in lettere, 4 in scienze economiche e commerciali, 81 in matematica, 7 in farmacia, 6 in medicina, 1 ingegneria e 1 in agraria
dopo lA GUERRA
L’esigenza di trovare un lavoro per i reduci spinse talvolta al licenziamento rapido e completo delle donne dalle occupazioni che avevano ricoperto, anche se in alcuni settori, per esempio nel terziario, la loro presenza continuò nonostante tutto a crescere. La difficoltà di trovare lavoro scatenò la guerra dei sessi che naturalmente fu perduta dalle donne. La retorica dominante fu infatti quella che prescriveva alle donne il rientro nei ranghi, nei ruoli familiari, nei compiti procreativi e materni.
fu vera emancipazione?
Difficile dare una risposta univoca. Dobbiamo considerare le realtà dei singoli paesi, il ruolo sociale delle donne, la loro età, le condizioni di tempo e tante altre variabili. Oggi gli storici sono piuttosto scettici sulle opportunità di vera emancipazione femminile durante e dopo la guerra.