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TUTE SPAZIALI

Una tuta spaziale dispone della tecnologia più sofisticata ed avanzata per proteggere da diversi fattori ostili come le radiazioni cosmiche, in particolare quelle infrarosse e ultraviolette non filtrate per mancanza di atmosfera, oltre agli sbalzi di temperatura che oscilla tra i -100 °C all'ombra e i +120 °C al sole [2]. La tuta deve poi proteggere dal vuoto all'esterno, che corrisponde a pressione nulla; per ovviare a questo inconveniente la tuta deve poter essere pressurizzata internamente. Le tute attuali non sono progettate per garantire una pressione uguale a quella dell'abitacolo dello Space Shuttle o della stazione spaziale, ma pari a 1/3 atm; si renderebbe necessario altrimenti uno scafandro eccessivamente rigido con conseguente impedimento nei movimenti. Prima di ogni "passeggiata" l'astronauta deve effettuare un periodo di adattamento nel cosiddetto airlock, un compartimento a tenuta stagna per equilibrare la pressione prima e dopo ogni attività extraveicolare, evitando così un'eventuale patologia da decompressione; nel frattempo deve respirare ossigeno per eliminare l'azoto presente nel corpo. All'interno della tuta, a causa della bassa pressione, l'astronauta respira ossigeno puro, evitando così l'ipossia che si verificherebbe utilizzando aria. Infatti a pressione atmosferica, pari a circa 1 bar, per la legge delle pressioni parziali la pressione parziale dell'ossigeno è di circa 0,21 bar, (20,96% di 1 bar), mentre respirando normale aria a 0,3 bar la pressione parziale dell'ossigeno corrisponde a circa 0,06 bar, equivalenti ad una concentrazione del 6,3% circa, letale per un essere umano.

zaino/scompartimento

tuta spaziale

TUTE SPAZIALI

Un casco, realizzato con policarbonato rigido e resistente al calore che garantisce una perfetta trasparenza; viene rivestito internamente da un liquido antiappannamento. All'elmetto è applicata una visiera mobile (chiamata Extravehicular Visor Assembly) costituita da due pannelli laterali e uno frontale, e regolabile per mezzo di una coppia di manopole. La visiera è laminata con un sottile strato di oro, per proteggere la vista dell'astronauta dalla luce diretta del sole e dal riverbero luminoso.
Un busto (chiamato anche HUT, Hard Upper Torso), in fibra di vetro, a cui sono collegati tutti gli altri componenti. Si collega con il casco all'estremità superiore, con i guanti a livello degli avambracci e con le gambe all'altezza della vita. I guanti, molto importanti per il lavoro dell'astronauta, sono meno spessi e relativamente comodi. Esternamente sono dotati di uno strato in gomma per una migliore presa sugli oggetti, oltre che di ganci per appendere eventuali utensili. Le estremità delle dita sono dotate di un dispositivo di riscaldamento azionabile tramite un interruttore posizionato sul polso. A causa dello spessore ridotto del tessuto e dell'attività manuale prolungata, i guanti sono spesso soggetti a logorio che può dar luogo anche a tagli o strappi, causando la depressurizzazione della tuta.