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Pascoli
JK
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Transcript
PRESENTAzIONe su
Pascoli
di Julia Kate Barazza e Gaia Margherita Nadal
CLASSE 5ASC
INDice
vita
opere:
Myricae
canti di castelvecchio
poemetti
Chi fu Giovanni Pascoli?
VITA
- Romagna, San Mauro di Romagna, 1855.
- Figlio di un proprietario terriero -> vita agiata.
- Proveniente da una famiglia numerosa.
- L’evento che sancisce uno spartiacque tra il prima e il dopo della sua vita è la morte del padre, avvenuta il 10 agosto 1867.
- Vive il dolore esistenziale della morte del padre per tutta la sua vita
- Dopo la morte del padre la famiglia si sfascia.
Myricae
opere
E' il primo libro poetico di Pascoli ed era stato scritto per il suo amico Raffaele Marcovigi come regalo di nozze.E' sempre stato rimaneggiato da Pascoli, motivo per cui vi sono più edizioni (la prima e' del 1891 mentre quella definitiva del 1911).TITOLO:
- significa "tamerici", cioè dei cespugli
- ha un carattere evocativo: simbolo di un mondo umile
- richiamo a un luogo geografico preciso: le campagne attorno a San Mauro.
- in latino (richiamo a Virgilio)
- contiene una dichiarazione di poetica:
+ info
Myricae
opere
CARATTERISTICHE:
- Disposizione varia delle sezioni.
- Le sezioni sono compresenti e tra loro vi è un sottile intreccio circolare.
- Tema funebre è la sua nota dominante "romanzo dell'orfano"
- Il nido:
- Assenza totale dell'endecasillabo sciolto e della terzina dantesca.
- Carattere frammentario: testi brevi, pochi particolari, frammentazione paratattica del verso, prevalenza della coordinazione e presenza di "E abrupti d'apertura".
da Myricae
timeline
Lavandare
edizione del 1894
Nella sezione "L'ultima passeggiata"
X agosto
edizione del 1897
Nella sezione "Elegie"
L'assiuolo
edizione del 1897
Nella sezione "In campagna"
Lavandare
myricae
RIASSUNTO
- Prima di rientrare dalle vacanze estive, Pascoli decide di fare un'ultima passeggiata in campagna.
- Assiste al lavaggio del bucato effettuato dalle donne.
- Il momento del bucato è accompagnato da un canto popolare molto malinconico che riflette anche il sentimento del poeta.
- Tipologia di componimento: madrigale
- Basato sul modello del Canzoniere
- Composto da due terzine di endecasillabi seguite da una quartina a rima alternata (segue lo schema ABA,CBC,DEDE)
- Tra il verso 7 e il verso 9 al posto della rima troviamo un’assonanza
- Nel componimento vengono giustapposte 2 immagini, una per terzina: Terreno arato a metà, lavandaie
- Il poeta cerca di ricreare un'atmosfera autunnale che ricade sullo stato d'animo
Nel campo mezzo grigio e mezzo neroresta un aratro senza buoi che paredimenticato, tra il vapor leggero. E cadenzato dalla gora viene lo sciabordare delle lavandare con tonfi spessi e lunghe cantilene: Il vento soffia e nevica la frasca, e tu non torni ancora al tuo paese! quando partisti, come son rimasta! come l’aratro in mezzo alla maggese.
figure retoriche
San Lorenzo, Io lo so perché tantodi stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l’uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido portava due bambole in dono… Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male!
X agosto
myricae
RIASSUNTO
- Rievoca la morte del padre, avvenuta il 10 agosto del 1867, 29 anni prima della stesura di questo componimento
- Viene inizialmente pubblicata nella rivista fiorentina “Il Marzocco” (nel 1896) per poi essere inclusa l’anno successivo nella quarta edizione di Myricae
- Il 10 agosto nel calendario dei santi è dedicato a San Lorenzo; inoltre in questi periodo è possibile osservare le stelle cadenti
- Nella lirica si narra, oltre che la morte del padre del poeta, anche della morte di una rondine -> entrambi sono vittime innocenti di crudeli agguati
- Il racconto delle due morti si svolge in modo simmetrico:
- Questa parte del testo presenta moltissimi parallelismi e riprese letterali che donano alla alle due quartine dedicate all’uomo e a quelle dedicate alla rondine un aspetto isomorfico
- Viene favorita la strada del perdono
figure retoriche
L'assiuolo
Dov'era la luna? ché il cielo notava in un'alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù: veniva una voce dai campi: chiù… Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com'eco d'un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù… Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d'argento (tintinni a invisibili porte che forse non s'aprono più?... ); e c'era quel pianto di morte... chiù…
myricae
RIASSUNTO
- Ambientata in un luogo aperto (forse in un giardino tra la campagna e il mare).
- Inizia con una notte chiara e incantevole (paesaggio idilliaco e bucolico).
- Notte guastata dal verso lugubre di un assiuolo.
- Il verso dell’assiuolo viene ripetuto alla fine di ogni strofa e assume un carattere sempre più lugubre.
- Lirica musicale, ricca di armonia.
- 3 strofe di doppie quartine composte di novenari a rima alternata.
- Progressiva messa a fuoco del senso del messaggio: evoca il destino della morte che incombe su tutto e ne fa memoria.
- I primi 2 novenari di ogni strofa: tema della luna.
- Nel 2° distico di ogni strofa: descrizione dell'ambiente circondante.
- Nella 2° quartina di ogni strofa le cose cambiano: avviene un capovolgimento a causa dell'icona della morte.
- Morte annunciata in progressione, culmina nella forma del verso di malaugurio dell'ultima coppia di versi del componimento.
- Tecnica dello "sfocato".
figure retoriche
Collegamenti (Lavandare)
myricae
- Struttura poetica richiama quella del Canzoniere.
- Possiamo fare un paragone con "La stireria" di Emile Zolà: nel brano l'autore descrive una scena quotidiana lavorativa svolta da donne.
- Anche nel romanzo "I Malavoglia" di Verga troviamo le figure dei lavoratori che cantano: i Malavoglia e i vicini di casa (tutti pescatori) alle prese con la conservazione delle acciughe ingannano il tempo cantando storie ed indovinelli.
Collegamenti (X agosto)
myricae
- Nei “Promessi Sposi” di Manzoni: l’insegnamento di Fra Cristoforo (=solo il perdono può porre fine all’inutile e brutale spargimento di sangue).
- Per evocare la patria, l’immagine del nido viene utilizzata anche da Dante e da Petrarca.
Collegamenti (L'assiuolo)
myricae
- Il titolo ha ruolo informativo come per la poesia "Soldati" di Ungaretti.
- L'immedesimazione del poeta con l'assiuolo poichè in solitudine con il suo dolore in un mondo immenso la troviamo anche in "Albatros" di Baudelaire in cui il poeta si identifica nell'albatros.
- In "San Martino" Carducci parte da una prospettiva lontana per poi avvicinare lo sguardo così da dare un'idea più concreta. Analogamente Pascoli mette progressivamente a fuoco il senso del messaggio.
- La scelta di un animale preciso per dare un'effetto lugubre:
Canti di Castelvecchio
opere
- È una raccolta di 59 componimenti (con più edizioni) raccolti in un unico volume a partire dal 1903 -> prima erano pubblicati in delle riviste o in quotidiani.
- Possiamo notare alcune somiglianze con "Myricae" già a partire dall'apertura del libro
- I canti di Castelvecchio vengono chiamati anche le Myricae autunnali poichè la trama che lega i vari testi compie un ciclo stagionale da un autunno all'altro.
- Pascoli sente anche in modo personale la stagione dei canti "autunnale" poiché fanno riferimento alla vita presente del poeta (da quando nel 1895 acquista con Mariù la casa a Castelvecchio).
- La raccolta viene chiamata anche "libro del nido ritrovato", poiché insieme alla sorella Mariù, cerca di ricostruire il nido famigliare precedentemente distrutto dalla morte del padre.
- Nella prefazione troviamo uno sfondo cimiteriale, tipico sia di Myricae, sia dei Canti di Castelvecchio -> la prima raccolta è dedicata al padre, mentre la seconda alla madre.
- La poesia assume una funzione riparatrice poiché scrivendo dei famigliari defunti, trova un modo per riportarli in vita.
opere
Canti di Castelvecchio
Nonostante i molti aspetti in comune con "Myricae", la raccolta dei "Canti di Castelvecchio", si diversifica per alcune caratteristiche:1. Titolo: la parola "canti" riporta ai "canti" leopardiani, componimenti lunghi rispetto a quelli presenti in "Myricae". 2. Strutture: più complesse e raffinate rispetto a Myricae. 3. Per ricostruire il nido Pascoli ha bisogno di integrarsi culturalmente, utilizza nei "Canti di Castelvecchio" una componente folclorica che in "Myricae" è assente; inoltre recupera detti e credenze della gente romagnola.
da Canti di Castelvecchio
opere
Nebbia
edizione del 1903
Il gelsomino notturno
edizione del 1903
Scritto in occasione delle nozze dell'amico Gabriele Briganti, può essere letto come un moderno epitalamio.
Nebbia
canti di castelvecchio
RIASSUNTO
- La nebbia nasconde le cose lontane e quindi le cose dolorose come i lutti familiari.
- La nebbia protegge metaforicamente il poeta dai ricordi tristi e da ciò che invita a vivere.
- Il nido è delimitato da elementi semplici come la siepe, le mura e gli alberi.
- La fuga dalla vita si risolve nel desiderio di morte.
- 5 strofe di 6 versi ciascuna a rima invertita.
- Semplicità superficiale quasi purile:
- Pessimismo che consiste di rifiuto del vivere ed ossessione per la morte.
- Immagini modeste caricate di suggestivi richiami simbolici:
- Uso dell'imperativo: invocazione della nebbia.
Nascondi le cose lontane che vogliono ch’ami e che vada! Ch’io veda là solo quel bianco di strada, che un giorno ho da fare tra stanco don don di campane... Nascondi le cose lontane, nascondile, involale al volo del cuore! Ch’io veda il cipresso là, solo, qui, solo quest’orto, cui presso sonnecchia il mio cane.
Nascondi le cose lontane, tu nebbia impalpabile e scialba, tu fumo che ancora rampolli, su l’alba, da’ lampi notturni e da’ crolli d’aeree frane! Nascondi le cose lontane, nascondimi quello ch’è morto ! Ch’io veda soltanto la siepe dell’orto, la mura ch’ha piene le crepe di valerïane. Nascondi le cose lontane: le cose son ebbre di pianto! Ch’io veda i due peschi, i due meli, soltanto, che danno i soavi lor mieli pel nero mio pane.
figure retoriche
COLLEGAMENTI
canti di castelvecchio
Collegamenti (Nebbia)
- La presenza delle piante e i loro richiami:
- Al contrario della poesia "San Martino" di Carducci in cui la nebbia era descritta oggettivamente, in "Nebbia" questa assume un forte valore simbolico.
- Mentre in "L'infinito" di Leopardi il poeta guarda oltre il dolore e si rifugia nel pensiero nell'immaginazione, Pascoli si rifugia nel proprio "nido".
- La presenza del cane:
Gelsomino notturno
canti di castelvecchio
E s'aprono i fiori notturninell'ora che penso a' miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. Da un pezzo si tacquero i gridi : là sola una casa bisbiglia . Sotto l'ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia. Dai calici aperti si esala l'odore di fragole rosse. Splende un lume là nella sala. Nasce l'erba sopra le fosse. Un'ape tardiva sussurra trovando già prese le celle. La Chioccetta per l'aia azzurra va col suo pigolio di stelle. Per tutta la notte s'esala l'odore che passa col vento. Passa il lume su per la scala; brilla al primo piano: s'è spento ... È l'alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova, dentro l'urna molle e segreta, non so che felicità nuova.
RIASSUNTO
- Durante la notte:
- Formato da 6 quartine di novenari a rime alternate.
- Analogia tra i due processi generativi.
- Pascoli si pone all’esterno come un semplice spettatore che osserva la scena da fuori.
- Il là deittico marca la distanza spaziale ed esistenziale di Pascoli verso la dimensione di coppia.
- L'atto è evocato allusivamente per mantenere la privacy e per il "non sapere" del poeta
- Destino di Pascoli: non avere mai un nido per se’ ma accontentarsi di ricomporre quello di una volta perchè impegnato elaborare il lutto e a tenere in vita i suoi cari attraverso il ricordo.
- varie immagini del nido (nidi delle rondini, celle delle api, aia della cioccia)
figure retoriche
Collegamenti (Gelsomino notturno)
canti di castelvecchio
- In questa poesia, si nota il ruolo di Pascoli nel dover tenere in vita i suoi cari attraverso il ricordo. Questo è ciò che Foscolo definisce nei “Dei Sepolcri” come “corrispondenza d’amorosi sensi”: i morti non si possono definire tali finché i vivi ne coltivano memoria.
- Ciò che simboleggia il fiore:
Poemetti
opere
- Raccolta divisa in: Primi Poemetti (1914) e Nuovi Poemetti (1909).
- Hanno in cima l’epigrafe “paulo maiora” (=cose un pò piu’ grandi) presa dalla 4° ecloga delle Bucoliche di Virgilio.
- Somiglianze con le altre 2 raccolte:
- Differenze con le altre 2 raccolte:
Poemetti
opere
- Raccolta conosciuta anche come "romanzo georgico".
- Narra di una famiglia di contadini della Garfagnana, osservata nella sua vita quotidiana, e il suo capofamiglia che espone il suo modello di vita al suo futuro genero Reno (trasmissione di un’eredità di valori).
- Rappresentazione di un mondo:
- Utopia contadina: stile di vita fondato sul lavoro dei campi e sulla sobrietà dei bisogni, immaginando una società di piccoli possidenti terrieri.
- Affronta serie di riflessioni che investono complessivamente la sua visione del mondo.
Digitale purpurea
figure retoriche
Poemetti
ISiedono. L’una guarda l’altra. L’una esile e bionda, semplice di vesti e di sguardi; ma l’altra, esile e bruna, l’altra... I due occhi semplici e modesti, fissano gli altri due ch’ardono. “E mai, non ci tornasti?” “Mai” “Non le vedesti più?” “Non più, cara” “Io si: ci ritornai; e le rividi le mie bianche suore, e li rivissi i dolci anni che sai; quei piccoli anni così dolci al cuore…” L’altra sorrise “E di’: non lo ricordi quell’orto chiuso? i rovi con le more? i ginepri tra cui zirlano i tordi? i bussi amari? quel segreto canto misterioso, con quel fiore, fior di...?” “morte: sì, cara” “Ed era vero? Tanto io ci credeva che non mai, Rachele, sarei passata al triste fiore accanto. Ché si diceva: il fiore ha come un miele che inebria l’aria; un suo vapor che bagna l’anima d’un oblìo dolce e crudele. Oh! quel convento in mezzo alla montagna cerulea!” Maria parla: una mano posa su quella della sua compagna; e l’una e l’altra guardano lontano.
II Vedono. Sorge nell’azzurro intenso del ciel di maggio il loro monastero, pieno di litanie, pieno d’incenso. Vedono; e si profuma il lor pensiero d’odor di rose e di viole a ciocche, di sentor d’innocenza e di mistero. E negli orecchi ronzano, alle bocche salgono melodie, dimenticate, là, da tastiere appena appena tocche... Oh! quale vi sorrise oggi, alle grate, ospite caro? onde più rosse e liete tornaste alle sonanti camerate oggi: ed oggi, più alto, Ave, ripete, Ave Maria, la vostra voce in coro; e poi d’un tratto (perché mai?) piangete... Piangono, un poco, nel tramonto d’oro, senza perché. Quante fanciulle sono nell’orto, bianco qua e là di loro! Bianco e ciarliero. Ad or ad or, col suono di vele al vento, vengono. Rimane qualcuna, e legge in un suo libro buono. In disparte da loro agili e sane, una spiga di fiori, anzi di dita spruzzolate di sangue, dita umane, l’alito ignoto spande di sua vita.
III“Maria!” “Rachele!” Un poco più le mani si premono. In quell’ora hanno veduto la fanciullezza, i cari anni lontani. Memorie (l’una sa dell’altra al muto premere) dolci, come è tristo e pio il lontanar d’un ultimo saluto! “Maria!” “Rachele!” Questa piange, “Addio!” dice tra sé, poi volta la parola grave a Maria, ma i neri occhi no: “Io,” mormora, “sì: sentii quel fiore. Sola ero con le cetonie verdi. Il vento portava odor di rose e di viole a ciocche. Nel cuore, il languido fermento d’un sogno che notturno arse e che s’era all’alba, nell’ignara anima, spento. Maria, ricordo quella greve sera. L’aria soffiava luce di baleni silenzïosi. M’inoltrai leggiera, cauta, su per i molli terrapieni erbosi. I piedi mi tenea la folta erba. Sorridi? E dirmi sentia, Vieni! Vieni! E fu molta la dolcezza! molta! tanta, che, vedi... (l’altra lo stupore alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta con un suo lungo brivido...) si muore!”
Digitale purpurea
Poemetti
RIASSUNTO Il componimento inizia con Maria e Rachele che, dopo tanto tempo, si ritrovano a parlare della loro esperienza al collegio e che ricordano dell’episodio del fiore. Si tengono l’una con una mano sull’altra e rievocano le faccende del passato. Alla fine, Rachele confessa di aver infranto il divieto e di essere andata a sentirne l’odore. Ha odorato il fiore e le ha provocato l’abbandono dei sensi. ANALISI
- Maria, sorella di Pascoli, dice di aver ispirato il fratello nel comporre l'opera.
- Tema della rimembranza.
- Netto contrasto fisico e psicologico tra le due protagoniste:
- L'atmosfera di candore del convento viene interrotta dalla descrizione della pianta che porta alla descrizione del peccato commesso da Rachele.
- La figura di questa strana pianta riporta anche a eventi e significati che vanno oltre. La pianta proietta nelle cose degli inquieti conflitti dell’inconscio, inoltre sembra anche riflettere una corruzione interna alle cose stesse che può essere tradotta come malattia segreta del mondo.
- Ricco simbolismo.
- Metro regolare interrotto da una sintassi spezzata .
COLLEGAMENTI
Collegamenti (Digitale Purpurea)
POEMETTI
- “Succube di Fosca” -> Clara, donna sana e bella, soggetto di un amore limpido e felice, si oppone sin dal nome a Fosca, la donna brutta e malata, soggetto e oggetto di una passione torbida e inconfessabile. Clara è la luce, Fosca è tenebra, una realtà patologica, orrorosa e angosciosa
- “A sè stesso”, Leopardi -> in questo componimento di Leopardi, la punteggiatura rende la sintassi spezzata come nel testo Pascoliano
FIgure retoriche
In azzurro: anafora In viola: onomatopea In rosso: alliterazione (della l) Sottolineato: figura etimologica
FIgure retoriche
In rosa: In blu: In arancione:
FIgure retoriche
In rosa: metonimia In viola: onomatopea In arancione: sinestesia In verde: climax acendente In rosso: alliterazione (della lettera i) In giallo: metafora
Figure retoriche
In rosa: metonimia In giallo/marroncino: metafora In arancione: sinestesia In viola: onomatopea In marrone: similitudine
FIgure retoriche
In rosa: In blu: In arancione:
Figure retoriche
In azzurro: ripetizioni/ parallelismi In rosso scuro: ossimori In marroncino: metafore in viola: onomatopea