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LEONARDO DA VINCI

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Leonardo da vinci,conoscuto probabilmente come uno dei più geni italiani ,è nato il 15 aprile del 1452 ad Anchiano di Vinci [ provincia di Firenze].è morto ad Amboise[in Francia]il 2 maggio del 1519.

Importanti sono stati gli studi di Leonardo sull’urbanistica: durante il periodo della peste a Milano ha elaborato un progetto di città ideale, che teneva conto dei problemi e delle esigenze cittadine. Per primo ha capito la necessità di decentrare la popolazione, che si ritrovava ammassata entro le mura, costretta in lugubri vicoli e abitazioni. Nel suo disegno il popolo risiedeva in campagna, mentre ai nobili era riservata la città, che aveva una pianta a scacchiera, senza mura, con una rete di canali per lo smaltimento dei rifiuti.

INVENZIONI

La dama con l'ermellino, opera realizzata tra il 1488 e il 1490, è il ritratto di Cecilia Gallerani, amante di Ludovico Sforza. La giovane ha il viso orientato in contrapposizione con il busto, il suo sguardo sembra essere catturato da un elemento al di fuori del quadro. Tra le braccia della fanciulla c'è un ermellino.

DIPINTI

L'Annunciazione, tavola ad olio realizzata tra il 1472 e il 1475 che rappresenta la famosa scena sacra fortemente rappresentata nella storia dell'arte, ma qui Leonardo da Vinci introduce delle novità (ad esempio la scena è rappresentata all'esterno e non all'interno come da tradizione). L'Ultima cena nota anche come Il cenacolo, è stata realizzata tra il 1495 e il 1499. Considerato tra i capolavori dell'artista e dell'intero Rinascimento, rappresenta la scena sacra dell'ultima cena. Al centro del dipinto c'è Gesù, ai lati ci sono gli apostoli, rivolti frontalmente verso lo spettatore lungo un tavolo modestamente imbandito. Leonardo rappresenta il momento in cui Gesù svela il tradimento di Giuda. La Gioconda è forse il dipinto più celebre del genio fiorentino. Realizzato intorno al 1503, oggi è conservato al Musée du Louvre. L'opera raffigura una giovane donna con lunghi capelli scuri, con un'espressione enigmatica: gli occhi sono grandi e profondi e ricambiano lo sguardo dello spettatore con una espressione serena, mentre le labbra accennano un sorriso.

I primi mesi gli richiesero tuttavia un periodo di adattamento nel quale oltre che per farsi conoscere Leonardo ebbe bisogno di tempo per prendere confidenza con un idioma che non gli era familiare, perché nell’Italia di quegli anni non esisteva ancora una lingua nazionale ma si parlavano i dialetti. All’inizio il giovane dimorò presso l’abitazione dei fratelli Evangelista e Giovanni Ambrogio de Predis, vicino a Porta Ticinese, e fu probabilmente grazie ai due pittori che ottenne la sua prima commissione.Confraternita dell’Immacolata Concezione, che gli richiese una pala d’altare tripartita per la cappella della confraternita nella perduta chiesa di San Francesco Grande. In base al contratto, che venne stipulato il 25 aprile, lo scomparto centrale del polittico doveva rappresentare la Madonna col Bambino sovrastati da Dio Padre con due profeti ed angeli, mentre quelli laterali quattro angeli cantori e musicanti, il tutto decorato con dovizia di particolari ed abbondanti dorature, secondo un gusto ancora fortemente debitore del Gotico internazionale. Alla firma del contratto erano presenti anche i fratelli de Predis, che collaborarono alla realizzazione dell’opera eseguendo le due tavole esterne del trittico, che doveva essere consegnato entro l’8 dicembre di quello stesso anno.

Arrivò nel capoluogo lombardo in compagnia del giovane musico Atalante Migliorotti e del meccanico Tommaso Masini, e ben presto si mise in luce per le doti che rendevano la sua frequentazione gradevole e lo aiutarono ad animare in maniera piacevole la corte del Moro: Più che come inventore o artista in senso stretto lo Sforza almeno in un primo momento lo impiegò soprattutto come regista, scenografo e costumista, incaricandolo di allestire per lui feste e spettacoli che rimasero impressi a lungo nel ricordo dell’alta società che andava dicendo meraviglie del talentuoso pittore toscano.

Prima di presentarsi fisicamente a Ludovico Sforza, gli inviò una lettera suddivisa in dieci paragrafi in cui gli elencò la vasta gamma delle sue competenze, specificando nei primi nove le sue capacità di inventore ed ingegnere civile e militare, e proponendosi come artista soltanto alla fine, in qualità sia di architetto che di scultore e pittore:

Leonardo da Vinci alla corte di Ludovico il Moro

In una famosa lettera, infatti, Leonardo gli elencò le sue doti e noi vi riportiamo la parte più significativa del testo : “Ho modi de ponti leggerissimi e forti, e acti ad portare facilissimamente, et cum quelli seguire, e alcuna volta fuggire li nemici, e altri securi e inoffensibile da foco e battaglia, facili e commodi da levare e ponere. Et modi de arder e disfare quelli de l’inimico”. In queste frasi Leonardo spiegò come poteva dare la possibilità ad un intero esercito di muoversi velocemente sia per un eventuale attacco sia per la difesa. Inoltre spiegava come l’esercito poteva difendersi e annientare il fuoco nemico.

Leonardo progettò macchine belliche, soprattutto nei primi anni del suo soggiorno a Milano (all’incirca tra il 1483 ed il 1490) e quando rientrò a Firenze verso il 1502-1504. Nonostante si fosse dedicato con assiduità e ardore all’attività di progettazione bellica, Leonardo era un uomo assolutamente contrario alla violenza e dedito alla pace; probabilmente vi si dedicò soltanto per far colpo sui signori del tempo e trovare quindi opportunità di lavoro, come ad esempio alla corte di Ludovico il Moro, signore del Ducato di Milano

LE MACCHINE DA GUERRA

Leonardo però non si attenne a quanto concordato – non sappiamo se la sua fosse una scelta deliberata o se il primitivo contenuto del contratto venisse modificato in un secondo momento – e dipinse la Madonna col Bambino, San Giovannino e un unico angelo immersi in un aspro paesaggio roccioso che non lasciava spazio ad elementi decorativi. Nasceva così la “Vergine delle rocce”, che descrive il leggendario incontro avvenuto nel deserto tra il Cristo bambino e il piccolo San Giovanni Battista, e che per la cavità ombrosa che accoglie la figura di Maria è stata interpretata come un’allusione al dogma dell’Immacolata Concezione. Sebbene non se ne conosca con esattezza il motivo scatenante – forse i cambiamenti apportati in corso d’opera o forse problemi di tipo economico riguardanti i pagamenti –, tra gli artisti e la confraternita si sviluppò una controversia che si protrasse per molti anni e che giunse ad una conclusione soltanto nel 1506, quando Leonardo aveva ormai fatto ritornò a Firenze. Nel frattempo il pittore realizzò una nuova versione del dipinto , che terminò presumibilmente durante il secondo soggiorno milanese e che fu destinata a sostituire quella originaria (acquistata probabilmente da Ludovico il Moro).

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