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Transcript

VIAGGIO MESSAGGERI

ORGANIZZAZIONE CONGIURA

ASSASSINIO

CESARIANI A ROMA

IDI DI MARZOgli ultimi giorni di Giulio Cesare

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I cesariani sono coloro che supportano Cesare, ovvero Publio Sestio, Antistio, Artemidoro, Silio, Rufo e Vibio.

ORGANIZZAZIONE

I cesaricidi sono gli oppositori ed uccisori di Cesare, i loro nomi sono: Gaio Casca Servilio, Gaio Cassio Longinio, Marco Junio Bruto, Publio Casca Servilio, Quinto Ligario, Rubrio Ruga, Cassio Parmense. Durante il viaggio dei Cesariani, si ritrovavano nell’ufficio della casa di Bruto per organizzare la congiura di cui i maggiori interessati furono Gaio Cassio Longinio e Marco Junio Bruto. Si incontrano per organizzarsi nel come, dove e quando attuare il piano, fissando infine la data delle Idi di Marzo del 44 a.C., alla curia di Pompeo. La causa principale della congiura è il timore dei più alti esponenti della politica romana, dal potere che Cesare sta acquisendo, soprattutto dopo la morte di Pompeo.

RICERCHE

I cesariani sono coloro che supportano Cesare, ovvero Publio Sestio, Antistio, Artemidoro, Silio, Rufo e Vibio. Silio Salvidieno, Antistio e Artemidoro di Cnido, a Roma, cercarono di proteggere direttamente Cesare e cercarono informazioni anche a costo della propria salvezza.

VIAGGIO

Publio Sestio, detto il bastone, è un fidato centurione di Cesare, che intraprende il viaggio per tornare dal proprio capo e infine recapitare un importante messaggio “L’aquila è in pericolo”. Nel suo viaggio partì da Modena, dove incontrò un misterioso uomo, chiamato Nebula, che gli recapitò informazioni su una possibile congiura e i suoi partecipanti. Il suo viaggio durò ben 8 giorni, nei quali combattè contro il clima, dei cacciatori di taglie e il sicario Mustela, mandati dagli anticesariani. Purtroppo il viaggio non ebbe successo poiché il messaggio arrivò in ritardo, quando ormai Cesare era morto, nel mentre, Vibio e Rufo sono anche loro in viaggio per recapitare i propri messaggi.

UN MESSAGGIO ARRIVATO IN RITARDO

Durante l’assassinio Cesare venne ucciso nella curia di Pompeo da 23 pugnalate inflitte da Ponzio Aquila, Cassio Longino, Gaio Casca, Cimbro, Ruga, Trebonio e infine Bruto, dove pronuncia la famosa frase “Tu quoque Bruto fili mi”. A Roma, la congiura ha come conseguenze un gran caos, Lepido e Marco Antonio discutono con Bruto e Cassio, dopo averli invitati a cena, sul da farsi. Silio e i cesariani salutano Cesare per l’ultima volta, Antonio e Cleopatra discutono su possibili alleanze future. Nei giorni successivi vi è la cremazione sulla pira di Cesare, e il popolo contribuisce, lanciando oggetti personali, nel mantenere il fuoco attivo. In ambito politico, gli anticesariani vengono poi perseguitati militarmente dai successori di Cesare, Ottaviano e Marco Antonio.