Want to create interactive content? It’s easy in Genially!

Get started free

L' Ottocento Alessia Quaranta

Alessia Quaranta

Created on October 27, 2024

Start designing with a free template

Discover more than 1500 professional designs like these:

Microcourse: Artificial Intelligence in Education

Puzzle Game

Scratch and Win

Microlearning: How to Study Better

Branching Scenarios Challenge Mobile

Branching Scenario Mission: Innovating for the Future

Piñata Challenge

Transcript

L'Ottocento

Il Congresso di Vienna

Durò dal 1814 al 1815 e riunì le potenze che sconfissero Napoleone per ristabilire pace e ordine in Europa. Le monarchie promossero la "Restaurazione", ripristinando l’assolutismo per evitare nuove rivoluzioni, limitando così le libertà. Questo portò pace tra le nazioni, ma anche repressione interna.

La Restaurazione, fu guidata da 3 principi. Il primo, quello dell'equilibrio, ridisegnò l'Europa per impedire che uno Stato potesse dominare sugli altri, creando una rete di Stati "cuscinetto" attorno alla Francia. - Belgio e Olanda furono uniti nei Paesi Bassi, - la Polonia venne divisa tra Prussia, Austria e Russia, - la Confederazione Germanica riunì 39 Stati sotto la dominazione austriaca, - l'Italia, smembrata in sette Stati, tornò sotto controllo austriaco.

Il secondo principio fu quello del legittimismo, che restaurò i sovrani deposti da Napoleone e l’ultimo fu quello dell’intervento: Metternich creò la Santa Alleanza (Austria, Prussia e Russia) per difendere militarmente i sovrani legittimi. Il Congresso affrontò anche la Questione d'Oriente, ma le potenze non trovarono un accordo e il tema fu lasciato irrisolto.

Dopo il Congresso di Vienna, l'Europa subì un'immediata ondata reazionaria. L'Austria consolidò il suo dominio diretto e tramite rami cadetti, perseguitando chi aveva sostenuto le riforme napoleoniche con confische e pene severe. Le costituzioni introdotte da Napoleone furono abolite, suscitando proteste represse.

Le prime lotte contro la Restaurazione furono condotte da giovani ispirati al Romanticismo e nacquero in ambienti militari. Si organizzarono in sette segrete, come la Carboneria in Italia, dove i membri comunicavano usando un linguaggio codificato. Questi gruppi, definiti liberali per la loro lotta per libertà politiche ed economiche, furono considerati "criminali" dalle autorità della Restaurazione.

I moti del 20-21

Nel 1820, i moti di Cadice in Spagna costrinsero il re a concedere la Costituzione, dopo che ufficiali dei Comuneros si opposero a inviare truppe in America. I carbonari napoletani, si sollevarono a Nola e ottennero la stessa Costituzione. In Piemonte, i liberali cercarono di ottenere la Costituzione dai Savoia e pianificarono di liberare la Lombardia dagli Austriaci, con il principe Carlo Alberto che la concesse grazie alle sue amicizie liberali.

Nel 1821, Metternich mobilitò la Santa Alleanza e un esercito austriaco sbaragliò i ribelli nel Regno delle Due Sicilie. Le truppe francesi intervennero in Spagna, soffocando nel sangue la rivolta. Nel Regno di Sardegna, Carlo Felice annullò la Costituzione e reprimette i liberali.

Nel 1821, una setta segreta in Grecia scatenò una rivolta contro l'Impero ottomano. La brutalità turca, suscitò solidarietà internazionale, con intellettuali europei che si unirono ai rivoltosi. La Grecia ottenne l'indipendenza nel 1829 grazie all'intervento di Francia, Gran Bretagna e Russia, che sconfissero i Turchi. Tuttavia, anziché stabilire una repubblica, le potenze imposero un re assoluto, Ottone di Baviera.

I moti del 1830

Nel 1830, i liberali in Europa lanciarono una nuova ondata di rivolte, partendo da Parigi contro il re Carlo X, costringendolo a fuggire e portando al potere il duca Luigi Filippo d'Orléans. La vittoria francese ispirò insurrezioni in Polonia e Germania, ma queste furono represse dalla Santa Alleanza. In Spagna, i moti portarono nuovamente alla concessione della Costituzione, mentre il Belgio ottenne l'indipendenza dall'Olanda.

Il dibattito politico

Nel corso degli anni emersero diverse tendenze politiche : • Liberali: alta borghesia, favorevoli a una monarchia costituzionale e al suffragio censitario. • Democratici: piccola borghesia, promotori dell'uguaglianza politica e del suffragio universale per una repubblica. • Socialisti: operai che chiedevano uguaglianza sociale e intervento statale nell'economia. • Comunisti: sostenitori dell'abolizione della proprietà privata.

Il dibattito risorgimentale

La discussione sull'unità d'Italia coinvolse diverse idee politiche e figure chiave. Giuseppe Mazzini, era un democratico che auspicava una repubblica unita. Dopo il fallimento dei moti, fondò la "Giovine Italia" e la "Giovine Europa". Giuseppe Garibaldi, condividendo le stesse idee di Mazzini, partecipò a insurrezioni in Italia, combatté in America Latina e venne soprannominato "Eroe dei due mondi" per il suo impegno al fianco degli Indios.

Altri pensatori proponevano modelli alternativi: Carlo Cattaneo sosteneva un federalismo con stati repubblicani sotto un Parlamento, mentre Vincenzo Gioberti proponeva una federazione di stati guidata dal Papa. Infine, Camillo Benso, conte di Cavour, favoriva l'unità d'Italia sotto la monarchia costituzionale dei Savoia, la dinastia che governava il Regno di Sardegna.

L'Italia verso il Risorgimento

Nel 1847, in Italia, si avviò un’ondata di riforme liberali: Pio IX, appena eletto papa, concesse un’amnistia per i detenuti politici e attuò alcune riforme che trovarono eco in Toscana e Piemonte, dove Carlo Alberto avviò misure moderne. L’accordo tra il papa, il granduca di Toscana e il re di Sardegna per l’abolizione delle dogane suscitò l’opposizione austriaca, con Radetzky che occupò Ferrara per minacciare l’Italia.

Alla vigilia del 1848, l'Europa era in fermento: i liberali erano insoddisfatti delle restrizioni imposte dal Congresso di Vienna, mentre operai e contadini soffrivano per una grave crisi economica. Nelle città, la sovrapproduzione aveva riempito i magazzini di beni invenduti, causando la chiusura di fabbriche e un'enorme disoccupazione. Nelle campagne, piogge intense e malattie delle colture avevano devastato le riserve di cibo. Questa disperazione unì operai, contadini e borghesi in una comune spinta per indipendenza e riforme costituzionali.

Il 12 gennaio 1848 a Palermo, una rivolta sostenuta dai liberali chiese una Costituzione e l’autonomia della Sicilia dal Regno delle Due Sicilie, favorendo un'unione futura con un ipotetico Regno d’Italia. L’insurrezione si diffuse rapidamente anche tra contadini e pastori, trasformandosi in una ribellione sociale difficile da controllare. Per calmare le tensioni, Ferdinando II concesse una Costituzione, estendendo presto il provvedimento anche al resto del Meridione.

In Francia, il 22 febbraio 1848, la borghesia e il proletariato insorsero contro il re Luigi Filippo, ritenuto incapace di affrontare la crisi economica. Dopo la richiesta di suffragio universale maschile, l'intervento dell'esercito causò dei morti. I rivoluzionari si armarono e, il 24 febbraio, costrinsero il re ad abdicare, proclamando la Seconda Repubblica.

La rivoluzione dilaga in Europa...

13 marzo Insorge Vienna, chiedendo la Costituzione 15 marzo Insorge Budapest, dove viene proclamata l’indipendenza dall’Austria 18 marzo In Prussia insorgono Colonia e Berlino; i rivoluzionari chiedono la Costituzione e l’Unità della Nazione tedesca 8 aprile Scoppia la rivoluzione a Praga, che non chiede di staccarsi dall’Austria ma rivendica maggiori libertà per la popolazione di lingua slava.

E in italia...

Nel marzo 1848, la paura di rivolte diffuse spinge vari sovrani italiani, tra cui Carlo Alberto, a concedere le Costituzioni, come lo Statuto albertino, che trasforma il Regno di Sardegna in monarchia costituzionale. A marzo a Venezia, un’insurrezione porta alla proclamazione della Repubblica. A Milano, le Cinque Giornate spingono l’esercito austriaco alla ritirata, mentre i duchi di Modena e Parma sono costretti a fuggire.

Il 23 marzo 1848, Carlo Alberto di Savoia dichiarò guerra all'Austria, segnando l'inizio della Prima guerra d’Indipendenza e suscitando entusiasmo tra i patrioti italiani. Tuttavia, il re si rivelò un comandante incerto e perse l’occasione di sconfiggere l’Austria, che si riorganizzò e vinse a Custoza. Nel 1849, le truppe piemontesi furono nuovamente sconfitte a Novara, costringendo Carlo Alberto ad abdicare in favore di Vittorio Emanuele II, che firmò l’armistizio di Vignale.

Cavour, attraverso abili manovre politiche, ottenne l'alleanza con l'opposizione e fece approvare due leggi fondamentali: l'abolizione dei dazi sul grano nel Regno di Sardegna e la rimozione delle barriere doganali. Inoltre, una riforma fiscale colpì i redditi più alti, fornendo fondi per lavori pubblici che promuovevano lo sviluppo capitalistico, come canali, porti e ferrovie, e potenziando l'industria in Liguria.

Cavour cercò un'alleanza con la Francia dopo aver constatato che il Piemonte non avrebbe potuto sconfiggere da solo l'Austria. Durante la Guerra di Crimea, inviò molti bersaglieri piemontesi a combattere a fianco della Francia, guadagnandosi un invito al Congresso di Parigi nel 1856, dove denunciò le prepotenze austriache. Nel 1858, firmò segretamente i Patti di Plombières con Napoleone III, che prometteva l'intervento francese in cambio della cessione di Nizza e Savoia e della divisione dell'Italia in quattro regni dopo una vittoria.

Cavour provocò l'Austria per indurla ad attaccare il Regno di Sardegna, e il 30 aprile 1859 iniziò la Seconda guerra d'Indipendenza con l'invasione austriaca. Le truppe franco-piemontesi, unite grazie alle ferrovie costruite da Cavour, ottennero vittorie decisive nelle prime battaglie, mentre i "Cacciatori delle Alpi" di Garibaldi liberarono diverse città. Gli Austriaci furono infine sconfitti a Solferino e San Martino.

Dopo le vittorie nella Seconda guerra d'Indipendenza, liberali e democratici espulsero i sovrani in Emilia e Toscana e disarmarono le truppe papali, ma la prospettiva dell'Unità d'Italia portò Napoleone III a ritirare il suo sostegno. Nel luglio 1859, firmò l'armistizio di Villafranca con l'Austria, che cedette la Lombardia al Regno di Sardegna, ma mantenne il Veneto e chiese la restituzione dei territori del Centro-Nord ai granduchi asburgici.

L'armistizio di Villafranca suscitò indignazione, portando alle dimissioni di Cavour e al distacco dei democratici dai Savoia. Nel 1860, Cavour tornò al governo, cedette Nizza e Savoia a Napoleone III e organizzò plebisciti in Emilia-Romagna e Toscana per l'unità con il Regno di Sardegna. I democratici, però, puntarono a liberare il Mezzogiorno, dove il giovane re Francesco II di Borbone, considerato debole, era al potere. Infine, Francesco Crispi convinse Garibaldi a incitare i contadini siciliani alla ribellione.

Nel maggio 1860, Garibaldi salpò con i Mille e sbarcò a Marsala, sconfiggendo i borbonici a Calatafimi e conquistando Palermo grazie all'insurrezione dei locali. Tuttavia, le incomprensioni tra i garibaldini, che puntavano all'unità d'Italia, e i contadini siciliani, desiderosi di riforme sociali, portarono a tensioni e repressioni violente. Dopo aver sconfitto i borbonici a Milazzo, Garibaldi attraversò lo Stretto di Messina e arrivò a Napoli, assumendo la dittatura del Regno delle Due Sicilie.

Con il progresso della spedizione dei Mille, Cavour temeva l'autonomia del Meridione sotto una repubblica democratica e che Roma fosse presa, il che avrebbe potuto portare a un conflitto con la Francia. Per evitare questo, Vittorio Emanuele II intervenne invadendo lo Stato pontificio e, incontrando Garibaldi a Teano, ricevette il Regno delle Due Sicilie. Il 17 marzo 1861, fu proclamato il primo Parlamento Nazionale a Torino e Vittorio Emanuele II divenne Re d’Italia, completando una fase fondamentale verso l'Unità, anche se mancavano ancora il Veneto e Roma.

L’Unità d’Italia e la Germania di Bismark

Si aprì a Torino il primo Parlamento del Regno d'Italia, dove si sancì la vittoria dei liberali di Cavour e la sconfitta dei democratici, che non riuscirono a ottenere il suffragio universale. Fu deciso di estendere a tutta l'Italia lo Statuto Albertino, limitando il diritto di voto ai soli uomini alfabetizzati e con un certo patrimonio. Così, su 22 milioni di abitanti, solo 628.000 avevano diritto di voto, rendendo il nuovo Regno d'Italia espressione di un ristretto ceto liberale.

Tra il 1861 e il 1876 governò la Destra storica (formata da nobiltà e ricca borghesia) che dovette affrontare i problemi di uno stato unito solo recentemente: - Analfabetismo e difficoltà di comunicazione - Brigantaggio - Disomogeneità delle truppe - Deficit del bilancio statale (risolto da Quintino Sella con la tassa sul macinato) L’Italia venne divisa in province dove c’era un prefetto che eleggeva il sindaco. Fu scelta come unità di misura il metro e come moneta la lira.

Nel 1866, con l’offerta di un’alleanza da parte di Prussia, l’Italia entrò nella Terza guerra d’Indipendenza per ottenere il Veneto. Sebbene sconfitta a Custoza e Lissa, la vittoria prussiana a Sadowa portò comunque alla cessione del Veneto all’Italia. Tuttavia, la mancata conquista di Trento e Trieste generò delusione e ispirò l’irredentismo, lasciando un’ombra sul Risorgimento.

Preoccupata dalla crescente potenza prussiana, la Francia dichiarò guerra alla Prussia nel 1870, ma fu rapidamente sconfitta a Sedan, dove Napoleone III fu catturato. Con il Trattato di Francoforte (1871), la Germania si unificò e Guglielmo I fu proclamato Kaiser del Secondo Reich, mentre la Francia cedette l’Alsazia e la Lorena, subendo condizioni di pace pesanti e umilianti.

Nel marzo 1871, gli operai parigini insorsero contro il governo conservatore e fondarono la Comune, un governo cittadino autogestito che introdusse il suffragio universale e la gestione operaia delle fabbriche. Il governo francese represse duramente la rivolta, uccidendo 20.000 comunardi e riconquistando Parigi, mentre la Comune divenne un simbolo per la classe lavoratrice.

Dopo la caduta di Napoleone III, il 20 settembre 1870 l'Italia annesse Roma, dichiarandola capitale del Regno nel 1871. La Legge delle Guarentigie cercò di regolare i rapporti con la Chiesa, ma papa Pio IX rifiutò la legge, si dichiarò prigioniero e vietò ai cattolici di partecipare alla vita politica, creando una frattura con lo Stato italiano.

Mentre l'Italia celebrava l'Unità, la Germania cresceva in potenza economica e militare, con 40 milioni di abitanti, un esercito forte e un'industria avanzata. Bismarck, grazie ai suoi poteri accentrati, favorì la pace con il Congresso di Berlino del 1878 e garantendo prosperità interna.

La Destra italiana fu criticata per la politica fiscale e il liberismo estremo, che ostacolavano l’industria; nel 1876 perse il governo a favore della Sinistra storica. Con Agostino Depretis, primo presidente della Sinistra, iniziò il “trasformismo”, e Francesco Crispi introdusse riforme sociali e scolastiche, sebbene governasse in modo autoritario. La Sinistra adottò il protezionismo e promosse leggi sociali, ma il governo di Crispi crollò nel 1896 dopo la sconfitta ad Adua.

Nel 1878, con l'elezione di papa Leone XIII, le attività sociali della Chiesa si intensificarono, specialmente nelle campagne, attraverso cooperative e istituzioni di carità per i contadini. Nel 1891, con l’enciclica Rerum Novarum, Leone XIII promosse la giustizia sociale, chiedendo ai lavoratori di rispettare le gerarchie e ai datori di lavoro di garantire salari equi e dignità agli operai. Tuttavia, mantenne una posizione rigida nei confronti dello Stato italiano, che la Sinistra ricambiò con anticlericalismo.