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Italian sport shoes design -IT

Federico Dei Rossi

Created on October 25, 2024

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La Fondazione Sportsystem è un ente senza scopo di lucro nato nel 2022 dalla fusione di “Fondazione Museo dello scarpone e della calzatura sportiva” con“Associazione dello Sportsystem”. La sede si trova presso la splendida Villa Zuccareda Binetti, gioiello architettonico sulle pendici del colle che sovrasta Montebelluna, all’interno di un grande parco storico. Ha fra le sue finalità principali la creazione e la promozione di tutte quelle iniziative, in particolare di carattere formativo, culturale e sociale, che contribuiscano alla crescita e al rinnovamento della cultura industriale ed imprenditoriale del Distretto dello Sportsystem. Promuove lo sviluppo di una visione sostenibile attraverso programmi di aggiornamento delle competenze e la promozione di ricerche, prodotti e processi innovativi legati all’eco-design e all’economia circolare. La Fondazione è da decenni punto di incontro, stimolo e ispirazione per aziende, operatori e specialisti nell’ambito della calzatura, abbigliamento e attrezzatura sportiva, con particolare orientamento per il mondo della montagna e l’outdoor. Travalicando i confini solo teorici del Distretto, costituisce un importante punto di raccordo fra realtà locali, nazionali ed internazionali.

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Essa, inoltre, rappresenta, promuove, conserva e gestisce il patrimonio materiale e immateriale del distretto dello Sportsystem attraverso il proprio Museo. Conosciuto in passato con il nome di “Museo dello scarpone e della calzatura sportiva”, venne fondato nel 1984 da un lungimirante gruppo di imprenditori del luogo che decisero di salvaguardare e valorizzare la storia e il know-how altamente specializzato del territorio che essi stessi, con le loro aziende, rappresentavano, e dal prof. Aldo Durante che ha diretto l’istituzione per più di vent’anni. Si tratta di un Museo di distretto, unico nel suo genere al mondo, in cui viene preservata l’eredità tecnica e storica dei più importanti marchi del settore. Il patrimonio della Fondazione racconta infatti l’evoluzione dell’artigianato, del design e dell’innovazione tecnologica legate alla produzione calzaturiera distrettuale affinché essa possa essere sempre di stimolo ed ispirazione per le nuove generazioni. Il patrimonio si compone di un archivio che include prodotti, cataloghi, brevetti, materiale fotografico , una raccolta di tesi specialistiche e una biblioteca specializzata con riviste del settore.

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Il territorio dello Sportsystem è caratterizzato da una grandissima ricchezza paesaggistica e culturale. Dominato ad ovest dal massiccio del Monte Grappa, limitato dalle colline dell'Asolano ed arricchito dalla presenza del Montello, si conclude con il corso del Fiume Piave ad est e l'alta piana trevigiana a sud. Nell’area si susseguono piccoli borghi alternati a zone coltivate e insediamenti produttivi. Parte di questo territorio è incluso dal 2021 nella Riserva della Biosfera MAB UNESCO Monte Grappa che promuove lo “sviluppo sostenibile”, con particolare attenzione alla valorizzazione dell’ecosistema e della sua biodiversità. Ad esso si affianca l’area del Montello, un rilievo in cui si ritrovano caratteristiche morfologiche tipiche delle zone carsiche come grotte e risorgive. Si incontrano ancora delle zone di bosco, principalmente roveri, frassini e carpini, che permettono di immaginare la folta vegetazione che in passato ricopriva l’intera collina, conosciuta anticamente con il nome di “bosco del Montello”. La zona della piana, invece, propaggine settentrionale della Pianura Padana, è caratterizzata da un’importante antropizzazione che l’ha portata ad essere riconosciuta come un sistema di città diffusa. Questo contesto era già caratterizzato da insediamenti umani nel periodo preistorico.

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Oltre ai ritrovamenti risalenti alla civiltà dei Veneti Antichi, ai resti degli insediamenti romani e agli affascinanti edifici del periodo medievale, il territorio è costellato di famose Ville, a testimonianza dell’importanza che esso ha rivestito nel corso dei secoli. La Serenissima Repubblica di Venezia proteggeva la zona boschiva, che utilizzava per il legname nella produzione delle navi. Le nobili famiglie veneziane vi soggiornavano in villeggiatura e gestivano importanti tenute agricole, dando origine ad alcune delle coltivazioni che hanno reso famosa la provincia di Treviso. È infine importante ricordare la storia più recente di questo territorio che lo ha visto, suo malgrado, teatro di alcuni dei più drammatici eventi bellici del XX secolo. I centri abitativi più vivaci dal punto di vista storico, artistico e culturale sono Montebelluna, nota in particolare per il suo storico mercato e la concentrazione di imprese legate allo Sportsystem, e Asolo, uno dei Borghi più suggestivi d’Italia, incantevole, ricca e sontuosa corte rinascimentale, definita dal poeta Giosuè Carducci “città dai cento orizzonti”.

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Il Distretto dello Sportsystem racchiude un’area storicamente riconosciuta come altamente specializzata nella produzione di calzature tecniche e sportive. Ufficialmente riconosciuto dalla Regione come "Distretto della Calzatura tecnica ed articoli sportivi di Asolo e Montebelluna”, al momento comprende quindici comuni della provincia di Treviso e uno della provincia di Belluno, in un’area di circa 355 Kmq. L’organizzazione del distretto è simile a una galassia: vi sono corpi con dimensioni, struttura e natura diversi, reciprocamente attratti e legati tra loro, tanto da essere considerati componenti di un’unica identità. È caratterizzato da una grande varietà industriale: aziende produttrici di prodotto finito (calzature, abbigliamento e attrezzature per lo sport), terzisti specializzati nella lavorazione dei materiali e produzione di componentistica, produttori di macchinari per le lavorazioni, studi di design e di progettazione.

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Include anche altri soggetti, non necessariamente di natura economica, che concorrono al mantenimento del distretto: incubatori, associazioni, enti di formazione e realtà culturali. Grazie alla sinergia tra tutti gli attori del distretto, e con realtà ad esso connesse, vengono progettati e realizzati una grande varietà di prodotti come scarponi da sci, doposci, scarpe da trekking, alpinismo e arrampicata, scarpe da calcio, tennis, ciclismo e motociclismo, pattini in linea, abbigliamento da montagna e tecnico, sci, scarpe da ginnastica scarpe da città, calzature anti infortunistica e ortopediche.

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La tradizione calzaturiera del montebellunese prende avvio verosimilmente da quella fiorita all’interno della Repubblica di Venezia, di cui Montebelluna era parte fin dal XIV secolo; è stata sottoposta alle regole dalla corporazione dei “caleghèri e zavatteri” (calzolai e ciabattini) fino alla caduta della Serenissima. All’inizio dell’Ottocento la zona si identifica già come centro di produzione calzaturiera in espansione, con la presenza di dieci calzolai censiti nel 1808 nel comune di Montebelluna. In questo periodo, l’oggetto maggiormente richiesto e realizzato erano le gallozze, calzature economiche per uso contadino e da montagna, caratterizzate da una spessa suola di legno e tomaia in cuoio. Furono realizzate completamente a mano con strumenti e tecniche tradizionali fino al 1860-70, periodo in cui fecero la loro comparsa nel processo produttivo le prime macchine da cucire. Questi strumenti, costosi e d’importazione, rimangono comunque una rarità e la maggior parte della produzione continua ad essere artigianale. Nel corso del XIX secolo la specializzazione nella produzione calzaturiera aumenta in modo sostanziale, tanto che da un censimento comunale del 1873 risulta che a Montebelluna, su una popolazione di 8000 abitanti, sono attivi 55 calzolai, secondi, per numero di occupati, solo al settore agricolo.

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Tale cifra continua a crescere nei decenni successivi tanto da far scrivere allo storico Augusto Serena che agli inizi del Novecento a Montebelluna si trovano circa 200 laboratori. Nel periodo della Prima Guerra Mondiale, subentra una fase di pressoché totale arresto della produzione; dagli anni Trenta, invece, Montebelluna sfrutta le capacità acquisite nella produzione di robuste scarpe da lavoro per investire nella produzione di scarpe da montagna e da sci. Fra le due guerre mondiali, alcune delle aziende più importanti di quello che poi verrà riconosciuto quale territorio dello Sportsystem (ad esempio il calzaturificio “l’Alpina”, il calzaturificio di Cornuda e il calzaturificio Garbuio “la Dolomite”) offrono già un’ampia gamma di scarpe per la pratica di diverse attività sportive quali l’alpinismo, lo sci, la caccia, il golf, il pattinaggio e il calcio. Dagli anni Settanta, l'area produttiva assume rilevanza internazionale, dando vita ai più prestigiosi marchi del settore e cominciando a sponsorizzare gli sportivi, i club e le nazionali più importanti al mondo. Il Distretto dello Sportsystem diviene un caso di studio, fonte di interesse e di imitazione esempio di come la rete imprenditoriale possa creare competenza, innovazione e ricchezza.

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Il titolo di questa sezione evoca l’ambiente naturale dell’alto trevigiano, luogo di sviluppo e utilizzo delle prime tipologie di scarpe prodotte nel territorio dello Sportsystem. Si tratta di scarpe da lavoro per l’agricoltura che, dato il contesto geografico, dovevano essere funzionali sia su terreni pianeggianti, sia sui pendii delle colline e delle Prealpi. Da queste prime scarpe essenziali, utilizzate per qualsiasi attività e su qualsiasi tipo di terreno naturale, con tomaia in cuoio e suola in legno con chiodatura metallica inizialmente rudimentale, si sviluppano nel corso dei decenni una molteplicità di calzature comunemente identificate con il termine outdoor. Oltre al comfort ed alla resistenza della tomaia, che dagli anni Sessanta vede l’introduzione e l’utilizzo di materiali sempre più innovativi in sostituzione della pelle, tutte queste calzature hanno in comune un attento sviluppo della suola. Fino all’inizio del Novecento si trattava di suole artigianali; in seguito, per circa un ventennio, i calzaturifici locali ne hanno realizzati modelli con strati di cuoio cuciti fra loro con chiodatura personalizzabile a scelta. Nella seconda metà degli anni Trenta, invece, si assiste ad un avanzamento tecnologico fondamentale: iniziano ad essere applicate suole in gomma vulcanizzata, materiale che permette una maggior resistenza all’usura e sicurezza nella presa.

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Anche grazie alle innovazioni di questa componente è stato possibile sviluppare nel tempo tipologie di calzature diverse in base alle attività, fra cui alpinismo, trekking ed escursionismo. Tali attività richiedono prodotti tecnici specializzati a causa dell’alto rischio di scivolamenti e infortuni nonché, per quanto riguarda l’alpinismo, anche adatti a temperature estreme, con la possibilità di aggiunta dei ramponi in caso di tratti di arrampicata particolarmente difficili. L’arrampicata sportiva, disciplina mutuata dall’alpinismo, ha come scopo il raggiungimento di una meta lungo tracciati sempre più difficili. Al fine di garantire l’aderenza alla parete e la sensibilità sugli appigli, le scarpette presentano uno spessore di pochi millimetri sia per la tomaia che la suola. Per garantire la sicurezza, aderenza e stabilità durante la pratica del trail running, disciplina che prevede di correre lungo sentieri irregolari, vengono invece prodotte scarpe resistenti con suole molto robuste ed aggressive ma al contempo leggere e flessibili. Infine, le attività di soccorso e protezione necessitano di calzature che aggiungono alle caratteristiche tipiche del prodotto montagna anche quelle legate agli standard di sicurezza o a specifiche certificazioni normative.

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La sezione "neve e ghiaccio" include tutte quelle discipline comunemente identificate come “sport invernali” o che comunque abbiano il freddo come comune denominatore. I più conosciuti sono lo sci alpino, nordico e lo snowboard, oltre che il pattinaggio e hockey su ghiaccio. La loro pratica necessita normalmente l’uso di attrezzi per lo scivolamento, equipaggiamento e abbigliamento specialistici altamente tecnologici. Alle discipline invernali si aggiungono attività montane come l’alpinismo d’alta quota e tutte quelle pratiche non sportive che, senza l’utilizzo di attrezzatura tecnica, rimarrebbero precluse a causa della rigidità delle condizioni climatiche. Il Distretto dello Sportsystem, grazie anche al suo posizionamento geografico ai piedi delle Dolomiti, fin dalle sue origini si è specializzato nella produzione di calzature adatte a climi rigidi, nevosi e con ghiaccio. Queste sono l’evoluzione della tradizionale scarpa da montagna che dal primo dopoguerra inizia a essere sviluppata con delle caratteristiche diverse in base alla tipologia di attività da svolgere. Una delle principali varianti è lo scarpone da sci, che da una calzatura a uso ibrido alpinismo-sci impiegata fino alla metà degli anni ’30, passa a una scarpa con imbottiture e accorgimenti interni, quali l’inserimento di diverse tipologie di suolette, specifici per aumentare il comfort nelle posizioni assunte dallo sciatore e le sue prestazioni.

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A fine anni ’60 si giungerà ai primi modelli realizzati con materiali plastici che danno avvio al moderno scarpone da sci. Vi è poi lo scarpone da alpinismo d'alta quota, che si rinnova completamente sia in termini di leggerezza che d'impermeabilità, di traspirazione e isolamento termico, grazie allo sviluppo di materiali sintetici dalle performance molto più elevate rispetto alla pelle e al pelo (con cui tradizionalmente queste calzature venivano realizzate). Altra tipologia diffusa sono i doposci, la cui richiesta aumenta con l’aumentare della popolarità delle attività invernali e con la fama delle destinazioni sciistiche alpine e nordamericane. Questo tipo di calzatura viene rivoluzionata fra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, anche in questo caso grazie all’utilizzo dei nuovi materiali sintetici e alla realizzazione di design avveniristici. Infine il pattino da ghiaccio, inizialmente una semplice lama metallica fissata a una suola in legno legata a una calzatura, diventa nel tempo un sistema a unico stivaletto in pelle-suola-lama, fino a giungere al moderno pattino in materiale plastico e lama integrata.

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In questa sezione parliamo di discipline sportive accomunate dall’uso di un mezzo meccanico per la loro pratica, che può svolgersi sia su superfici artificiali che naturali: ciclismo, motociclismo e automobilismo. A partire dagli anni Sessanta, all’interno del Distretto dello Sportsystem moltissime aziende iniziano a produrre calzature per queste discipline sportive. Se inizialmente tali prodotti risultano marginali da un punto di vista quantitativo e affiancano le produzioni tradizionalmente più comuni, quali lo scarpone da sci o la scarpa da alpinismo, con il passare del tempo, diventano l’attività principale per alcune realtà produttive. Infatti, alcune aziende che un tempo riuscivano a produrre contemporaneamente scarponi da sci e scarpe per altre discipline, in questa fase storica devono decidere se rinnovarsi e specializzarsi nel settore sci, utilizzando materiali plastici, o mantenere una produzione legata a lavorazioni con pelle, cuoio e gomma, sfruttando l’opportunità data dall’incremento della pratica di ciclismo, motociclismo e automobilismo.

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Nei decenni, i modelli sviluppati per queste attività hanno subito notevoli modifiche a seguito di innovazioni tecnologiche dell’equipaggiamento e di cambiamenti nella pratica delle discipline sportive stesse. In particolare, ilciclismo fino agli anni Ottanta prevedeva delle calzature molto semplici con tomaia in pelle sottile e suola in cuoio rigido, concepite per l’utilizzo su pedali muniti di cinghie o gabbiette per bloccare il piede. Oggi, dato lo sviluppo di diverse discipline (su pista, strada e ciclocross), le scarpe da ciclismo si possono dividere in due macrocategorie: quelle per uso con i sistemi di bloccaggio a scatto e quelle da pedale piatto. Le prime, grazie a placche posizionate sulla parte anteriore di una suola rigida, creano, assieme al pedale con aggancio, un’unità piede-bicicletta che permette una migliore trasmissione dell’energia; le seconde, normalmente con tomaia e suole più robuste, sono concepite per lasciare maggior libertà di movimento e possono essere utilizzate anche per tratti a piedi (condizione necessaria per le discipline come il ciclocross, il gravel o MTB).

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Per il motociclismo, storicamente, venivano usati stivali in pelle alti fino al ginocchio, mentre a partire dalla fine degli anni Quaranta, chi comincia a cimentarsi nel motocross sceglie pesanti scarponi militari o da montagna, data la loro estrema resistenza. Queste due tipologie di calzatura sono all’origine dei prodotti attuali che prevedono: modelli per le discipline da velocità su pista più leggeri, aderenti e che permettono la massima sensibilità sui pedali; modelli per l’off-road, su suoli non compatti, robusti e con sistemi di rinforzo per proteggere da colpi dovuti a pietre o altri elementi di pericolo; modelli da turismo, generalmente più comodi e versatili. L’automobilismo, invece, non prevede inizialmente l’uso di calzature specifiche e i piloti spesso usano semplici mocassini in pelle. Solamente dalla metà degli anni Sessanta, iniziano ad essere prodotti modelli realizzati in pelle e suola sottilissima in cuoio per massimizzare la sensibilità sui pedali, alti fino alla caviglia, tutt’ora alla base delle scarpe attuali.

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In questa seconda sezione “piste e campi” trattiamo una varietà di discipline sportive, individuali e di squadra, che si praticano in ambienti sia artificiali che naturali: tennis, pallacanestro, atletica e calcio. Le calzature per i primi tre sport possono essere fatte risalire ad un antenato comune, le plimsoll, scarpe da ginnastica con tomaia realizzata in tessuto e suola di gomma naturale, prodotte dalla metà del XIX secolo in Gran Bretagna, che prendono il nome di sneakers una volta sbarcate negli USA. Inizialmente ideate per l’uso indoor, ben presto vengono utilizzate per uso sportivo in generale. All’inizio del Novecento, tuttavia, in risposta alla creazione di nuove discipline sportive che richiedono calzature dalle caratteristiche differenti per migliorare prestazioni atletiche e sicurezza, le aziende iniziano a progettare tipologie di scarpe specifiche per ogni diversa attività. La realtà produttiva del Distretto dello Sportsystem si inserisce in questo nuovo filone a partire dalla fine degli anni Sessanta, con particolare rilevanza dagli anni Settanta in poi, quando le maestranze locali sfruttano le competenze acquisite in decenni di lavorazione di scarpe da lavoro e montagna per creare nuovi prodotti.

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Vengono realizzate calzature che sono diventate nel tempo iconiche sia per le prestazioni tecniche, che per lo stile, diventando veri emblemi del Made in Italy. Con questi prodotti sono stati sponsorizzati i più grandi atleti e squadre internazionali. Diversa, invece, è la genesi della scarpa da calcio che può essere fatta risalire agli inizi dell’Ottocento quando inizia ad essere prodotta in Gran Bretagna, delle scarpe di cuoio pesanti alte fino alla caviglia e dotate di tacchetti in ferro sotto le suole per evitare di scivolare sul terreno di gioco. La robustezza della calzatura era necessaria per proteggere il piede dagli urti durante la pratica dello sport. Bisogna aspettare la prima metà del Novecento per trovare ai piedi dei calciatori delle scarpe più simili a quelle di oggi e il secondo dopoguerra per dei sostanziali aggiornamenti tecnologici con l’introduzione di materiali sintetici in sostituzione di quelli tradizionali. Alcuni marchi del Distretto erano presenti nel mercato internazionale della scarpa da calcio già nella prima metà del Novecento ma è a partire dagli anni Settanta, con sempre maggior rilevanza dagli anni Ottanta, che le aziende locali producono alcuni fra i modelli più importanti e popolari della storia del calcio.

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Numerose e importanti sono state anche le collaborazioni di queste aziende con i più grandi calciatori al mondo che hanno portato allo sviluppo di scarpe più basse, leggere e flessibili, migliorandone comfort e prestazioni. Nonostante la forte competizione internazionale, il distretto è ancora oggi riconosciuto luogo di eccellenza per la produzione di scarpe da calcio.

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