il petrolio
GIUSEPPE SICO
Created on October 24, 2024
More creations to inspire you
SLYCE DECK
Personalized
LET’S GO TO LONDON!
Personalized
ENERGY KEY ACHIEVEMENTS
Personalized
HUMAN AND SOCIAL DEVELOPMENT KEY
Personalized
CULTURAL HERITAGE AND ART KEY ACHIEVEMENTS
Personalized
DOWNFALLL OF ARAB RULE IN AL-ANDALUS
Personalized
ABOUT THE EEA GRANTS AND NORWAY
Personalized
Transcript
di Giuseppe Sico
Il petrolio
Il petrolio: cos'è e dove si trova
Il petrolio è un idrocarburo, un composto organico che contiene soltanto atomi di carbonio e di idrogeno. Esso è una risorsa non rinnovabile siccome si consuma più velocemente di quanto si rigenera. Il petrolio si trova nel sottosuolo, tra le rocce porose, e si è formato milioni di anni fa dalla decomposizione di piccoli organismi, come il plancton. Esso si può formare solo in condizioni particolari: ad una temperatura di 90°-100°C,con vari strati di rocce, uno di roccia madre, uno di roccia serbatoio ed una trappola che non fa risalirere il petrolio.
Clicca qui per maggiori informazioni
Come si estrae il petrolio
Per trovare il petrolio si usano delle fotografie aeree per studiare il territorio; poi si fanno dei sopralluoghi.Una volta individuato il giacimento gli operai creano un buco nel terreno adatto ad accogliere la pompa per estrarre il petrolio, chiamato pozzo, ed è rinforzato sulle pareti per evitarne la caduta. Conclusa la fase della perforazione si inseriscono pompe e tubi di aspirazione. Per estrarre il petrolio dal pozzo petrolifero si usa un doppio procedimento, che dipende dal grado di pressione del giacimento. Se la pressione è alta il petrolio sale spontaneamente, ma se la pressione è bassa serviranno pompe e strumenti artificiali in fase di estrazione. Una volta salito in superficie il petrolio viene raccolto negli oleodotti, che lo conducono alle strutture petrolifere per la raffinazione e l’estrazione prosegue fino allo svuotamento completo del giacimento dati gli alti costi della perforazione.
La torre derrick
Il derrick o torre di perforazione, è una torre d'acciaio usata negli impianti di perforazione del sottosuolo. E' una torre fatta di travi in metallo che sorreggono una grande trivella con una punta in diamante, per perforare la roccia dura. Quando poi si arriva al pozzo di petrolio, vengono messe delle pompe per far zampillare fuori il petrolio, che viene raccolto in barili.
Un quinto della produzione mondiale di petrolio viene dal mare. Per estrarlo vengono usate piattaforme di trivellazione offshore, cioè in mare aperto, con grandi rischi per la biodiversità marina. Le attività di perforazione in mare aperto ebbero inizio alla fine degli anni Trenta del Novecento nel golfo del Messico. Quando viene estratto, il petrolio risale la condotta spinto dalla pressione dell’acqua e del gas presente nel giacimento, anche se un buon quaranta per cento non può essere estratto, perchè si trova nella roccia e con le tecnologie disponibili oggi non è possibile estrarlo. La ricerca di petrolio in mare sta spostando l’interesse verso nuove zone di perforazione. Una tra le più ricercate è la regione artica siccome con lo scioglimento dei ghiacci è possible trivellare sul fondo dell'oceano senza dover passare per lo strato di ghiaccio.
Le piattaforme offshore
Quando si parla di "barile di petrolio" spesso si pensa istintivamente alla benzina, come se i due termini fossero quasi dei sinonimi. Solitamente da un barile, solo il 43% circa diventa benzina, mentre la restante parte è convertita in altre sostanze come kerosene, gasolio e GPL. Siccome il petrolio non può essere utilizzato così come si estrae, ma va raffinato. Il cuore del processo di raffinazione è la distillazione frazionata. All'interno di speciali torri (torre di frazionamento) il petrolio greggio, essendo riscaldato, subisce una separazione per densità. Il primo prodotto è il GPL, che non è altro che la frazione gassosa del petrolio (GPL infatti sta per gas di petrolio liquefatto). In cima alla torre si trovano le frazioni meno dense e con un punto di ebollizione più basso, come la benzina. Scendendo verso il basso si troveranno le fasi sempre più dense e con punti di ebollizione più alti (come nafta, kerosene, e combustibili pesanti).
La distillazione
La quasi totalità del petrolio viene trasportato via mare, in navi cisterna che possono contenere fino a 500.000 tonnellate – le cosiddette superpetroliere – oppure via terra attraverso oleodotti, condotte di oltre un metro di diametro e centinaia di chilometri di lunghezza attraverso le quali l'olio minerale viene azionato. Petroliere con una capacità di oltre 250 milioni di tonnellate di petrolio greggio navigano costantemente attraverso i mari e gli oceani del pianeta. In alcuni Paesi, però, il petrolio viene trasportato con i camion, che percorrono lunghe distanze.
Il trasporto
La Basilicata: il Texas italiano
In Italia ci sono vari giacimenti di petrolio. La maggior parte di essi si trova in Basilicata (chiamata anche il Texas italiano) e nel Mar Adriatico. Più precisamente il 91% viene dalla Basilicata, mentre il restante 9% dall'Adritico. In Basilicata però, l'intensiva estrazione di petrolio, ha portato e sta ancora causando gravi problemi ambientali e sociali, che riguardano l'inquinamento dell'acqua e delle falde acquifere, l'inquinamento del suolo e l'esodo di molte persone. Un esempio è che molti idrocarburi di scarto, scaricati nei fiumi, finiscono nei rubinetti delle persone, causando gravi malattie e tumori.
Ecco un video sulla Basilicata del petrolio
La Haven, una grossa nave petroliera, esplose davanti alle coste liguri con circa 150mila tonnellate di petrolio a bordo. Le conseguenze per il Mar Mediterraneo furono disastrose. Per ridurre la quantità di petrolio sversato e circoscrivere la zona compromessa, la nave venne trainata verso riva e l’incendio non fu spento del tutto,facendola bruciare per 70 ore di fila. La nave si inabissò tre giorni dopo, il 14 di aprile, alle 10 del mattino, lasciando nel nostro mare 5 morti e circa 50mila tonnellate di petrolio. Uno strato di bitume spesso 10 cm ricoprì i fondali per oltre 120.000 km quadrati, soffocando i pesci, la posidonia e imbrattando i gabbiani. Nei mesi successivi, una flotta di navi e mezzi fu impegnata a ripulire oltre 100 km di costa ma i danni per l’ecosistema e per l’economia della regione furono incalcolabili. Ne risentirono turismo e pesca: il pescato fu quasi dimezzato. Il Mare continuò a rigurgitare catrame per anni. Il relitto della petroliera giace ancora al largo delle coste liguri, a 85 metri di profondità, e strati di bitume ricoprono i fondali più profondi che non fu possibile pulire. Quello della Haven è stato il più grande sversamento di petrolio nel Mediterraneo. È diventato un simbolo della fragilità del nostro mare e della pericolosità dei traffici petroliferi.
La Haven
Grazie per l'attenzione
da Giuseppe Sico