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Giacomo Leopardi

Gruppo Società e Politica

Created on October 24, 2024

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Transcript

Il sabato del villaggio

giacomo Leopardi

Muore a Napoli, dove trascorre i suoi ultimi anni di vita con il suo caro amico Antonio Ranieri.

Si sposta a Firenze dove le sue condizioni fisiche non gli permettono di mantenere un lavoro, è obbligato a chiedere un sostegno finanziario alla famiglia. A Firenze s'innamora di Fanny Targioni Tozzetti che lo rifiuta.

Si trasferisce a Pisa, scrive "A Silvia", ritorna poi a Recanati.

Si trasferisce a Roma con il permesso della famiglia, ma si rivela essere un'esperienza deludente. Si chiude ancora di più in se stesso.

Compone una delle sue poesie più note: L'Infinito

Contempla la natura, trasforma le sue lacrime in versi e la sua malinconia in arte.

Inizia a comporre poesie e scrive lo Zibaldone.

1816

1828

1822

1837

1830

1816

1819

Il padre Monaldo lo affida ad insegnanti ecclesiastici ed iniziano così, come li definisce Leopardi "Sette anni di studio matto e disperatissimo".

1809

Nasce a Recanati, da una famiglia nobile. Nasce con varie disabilità e con una famiglia anaffettiva.

1798

LA VITA

aspetti generali

Recanati, un piccolo paese delle Marche: sarà il luogo dove passerà la sua vita. Riguardo la sua famiglia, Leopardi aveva nobili origini: la madre era Adelaide Antici;Il padre era il conte Monaldo Leopardi, un uomo molto interessato alla cultura. Aveva una biblioteca molto fornita, fondò l'Accademia dei Diseguali, ma non era bravo ad amministrare l'economia famigliare, la diede quindi in gestione alla moglie.D’un tratto la famiglia cominciò ad avere problemi economici. Il patrimonio andava riducendosi pian piano e la madre incolpò il padre per aver comprato tanti volumi costosi per la sua biblioteca personale. Quindi Leopardi è cresciuto in un ambiente familiare molto chiuso, freddo e severo. Leopardi nello Zibaldone descrive la madre come una donna molto fredda, rigida, austera, non affettuosa.

Nella realtà, il piacere infinito non può essere raggiunto, allora l’uomo può pensare ad infiniti piaceri tramite l’immaginazione. La poesia ha il compito di stimolare questa aspirazione attraverso situazione e ad immagini non chiare ed incerte. Per questo motivo, nelle sue poesie, Leopardi utilizza delle parole che hanno diversi significati e che danno un’idea di una vastità senza limiti (“interminati spazi”, “sovrumani silenzi”) . Con lo stesso scopo, nei suoi componimenti sono presenti il tema del ricordo o dell’attesa. In modo particolare si trovano riferimenti all’età infantile.

La poetica del Leopardi è strettamente unita con il suo pensiero. Essa può essere definita come “poetica del vago e dell’indefinito”, presente soprattutto nelle Canzoni e negli Idilli. Per natura l’uomo aspira ad un piacere senza limiti nel tempo e nello spazio: è un’aspirazione indefinita, indeterminata.

La Poetica e il Pensiero

Pessimismo Leopardiano

Nella vita di Giacomo Leopardi troviamo tre tipi di concezioni pessimistiche, che hanno una progressione, ma non nelle sue opere.

  • Pessimismo personale o soggettivo. Nasce in lui e hanno influito il suo ambiente familiare e Recanati. Egli all'età di venti anni si sente stanco e vecchio;
  • Pessimismo storico o progressivo. Secondo Leopardi l'uomo era felice alle origini; da quando ha cercato di liberarsi da questo stato di ignoranza ed utilizzare la ragione, è diventato infelice, poiché ha scoperto il male ed il dolore. La storia dell'uomo è definita da lui il regresso e non il progresso;
  • Pessimismo cosmico o universale. In questa fase, secondo il parere del poeta, l'infelicità e il dolore coinvolgono tutti, sai animali sia uomini. L'unico bene che ci rimane è quello di conservare la propria dignità, sopportando questo dolore.

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,E tutto l’altro tace,Odi il martel picchiare, odi la segaDel legnaiuol, che vegliaNella chiusa bottega alla lucerna,E s’affretta, e s’adopraDi fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.|Questo di sette è il più gradito giorno,Pien di speme e di gioia:Diman tristezza e noiaRecheran l’ore, ed al travaglio usatoCiascuno in suo pensier farà ritorno.|Garzoncello scherzoso,Cotesta età fioritaE’ come un giorno d’allegrezza pieno,Giorno chiaro, sereno,Che precorre alla festa di tua vita.Godi, fanciullo mio; stato soave,Stagion lieta è cotesta.Altro dirti non vo’; ma la tua festaCh’anco tardi a venir non ti sia grave.

La donzelletta vien dalla campagna,In sul calar del sole,Col suo fascio dell’erba; e reca in manoUn mazzolin di rose e di viole,Onde, siccome suole,Ornare ella si apprestaDimani, al dì di festa, il petto e il crine.Siede con le vicineSu la scala a filar la vecchierella,Incontro là dove si perde il giorno;E novellando vien del suo buon tempo,Quando ai dì della festa ella si ornava,Ed ancor sana e snellaSolea danzar la sera intra di queiCh’ebbe compagni dell’età più bella.Già tutta l’aria imbruna,Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombreGiù da’ colli e da’ tetti,Al biancheggiar della recente luna.Or la squilla dà segnoDella festa che viene;Ed a quel suon direstiChe il cor si riconforta.I fanciulli gridandoSu la piazzuola in frotta,E qua e là saltando,Fanno un lieto romore:E intanto riede alla sua parca mensa,Fischiando, il zappatore,E seco pensa al dì del suo riposo.

L’opera descrive l’atmosfera che si respirava nella cittadina il sabato sera durante l’intrepida attesa del giorno successivo, che avrebbe portato gioia e spensieratezza. La domenica, però, giorno festivo non era mai in grado di mantenere le aspettative che si erano create il giorno precedente. Con questa allegoria, Leopardi espone la sua visione sul tema della felicità umana che esiste soltanto nell’attesa di un piacere che non potrà mai essere raggiunto. Di conseguenza la felicità umana non è altro che un’illusione.

Nella poesia Leopardi ci vuole far capire che il sabato viene vissuto con felicità e gioia, perché si pensa che il giorno seguente è festa. La domenica viene vissuta con noia e tristezza perché già si pensa al giorno seguente e a ciò che ci aspetta, il lavoro.

Nella prima parte sembra che il poeta abbia abbandonato il pessimismo, ma negli ultimi versi della seconda parte si nota che è racchiuso tutto il suo pessimismo.

“Il sabato del villaggio” è un idillio che si può dividere in due parti:

  • nella prima parte si descrive il sabato in un villaggio; sabato è metafora di giovinezza e questa è l’età delle illusioni;
  • nella seconda parte avviene una descrizione interiore, la descrizione della domenica; domenica è metafora di età adulta, l’età delle disillusioni.

Lo Zibaldone

Nel 1816 Leopardi si dedica alla scrittura dello “Zibaldone”, una raccolta di pensieri, una sorta di diario che scrisse fino al 1832, in cui vi annota riflessioni su vari argomenti, pensieri filosofici, dichiarazioni di poetica.