Scrittura Roma
Giorgio Guglielmi
Created on October 23, 2024
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Transcript
L'alfabeto
Gli strumenti
L'alfabeto latino, nella sua versione arcaica, contava 20 lettere. Non esistevano i segni G, J, U, W, Y e Z. .
La paleografia latina
La paleografia latina è la disciplina che studia la storia della scrittura latina dalle origini all'inizio del XVI secolo. .
Tavolette cerate
Il papiro
La pergamena
Il calamus
L'inchiostro
La scrittura a Roma
Letteratura latina
+info
L'alfabeto latino, nella sua versione arcaica, contava 20 lettere. Non esistevano i segni G, J, U, W, Y e Z. Nella scrittura latina si usano molte lettere derivate dal greco maiuscolo senza grandi cambiamenti: A, B, E, I, K, M, N, O, T e X. Altri caratteri sono stati rimodellati per creare delle lettere diverse: C, L, S, P, R e D. Le lettere V, F e Q, che non erano più usate dai greci, ritrovano una loro funzione con l'Impero Romano. Attenzione alla lettera V! Il suono corrispondeva all'odierna U! Nel III secolo la G, la Y e la Z vengono aggiunti all'alfabeto latino per facilitare la scrittura di parole di origine straniera.
Le tabellae o tabulae erano tavolette di legno ricoperte di cera. Per scrivere, i romani incidevano la superficie della cera con un bastoncino di legno appuntito chiamato stilus. Lo stilus all'altra estremità aveva una spatolina con cui rispalmare la cera per coprire i solchi delle parole scritte per poterne così incidere di nuovo. Quando la cera era troppo rovinata si stendeva un nuovo strato di cera.
I Romani e precedentemente i Greci utilizzavano il papiro. La tecnica degli Egizi, per trasformare questa pianta in fogli, risale al 3000 a.C.: lo stelo di papiro veniva tagliato in strisce e battuto su un piano, fino a diventare un foglio. I fogli poi venivano incollati uno dopo l'altro per formare dei rotoli lunghi anche vari metri. Essi venivano arrotolati ed erano chiamati volumen, dal verbo latino volvo, cioè avvolgere. La lunga striscia di papiro veniva arrotolata attorno ad un bastoncino chiamato umbilicus. I rotoli spesso erano conservati in una cassa chiamata capsa.
Sulla pergamena e sul papiro si scriveva con il calamus: un bastoncino ottenuto da canne vuote, al cui interno scorreva l'inchiostro.
La pergamena era molto costosa e par questo motivo era poco utilizzata. La pergamena e realizzata con la pelle di pecora lavorata e tagliata in fogli: si diffuse dal II secolo a.C. grazie alla città di Pergamo, in Asia Minore. grazie alla pergamena, apparvero i libri della forma che conosciamo ancora oggi. Rispetto al papiro, la pergamena era più resistente: poteva essere scritta su entrambi i lati e l'inchiostro si poteva cancellare più facilmente.
L'inchiostro, contenuto in piccole boccette (in italiano "calamai") detti atramentaria, era un materiale solido, come i moderni acquarelli e doveva essere diluito con l'acqua per poter essere utilizzato; nero o marrone molto scuro (da qui il nome atramentum) era composto da nero fumo, cioè fuliggine ottenuta bruciando legna o altri combustibili come la pece. Per cancellare gli errori si usava una piccola spugna bagnata, chiamata spongia deletilis.