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L'inno a Venere

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da Lucrezio a Botticelli

La nascita di venere

Nota come “Nascita di Venere”, la composizione raffigura più precisamente l’approdo sull’isola di Cipro della dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare e sospinta dai venti Zefiro e, forse, Aura. La dea è in piedi sopra la valva di una conchiglia, pura e perfetta come una perla. Il tema del dipinto, che celebra Venere come simbolo di amore e bellezza, fu forse suggerito dal poeta Agnolo Poliziano.

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"Nam simul ac species patefactast verna diei et reserata viget genitabilis aura favoni"

"tibi suavis daedala tellus summittit flores, tibi rident aequora ponti placatumque nitet diffuso lumine caelum."

" ita capta lepore te sequitur cupide quo quamque inducere pergis."

La primavera

Conosciuto con il nome convenzionale di Primavera, la pittura mostra nove figure della mitologia classica che incedono su un prato fiorito, davanti a un bosco di aranci e alloro. In primo piano a destra, Zefiro abbraccia e feconda la ninfa Clori, raffigurata poco oltre nelle sembianze di Flora, dea della fioritura. Dominano il centro della composizione, leggermente arretrati, la dea dell’amore e della bellezza Venere, castamente vestita, e Cupido, raffigurato bendato mentre scocca il dardo d’amore.

"quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis:"

"tibi suavis daedala tellus summittit flores"

"Quae quoniam rerum naturam sola gubernas nec sine te quicquam dias in luminis oras exoritur neque fit laetum neque amabile quicquam,"

"perculsae corda tua vi"

venere e marte

La scena raffigura Venere mentre osserva, consapevole e tranquilla, Marte dormiente, distesi su un prato e circondati da piccoli fauni che giocano allegri con le armi del dio. I satiri sembrano tormentare Marte disturbando il suo sonno, mentre ignorano del tutto Venere, vigile e cosciente: uno ne ha l'elmo che gli copre completamente la testa mentre, con un altro, ruba furtivo la lancia del dio; un altro suona addirittura un corno di conchiglia nell'orecchio del dio per svegliarlo, senza successo; un quarto fa capolino dalla corazza sulla quale il dio è adagiato.

"Effice ut interea fera moenera militiai 30per maria ac terras omnis sopita quiescant."

"in te, dea, visus, eque tuo pendet resupini spiritus ore."

"Mavors armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se reicit aeterno devictus vulnere amoris, 35atque ita suspiciens tereti cervice reposta"