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catabasi di enea

Andrea Cattaneo

Created on October 23, 2024

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Transcript

la catabesi di Enea

Quando il nocchiero li scorse, da là, già dall'onda di Stige, lungo il bosco silente, che il piede alla sponda volgevano, primo in tal modo li affronta coi detti e in più prende a gridare: «Già da laggiù, chiunque tu sia, che alle nostre correnti muovi in armi, su, dỉ perché vieni, e arresta il tuo passo. Qui è il luogo delle ombre, di Sonno, e sopore di Notte: corpi vivi è negato portare alla stigia carena. Né invero mi ha poi allietato che nel suo viaggio l'Alcide presi sul lago, e neppure Tèseo e Piritoo, pur se erano stirpe di dèi e avevano forze invincibili. Quello col braccio ridusse in catene il custode del Tàrtaro dal trono del re medesimo, e se lo trasse tremante; questi volevan la sposa di Dite portar via dal talamo. allo In breve di rimando proruppe l'anfrìsia indovina: «Qui non vi sono simili insidie, deponi i tuoi crucci, né le armi portan violenza: nell'antro il custode imponente può atterrire in eterno le esangui ombre latrando; casta, Prosèrpina può custodire la soglia allo zio. Il troiano Enea, per pietà rinomato e per le armi, scende a incontrare suo padre fra le ombre profonde dell'Èrebo. Se in nessun modo ti piega di tanta pietà la visione, questo ramo però» e schiuse il ramo nascosto nel manto «tu riconoscilo». E il cuore gonfio di ira si placa; poi nulla più. Ammirato per quel venerabile dono, per quel virgulto del fato, dopo gran tempo rivisto, lui la livida poppa rivolge, e si appressa alla riva. Poi le altre anime, poste sui lunghi banchi a sedere. scaccia, e sgombra la tolda; e accoglie al contempo nell’alveo l'imponente Enea. Gemette al suo peso la barca

Enea era un eroe molto coraggioso e rispettoso della sua famiglia. Per questo, decise di scendere nel mondo dei morti per incontrare suo padre. Questo viaggio mostra quanto Enea tenesse alla sua famiglia e quanto fosse disposto a fare tutto ciò che gli veniva chiesto dagli dei.

Caronte, il barcaiolo che porta le anime morte nell'oltretomba, ricorda un tempo in cui un eroe molto forte di nome Ercole (o Alcide) venne a cercarlo. Ercole voleva catturare un cane enorme a tre teste chiamato Cerbero, che faceva la guardia agli Inferi. Questa era una delle sue dodici prove difficilissime. Altri due eroi, Teseo e Piritoo, provarono a rapire una principessa che viveva negli Inferi, ma non ci riuscirono. Piritoo fu punito e dovette rimanere per sempre legato a una roccia, mentre Teseo fu salvato da Ercole.

Nell'Eneide, Virgilio ci presenta un'immagine molto chiara di come sia il regno dei morti: un luogo di eterno sonno e silenzio. Per farci capire meglio, l'autore usa delle parole che ci fanno pensare a uno stato di totale rilassamento e oblio, come se tutti gli abitanti di questo regno fossero addormentati per sempre.

"Nell'Eneide, Virgilio descrive il viaggio di Enea negli Inferi. Lungo il suo cammino, Enea incontra il fiume Stige, un fiume molto importante nella mitologia. Lo Stige è considerato il fiume dell'odio ed è sacro, cioè molto importante e rispettato. Attraversare questo fiume non è solo un viaggio fisico, ma anche un percorso simbolico che porta Enea a lasciare il mondo dei vivi e ad entrare nel mondo dei morti."

Virgilio fa incontrare Enea, il protagonista dell'Eneide, proprio con Caronte. Questo incontro serve a sottolineare quanto Enea sia un eroe speciale. Caronte, infatti, ricorda ad Enea altri eroi del passato, come Ercole, Teseo e Pirito, che avevano tentato di raggiungere il regno dei morti per motivi personali, ma a cui era stato negato l'accesso.

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