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Quando il nocchiero li scorse, da là, già dall'onda di Stige, lungo il bosco silente, che il piede alla sponda volgevano, primo in tal modo li affronta coi detti e in più prende a gridare: «Già da laggiù, chiunque tu sia, che alle nostre correnti muovi in armi, su, dỉ perché vieni, e arresta il tuo passo. Qui è il luogo delle ombre, di Sonno, e sopore di Notte: corpi vivi è negato portare alla stigia carena. Né invero mi ha poi allietato che nel suo viaggio l'Alcide presi sul lago, e neppure Tèseo e Piritoo, pur se erano stirpe di dèi e avevano forze invincibili. Quello col braccio ridusse in catene il custode del Tàrtaro dal trono del re medesimo, e se lo trasse tremante; questi volevan la sposa di Dite portar via dal talamo. allo In breve di rimando proruppe l'anfrìsia indovina: «Qui non vi sono simili insidie, deponi i tuoi crucci, né le armi portan violenza: nell'antro il custode imponente può atterrire in eterno le esangui ombre latrando; casta, Prosèrpina può custodire la soglia allo zio.

La catabasi di Enea

Caronte e il regno dei morti Qui il nocchiero, Caronte, si rivolge a Enea in un tono che ricorda i guardiani del regno dei morti. Questo rimanda a passaggi dell'Odissea, dove Ulisse deve affrontare le ombre nel mondo degli Inferi. La richiesta di Caronte di arrestare il passo è simile a quando Odisseo deve fare i conti con le anime dei defunti.

Ercole e Teseo Questi versi evocano le gesta di due eroi noti dell'Iliade e dell'Odissea. Ercole e Teseo sono figure emblematiche di forza e coraggio, ma anche di fallimento. Virgilio fa riferimento al fatto che nemmeno questi eroi, nonostante la loro stirpe divina e le loro gesta, siano riusciti a sfuggire al destino di essere fermati nel regno dei morti

troiano Enea, per pietà rinomato e per le armi,scende a incontrare suo padre fra le ombre profonde dell'Èrebo.Se in nessun modo ti piega di tanta pietà la visione,questo ramo però» e schiuse il ramo nascosto nel manto«tu riconoscilo». E il cuore gonfio di ira si placa; poi nulla più. Ammirato per quel venerabile dono, per quel virgulto del fato, dopo gran tempo rivisto, lui la livida poppa rivolge, e si appressa alla riva. Poi le altre anime, poste sui lunghi banchi a sedere. scaccia, e sgombra la tolda; e accoglie al contempo nell’alveo l'imponente Enea. Gemette al suo peso la barca mal rabberciata, e molta palude filtrò nelle falle.

Variato in Imitatio

Rielaborazione delle figure eroiche: Mentre Omero pone l'accento sulle gesta individuali e sulla gloria personale, Virgilio concentra il suo racconto sul destino collettivo di Enea come fondatore di Roma, integrando la sua figura in un contesto più ampio. Questo è evidente nei confronti tra Enea e Ulisse, dove il primo è spinto da motivi più nobili e collettivi.Stile e atmosfera: Virgilio crea un’atmosfera di solennità e mistero, che differisce dal tono a volte più leggero e avventuroso dell’Odissea. L’uso di immagini potenti e simboliche, come il ramo d’oro e il fiume Stige, contribuisce a una narrazione che sembra essere più legata a una dimensione sacrale