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Presentazione Giornale
Tommaso Ambrosetti
Created on October 23, 2024
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Transcript
LA GAZZETTA DEI NEURONI
Il giornale che fa crescere i cervelloni.
EBREI
Le loro strane usanze
Ecco le domande più richieste dal pubblico e le loro risposte su queste strane tradizioni.
La loro storia: ecco cosa ha passato questo popolo.
Risposte dai nostri esperti
I nostri esperti parleranno della storia di questo popolo stravagante.
INTERVISTA ESCLUSIVA SOLO SU QUESTO GIORNALE!
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I CREDITI
L'HATE SPEECH
GENDER GAP
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L' ODIO E LA DISCRIMINAZIONE NELLA STORIA
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PERCHE' GLI EBREI SI ASTENGONO ALLA CONSUMAZIONE DELLA CARNE DI MAIALE
PERCHE' GLI EBREI PRATICANO LA CIRCONCISIONE
PERCHE' PER GLI EBREI ERA VIETATO RAPPRESENTARE DIO
L'INIZIO DELLA RIVOLTA DEI GIUDEI CONTRO L'IMPERO ROMANO
LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN SPAGNA
PERCHE' GLI EBREI USANO IL PANE AZZIMO
LA COSTRUZIONE DEI PRIMI GHETTI
L'ONDATA DEI POGROM IN RUSSIA
IL CASO DREYFUS
LA SHOAH
LA DIASPORA EBRAICA
INTERVISTA SULLA STORIA DEGLI EBREI
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CONTENUTI:
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Gli ebrei si astengono dal consumare carne di maiale per diverse ragioni che affondano le loro radici nella religione e nella cultura ebraica. Le leggi alimentari ebraiche sono principalmente basate sulla Torah, il testo sacro dell’ebraismo. Nel libro del Levitico e nel Deuteronomio, è specificato che il maiale è impuro perché, pur avendo lo zoccolo fesso, non è un ruminante. La Kasherut non riguarda solo la salute fisica, ma anche la purezza spirituale e l’identità culturale. Mangiare cibi kosher è un modo per gli ebrei di mantenere la loro identità religiosa e culturale, distinguendosi dalle altre nazioni e pratiche. Il rispetto di queste regole è visto come un atto di obbedienza a Dio e un modo per mantenere la santità del popolo ebraico. Alcuni studiosi suggeriscono che le leggi alimentari potrebbero avere anche motivazioni igieniche.
PERCHE' GLI EBREI SI ASTENGONO DALLA CONSUMAZIONE DELLA CARNE DI MAIALE?
Gli ebrei usano il pane azimo, noto come matzah (o matzo), principalmente durante la festività di Pesach (Pasqua ebraica). Questa pratica ha radici profonde nella storia e nella religione ebraica. Il motivo principale per cui gli ebrei mangiano il pane azimo durante Pesach è per ricordare l’Esodo dall’Egitto. Secondo la Torah, quando gli israeliti furono liberati dalla schiavitù in Egitto, dovettero partire in fretta e furia, senza avere il tempo di far lievitare il pane.
Il pane azzimo (o azimo) simboleggia per gli ebrei sia la libertà che la sofferenza. Per questo motivo gli ebrei mangiarono pane non lievitato durante il loro viaggio. È chiamato anche “pane dell’afflizione” perché ricorda le difficoltà e le privazioni subite dagli israeliti durante la schiavitù e il loro viaggio nel deserto. Allo stesso tempo, rappresenta la libertà ottenuta con la liberazione dall’Egitto. La Torah prescrive chiaramente che durante i sette giorni di Pesach (otto giorni nella diaspora), gli ebrei devono astenersi dal mangiare qualsiasi cibo lievitato (chametz) e consumare invece il pane azimo. Il matzah è uno degli elementi centrali e viene consumato in vari momenti della cerimonia, accompagnato da benedizioni e spiegazioni del suo significato. Il consumo di matzah durante Pesach è anche visto come un atto di purificazione e rinnovamento. Eliminare il lievito dalla casa e mangiare solo pane azimo simboleggia la rimozione del peccato e delle impurità, preparando spiritualmente gli ebrei per la nuova stagione e per un nuovo inizio.
PERCHE' GLI EBREI MANGIANO IL PANE AZZIMO?
PERCHE' GLI EBREI PRATICANO LA CIRCONCISIONE?
La circoncisione, nota come brit milah in ebraico, è una pratica fondamentale nell’ebraismo con significati profondi e molteplici. La circoncisione è principalmente vista come il segno del patto tra Dio e Abramo e la sua discendenza. Questo patto è descritto nella Torah, nel libro della Genesi, dove Dio ordina ad Abramo di circoncidere tutti i maschi come segno dell’alleanza eterna tra Dio e il popolo ebraico. Questo atto simbolizza l’appartenenza al popolo eletto e la fedeltà a Dio. La circoncisione è un rito di passaggio che segna l’ingresso del neonato nella comunità ebraica. È un atto di identificazione e appartenenza che distingue gli ebrei dalle altre nazioni e culture. Questo rito è solitamente eseguito l’ottavo giorno dopo la nascita del bambino, a meno che non ci siano motivi medici per posticipare. La circoncisione ha anche un significato spirituale. Questo concetto è legato all’idea che gli esseri umani devono lavorare per migliorare e perfezionare il mondo creato da Dio. La cerimonia è spesso accompagnata da preghiere e celebrazioni, sottolineando l’importanza del rito nella vita religiosa e sociale degli ebrei. La circoncisione è anche vista come un rito di iniziazione che introduce il neonato alla vita religiosa e spirituale. Durante la cerimonia, il bambino riceve il suo nome ebraico, segnando ufficialmente il suo ingresso nella comunità ebraica.
Per gli ebrei, il divieto di rappresentare Dio è radicato nella fede e nelle scritture. Nell'ebraismo, è vietato rappresentare Dio in forma visiva per diverse ragioni, strettamente collegate ai principi teologici e alla tradizione religiosa. Infatti nella teologia ebraica, Dio non ha un corpo fisico. È trascendente, onnipresente e non limitato da alcuna forma o immagine umana o materiale. Qualsiasi tentativo di raffigurarlo sarebbe riduttivo e impreciso, e rischierebbe di limitarne la natura infinita. Nell'ebraismo, il rapporto con Dio si basa sulla parola (Torah, preghiera, testi sacri) e non sulle immagini. Questo riflette l'importanza della comunicazione verbale e scritta per conoscere Dio e la sua volontà ed era un rischio particolarmente sensibile nelle culture antiche che erano fortemente idolatriche. L'ebraismo sottolinea una chiara distinzione tra il Creatore e la creazione, scoraggiando qualsiasi confusione tra Dio e ciò che è fatto da mano umana. Raffigurare Dio in una forma visibile potrebbe sembrare una frammentazione della sua unità, attribuendogli caratteristiche finite e legate al mondo materiale.
PERCHE' E' VIETATO RAPPRESENTARE DIO?
La Prima Guerra Giudaica, o Grande Rivolta, fu un conflitto significativo tra l’Impero Romano e i Giudei ribelli, che durò dal 66 al 70 d.C., con alcuni strascichi fino al 73 d.C. Le tensioni tra i Giudei e i Romani erano già alte a causa di vari fattori, tra cui la corruzione dei governatori romani e le pesanti tasse imposte alla popolazione giudaica. La situazione peggiorò quando il procuratore romano Gessio Floro tentò di prelevare denaro dal Tempio di Gerusalemme, provocando una reazione violenta da parte dei Giudei. Nel 66 d.C., la ribellione scoppiò a Gerusalemme. I ribelli giudei riuscirono a infliggere una pesante sconfitta alle forze romane guidate da Gaio Cestio Gallo, il governatore della Siria.
L’imperatore Nerone incaricò il generale Vespasiano di sedare la rivolta che insieme a suo figlio Tito condusse una serie di campagne militari in Giudea. Nel 67 d.C., Vespasiano conquistò la Galilea, mentre Tito assediò Gerusalemme nel 70 d.C.. L’assedio di Gerusalemme fu particolarmente brutale. Le legioni romane, dopo mesi di combattimenti, riuscirono a entrare nella città e distruggere il Secondo Tempio, un evento che segnò profondamente la storia ebraica. La distruzione del Tempio avvenne il 9 agosto del 70 d.C.. La guerra si concluse con la caduta della fortezza di Masada nel 73 d.C., dove gli ultimi ribelli giudei si suicidarono piuttosto che arrendersi ai Romani. Le conseguenze della guerra furono devastanti: si stima che circa 1.100.000 Giudei persero la vita e 97.000 furono fatti prigionieri.
L'INIZIO DELLA RIVOLTA DEGLI EBREI CONTRO L'IMPERO ROMANO
LINEA DEL TEMPO DELLA PRIMA GUERRA GIUDAICA
66 d.C.
Inizio della Prima Guerra Giudaica, o Grande Rivolta, fu un conflitto significativo tra l’Impero Romano e i Giudei ribelli, che durò dal 66 al 70 d.C.,
67-69 d.C.
La guerra si concluse con la caduta della fortezza di Masada nel 73 d.C., dove gli ultimi ribelli giudei si suicidarono piuttosto che arrendersi ai Romani.
70 d.C.
L’assedio di Gerusalemme: le legioni romane, dopo mesi di combattimenti, riuscirono a entrare nella città e distruggere il Secondo Tempio. La distruzione del Tempio avvenne il 9 agosto del 70 d.C.
73 d.C.
Vespasiano conquistò la Galilea, mentre Tito assediò Gerusalemme nel 70 d.C..
Nel marzo del 1492 i Re cattolici, Isabella I di Castiglia e Ferdinando II di Aragona, decretarono l’espulsione degli ebrei dai loro territori. La misura era sorprendente, perché metteva fine alla presenza secolare degli ebrei nei regni della penisola iberica. In altri Paesi dell’Europa occidentale, come Francia e Inghilterra, gli ebrei erano già stati espulsi tra il XIII e il XIV secolo.Il peggioramento dei rapporti tra l'Europa cristiana e le comunità ebraiche si manifestò attraverso un aumento delle espulsioni di massa degli ebrei da vari regni. Un caso particolarmente significativo fu quello del Regno di Spagna, che nel 1492 espulse gli ebrei e i musulmani residenti, permettendo solo a coloro che si convertivano al cristianesimo di restare. Tuttavia, i cosiddetti marrani, ovvero gli ebrei convertiti che praticavano segretamente la loro fede originaria, furono oggetto di pesanti persecuzioni. Anche l'Italia meridionale, che ospitava antiche e fiorenti comunità ebraiche, non fu esente da simili provvedimenti, in un contesto di politiche che miravano all'uniformità religiosa. Queste espulsioni generarono notevoli flussi migratori, contribuendo alla formazione dei due principali ceppi dell'ebraismo europeo: i sefarditi, originari della Spagna, che si stabilirono in paesi come Olanda, Nord Africa, Turchia, e che parlavano il ladino, una forma arcaica di spagnolo, l’Italia, il nord Africa e il Levante, dove fiorirono nuove comunità.Inoltre, vari membri dell’élite ebraica svolgevano importanti compiti a corte: erano, per esempio, medici, amministratori, o esattori delle tasse. Decretarono direttamente l’espulsione, pena la morte e la confisca dei beni, per gli ebrei di ogni età e condizione sia per i nati nei loro regni che per gli stranieri residenti.L’editto non offriva nemmeno la possibilità di convertirsi come alternativa all’esodo: si affermava la necessità di cancellare completamente la presenza ebraica.
LA PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN SPAGNA
I motivi addotti erano di carattere religioso: si trattava di evitare la relazione tra ebrei e cristiani convertiti, affinché questi ultimi rompessero definitivamente ogni legame con l’ebraismo. In seguito a una serie di rivolte popolari che nel 1391 erano sfociate in atti violenti contro i quartieri ebraici di tutta la penisola e delle isole Baleari, da circa un secolo si verificavano conversioni di massa degli ebrei. Molti di questi conversi rimanevano fedeli alla loro precedente religione e conservavano usi e costumi ebraici.A quei tempi vivere sospesi tra due fedi, come facevano molti ebrei convertiti, era considerato un’eresia. Fu per evitare situazioni di questo tipo che i Re cattolici obbligarono gli ebrei a vivere in quartieri chiusi, i ghetti, e nel 1480 fondarono il tribunale della Santa Inquisizione con la missione di perseguitare i conversi giudaizzanti. L’ultima misura fu appunto l’espulsione degli ebrei, per evitare «la partecipazione, conversazione, comunicazione» tra ebrei e conversi. Ma il decreto di espulsione produsse un effetto contrario a quello sperato.Molti ebrei scelsero di convertirsi al cristianesimo per non dover abbandonare la loro terra. Battezzandosi smettevano ufficialmente di essere ebrei e quindi il decreto non li riguardava più. In questo modo il numero di conversi giudaizzanti aumentò invece di diminuire. Altri, invece, obbedirono all’editto e scelsero la via dell’esilio. Avevano tre mesi di tempo per liquidare le rispettive proprietà e andarsene con le famiglie. Potevano portare con sé solo quello che riuscivano a caricare sui carri. Si calcola che gli esiliati furono circa 100mila.
Nei ghetti, gli ebrei avevano la libertà di praticare la loro religione e gestire i propri affari, ma vivevano in condizioni di forte segregazione e restrizioni economiche e legali. Durante il Rinascimento, si diffusero in tutta Europa, caratterizzati da povertà e restrizioni legalicialmente convertiti al cristianesimo, continuavano a praticare la loro originaria religione in segreto.
I ghetti degli ebrei sono nati nel Medioevo, inizialmente in Italia, come spazi segregati dove gli ebrei vivevano in condizioni difficili. I ghetti medievali erano quartieri isolati delle città dove le comunità ebraiche erano costrette a vivere, separate dal resto della popolazione cristiana. Questi insediamenti, spesso recintati e chiusi di notte, vennero istituiti a partire dal tardo Medioevo, specialmente in Italia e Germania. Lo scopo principale era controllare e limitare le attività degli ebrei, considerati religiosamente e socialmente "diversi".
LA COSTRUZIONE DEI PRIMI GHETTI
Da allora le restrizioni contro gli ebrei si moltiplicarono e soprattutto parti una vera e propria ondata di pogrom (letteralmente 'distruzioni', 'devastazioni) che sfociavano nell'uccisione indiscriminata di ebrei e nel saccheggio delle loro proprietà. Ne derivò un fortissimo movimento di emigrazione ebraica, in particolare verso gli Stati Uniti d'America. Negli Usa, tra il 1880 e il 1920, giunsero circa 2 milioni di ebrei ashkenaziti dall'Est Europa.
Nella stessa epoca, nell'Europa orientale (in particolare in Russia, Polonia, Lituania). La concentrazione di popolazione ebraica era straordinariamente intensa, nell'ordine di 5 milioni di persone. Il potere degli zar era esercitato spietatamente contro le comunità ebraiche, con l'imposizione di forti limiti alla libertà di movimento e ai diritti di proprietà e di pesantissimi obblighi di servizio militare. Nel 1881 lo zar Alessandro II venne ucciso in un attentato, che fu attribuito senza alcun fondamento a cospiratori ebrei.
L'ONDATA DEI POGROM IN RUSSIA
Quando nel gennaio del 1898, il celebre scrittore Émile Zola pubblico sul giornale L'Aurores un editoriale (dal celebre titolo Jaccuse, 'Io accuso) contro i tentativi messi in atto per nascondere la verità fu processato e condannato per offese all'esercito francese.
La sentenza, che fu accompagnata da una violenta campagna giornalistica antisemita, era basata su indizi falsi o inconsistenti. Le alte sfere militari francesi si rifiutarono di procedere a una revisione del processo, giungendo al punto di falsificare documenti e di coprire i veri colpevoli.
In Francia fece particolare clamore un grande caso giudiziario: quello di Alfred Dreyfus, un ufficiale ebreo condannato ai lavori forzati, nel 1894, con l'accusa di aver fornito documenti riservati all'ambasciata tedesca di Parigi.
Lo scrittore riusci, tuttavia, a far riaprire il caso e a mobilitare un forte movimento di opinione pubblica, anche su scala internazionale, che si schierò affinché venisse riconosciuta innocenza dell'ufficiale condannato. Dreyfus fu. infine, graziato e poi ufficialmente riabilitato nel 1906.
IL CASO DREYFUS
La maggior parte degli studiosi, quindi, considera più appropriato la parola Shoah, derivante dalla lingua ebraica e utilizzata nella Bibbia con il significato di catastrofe, disastro e distruzione. Il termine era già stato adottato nel 1951 in Israele con l’istituzione della giornata nazionale dedicata alla commemorazione dello sterminio . In Europa, invece, è entrato a far parte del linguaggio pubblico, sostituendo appunto la traduzione dall’inglese di Holocaust, nella metà degli anni ‘80 grazie allo straordinario successo dell’omonimo film di Claude Lanzmann. Oggi, appunto, Shoah definisce il progetto di sterminio nazista e viene utilizzato dagli storici con due accezioni. La prima è strettamente riferita alla “Soluzione finale della questione ebraica” - espressione coniata dal nazismo per indicare il piano di eliminazione sistematica degli ebrei che vivevano su suolo tedesco o occupato dalla Germania - teorizzata per la prima volta nel 1941, discussa durante la conferenza di Wannsee nel 1942 e portata avanti fino al termine della seconda guerra mondiale nel 1945.
La Shoah, o Olocausto, si riferisce alla persecuzione sistematica e all'erezione di massa degli ebrei d'Europa da parte del regime nazista e dei suoi collaboratori tra il 1941 e il 1945. Circa sei milioni di ebrei furono uccisi durante questo periodo, insieme ad altri gruppi perseguitati, come i Rom, le persone con disabilità e gli oppositori politici. La Shoah è un evento cruciale della storia moderna, sottolineando l'importanza della memoria, dell'educazione e della lotta contro l'antisemitismo. la parola "olocausto" viene utilizzata prevalentemente per il quarantennio successivo alla seconda guerra mondiale (1939-1945), vede la sua etimologia nel greco antico (olos: tutto e causton: brucia). Esso ricorda un tipo di sacrificio diffuso tra diversi popoli dell’antichità (tra cui greci, romani ed ebrei) che prevedeva che l’animale venisse completamente bruciato senza che la comunità potesse consumarne una parte. Il termine Olocausto, scelto per l’immediato richiamo all’incenerimento dei corpi nei forni crematori, porta però con sé l’idea di sacrificio e di offerta alla divinità e restituisce un messaggio fuorviante e potenzialmente offensivo nei confronti delle vittime.
LA SHOAH
Secondo le leggi di Norimberga, infatti, venivano considerati ebrei o di sangue misto tutti coloro che avevano almeno un nonno ebreo, indipendentemente dal fatto che si considerassero ebrei o che si fossero convertiti ad altre religioni. Seguendo questa impostazione, i nazisti si proposero la distruzione totale e indiscriminata di ogni cittadino classificato di razza ebraica, considerando gli ebrei un pericolo per la sicurezza nazionale e la purezza della razza ariana. Non bisogna dimenticare che nell’obiettivo di una totale purificazione razziale rientrava - secondo l’ideologia nazista - anche l’eliminazione di Rom, Sinti, omosessuali, testimoni di Geova che furono infatti deportati nei campi di concentramento e sterminio.
La seconda accezione, invece, oltre allo sterminio, include anche la legislazione antiebraica, applicata in Germania nel 1935 con le leggi di Norimberga e in Italia nel 1938 con le leggi razziali. Oggi siamo convinti che l’uccisione programmata degli ebrei nei campi di sterminio sia soltanto il culmine di un processo iniziato con la persecuzione dei diritti e l’esclusione e la marginalizzazione dalla vita pubblica. La Shoah, infatti, si inserisce all’interno di una storia di antisemitismo di lungo corso, basata su pregiudizi e ostilità millenarie che si sono tramandati nel corso del tempo. Un terreno antico e già fertile, quindi, a cui il nazismo ha aggiunto una sua impostazione biologico-razzista.
Gli ebrei si sono stabiliti in comunità in Europa, Nord Africa, Asia e, successivamente, nelle Americhe, mantenendo la loro fede e le loro tradizioni nonostante le avversità e le persecuzioni. Ogni comunità ha sviluppato caratteristiche proprie, ma tutte condividono l'eredità culturale e religiosa dell'ebraismo. La diaspora ha anche influenzato lo sviluppo del sionismo e il successivo stabilimento dello Stato di Israele nel 1948.
La diaspora ebraica si riferisce alla dispersione degli ebrei al di fuori della loro terra ancestrale, Israele, nel corso della storia. Questo fenomeno iniziò dopo la distruzione del Primo Tempio nel 586 a.C. e si intensificò dopo la caduta del Secondo Tempio nel 70 d.C., quando molti ebrei furono esiliati o emigrarono in diverse parti del mondo. La diaspora ha avuto un impatto significativo sulla cultura, la religione e l'identità ebraica.
LA DIASPORA EBREA
"Gli ebrei sono un popolo che non sappiamo dove si sono originati, anche se le loro prime manifestazioni si trovano nella terra di Canaan. Gli ebrei durante la loro "sosta" Galilea formano un popolo di intellettuali, studiando le scritture e interagendo con i greci. Dopo che arrivarono i romani, che lasciarono loro addirittura la libertà di culto, ma continuarono a disturbare roma con rivolte sanguinose. Dopo innumerevoli rivolte, l'arrivo di Gesù, la sua crocifissione (avvenuta per colpa degli ebrei che lo giudicavano colpevole) e tanti altri avvenimenti non smisero di infastidire gli altri popoli. Dopo l'uccisione di Gesù i romani hanno spedito gli ebrei in tutta Europa e il territorio che era occupato dagli ebrei quindi è stato popolato dai popoli vicini che erano musulmani e quindi si creò l'etnia palestinese ma dopo la seconda guerra mondiale gli inglesi hanno deciso di riportare tutti gli ebrei nella loro terra di origine che però negli ultimi 2000 anni era stata popolata da un popolo di religione diverse e tutti sanno che mettere due religioni in un territorio non è una cosa furba ed ecco il perché delle guerre."
LA STORIA DEGLI EBREI DAL NOSTRO ESPERTO STORICO MARCO VALERIO GIULIANI
30 d.C. - 40 d.C.
Arrivo dei Romani nella Giudea.
Origine della civiltà ebraica.
DALL'ORIGINE DELLA CIVILTA' EBRAICA FINO ALLA PRIMA GUERRA GIUDEICA
2000 a.C.
1100 a.C.
Diffusione delle credenze e conoscenze con altre regioni.
63 a.C
Inizio della predicazione del Cristianesimo e di Gesù.
66 d.C. - 70 d.C.
Prime rivolte ebraiche (Prima Guerra Giudeica).
I concetti di odio, discriminazione e gender gap hanno subito un'evoluzione significativa nel corso della storia, riflettendo cambiamenti sociali, culturali e giuridici. Nel passato, la discriminazione era spesso originata e giustificata da norme sociali, religiose e politiche. Ad esempio, durante il periodo coloniale, l'era delle schiavitù e la Shoah, le persone venivano discriminate in base alla razza, con leggi che sostenevano la segregazione e la violazione dei diritti umani fondamentali. Oggi, la discriminazione è riconosciuta come un problema globale, ma persiste in forme diverse, come il razzismo, l'omofobia e il sessismo. La legge italiana, ad esempio, ha fatto progressi significativi con l'introduzione della Legge Mancino (Legge n. 205 del 1993) che punisce la discriminazione razziale, etnica e religiosa, e la Legge contro l’omofobia (proposta di legge in corso di discussione).
L' ODIO E LA DISCRIMINAZIONE NELLA STORIA
L'hate speech, o discorso d'odio, si riferisce a una qualsiasi forma di comunicazione, scritta o verbale, che incita all'odio o alla violenza contro individui o gruppi in base a caratteristiche come razza, etnia, religione, orientamento sessuale, disabilità o genere. Questo fenomeno ha guadagnato attenzione globale negli ultimi anni, grazie anche all'espansione dei social media e della comunicazione online. Il discorso d'odio spesso mira a suscitare sentimenti di ostilità, animosità o violenza contro le persone o i gruppi designati. Spesso, l'hate speech riduce anche gli individui a stereotipi negativi, negando la loro dignità e umanità. La percezione e l'impatto del discorso d'odio possono variare notevolmente in base al contesto culturale e sociale. Gli individui e i gruppi che sono oggetto di hate speech possono subire effetti psicologici significativi, tra cui ansia, depressione e stress. Per affrontare il discorso d'odio, è richiesto un approccio multifocale, come promuovere la sensibilizzazione e l'educazione sui diritti umani e sull'importanza del rispetto reciproco, applicare leggi esistenti e creare nuove normative per limitare il discorso d'odio, senza compromettere la libertà di espressione. Le piattaforme di social media dovrebbero inoltre implementare politiche chiare e procedure di moderazione per ridurre il discorso d'odio.
L'HATE SPEECH
L’evoluzione dei concetti di odio, discriminazione e gender gap riflette i cambiamenti sociali e giuridici che hanno caratterizzato la storia contemporanea. In passato, l’odio era spesso istituzionalizzato attraverso leggi discriminatorie che giustificavano l’oppressione di gruppi sociali o etnici. La discriminazione, intesa come trattamento ingiusto basato su caratteristiche personali, ha subito un’evoluzione simile. Se nel passato era legalmente sancita, come con le leggi di segregazione razziale o la negazione dei diritti delle donne, oggi viene combattuta attraverso normative internazionali e nazionali. Il gender gap rappresenta una delle forme più persistenti di disuguaglianza. Storicamente, le donne hanno subito limitazioni in termini di diritti politici, sociali ed economici. Solo nel XX secolo sono stati fatti significativi progressi, ma le disparità di genere, specialmente nel campo lavorativo e salariale, continuano. Normative come la Legge Golfo-Mosca del 2011, che ha introdotto quote di genere nei consigli di amministrazione in Italia, e la Direttive sulla parità di trattamento tra uomini e donne, cercano di ridurre questo divario.
IL GENDER GAP
L'evoluzione dei concetti di odio, discriminazione e gender gap riflette una crescente consapevolezza e un impegno a promuovere i diritti umani e l'uguaglianza. Sebbene siano stati fatti passi avanti significativi, le sfide rimangono, richiedendo un continuo impegno legislativo e sociale per garantire un futuro più equo. Le norme giuridiche e le convenzioni internazionali rappresentano strumenti fondamentali per combattere queste problematiche, ma è essenziale anche una trasformazione culturale per eliminare le radici della discriminazione.
Oggi, il gender gap è un tema centrale nel dibattito sociale e politico. Negli ultimi decenni, sono stati fatti notevoli progressi, con leggi che promuovono l'uguaglianza di genere, come la Legge 125 del 1991 in Italia, che promuove le pari opportunità sul lavoro. Tuttavia, il gender gap persiste, in particolare nelle retribuzioni, nelle posizioni di leadership e nei ruoli decisionali. La Commissione Europea ha lanciato iniziative come il Gender Equality Strategy 2020-2025, evidenziando l'importanza di affrontare le disuguaglianze di genere in tutte le politiche.
AMBROSETTI TOMMASO BEREWA EMMANUEL GIULIANI MARCO VALERIO RECCHIA RICCARDO