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SLIDE 2 DISTRUBI COMPORTAMENTALI

antonio volpe

Created on October 23, 2024

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TECNICHE DI INTERVENTO NEI PROBLEMI DI COMPORTAMENTO INFANTILE

IPARTE SECONDA SLIDE 2

CONTENUTI

1Intervento nei problemi di comportamento infantile
1Tecniche per incrementare i comportamenti
1Tecniche per limitare i comportamenti
1Tecniche combinate
1Tecniche cognitivo-comportamentali
Il trattamento farmacologico nei problemi di comportamento
1Tecniche di modifica del comportamento
Info

Intervento nei problemi di comportamento infantile

Gli interventi nei problemi di comportamento infantile richiedono un lavoro coordinato e combinato da parte di tutti gli agenti implicati nello sviluppo psicosociale del bambino. Nei casi meno gravi (o negli stadi iniziali, dove gli interventi sono preventivi) saranno necessarie azioni atte a collocare il bambino in un ambiente sano ed accogliente, in cui possa sperimentare esperienze educative di autocontrollo, di risoluzione dei conflitti, di prevenzione della violenza e di sviluppo delle competenze sociali. Questo tipo di interventi vengono realizzati principalmente mediante programmi comunitari ed educativi come scuole, genitori, laboratori, educatori, ecc. Questi, oltre a ridurre comportamenti disadattivi, si concentrano sullo sviluppo di abilità e competenze sociali. Gli interventi non vengono applicati direttamente al bambino, ma vengono realizzati nel suo contesto familiare e sociale.

Info

Intervento nei problemi di comportamento infantile

Quando si presentano disturbi del comportamento (associati a una diagnosi e non a un deficit delle abilità sociali), l’intervento dipenderà da diversi aspetti tra i quali l’età del soggetto, la diagnosi, l’ambiente psico-sociale in cui vive, la cooperazione familiare, la personalità, ecc. Le tecniche di modifica del comportamento, le tecniche cognitivo-comportamentali e il trattamento farmacologico rappresentano (finora) i migliori mezzi disponibili per trattatare i disturbi del comportamento infantile. La combinazione di procedimenti e contesti di intervento è ciò che offre migliori risultati.

Info

Alcune considerazioni da ricordare circa l’intervento nei disturbi del comportamento:

» I problemi associati al comportamento infantile e adolescenziale, non necessitano solo di una diagnosi clinica, ma devono essere oggetto di attenzione educativa da parte di genitori e educatori, per evitare che l’accumulo di problemi possa apportare conseguenze negative future al soggetto. » Le ricerche neuroscientifiche sostengono l’importanza di un intervento precoce in età prescolare: a quest’età, i sistemi neuronali che si trovano implicati nei comportamenti di autoregolazione e autocontrollo presentano maggiore plasticità e rispondono più facilmente agli stimoli dell’ambiente; pertanto, risultano facilmente modificabili. » L’intervento precoce è importante per prevenire che il comportamento del bambino venga associato a tendenze antisociali e all’insuccesso scolastico; di conseguenza, le strategie di intervento utilizzate da genitori e educatori sono fondamentali per alterare il corso del disturbo. » Gli interventi che prevedono l’assunzione di farmaci e trattamenti psicoeducativi mostrano maggiore efficacia nella riduzione dei sintomi dei disturbi gravi di comportamento, sebbene alcune forme lievi possano essere controllate esclusivamente grazie a un approccio psicoeducativo.

Info

Alcune considerazioni da ricordare circa l’intervento nei disturbi del comportamento:

» In ogni caso, il trattamento farmacologico non deve mai presentarsi come unica forma di intervento, anche nei disturbi di carico biologico come l’ADHD. Gli esperti sottolineano fondamentalmente due ragioni per giustificare l’inizio di un trattamento farmacologico: la gravità dei sintomi e il grado di tensione che il disturbo suscita nel bambino, nei genitori e negli insegnanti. » Nei problemi di comportamento infantile, i contesti familiari costituiscono fattori consequenziali, etiologici o che contribuiscono alla persistenza del disturbo, perciò risulta imprescindibile includere i genitori negli interventi. La famiglia è quindi sempre parte integrante dei processi di intervento e, spesso, ne è il punto centrale. Per esempio, l’inefficacia di alcuni provvedimenti disciplinari è spesso relazionata a comportamenti oppositivi, e pertanto dovranno rientrare tra gli obiettivi dell’intervento.

Info

Alcune considerazioni da ricordare circa l’intervento nei disturbi del comportamento:

» I problemi associati al comportamento infantile e adolescenziale, non necessitano solo di una diagnosi clinica, ma devono essere oggetto di attenzione educativa da parte di genitori e educatori, per evitare che l’accumulo di problemi possa apportare conseguenze negative future al soggetto. » Le ricerche neuroscientifiche sostengono l’importanza di un intervento precoce in età prescolare: a quest’età, i sistemi neuronali che si trovano implicati nei comportamenti di autoregolazione e autocontrollo presentano maggiore plasticità e rispondono più facilmente agli stimoli dell’ambiente; pertanto, risultano facilmente modificabili. » L’intervento precoce è importante per prevenire che il comportamento del bambino venga associato a tendenze antisociali e all’insuccesso scolastico; di conseguenza, le strategie di intervento utilizzate da genitori e educatori sono fondamentali per alterare il corso del disturbo. » Gli interventi che prevedono l’assunzione di farmaci e trattamenti psicoeducativi mostrano maggiore efficacia nella riduzione dei sintomi dei disturbi gravi di comportamento, sebbene alcune forme lievi possano essere controllate esclusivamente grazie a un approccio psicoeducativo.

Info

Alcune considerazioni da ricordare circa l’intervento nei disturbi del comportamento:

» » I programmi multicomponenti di intervento (intervengono sul bambino o adolescente e sul contesto familiare e scolastico) offrono migliori risultati non solo nella gestione dei disturbi del comportamento a breve termine ma anche nella loro evoluzione a lungo termine. Attualmente esistono programmi per genitori e/o professori che, pur presentando alcune differenze (formato individuale / di gruppo; materiale scritto / audiovisivo), condividono strutture e contenuti simili. In generale si distinguono due grandi orientamenti teorici: l’approccio comportamentale e l’approccio basato sulle relazioni interpersonali. Nei programmi di orientamento comportamentale, i genitori imparano le basi teoriche per la modifica del comportamento e strategie basate sui principi di apprendimento. Parliamo del tradizionale intervento nei problemi di comportamento. I programmi basati sulle relazioni interpersonali si fondano principalmente sul conoscere strategie efficaci di comunicazione e di risoluzione di conflitti. Tali programmi hanno sempre fatto parte degli interventi focalizzati sulla prevenzione dei comportamenti problematici.

Info

Alcune considerazioni da ricordare circa l’intervento nei disturbi del comportamento:

Negli ultimi anni è sempre meno diffusa la distinzione tra i due approcci: oggi, i programmi comprendono sia tecniche di indole comportamentista (intervento), sia tecniche basate sulle relazioni interpersonali (prevenzione), in quanto si considera che: • L’approccio comportamentista apporta maggiori cambiamenti nel comportamento del bambino rispetto all’orientamento “basato sulle relazioni interpersonali”, mostrandosi più efficace nella riduzione dei comportamenti negativi, ma meno efficace in altri aspetti, come per esempio nel miglioramento dell’autostima del bambino e nella coesione familiare . • L’approccio basato sulle relazioni interpersonali incide specialmente sulle relazioni familiari, migliorando le interazioni tra genitori e figli. Tuttavia, rispetto all’approssimazione comportamentista, non sembra influire sul comportamento del bambino. L’efficacia a breve termine dei programmi comportamentali risulterebbe ancor maggiore nel momento in cui si includono contenuti focalizzati sul miglioramento di aspetti come le abilità di comunicazione, empatia e soluzione dei conflitti interpersonali. Attualmente, la linea principale per intervenire sui disturbi del comportamento integra componenti comportamentali e cognitivi.

Le tecniche di modifica del comportamento (TMC) si basano sulle teorie comportamentiste, le quali considerano che qualsiasi comportamento (tra cui i comportamenti problematici come il comportamento aggressivo, oppositivo, sfidante, ecc.) viene appreso, si manifesta e persiste a partire dai possibili castighi inadeguati o da reazioni esterne che assecondino determinati comportamenti. Gli interventi sul comportamento sono incentrati sull’eliminazione dei comportamenti inadeguati e sul ri-apprendimento di comportamenti corretti. Se si vuole cambiare un comportamento inadeguato, o insegnarne uno nuovo, per prima cosa sarà necessario diagnosticare il comportamento. Pertanto, bisognerà definire la condotta in termini specifici che richiedano un minimo di interpretazione, cioè, in modo chiaro e che possa essere osservato da persone diverse senza la necessità di supposizioni e/o valutazioni soggettive. Con “comportamento/condotta”, nelle TMC, si intende ciò che si può osservare: comportamenti esterni o manifesti. Per esempio, se affermiamo: “è aggressivo”, “è arrabbiato”, “non collabora”, ecc. non stiamo definendo un comportamento. Viceversa, se affermiamo: “ha insultato sua madre”, “piange”, “dice che non vuole mettere a posto le sue scarpe”, ecc. in questo caso stiamo identificando una serie di comportamenti. Una volta identificati i comportamenti obiettivo dell’intervento, questi saranno analizzati in base alla loro funzionalità; vale a dire, in base all’intenzione del minore nell’esternare determinati comportamenti, ricercabile mediante la risposta alle seguenti domande: perché si verifica il comportamento? A cosa serve o che finalità ha?

Tecniche di modifica del comportamento

FINALITA'

STIMOLO
CONSEGUENZE
COMPORTAMENTO

Ad ogni modo, qualsiasi tipo di comportamento, adattativo o disadattivo, può essere provocato da molteplici fattori: fisiologici, emotivi, razionali, di personalità, appresi, ecc. Per esempio, quando una persona ha paura si prepara a fuggire o lottare (risposta motivata da fattori fisiologici), quando è disgustata può piangere o assumere un atteggiamento di rifiuto (risposta motivata da fattori emotivi), quando un minore presenta una serie difficoltà nel leggere risulterà apatico o poco partecipativo nelle attività scolastiche e potrà manifestare ulteriori comportamenti che insorgono per infastidire i compagni (risposta motivata da aspetti cognitivi). Le conseguenze di tale comportamento determineranno la sua persistenza nel tempo. Un determinato comportamento, come per esempio disturbare la lezione durante la spiegazione del professore, può essere provocato da diversi fattori (emotivi o razionali); le risposte che il bambino riceverà dal contesto saranno responsabili della ripetitività o della scomparsa del comportamento disadattivo in classe.

SAPEVI CHE…

Le persone tendono a ripetere quei comportamenti capaci di attirare l’attenzione e ad eliminare quelli che non vengono considerati. Per esempio: nel caso di un bambino cresciuto da genitori sordi, piangere per attirare l’attenzione sarà un comportamento che col tempo tenderà ad estinguersi e, al suo posto subentrerà un comportamento agitato. Nell’intervento comportamentale, gli adulti sono i primi a doversi modificare. Per esempio: un bambino che vive problemi nel contesto familiare ma non a scuola; che non risponde ai suoi genitori se non sotto minaccia; che a scuola non rifiuta il cibo ma a casa si rifiuta di mangiare ciò che non gli piace; che discute e si rifiuta di collaborare; che grida quando non ottiene ció che vuole, ecc. è un bambino che ha insegnato ai genitori a gridare, dato che è l’unico momento in cui obbedisce; ha insegnato ai genitori ad essere permissivi per evitare che si ribelli; ha insegnato ai genitori a non opporsi per evitare grida e litigate, ecc.

Pertanto, se un comportamento viene permesso dai genitori, si ripeterà ogni volta che si presenterà l’occasione e, al contrario, se verrà rimproverato e corretto non si ripeterà. Dal punto di vista del modello comportamentale, i tipi di conseguenze del comportamento si dividono in rinforzi e punizioni. Rinforzo: se si verifica subito dopo l’apparizione di un comportamento aumenta la probabilità che questo si ripeta. Castigo: se si applica immediatamente dopo l’apparizione di un comportamento diminuisce la probabilità di una sua ripetizione. Tanto il rinforzo quanto il castigo possono essere positivi, se seguiti da uno stimolo; o negativi, in assenza di un conseguente stimolo. Tuttavia, ciò non significa che uno sia migliore o peggiore dell’altro.

Rinforzo: conseguenza soddisfacente
Castigo: conseguenza insoddisfacente
Si sottrae un elemento positivo al bambino. Per esempio: negargli la ricreazione, giochi, ecc.
Diminuzione del comportamento
Si aggiunge un elemento positivo al bambino. Per esempio: elogi, caramelle, più ricreazione, ecc.
Si sottrae un elemento negativo al bambino. Per esempio: farlo uscire prima dalla classe, lasciare che non mangi gli spinaci, ecc.
Si aggiunge un elemento negativo al bambino. Per esempio: lavoro extra, più compiti, ecc
iIncremento del comportamento

Le tecniche di modifica del comportamento non si usano solo per eliminare o ridurre i comportamenti disadattivi ma implicano anche il rinforzo e l’incremento di comportamenti prosociali. In bai se all’obiettivo, le tecniche di modifica del comportamento si possono classificare in tre gruppi 1. Tecniche per incrementare e mantenere i comportamenti, 2. Tecniche per eliminare o diminuire comportamenti non desiderati 3. Tecniche combinate. Risultano molto efficaci poichè favoriscono l’incremento di comportamenti adattativi e diminuiscono i comportamenti disadattivi e possono essere applicate a vari comportamenti, sia singolarmente sia in gruppo.

Tieni in considerazione che > Gli interventi che trattano i problemi di comportamento infantile da un punto di vista non clinico, non mirano alla realizzazione metodologica di programmi di modifica del comportamento, ma a far sì che persone non professioniste (genitori e professori) utilizzino alcuni degli strumenti e metodi provenienti da tali programmi. Da questo punto di vista, le tecniche presentate si concettualizzano in base a principi generali, suggerimenti e raccomandazioni e non in base a programmi di intervento psicologico. Tieni in considerazione che > le tecniche di modifica del comportamento producono un effetto rebound (rimbalzo) , pertanto esigono un’applicazione costante. Quando si iniziano ad applicare tali tecniche, si nota un miglioramento, il quale però tende a diminuire rapidamente: di conseguenza si abbandona l’applicazione delle tecniche, certi del fatto che non diano alcun beneficio. È importante considerare che l’applicazione di queste tecniche produce tale effetto rimbalzo (incremento dell’intensità, frequenza o durata dei comportamenti problematici).

Procedimenti per applicare le tecniche di modifica del comportamento in problemi di comportamento infantile: 1. Osservare il comportamento del bambino: quali comportamenti sono disadattivi? Quali devono essere incentivati? Quali devono essere diminuiti? Quali elementi dell’ambiente rafforzano il comportamento? Scrivere una lista di comportamenti problematici e ordinarli in base alle priorità. 2. Una volta identificati i comportamenti, concentrarsi su uno o due di questi e valutare: i comportamenti che vogliamo modificare, quelli meno complicati da modificare o quelli più frequenti. Si raccomanda di non concentrarsi su più di 1-2 comportamenti in quanto si richiede grande controllo e costanza. 3. Realizzare una lista di conseguenze (positive e negative), le tecniche da applicare e chi le applica. 4. Spiegare al bambino la nuova situazione. È molto importante rendere partecipe il bambino circa il processo da realizzare, ciò che ci si aspetta da lui e le conseguenze che deriveranno dai suoi comportamenti. Si deve spiegare perché si sono scelti questi comportamenti, perché devono essere modificati e i benefici del cambiamento. 5. Essere costanti nella pratica delle tecniche e avere un controllo dell’evoluzione del comportamento. In base all’età, il bambino può avere più o meno controllo della frequenza con cui appaiono i comportamenti e rendersi responsabile dei propri progressi.

Tecniche per incrementare i comportamenti

RINFORZO POSITIVO Consiste nel presentare un r inforzo positivo (conseguenza positiva) dopo la manifestazione di un determinato comportamento: in questo caso aumenterà la probabilità che il comportamento possa mantenersi nel tempo. Si utilizza per sviluppare una nuova abilità (per esempio che raccolga i vestiti sporchi e li metta nell’apposita cesta), per aumentare la frequenza di un comportamento (per esempio se già ha l’abitudine di lavarsi i denti, ma vogliamo che lo faccia dopo ogni pasto) o per diminuire o eliminare la manifestazione di un comportamento non desiderato (per esempio, incrementare l’attività di lettura e diminuire il tempo impiegato per giocare ai videogiochi).

I tipi di rinforzo variano: A seconda dell’origine del valore rinforzante: • Rinforzi primari: soddisfa le necessità biologiche o contribuisce al benessere del soggetto. Sono incondizionati, cioè, il loro valore rinforzante non è il risultato di un apprendimento previo. Sono stimoli come alimenti, acqua o protezione. • Rinforzi secondari: stimoli originariamente neutri che, associati ad altri rinforzi primari o previamente condizionati, acquisiscono un valore rinforzante. Dipendono dalla storia individuale del soggetto. • Rinforzi generalizzati: rinforzi che permettono l’accesso ad altri rinforzi e che hanno una stretta relazione con la storia individuale del soggetto. L’esempio più comune è il denaro o i premi. Sono molto utili in quanto permettono il ritardo del rinforzo primario.

A seconda della natura: • Rinforzi materiali o tangibili: hanno un’entità fisica. Possono essere prodotti commestibili o manipolabili. In generale influiscono molto se il soggetto ne viene privato. Hanno grande influenza sui bambini piccoli. I rinforzi materiali devono essere applicati dopo la manifestazione di un comportamento desiderato (mai prima) ed è importante che siano diversi per evitare che il bambino si possa stancare dello stesso rinforzo. I rinforzi materiali possono essere accompagnati da gratificazioni. • Rinforzi dinamici: attività piacevoli e gratificanti per il soggetto. Questo tipo di rinforzi è di facile scelta (principio di Premack); sono rinforzi che stimolano il bambino. • Rinforzi sociali: comportamenti realizzati in uno stesso contesto sociale come espressioni verbali positive, espressioni facciali, contatto fisico (stringere la mano, pacca sulla spalla, ecc.), riconoscimento di gruppo o individuale, ecc. A lungo andare questi rinforzi presentano molti vantaggi, dal momento che aumentano l’autostima e sorgono naturalmente nei contesti sociali. Devono sempre essere presenti in qualsiasi programma di rinforzo. I rinforzi sociali si applicano durante e dopo la manifestazione del comportamento che desideriamo incrementare; è preferibile utilizzare frasi descrittive che sottolineino il comportamento corretto piuttosto che elogi generici

In base al processo di rinforzo possiamo distinguere tra: • Rinforzi estrinsechi: rinforzo aperto, pubblicamente osservabile; per esempio: un professore si congratula con uno studente. • Rinforzi intrinsechi: rinforzi occulti. Si tratta di pensieri o immagini che generano sentimenti positivi.

» In base alla provenienza del rinforzo: • Rinforzi esterni: rinforzo applicato da una persona distinta da colui che lo riceve. • Autorinforzi: rinforzo autoapplicato; per esempio: comprare qualcosa per se stessi (autorinforzo materiale) o autocomplimentarsi (autorinforzo non materiale).

» In base al ricettore del rinforzo: • Rinforzi diretti: il recettore è il soggetto stesso. • Rinforzi vicari: si osserva il rinforzo applicato su un altro soggetto. » In base alla programmazione del rinforzo: • Rinforzi naturali: si manifestano nell’ambiente quando si realizza un determinato comportamento. • Rinforzi artificiali: non sono una naturale conseguenza del comportamento.

Il rinforzo di una regola specifica come conseguenza della manifestazione di un comportamento viene chiamato programma di rinforzo. I programmi di rinforzo possono essere continui, se i comportamenti vengono rinforzati ogni qualvolta il soggetto li manifesti; o intermittenti, se vengono rinforzate solo alcune manifestazioni. Il rinforzo continuo è importante nelle tappe iniziali dell’acquisizione del comportamento: una volta che quest’ultimo raggiunge un livello soddisfacente, viene rinforzato in modo intermittente. Questo passaggio va realizzato gradualmente per evitare che il bambino smetta di realizzare il comportamento in fase di stabilizzazione.

IL PRINCIPIO DI PREMACK Il principio di Premack indica che quando due stimoli si incontrano, quello con maggiore influenza rinforza positivamente l’altro; cioè, qualsiasi attività con maggior possibilità di verificarsi rispetto ad altri comportamenti può funzionare come rinforzo. Secondo questo principio, per rafforzare un determinato comportamento, è sufficiente osservare i comportamenti di un soggetto e focalizzarsi su quello più frequente. Applicazione del principio di Premack: Condizione positiva Per raggiungere ciò che desidera, sarà indispensabile che il bambino compia una condizione. Per esempio: “se vuoi giocare al videogioco/uscire di casa/vedere il tuo programma preferito, prima devi fare i compiti/riordinare la stanza, ecc.”Questa frase deve essere pronunicata sempre come affermativa e mai come frase negativa (“non esci se non fai i compiti”). Il messaggio che dovrà ricevere il bambino non deve essere “se mi comporto male verrò punito” ma“se mi comporto bene posso avere determinati privilegi e divertirmi di più”. Alcuni fattori che influiscono sull’efficienza dei programmi di rinforzo sono la selezione del comportamento da incrementare e la selezione dei rafforzatori:

Selezione del comportamento che si vuole incrementare. I comportamenti che si vogliono rafforzare devono essere innanzitutto specificati. Partendo da una categoria generale di comportamento (per esempio, collaborare in casa, studiare di più) si dovranno identificare aspetti specifici che caratterizzino tale categoria (per esempio, raccogliere i vestiti dopo la doccia; fare i compiti dalle 4 alle 5 del pomeriggio). Per una migliore risposta, sia il bambino sia la persona che richiede il rinforzo dovranno concentrare la loro attenzione su un solo aspetto del comportamento.

Identificazione e selezione dei rafforzatori efficaci. Sebbene esistano stimoli considerati rafforzatori universali, è importante focalizzarsi sulle caratteristiche individuali del bambino e permettergli di scegliere tra una lista di rafforzatori disponibili. Spesso, gran parte dei programmi di rinforzo non sono efficaci in quanto il rafforzatore usato non è abbastanza influente. Per esempio, in classe, durante gli interventi di gruppo, i rafforzatori normalmente usati dai professori spesso non rappresentano una ricompensa per gli alunni e normalmente vengono scelti dai professori senza il consenso del gruppo. In generale, ricevere attenzione da altre persone è un rafforzatore molto influente per tutti e in tutte le occasioni. Di conseguenza, dal momento che i minori vogliono essere il centro dell’attenzione degli adulti, occorre prestare attenzione a come e quando si rimproverano i bambini, in quanto spesso si corre il rischio di rinforzare comportamenti negativi, se questi vengono sottolineati più assiduamente rispetto ai comportamenti positivi.

Selezione del comportamento che si vuole incrementare. I comportamenti che si vogliono rafforzare devono essere innanzitutto specificati. Partendo da una categoria generale di comportamento (per esempio, collaborare in casa, studiare di più) si dovranno identificare aspetti specifici che caratterizzino tale categoria (per esempio, raccogliere i vestiti dopo la doccia; fare i compiti dalle 4 alle 5 del pomeriggio). Per una migliore risposta, sia il bambino sia la persona che richiede il rinforzo dovranno concentrare la loro attenzione su un solo aspetto del comportamento.

RINFORZO NEGATIVO Consiste nell’eliminazione di uno stimolo avverso, poco gradito dal minore, aumentando così la frequenza di risposta. È una circostanza comune nella vita quotidiana ed è molto più diffuso rispetto al rinforzo positivo; per esempio nessun poliziotto si complimenta con noi se circoliamo nei limiti di velicità, ma se manteniamo questo comportamento eviteremmo una multa (stimolo avverso). Il rinforzo negativo incide su: Condizionamento operante: la frequenza della risposta viene emessa in maniera strumentale per la ricerca di una ricompensa. Per esempio un padre compra una caramella al figlio affinchè smetta di piangere. Condizionamento rispondente: la frequenza di una risposta aumenta senza la necessità di uno stimolo, ma è legata a uno stimolo avverso futuro. Per esempio, un alunno svolge il compito per evitare un voto negativo.

IL MODELLAGGIO O IMITAZIONE La tecnica del modellaggio del comportamento si basa sulla teoria dell’apprendimento per osservazione. Secondo questa teoria, il comportamento dei modelli comportamentali e le conseguenze che si ottengono da essi guideranno il comportamento dell’osservatore; in circostanze simili, questa tecnica prevede la dimostrazione di un esempio di comportamento che si desidera incrementare o mantenere. Il comportamento da incrementare dovrà essere una copia del modello, anche se non è necessario che i due comportamenti risultino identici. Le tecniche di modellaggio non sono semplici imitazioni ma cercano di insegnare i principi (o regole) per guidare il comportamento in un determinato contesto. Per esempio, guardare negli occhi il nostro interlocutore se vogliamo che ricambi il nostro sguardo; sorridere se vogliamo che sorrida; esprimere emozioni positive e negative in modo adeguato se vogliamo che anche l’altro impari a esprimere le proprie emozioni, ecc. sono tutti comportamenti che i minori apprendono seguendo il modello dei genitori.

IL MODELLAGGIO O IMITAZIONE Il modellaggio può avvenire in prima persona o attraverso materiale video (anche se il modello più efficace risulta quello più simile all’osservatore per età, sesso, ecc.). Il modello è particolarmente efficace se possiede un valore affettivo per la persona che lo osserva: pertanto si ritiene fondamentale il modellaggio da parte di genitori ed educatori. Il comportamento da modellare influisce, inoltre, sull’efficacia di questa tecnica: la sua complessità deve essere adatta al livello di comportamento del minore; pertanto, viene utilizzata nei soggetti che già possiedono un minimo repertorio comportamentale previo. I comportamenti complessi devono essere modellati in modo graduale, iniziando dai componenti fondamentali e progredendo a livelli complessi. Un esempio utile della tecnica del modellaggio per l’acquisizione di nuovi comportamenti è insegnare al bambino ad apparecchiare la tavol. Per prima cosa, la madre o il padre devono realizzare il compito spiegandolo passo per passo: dal collocare la tovaglia, contare quante persone si siederanno a tavola, collocare le posate, i bicchieri, fino al sedersi ed aspettare il cibo. Per ogni passaggio si offre al minore una spiegazione, assicurandosi sempre di ricevere la sua attenzione e sottolineando l’utilità funzionale del comportamento che si sta apprendendo. Una volta che il padre, o la madre, avrà portato a termine il modellaggio, dovrà sparecchiare il tavolo e lasciare che il bambino ripeta il processo senza il suo aiuto. Nei bambini piccoli, la pratica del comportamento risulta più efficace; con gli adolescenti si può utilizzare la pratica “immaginata” o prova cognitiva (ripetere mentalmente le sequenze del comportamento). Durante la pratica si dovrà utilizzare un feedback e un rinforzo positivo.

IL MODELLAGGIO O RINFORZO PER APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE Procedimento attraverso il quale si rinforzano una serie di risposte sempre più prossime a determinati comportamenti desiderati. Il processo di modellaggio si presenta in modo quotidiano: per esempio, consideriamo una madre che rinforza l’apprendimento del linguaggio del figlio: inizialmente rinforzerà suoni simili all’originale (balbettio, sillabe, parola non corretta e parola corretta); successivamente, la madre insisterà sulla corretta pronuncia prima di rinforzarla. In questa tecnica, il criterio relativo a ciò che verrà rafforzato viene gradualmente modificato, iniziando dal rafforzare comportamenti semplici (il balbettio) per, infine, raggiungere il comportamento desiderato. Per modellare un comportamento: 1. Identificare ciò che il bambino è in grado di fare(comportamento iniziale) 2. Segnalare il comportamento desiderato (comportamento finale) 3. Identificare i possibili rafforzatori 4. Separare il comportamento desiderato in piccole tappe da coordinare una dopo l’altra 5. Progressione dal comportamento iniziale a quello finale, rafforzando successivamente ogni approssimazione verso il comportamento desiderato

Un esempio di applicazione sistematica del modellaggio nei problemi di comportamento: un minore con ADHD che non presta attenzione ai compiti scolastici per più di un paio di minuti. Il comportamento meta è far sì che lavori senza interruzioni per 30 minuti. In questo caso è poco realista aspettare che il bambino realizzi il comportamento meta autonomamente per poterlo rafforzare; pertanto, si rinforzano approssimazioni successive. Si parte dall’identificazione del comportamento attuale: l’alunno può concentrarsi durante due minuti, perciò è importante rinforzare tale comportamento nel momento in cui si manifesta. Dopo vari intervalli di due minuti, in cui il minore riceve il rinforzo, si aumenta la resistenza a tre minuti. Se il bambino riesce a lavorare, con frequenza, senza interruzioni per tre minuti la regola si aumenterà a quattro minuti. Il processo continua finchè non si raggiungeranno i 30 minuti, sempre che il minore riesca a prestare l’adeguata attenzione. Nel caso in cui il minore si trovasse in difficoltà, in quel caso si riproporrà il rinforzo che gli ha permesso di lavorare senza interruzioni.

La tecnica del concatenamento è utilizzata per l’allenamento e per l’acquisizione di comportamenti complessi a partire dalla combinazione di altri comportamenti più semplici. Anche in questo caso, bisogna definire la sequenza di comportamenti da realizzare e dividerla in piccoli passi, offrendo inizialmente tecniche come il modellaggio o istruzioni verbali che assicurino il successo della realizzazione dei comportamenti semplici. Utilizziamo come esempio “lavarsi i denti”. In questo caso i compiti saranno: a)bagnare lo spazzolino e spalmare il dentifricio b) spazzolare i denti superiori c)spazzolare i denti inferiori d)spazzolare i molari superiori e inferiori e) sciacquare la bocca e lo spazzolino e mettere tutto al suo posto. Si può realizzare un concatenamento retrogrado, anterogrado o compito completo. Il più utlizzato è il concatenamento retrogrado. Consiste nel costruire la catena di comportamento iniziando dall’ultimo passo (al quale è associato il rinforzo) e a cui si “agganceranno” i passi successivi verso l’inizio del comportamento. Seguendo l’esempio, si aiuterebbe il bambino a eseguire tutti i passaggi a) b) c) d) , eccetto l’ultimo e) , che prevede la realizzazione del compito in completa autonomia (e a cui seguirà un rinforzo). Una volta eseguita questa sequenza, si permette al bambino di realizzare il passo d) autonomamente, offrendo un rinforzo nel momento in cui realizza entrambi i comportamenti d) ed e). Il processo continua fin quando la catena non sarà consolidata. Una volta che il bambino avrà appreso il comportamento, si rafforzerà in modo intermittente finchè non si deciderà di portare a termine definitivamente il programma di rinforzo.

Nel concatenamento anterogrado, il rinforzo viene associato, progressivamente, ai diversi passaggi del comportamento, iniziando dal primo passo. Seguendo l’esempio del lavarsi i denti, si inizia rinforzando il passaggio a), successivamente si allena e si rinforza il passaggio a) e b) e così via... Nel procedimento del compito completo (adeguato a compiti semplici), il soggetto cerca di realizzare tutti i passaggi dal primo all’ultimo, ripetendoli finchè il comportamento non sarà consolidato. In relazione all’esempio riportato finora, il bambino realizza il compito completo, seguendo tutti i passaggi del lavarsi i denti (passaggi a, b, c, e d) per ottenere il rinforzo. Riportiamo un esempio di comportamento antierogrado, dove ogni comportamento semplice funziona come rinforzo all’interno di una sequenza comportamentale e in cui l’ultimo passaggio del comportamento corrisponde a una ricompensa: quando il bambino arriva a casa da scuola per prima cosa appende il cappotto sull’appendiabiti; in seguito lascia lo zaino in camera sua; si reca in bagno per lavarsi le mani e, come ultimo passo, fa merenda. Le differenti sequenze comportamentali, se non sono presenti nelle abitudini comportamentali del bambino, dovranno inizialmente essere rafforzate e modellate individualmente.

Un esempio di concatenamento retrogrado: l’apprendimento di operazioni matematiche. In primo luogo, si aiuta il bambino a realizzare l’operazione interna, eccetto l’ultimo passaggio. Quando il bambino avrà portato a termine l’ultimo passaggio, si associa un rinforzo. In seguito si esegue l’operazione intera, eccetto i due ultimi passaggi: una volta eseguiti si rafforzeranno e si ripeterà il processo finchè il bambino imparerà a realizzare tutta la sequenza da solo. Si tratta di una tecnica molto utile per minori con problemi di comportamento di tipo ADHD nell’ambito scolastico, dal momento che il concatenamento genera una situazione di apprendimento senza errori, nella quale il minore riceve tutto l’aiuto di cui ha bisogno, evitando frustrazioni (gli si impedisce di commettere errori). Gli alunni con problemi di attenzione e impulsività possono arrivare a rifiutare compiti dei quali non si sentono sicuri, pertanto l’apprendimento senza errori è fondamentale.

Si tratta del processo secondo cui il comportamento tende ad estinguersi se non viene accompagnato da alcun rinforzo. Per usare questa tecnica è necessario aver identificato il rafforzatore, o rafforzatori, in grado di incrementare il comportamento per poterli controllare o eliminare. Si tratta di una delle tecniche più usate e studiate per ridurre o eliminare i comportamenti. Esige un maggior controllo delle condizioni dell’ambiente (un comportamento può essere mantenuto da vari rinforzi, pertanto risulta necessario identificare/controllare almeno i più importanti) ed è il più lento nel produrre gli effetti desiderati.

L’ESTINZIONE

Tecniche per limitare i comportamenti

Alcune caratteristiche della tecnica di estinzione: • Inizialmente produce un incremento del comportamento, apportando alcune variazioni alle sue caratteristiche. Per esempio, se la madre non presta attenzione alle richieste di un bambino che chiede il permesso di uscire a giocare durante un orario non permesso, cercherà di ripetere questa richiesta varie volte, cambiando le caratteristiche del comportamento: supplicare, chiedere per favore, gridare, insultare o minacciare. • Dopo i primi episodi, l’estinzione produce una riduzione progressiva del comportamento che può arrivare alla completa eliminazione. Se la madre continua a non dar retta al bambino, quest’ultimo, dopo vari tentativi, finirà per desistere. • Passato un certo periodo, è possibile che il comportamento estinto si ripresenti: cioè, che si produca un recupero spontaneo del comportamento; tuttavia, se si verifica una nuova estinzione del comportamento, sarà sempre meno probabile che questo si ripresenti. È possibile che, col passare dei giorni, il bambino ritorni ad insistere per ottenere il permesso di uscire; se non lo otterrà è molto probabile che si rassegni.

L’ESTINZIONE

Tecniche per limitare i comportamenti

• La riduzione graduale del comportamento dipende dalla storia e dal programma di rinforzo attuato per il mantenimento del comportamento nel tempo. Se il comportamento è ben consolidato, ha ottenuto rinforzi decisivi o è stato mantenuto con un programma di rinforzo intermittente (se il comportamento ha subito un rinforzo continuo, l’estinzione sarà più rapida rispetto a un rinforzo intermittente) il processo di estinzione risulterà più complicato. • L’uso dell’estinzione può portare alla manifestazione di comportamenti emotivi negativi (malessere) e comportamenti aggressivi (aggressione indotta dall’estinzione). Rabbia, grida, offese alla madre se non concede al minore di uscire

L’ESTINZIONE

Tecniche per limitare i comportamenti

• Per un uso efficace dell’estinzione: • Identificare tutti gli stimoli rinforzati che permettono il mantenimento nel tempo del comportamento che si desidera estinguere. Se non è possibile identificare tutti o gran parte dei Rinforzisignifica che l’estinzione non è opportuna. Controllare gli stimoli, ampliando l’uso della tecnica dell’estinzione all’ambiente (fisico o sociale) in modo che non avvenga alcun rinforzo del comportamento da estinguere. Applicare in modo costante l’estinzione ed eliminare tutti i rinforzi in tutte le occasioni in cui si manifesti il comportamento affinchè vi sia una completa eliminazione. Per esempio, se nostro figlio cerca di attirare l’attenzione interrompendo le nostre conversazioni ogni volta che parliamo al telefono, dobbiamo considerare che rimproverandolo o chiedendogli di poter parlare tranquillamente al telefono, o concedendogli in quel momento qualcosa che normalmente gli viene privato (ad esempio il telecomando affinchè passi il tempo guardando la tv), in tutti i casi stiamo focalizzando l’attenzione su di lui; pertanto tale comportamento continuerà a verificarsi in futuro. Un’estinzione senza rinforzo significa ignorarlo, ossia non guardarlo, non ascoltarlo, non parlare con lui né ragionarci, non rivolgergli alcun gesto né espressione, né commenti a bassa voce, ecc. Alternare considerazione e non considerazione consoliderà il comportamento. La difficoltà di controllo dei rinforzi è uno dei limiti dell’estinzione nell’ambito scolastico, in quanto molti dei comportamenti distruttivi vengono spesso rafforzati dal gruppo.

L’ESTINZIONE

Tecniche per limitare i comportamenti

• • Oltre all’estinzione di un comportamento, applicare il rinforzi di comportamenti alternativi, se possibile incompatibili con il comportamento che si vuole eliminare. Ad ogni modo, per ogni processo di estinzione si offrirà un rinforzo del comportamento adeguato. Per esempio, una volta terminata la conversazione telefonica durante la quale il minore non è stato considerato dall’adulto, si cercherà di elogiare qualsiasi tipo di comportamento del bambino; se il bambino è in piena fase di capriccio e abbiamo deciso di ignorare le sue grida, nel momento in cui si calmerà, lo si elogerà per aver trovato il modo di calmarsi. In questo modo si procede all’estinzione dei comportamenti inadeguati e al rinforzo dei comportamenti corretti. • Risulta molto utile (ma non imprescindibile), specificare le condizioni dell’estinzione, ovvero rendere al corrente il bambino del comportamento che si vuole estinguere e che a partire da un determinato momento non vi saranno concessioni come conseguenza di suddetto comportamento. • L’estinzione non è consigliata come unica tecnica per diminuire la manifestazione di un comportamento. Per esempio, se un alunno presenta comportamenti distruttivi al fine di attirare l’attenzione in classe, per applicare un’estinzione sarà necessario identificare i comportamenti da ignorare: rumori con la penna, muovere la sedia, fischiare, ecc. e definire i comportamenti che dovranno essere messi in atto dai professori: non considerarlo o considerare un altro alunno, continuare la spiegazione, ecc. e nel momento in cui il bambino mette fine al comportamento distruttivo, il professore si dirigerà al bambino sorridendogli, parlandogli, guardandolo, ecc. Se il bambino cerca di attirare l’attenzione aggredendo altri bambini o rompendo oggetti, non si potrà applicare l’estinzione in quanto sarà necessaria una tecnica alternativa, come per esempio allontanarlo dall’aula a causa dei suoi comportamenti.• Dopo aver ignorato il comportamento inadeguato, si cercherà di elogiare subito qualsiasi comportamento positivo del bambino.

Tecniche per limitare i comportamenti

Rinforzare i comportamenti alternativi

Non rinforzare il comportamento da estinguere. Avvertire un incremento iniziale e un recupero spontaneo

Instaurare il programma di estinzione

Sono stati identificicati comportamenti alternativi?

TIME OUT Consiste nell’eliminazione di un rinforzo positivo durante un periodo di tempo determinato; vale a dire, escludere il soggetto dalla situazione di rinforzo o eliminare la situazione di rinforzo. Per esempio: se non smetti di infastidire tuo fratello a tavola, finirai per mangiare in cucina; ogni volta che ti vedrò saltare sul divano andrai 5 minuti in camera; ogni volta che dirai una parolaccia giocando al videogioco, non ti farò giocare per una settimana.

Nell’applicazione del time out, risulta utile specificare previamente al bambino le conseguenze che, a partire da quel momento, scaturiranno dalla manifestazione del comportamento che si vuole estinguere. Per esempio, a partire da questo momento chi tira palline di carta in classe verrà espulso dall’aula per 10 minuti. Il time out si considera particolarmente utile nei casi in cui non si possa applicare l’estinzione, in quanto risulta difficile identificare i rafforzatori come per esempio, nel caso dei comportamenti distruttivi incrementati dall’attenzione del gruppo classe o quando non si conoscono con precisione i Rinforzi del comportamento. Funziona meglio nei soggetti estroversi ma non è molto efficace nei soggetti timidi e con poche relazioni sociali. Ad ogni modo, si considera una tecnica meno efficace rispetto all’estinzione e che influenza il comportamento del soggetto solo temporaneamente dal momento che, manifestandosi sempre in uno stesso contesto, il comportamento indesiderato solitamente riappare. In ambito scolastico si considera sempre come ultima opzione, in quanto esclude altri comportamenti legati all’apprendimento, all’attenzione in classe, la stesura degli appunti, ecc.

Per riflettere > Una generalizzazione del time out abitualmente utilizzata da genitori ed educatori è il cosiddetto angolo del pensare. In questo caso, l’obiettivo non coincide con quello della tecnica originale (estinguere un determinato comportamento), in quanto si tratta di imporre un tempo di riflessione in seguito a un comportamento inadeguato, collocando il bambino in un angolo affinché ”rifletta” sui suoi comportamenti scorretti o sulle sue reazioni eccessive. Il time out non si utilizza come tecnica per diminuire comportamenti inadeguati previamente identificati, ma come metodo educativo per cambiare determinati comportamenti.Sebbene possa sembrare una soluzione sensata per far fronte ai problemi di comportamento, in quanto non viene definita come un vero e proprio castigo (anche se, in realtà, il bambino lo vive come castigo) e permette al bambino (e all’adulto) di rilassarsi dopo una situazione emotivamente tesa, tuttavia risulta un mezzo poco efficace per il raggiungimento degli obiettivi da raggiungere: infatti, non permette al bambino di riflettere in quanto si tratta di un tempo breve e a lungo andare non assicura che il comportamento inadeguato non si ripeta. Dal nostro punto di vista, l’angolo del pensare è accettabile come mezzo da utilizzare in casi specifici per bloccare un’azione, ma non come tecnica educativa. Per esempio: se un bambino arrabbiato che inizia a lanciare i giochi viene mandato “all’angolo del pensare”; quale può essere la sua riflessione? Si può riflettere quando si è ancora arrabbiati? Sente che lo hanno punito perché si è arrabbiato o perché ha tirato i giochi per terra? E infine: capirà che i propri giochi vanno rispettati e che esistono altri modi per gestire la rabbia?

COSTO DELLA RISPOSTAIl costo della risposta consiste nella perdita di un rinforzo positivo legato alla manifestazione di un comportamento che si vuole eliminare. Si chiama anche castigo negativo nel caso in cui il castigo (riduzione del comportamento) consista nel sottrarre (negativo) un determinato rinforzo. Esempio, ogni volta che l’alunno si alza dal posto avrà 3 minuti in meno di ricreazione. Per l’applicazione di questa tecnica non è necessario identificare i rinforzi del comportamento, né escludere il soggetto dalla situazione di rinforzo. Se necessario, assicurarsi che il soggetto sia esposto ad abbastanza rinforzi e che questi possano essere eliminati: evitare la “bancarotta”, ossia se il soggetto emette risposte indesiderate, queste non avranno alcun “costo aggiuntivo”. Nel nostro esempio, si traduce nel tempo a disposizione per la ricreazione. Nel caso in cui non esistano rinforzi importanti che possano essere eliminati, si può previamente somministrare un rinforzo aggiuntivo, il quale verrà sottratto nel caso di manifestazione del comportamento indesiderato. Per esempio, ogni settimana si consegnano 20 euro di paghetta al bambino, ma perde 1 euro per ogni 5 minuti di ritardo rispetto all’orario di rientro a casa prestabilito. Il costo della risposta produce effetti rapidi di riduzione del comportamento, ma può anche produrre risposte emotive negative ed aggressive. Se durante le prime applicazioni del costo di risposta non si produce una riduzione significativa del comportamento, significa che il prezzo da pagare non è sufficientemente intenso, pertanto bisognerebbe utilizzare un rinforzo più incisivo o aumentare in modo significativo la sua intensità (anche se non conviene aumentare il costo di risposta, dal momento che può far entrare il bambino in una routine e in questo modo si ridurrebbe l’efficacia della tecnica).

COSTO DELLA RISPOSTAÈ utile, inoltre, specificare le condizioni del procedimento, vale a dire, informare il soggetto che a partire da un determinato momento, ogni volta che manifesterà un determinato comportamento, otterrà sempre una il rinforzo determinato. È altrettanto vantaggioso offrire al bambino un feedback costante sottolineando i rinforzi persi a causa del comportamento che si vuole eliminare.

SAZIAZIONE E PRATICA NEGATIVA iL soggetto ha un accesso costante e illimitato al rinforzo al punto tale da saziarsi (saziazione); ripete un comportamento durante un periodo di tempo prolungato (pratica negativa) finché decide di eliminare quel tipo di risposta. La saziazione si applica in maniera non continua ma ciò non compromette l’efficacia della tecnica, sebbene sia imprescindibile che non vi siano pause dall’accesso al rinforzo o durante la ripetizione del comportamento, per far sì che il soggetto ne risulti sazio. Esempio, per gli alunni che chiedono frequentemente di andare in bagno ogni 5 minuti, il professore permette di andare in bagno ad ogni richiesta; per ridurre il comportamento in cui l’alunno tira le briciole di pane durante il pranzo, gli si permette di tirare le palline di pane senza interruzione per un’ora. Sono procedimenti facili da applicare, con effetti rapidi ma solo temporanei, in quanto col passare del tempo, è possibile che lo stimolo possa risultare nuovamente stimolante al soggetto e si ritorni al punto di partenza. Pertanto, entrambi i procedimenti possono essere utilizzati durante un periodo temporaneo durante il quale si procede a sviluppare comportamenti alternativi più adatti. Sono tecniche che non devono mai essere utilizzate in modo esclusivo.

SAZIAZIONE E PRATICA NEGATIVA Ovviamente, queste tecniche non sono applicabili nei casi di comportamenti aggressivi, in quanto su alcuni soggetti possono non essere efficaci, pertanto vengono considerati come procedimenti da applicare solo nel caso di fallimento di altre tecniche. Un’altra tecnica simile alla saziazione è la strategia del paradosso. Consiste nel dare al minore un impulso contrario a quello che adottiamo abitualmente: in questo caso il soggetto si mostrerà sorpreso. Per esempio, se normalmente il bambino viene rimproverato perché non vuole andare a scuola, si considera come opzione paradossale dargli il permesso di non fare niente per tutto il giorno , non svolgere i compiti scolastici ecc.. il bambino, a un certo punto della giornata sentirà la necessità di andare a scuola con i suoi compgni e partecipare alle attività scolastiche. L’obiettivo è convertire un obbligo in qualcosa che risulti piacevole.

RINFORZO DIFFERENZIALE (RD)Consiste nel rinforzare uno o vari comportamenti diversi dal comportamento che si vuol ridurre, con l’obiettivo di eliminare il comportamento inadeguato e incrementare i comportamenti adattativi. Questa tecnica non produce un effetto immediato sul comportamento da eliminare, ma lo riduce in modo progressivo e duraturo. Anche in questo caso è importante che il soggetto sia cosciente dell’applicazione del programma di rinforzo differenziale sulla sua persona. Non richiede di identificare né di controllare i rinforzi che sostengono il comportamento da eliminare, ma far sì che l’intensità dello rinforzo diretto ai nuovi comportamenti sia maggiore del rinforzo associato al comportamento inadeguato. Questa tecnica è particolarmente efficace se combinata con altre tecniche di eliminazione dei comportamenti come l’estinzione o il time out. Il rinforzo differenziale può essere applicato in diversi modi, tra i quali: • Rinforzo differenziale di altri comportamenti (DRO), rinforzare qualsiasi comportamento diverso da quello che si vuole eliminare. Per esempio, per far sì che il bambino smetta di parlare continuamente in classe, rinforzare con due minuti di ricreazione in più ogni 30 minuti di silenzio.

RINFORZO DIFFERENZIALE (RD)• Rinforzo differenziale di comportamenti incompatibili (DRI), rinforzare solo i comportamenti incompatibili con quello che si vuole eliminare. Un comportamento è incompatibile quando non può manifestarsi insieme ad un altro comportamento o interferisce nella sua manifestazione. Si ritiene che il DRI abbia una componente educativa, in quanto non solo applica un rinforzo affinchè il comportamento inadeguato non si manifesti, ma rinforza i comportamenti adeguati. Pertanto, continuando con l’esempio precedente, si applicherà un rinforzo affinchè il bambino presti attenzione e realizzi le attività in classe e non semplicemente per evitare che non parli o si ditragga. • Rinforzo differenziale della bassa frequenza di risposte (DRL), rinforzare un comportamento solo se emesso al di sotto di certe frequenze. Si usa nei casi di comportamenti da ridurre, ma che non sono considerati dannosi al punto tale da eliminarli. Per esempio, applicare un rinforzo se il numero di interruzioni in classe è meno di…; permettergli di giocare al videogioco ma non per più di 20 minuti.

IPERCORREZIONE

IPERCORREZIONE•Il procedimento di ipercorrezione prevede che, dopo aver messo in atto un comportamento inadeguato, il bambino debba realizzare un comportamento per rimediare alle conseguenze negative del comportamento inadeguato. Si considerano due procedimenti di ipercorrezione: • Ipercorrezione restitutiva, consiste nel compensare il danno causato dai comportamenti inadeguati per riportare la situazione a un livello di partenza migliore, per esempio sollevare e ricollocare le sedie buttate per terra in precedenza e poi pulirle. • Ipercorrezione di pratiche positive, consiste nel realizzare ripetutamente comportamenti appropriati incompatibili con i comportamenti inadeguati da eliminare, per esempio portare 10 volte di seguito i vestiti buttati per terra al cesto dei panni sporchi; lavarsi spesso i denti dopo aver mangiato (3-4 volte al giorno). • A volte si usano entrambi i procedimenti simultaneamente, per esempio se il bambino ha lasciato per terra i vestiti sporchi, dovrà raccoglierli, spazzare e riordinare tutta la camera e, infine, dovrà portare i vestiti sporchi al cesto per 10 volte.

È importante che l’ipercorrezione venga eseguita subito in risposta al comportamento. Normalmente si applica in condizioni di time out, in quanto il bambino non è in contatto con altri tipi di rinforzi e non riceve nessun tipo di attenzione o approvazione per la corretta esecuzione delle attività riparatrici. Normalmente si produce una riduzione rapida del comportamento. L’applicazione dell’ipercorrezione richiede che gli ordini siano espliciti e che il comportamento indesiderato venga segnalato per poter indirizzare il bambino verso il comportamento adeguato. In definitiva, si stabiliscono regole di comportamento (a volte è sufficiente chiarire tali regole di comportamento). L’introduzione di un comportamento adeguato per sostituire un comportamento da eliminare diminuisce gli effetti negativi sul minore rispetto, per esempio, ad un castigo.

IPERCORREZIONE

Si tratta di una tecnica specifica per sviluppare comportamenti adeguati e diminuire comportamenti problematici. Si tratta di un sistema di rinforzo nel quale il bambino otterrà rinforzi materiali (schede, adesivi colorati, punti in un tabellone o quaderno, soldi, ecc.) ogni volta che realizzerà un determinato comportamento adeguato; al contrario, li perderà se manifesterà comportamenti inadeguati. Si stampano alcuni gettoni servendosi di rinforzi di appoggio, che possono essere materiali o attività. Il poter cambiare ed adattare i rinforzi alle differenti età permette l’utilizzo della tecnica indipendentemente dall’età; oltretutto, risulta una tecnica di facile comprensione ed è accompagnata da un rinforzo immediato che serve da ponte per ottenere il rinforzo materiale. Il token economy viene utilizzato per aumentare, diminuire o eliminare la frequenza di uno o più comportamenti, sia a livello individuale sia di gruppo. Possono essere utilizzati per quasi tutti i comportamenti e vengono particolarmente usati in ambito scolastico. I gettoni da utilizzare devono essere colorati, leggeri e facili da conservare. I gettoni devono essere consegnati immediatamente dopo la manifestazione del comportamento e in base alle regole del processo.

TOKEN ECONOMY

Nelle regole si specificherà: » Quali comportamenti otterranno gettoni e quanti gettoni verranno consegnati? » Quali comportamenti perderanno gettoni e quanti gettoni si perderanno? » A cambio di quali rinforzi si possono cambiare i gettoni, quanti gettoni possono essere cambiati e quanto costa ogni rinforzo? Qualsiasi tipo di rinforzo può essere di appoggio (rinforzi per i quali si possono cambiare gettoni). Conviene che i rinforzi siano molteplici e diversi affinché risultino efficaci per tutti i membri, soprattutto nelle pratiche di gruppo. È inoltre necessario che i rinforzi non possano essere raggiunti in altri modi per esempio, se il rinforzo finale è ottenere la bicicletta ma il bambino sa che può ottenerla chiedendola come regalo ai nonni, perché sforzarsi per ottenere gettoni se possono ottenere la bicicletta senza sforzo? L’installazione di un programma di token economy implica tre fasi:

TOKEN ECONOMY

"Trattandosi di un procedimento comune, molti genitori/educatori applicano direttamente la tecnica senza una pianificazione previa (per esempio, non svelare fin dall’inizio il valore di ogni rinforzo). Questo si ripercuote negativamente sulla motivazione del bambino e, di conseguenza, sull’efficacia del programma. Una delle caratteristiche chiave del successo di questa tecnica è la sua schematicità e l’individuazione di norme chiare prestabilite: per esempio i potenziali rinforzi e il numero di punti o gettoni per ottenerli. » I comportamenti da incrementare devono essere pochi, 4-5 al massimo e chiaramente definiti. Per esempio, “riordinare la stanza al mattino” è una richiesta che può causare errori o malintesi; si dovrà spiegare nel dettaglio ciò che vogliamo ottenere “aprire le finestre, rifare il letto, piegare il pigiama”. » Sia gli obiettivi, sia i rinforzi devono essere adatti all’età dei partecipanti. Per i soggetti più piccoli, i rinforzi devono essere facilmente raggiungibili; per i più grandi si stabiliranno più obiettivi e di maggior valore.

1. Pianificazione.

Nell’applicazione di gruppo, si consiglia di non stabilire regole ad hoc per ogni membro, in quanto ciò renderebbe difficile il programma. Una programmazione individuale può essere eseguita solo per i rinforzi di appoggio. » Se l’obiettivo è ridurre o eliminare un determinato comportamento, oltre al premio per i comportamenti adeguati, si possono usare procedimenti come il costo di risposta (sottrarre gettoni), time out dall’ottenere gettoni (in questo caso, non vengono consegnati gettoni finchè non scadrà il tempo di time out prestabilito) o time out dallo scambio di gettoni (il soggetto può continuare ad ottenere gettoni, ma non li può cambiare con dei rinforzi

1. Pianificazione.

» Per determinare il momento e il luogo di consegna dei gettoni, si terrà in conto che, nella prima fase, i gettoni devono essere consegnati immediatamente dopo la manifestazione dei comportamenti adeguati; successivamente si consegneranno i gettoni in base all’andamento del programma. Infine, si può stabilire un luogo e un giorno/ora per raccogliere e contare i gettoni guadagnati. Lo scambio di gettoni a cambio di rinforzi deve essere realizzato subito e, in base al programma, deve essere realizzato in periodi di tempo predefiniti: per esempio, per un token economy di gruppo, far coincidere la consegna dei premi con il fine settimana, cioè il venerdì, e consegnare il rinforzo ai bambini che abbiano ottenuto punti positivi durante la settimana (5 punti= premio). I bambini che non hanno ottenuto il premio possono accumulare punti per il venerdì successivo. Per evitare che un bambino accumuli gettoni e pertanto non si senta in diritto di adottare comportamenti adeguati, si possono utilizzare strategie come svalutare i gettori o fissare una data di scadenza per l’uso dei gettoni.

1. Pianificazione.

Cominciare con una fase dimostrativa. Bisogna spiegare ai partecipanti cos’è il token economy e dare un valore generale al rinforzo (a seconda dei partecipanti). In alcuni casi basterà spiegare di cosa si tratta, in altri casi sarà utile mostrare i gettoni. In questo caso si consegneranno alcuni gettoni (senza esigere alcun comportamento specifico) che prevederanno un determinato rinforzo. I gettoni possono essere scambiati con i compagni in base al rinforzo di ciascuno e al valore dello scambio. » È importante che le persone incaricate della distribuzione delle schede siano diverse: è una strategia per evitare che i bambini avvertano alcune consegne come discriminatorie. » All’inizio del programma è importante guadagnare molti gettoni per diminuire le esigenze di comportamento. In questo modo aumenterà anche il livello di partecipazione: se il raggiungimento del rinforzo richiede molto sforzo, il bambino potrà sentirsi demotivato. Di norma, se il programma viene applicato per gruppi, ogni settimana (o massimo ogni 15 giorni), si dovrebbe controllare il numero di gettoni da guadagnare per ottenere il premio (rinforzo).

2 APPLICAZIONE

» Nella fase finale si prevede che il bambino assimili un determinato comportamento senza la necessità di utilizzare gettoni; non si tratta di eliminare in modo brusco la consegna dei gettoni (che coinciderebbe con il raggiugimento dell’obiettivo e l’instaurarsi del comportamento meta), ma sostituire gradualmente i gettoni con elogi o rinforzi sociali » Le strategie che aiutano questa fase sono: aumentare il tempo che intercorre tra la manifestazione del comportamento e la consegna dei gettoni; aumentare il tempo disponibile per scambiare i propri gettoni con rinforzi; esigere altri comportamenti per ottenere gettoni ecc. Il procedimento più comune per eliminare i gettoni prevede il passaggio da un rinforzo immediato a un rinforzo intermittente. Si inizia da rinforzi materiali per adottare, successivamente, rinforzi sociali, in modo tale che si rinforzino sempre esperienze più vicine alla vita quotidiana. Uno dei maggiori inconvenienti di questa tecnica riguarda la persistenza dei comportamenti: al termine del programma, non sempre i comportamenti meta permangono nel tempo.

3 FASE FINALE

» Problema da risolvere: 35 bambini di una scuola elementare (terzo e quarto anno) presentano problemi di comportamento durante la pausa pranzo nella mensa scolastica. Nel passaggio dall’aula alla mensa gridano, si spingono, corrono, ecc. Una volta seduti al tavolo della mensa parlano, si alzano dal loro posto, gridano, ecc. Per risolvere questa situazione si pensa a un programma di Token Economy, seguendo i seguenti passi: 1. Elaborazione di una lista di rinforzi d’appoggio con l’aiuto dei bambini stessi. In questo caso si sottopongono i bambini ad un sondaggio con il fine di identificare le loro preferenze in tema di cibo e giochi.

Esempio di applicazione di token economy

» Problema da risolvere: 35 bambini di una scuola elementare (terzo e quarto anno) presentano problemi di comportamento durante la pausa pranzo nella mensa scolastica. Nel passaggio dall’aula alla mensa gridano, si spingono, corrono, ecc. Una volta seduti al tavolo della mensa parlano, si alzano dal loro posto, gridano, ecc. Per risolvere questa situazione si pensa a un programma di Token Economy, seguendo i seguenti passi: 1. Elaborazione di una lista di rinforzi d’appoggio con l’aiuto dei bambini stessi. In questo caso si sottopongono i bambini ad un sondaggio con il fine di identificare le loro preferenze in tema di cibo e giochi.

Esempio di applicazione di token economy

10

Torta alla fragola

10

Torta al cioccolato

10

Gelati (fragola, cioccolato, vaniglia, torrone)

Tiramisù

Frutta (fragole, banana e pera)

PUNTI

Yogurt (fragola, limone, pera, banana e bianco)

Dolce da scegliere (tutti i giorni)

75

Cocacola

75

Sprite

75
PUNTI

Fanta

Bibite da scegliere (solo martedì e giovedì)

100

Vedere un film

100

Giochi da tavolo (1/2 ora)

75

Giochi in giardino (1/2 ora)

75
PUNTI

Giochi al computer (1/2 ora)

Giochi da scegliere (solo in orario di pausa)

3. Preparare e valutare i gettoni. I bambini potranno ricevere nuovi gettoni una volta ottenuti i premi. Si useranno gettoni semplici, di cartoncino plastificato:

comportamenti

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ROSSI VALGONO 5 PUNTI

BLU VALGONO 10 PUNTI

VERDI VALGONO 25 PUNTI

4. Disegnare il procedimento di applicazione: Sia in classe e sia in mensa verrà esposta la lista dei rinforzi e dei comportamenti da premiare. Si spiegherà ai bambini il procedimento da seguire e i comportamenti che verranno premiati. • Dimostrazione: durante la prima settimana si regaleranno ai bambini vari gettoni di diverso valore e si permetterà loro di scambiarli per un dolce, un gioco o un’attività che preferiscono e che possono “pagare”. La consegna dei gettoni verrà realizzata da tre maestri diversi, in modo tale che il bambino non identifichi un solo maestro come colui che distribuisce i gettoni. • Durante la seconda settimana inizierà la pratica del programma. In questa settimana, la consegna dei gettoni si realizzerà subito dopo la manifestazione del comportamento da premiare. Come nel caso della prima settimana, la consegna verrà realizzata da tre maestri diversi. • Durante la terza settimana, chi adotterà un comportamento da premiare non riceverà immediatamente i gettoni; questi verranno consegnati agli alunni durante i primi 10 minuti della lezione successiva, durante il pranzo del mercoledì o durante la prima ora di lezione (il venerdì). In questo modo, i bambini percepiranno i gettoni come un premio per il loro comportamento generale e non come ricompensa per un comportamento particolare. Se si ottengono buoni risultati si potrà ridurre gradualmente il programma. • I gettoni della quarta settimana verranno consegnati una sola volta. • Nella quinta settimana si introdurrà il costo di risposta, vale a dire: tutti i bambini che non si sono comportati correttamente (litigi con i compagni, comportamenti scorretti in mensa) dovranno restituire i gettoni che hanno guadagnato. Questo costo di risposta vale 25 punti. Si introdurranno inoltre nuovi comportamenti positivi come masticare lentamente, tagliare la carne e il pesce con coltello e forchetta. • In tutte le fasi, alla consegna dei gettoni seguiranno rinforzi sociali ed espressioni verbali per incentivare il comportamento adeguato.

Un contratto comportamentale è un documento scritto nel quale si pattuiscono con un soggetto (o vari) i comportamenti da realizzare e le conseguenze a cui si incorrerrà nel caso in cui non si rispetti il contratto. I contratti comportamentali non esigono un controllo continuo né l’applicazione di rinforzi generali. Le caratteristiche fondamentali di un contratto comportamentale sono: » Negoziato e volontario. Sebbene nei contratti informali sia possibile imporre alcune condizioni, nei contratti comportamentali è imprescindibile un accordo e la volontarietà delle parti, in quanto non è facile adottare un comportamento nel momento in cui viene imposto. » Per iscritto. È importante che il contratto comportamentale sia scritto e che si emetta una copia da poter consultare in ogni momento. Il documento serve come appoggio per ricordare i comportamenti e le condizioni accettate in modo volontario. » Personalizzato. I contratti comportamentali risultano più efficaci se adattati ad ogni singolo caso. » Pubblico-Privato. Il contratto comportamentale può essere pubblico o privato. Un contratto di comportamento pubblico permette un maggior controllo sociale, dal momento che è accessibile a più persone e prevede più impegno delle parti.

CONTRATTI COMPORTAMENTALI

Unilaterale-Multilaterale. contratto comportamentale si può realizzare individualmente o tra due o più persone e include un testimone o un osservatore. Nei contratti unilaterali (nel caso in cui l’individuo stesso si impegna con sè stesso ad incrementare o ridurre un comportamento), l’educatore (genitore o insegnante) assume la funzione di osservatore o testimone dell’impegno di autocontrollo del soggetto.

CONTRATTI COMPORTAMENTALI

Un contratto comportamentale deve essere composto da almeno le seguenti parti: » Il comportamento (o comportamenti) che ciascuna persona implicata deve realizzare, dovrà essere definito in modo chiaro e preciso, così come la frequenza e la durata in cui tali comportamenti dovranno essere messi in atto. » Le conseguenze che si otterrano dalla manifestazione (o non manifestazione) di ogni comportamento. Tali comportamenti dovranno essere specifici, per esempio: “se ti alzi presto potrai vedere la televisione” è una frase molto generale. Al suo posto si dovrà specificare: “Se ti svegli 15 minuti prima, potrai guardare la televisione mezz’ora in più ogni giorno fino ad arrivare a un massimo di 2 ore e mezza”.

CONTRATTI COMPORTAMENTALI

» • Come in tutte le tecniche di modifica del comportamento, i contratti comportamentali devono fare leva sulle conseguenze positive a scapito di quelle negative. Per far sì che un comportamento si possa incrementare, è importante, soprattutto all’inizio, che i soggetti implicati nel contratto ottengano benefici. Nelle prime fasi, i risultati positivi devono apparire immediatamente dopo la realizzazione dei comportamenti meta, pertanto è importante la presenza di rinforzi continui. Successivamente, si applicheranno rinforzi intermittenti e posticipati, prossimi alle normali condizioni del contesto quotidiano.

Alcune considerazioni da ricordare per l’applicazione dei contratti di comportamento:

» •• Il contratto dovrà essere redatto con diciture positive sottolineando quindi, le conseguenze positive del comportamento da attuare, in modo tale che ciò che si apprende venga associato a situazioni piacevoli e si favorisca, in questo modo, una motivazione intrinseca. È importante, inoltre, che vi sia equilibrio tra il tipo di comportamento da mettere in atto e il tipo di rinforzo offerto. Offrire un rinforzo scarso a cambio di un grande sforzo risulterebbe inefficace (oltre che ingiusto). Eventuali castighi devono essere proporzionali all’entità del comportamento da cui scaturiscono.

Alcune considerazioni da ricordare per l’applicazione dei contratti di comportamento:

» ••• I contratti di comportamento si possono realizzare a partire dai 6 anni, quando i bambini sono già in grado di leggere e scrivere; tuttavia vengono utilizzati principalmente a partire dai 12 anni, in quanto costituiscono un mezzo adeguato di autoregolazione. Nel caso di un minore, i comportamenti e i rinforzi vengono determinati in una fase previa, durante la quale avviene la negoziazione tra genitori e maestri (questi ultimi sono inizialmente i protagonisti della prima fase del processo). A partire da questo momento, il minore avrà una responsabilità sempre maggiore nel processo, pertanto lo si abitua sistematicamente ad adottare i comportamenti adeguati attraverso spiegazioni e rinforzi. Il minore si allena auto-osservando e auto-valutando il proprio comportamento. Alla fine del processo potrà arrivare ad auto-amministrare le conseguenze positive e negative dei suoi comportamenti, in base ad un’auto-valutazione della propria condotta.

Alcune considerazioni da ricordare per l’applicazione dei contratti di comportamento:

La premessa fondamentale delle tecniche cognitive è che i pensieri influenzano le emozioni e il comportamento e, di conseguenza, le nostre risposte nascono dalla nostra interpretazione delle situazioni e non dalle situazioni in sè. Ciò significa che di fronte a una serie di avvenimenti (che possono essere positivi, neutri o negativi), ogni persona li interpreterà costruendo nella propria mente una serie di pensieri che determineranno il loro stato emotivo ed influiranno decisivamente sui loro comportamenti. Nei problemi di comportamento, le tecniche cognitive sono incentrate sulla modifica dei comportamenti (sia dei bambini, sia dei genitori e degli educatori) mediante lo sviluppo della capacità di processamento delle informazioni. In generale, gli interventi cognitivi pretendono che i soggetti percepiscano oggettivamente le informazioni su una determinata situazione e i pensieri che risiedono alla base delle conseguenti emozioni e dei comportamenti: in questo modo si richiede di sostituire i propri pensieri con altri più adattativi, che gli permettano di modificare le proprie reazioni emotive e il proprio comportamento in generale.

Tecniche cognitivo-comportamentali

Atteggiamento comportamentale di base. Adeguata predisposizione all’interazione sociale. Comportamenti pro-sociali.

Inadeguata predisposizione all’interazione sociale. Interazioni di sfida. Comportamenti per evitare la frustrazione: scherzi, insulti, aggressione, ecc.

Comportamenti

Indifferenza-Preoccupazione

Rifiuto-Vendetta

Sentimenti

Sembra distratto, avrà avuto qualche problema?

Mi ha ignorato, è arrabbiato con me?

Pensieri

Dannoso Favorevole

Situazione Un compagno non risponde al tuo saluto quando entra in classe

Sentimenti

Comportamenti

Pensieri

Secondo i principi delle tecniche cognitive, gli interventi cognitivo-comportamentali permetterebbero di sostituire i propri pensieri con altri più oggettivi, in modo tale da modificare i comportamenti. Inoltre, utilizzando tecniche di modifica del comportamento, il cambiamento comportamentale permetterebbe di diminuire i pensieri inadeguati. Questo approccio cognitivo-comportamentale è uno dei più efficaci. Le principali tecniche cognitivo-comportamentali utilizzate per l’intervento in problemi di comportamento sono dirette al processamento cognitivo degli eventi e alla regolazione delle emozioni, soprattutto dell’ira. Le tecniche più usate sono le tecniche di autocontrollo e le tecniche di risoluzione dei problemi. TECNICHE DI AUTOCONTROLLO L’impulsività, oltre ad essere uno dei problemi chiave nei ADHD, gioca un ruolo importante in altri problemi che sono causa di comportamenti disadattivi. Per produrre cambiamenti di comportamento a lungo termine vengono utilizzate tecniche di autocontrollo: queste, insieme ai programmi di rinforzo, hanno lo socopo di aumentare le competenze personali per: • Incrementare o mantenere determinati comportamenti, sebbene le conseguenze immediate non risultino positive • Mantenere o inibire determinati comportamenti che prevedono un rinforzo a breve temine.

Le competenze personali sono il risultato delle esperienze che il soggetto accumula dall’infanzia e che, inizialmente, sono regolate da agenti esterni (genitori ed educatori) e, successivamente, vengono assimilate dal soggetto in maniera autonoma. Per raggiungere un autocontrollo, prima di tutto deve esistere un controllo esterno: l’autocontrollo risulterà più efficace se il controllo esterno è costante e persistente. Si tratta di processi inizialmente guidati e in grado, col tempo, di raggiungere autonomia; pertanto, sotto questa prospettiva, le tecniche di autocontrollo presuppongono un processo di apprendimento alla fine del quale i minori potranno controllare il proprio comportamento senza il supporto di agenti esterni. Ad ogni modo, si tratta di procedimenti che richiedono una grande applicazione da parte del minore, perciò dovranno essere adattati alle capacità cognitive del bambino. Le tecniche di autocontrollo si possono classificare in base a differenti tappe, dividendole in tecniche incentrate su antecedenti comportamentali, tecniche incentrate sul proprio comportamento e tecniche incentrate sulle conseguenze. .

DELLE CONSEGUENZE Pianificare conseguenze » Tecniche di autorinforzo » Tecniche di autocastigo

DEL COMPORTAMENTO Instaurare nuove abitudini » Auto-osservazione e registro » Allenamento in risposta alternativa

DI PRECEDENTI Alterare il contesto » Tecniche di controllo degli stimoli » Tecniche cognitive

TECNICHE PER L’APPRENDIMENTO DELL’AUTOCONTROLLO

Cercano di alterare i fattori che causano determinati comportamenti e che incidono su questi ultimi facilitando o inibendo la loro manifestazione. Le tecniche di controllo degli stimoli, al pari di altre tecniche, sono processi di apprendimento utilizzati in maniera tale che inizialmente vi sia una minima esposizione del minore agli stimoli-causa del comportamento e, successivamente, avvenga un rinforzo graduale dei comportamenti di autocontrollo. Può implicare: • Restrizione fisica: si impedisce la messa in atto del comportamento indesiderato. Per esempio, se il bambino infastidisce la lezione facendo rumore sul banco, si obbligherà il minore a tenere le mani in tasca, si consegnerà un oggetto affinchè non disturbi la lezione, ecc. • Presentare stimoli in grado di aumentare la probabilità di manifestazione del comportamento da potenziare. Per esempio, collocare sul banco solo il materiale necessario per realizzare i compiti. • Ridurre o eliminare stimoli che possano incrementare il comportamento indesiderato. Per esempio, eliminare la connessione internet durante gli orari in cui non può essere utilizzata. • Definire stimoli che rendano difficile la manifestazione del comportamento indesiderato, in modo che il minore possa mettere in atto comportamenti adeguati. Per esempio, collocare il cellulare lontano dal soggetto o assegnargli un posto in biblioteca lontano dagli amici. • Restringere gli stimoli di fronte ai quali si può presentare il comportamento oggetto di controllo. Per esempio usare il telefono solo in orari prestabiliti o in luoghi prestabiliti.

Tecniche di controllo degli stimoli

Si basano sull’importanza dei dialoghi interni. Per esempio, quando si rimanda qualsiasi tipo di compito, i pensieri che aiutano al mantenimento di questo comportamento sono “ho ancora molto tempo a disposizione”, “gioco un po’ e inizio a studiare più tardi”, ecc. Per allenare l’autocontrollo, si consiglia di identificare i processi di pensiero che incrementano i problemi comportamentali e di stabilire, quindi, nuovi pensieri centrati sull’applicazione di comportamenti adeguati, per esempio “se perdo ancora tempo giocando con il telefono, sarà ancora più difficile concentrarmi per studiare”. Le tecniche cognitive più usate nei problemi di comportamento infantile sono l’ individuazione del pensiero, che aiuta a riconoscere ed eliminare i pensieri negativi capaci di bloccare azioni auspicabili e le autoistruzioni. » Individuazione del pensiero. . Si basa sull’eliminazione o sulla modifica della frequenza e della durata dei pensieri, immagini o ricordi disadattivi. Per esempio, alcuni dei pensieri disadattivi più comuni nei bambini con problemi di comportamenti sono: non sono capace a fare le cose, sono un disastro, mi sbaglio sempre, ecc. Questi tipi di pensiero hanno bisogno di una ristrutturazione cognitiva, cioè devono essere bloccati. Altri tipi di pensiero come, per esempio, tutti quei pensieri che prevedono cattivi risultati in vista di un esame e rendono il soggetto ansioso, devono essere eliminati in modo netto. .

Tecniche cognitive

Il procedimento più comune per l’individuazione del pensiero è: 1. Creare un inventario dei pensieri negativi più ricorrenti. 2. Scegliere una parola chiave: Stop, Basta, No, ecc. Al posto di espressioni verbali, si possono utilizzare stimoli esterni, come un battito di mani o un fischio, che permettono di spostare l’attenzione dal pensiero allo stimolo esterno. 3. Creare un inventario di pensieri o temi alternativi positivi. Nonostante la tecnica standard non includa pensieri alternativi, la loro introduzione può rinforzare l’efficacia di questa tecnica. 4. Immaginarsi in una situazione in cui, normalmente, nascono nella nostra mente pensieri negativi, per esempio prima degli esami : nel momento in cui insorge un pensiero negativo, utilizzare la parola chiave (pronunciandola nella nostra testa fermamente) e focalizzarsi su un pensiero positivo o un pensiero alternativo.

» Autoistruzioni. Si definiscono come ordini o istruzioni che il soggetto si autoimpone per gestire il proprio comportamento. Le autoistruzioni si apprendono mediante una tecnica cognitiva che favorisce il cambiamento del comportamento e nella quale si sostituiscono le autoverbalizzazioni interne (o pensieri) con altre verbalizzazioni utili per mettere in atto un determinato comportamento. Lo sviluppo di questa tecnica si basa sugli studi del linguaggio nei bambini piccoli, in cui si evidenzia che il linguaggio non abbia solo una funzione comunicativa, ma anche un’importante funzione di autoregolatore del comportamento. Il procedimento fondamentale per allenare le autoistruzioni richiede l’uso combinato di diverse tecniche, come il modellaggio, l’autorinforzo, ecc. Le autoistruzioni descritte da Meichenbaum si dividono in cinque fasi:

» 1. Modellaggio cognitivo: Il modello (padre/educatore) realizza un compito descrivendo le istruzioni ad alta voce, passo per passo; per esempio, per preparare un panino il padre direbbe: “prima di tutto devo aprire la borsa del pane e metto due fette di pane sul tavolo, chiudo la borsa del pane, poi metto due fette di prosciutto sul tagliere, taglio il pane, prendo una delle fette, ecc.” 2. Guida esterna a voce alta. Il bambino ripete l’azione del modello, seguendo le istruzioni che il modello ripeterà a voce alta: prima prendi la borsa del pane, adesso metti due fette di pane sul tavolo, chiudi la borsa, ecc. 3. Autoistruzioni a voce alta. Ora è il bambino a seguire ogni passo, ripetendo lui stesso le istruzioni a voce alta. 4. Autoistruzioni mascherate. Il bambino ripete il compito aiutandosi con le stesse autoistruzioni, ma pronunciate a bassa voce. 5. Autoistruzioni coperte. Il bambino guida il proprio comportamento attraverso autoistruzioni interne, pronunicandole nella sua testa e non esprimendole oralmente

» Le autoistruzioni, oltre ad essere utilizzate per eseguire compiti concreti, risultano molto utili per guidare il comportamento di fronte alla risoluzione dei problemi. In questi casi, il modello può guidare il processo porgendo le seguenti domande: cosa devo fare? Definire il problema come devo farlo? Guida della risposta. Durante il processo si includeranno tecniche di rinforzo, inizialmente mediante stimoli esterni: ottimo lavoro, vai così, va bene, continua così, ecc. per poi giungere ad un autorinforzo ho eseguito il compito abbastanza bene e ad una serie di correzioni, che inizialmente arriveranno dall’esterno (dai genitori o educatori) e, successivamente, verranno assimilate dal bambino; per esempio, correggere il processo aiutando il bambino: “si è rotta la fetta di pane ma puoi unirla con l’altra”. Considera che > l’allenamento autoistruttivo è una delle tecniche principali per ridurre il comportamento impulsivo, per diminuire l’aggressività e l’iperattività, per migliorare il rendimento scolastico ed allenare le competenze sociali dei bambini. Ad ogni modo, bisogna fare in modo che il bambino non memorizzi né utilizzi meccanicamente le autoistruzioni allenate

Auto-osservazione e registro

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Una delle premesse per il cambiamento comportamentale riguarda la necessità di considerare le problematiche concrete, le condizioni in cui si verificano e gli effetti immediati e a lungo termine. Attraverso il processo di autosservazione, si raccolgono dati sugli stili di comportamento più comuni; è utile utilizzare alcune modalità di registro del comportamento concentrandosi su aspetti come la frequenza del comportamento, l’intensità o durata del comportamento. L’auto-osservazione produce un feedback immediato. Oltre alla funzione di raccolta di informazioni necessarie per valutare il problema, l’autosservazione compie una funzione motivatrice: infatti, durante i procedimenti di auto-osservazione è più importante concentrarsi sui successi che sui fallimenti. Esempio: sistema di registro per eliminare comportamenti di procrastinazione (rimandare i compiti): quantità di compiti realizzati, tempo di riposo tra un compito e l’altro, tempo impiegato per la realizzazione di un compito, ecc. Una tecnica utile per la gestione del comportamento in età adolescenziale è l’autovalutazione rinforzata, basata sull’auto-osservazione e sulla registrazione dei comportamenti attraverso la combinazione del sistema di token economy o contratto comportamentale. Si tratta di una tecnica semplice da realizzare, utile per motivare e facilitare il compimento delle regole fondamentali di comportamento in classe (l’alunno è cosciente, in ogni momento, di ciò che il maestro si aspetta da lui); risulta, inoltre, utile per l’autovalutazione del comportamento in caso di condotte fuori dagli standard.

Consiste nel creare un registro di auto-osservazione e autovalutazione. Innanzitutto si dovranno evidenziare i comportamenti inadeguati più frequenti e formulare una frase in cui compaiano tali comportamenti. Il bambino, prima del termine del tempo di osservazione (che può coincidere con un’ora di lezione o con l’ora della ricreazione), autovaluterà il proprio comportamento; per esempio: attenzione in classe, postura sulla sedia, interruzioni, infastidire i compagni, comportamenti oppositivi o aggressivi, ecc. dovrà, dunque, segnare con una X la frase in grado di descrivere nel modo migliore il suo comportamento. La compilazione dell’auto-registro non deve superare i 2-3 minuti e, a seconda dell’età del minore, dovrà essere supervisato; se la supervisione è immediata, si offrirà un rinforzo positivo e si segnaleranno al minore i comportamenti da migliorare. Secondo il token economy, o contratto comportamentale, si controlleranno le auto-osservazioni e si applicheranno le conseguenze

Dopo la ricreazione… • Ho giocato con i miei compagni seguendo le regole • Quando ho avuto un problema mi sono rivolto al professore • Sono stato un bravo compagno. Non ho aggredito nessuno • Non ho rispettato le regole del gioco • Di fronte a un problema ho picchiato e insultato il compagno • Ho discusso con i miei compagni Osservazioni del professore responsabile della ricreazione: ....................................................................................................

Esempio di auto-osservazione del comportamento:

Questa tecnica di autocontrollo si basa sul mettere in atto comportamenti che interferiscano o impediscano altri comportamenti; in questo modo, una volta identificati i differenti comportamenti, si cerca di rompere o alterare la catena comportamentale stabilendo nuovi modelli o condotte. L’esempio più comune sull’uso di risposte alternative ai problemi di comportamento è l’adozione di comportamenti alternativi per far fronte ai momenti di tensione. In questo modo, quando iniziano ad apparire comportamenti che precedono ira o aggressività, come sudore delle mani, pugni chiusi, battiti del cuore accelerati, disagio, ecc. si applicheranno tecniche di rilassamento come, per esempio, la respirazione profonda e lenta durante almeno 20 secondi, la quale farà sì che le reazioni fisiologiche di attivazione si normalizzino, alterando in questo modo la catena comportamentale. ....................................................................................................

Risposte alternative

È una delle tecniche più efficaci per l’autocontrollo. La persona autoamministra i rinforzi a breve termine ogni volta che metterà in atto un determinato comportamento adattativo. Si tratta di rinforzi positivi: si cerca il modo affinchè il minore si conceda ricompense e premi ogni volta che compie il compito previsto. I passi da seguire per questa tecnica sono simili a quelli dei programmi di rinforzo generale: si utilizzeranno rinforzi accessibili e della vita quotidiana, secondo il principio di Premack (usare qualsiasi attività accessibile per rinforzare il comportamento). Oltre al rinforzo materiale, come conseguenza della realizzazione del compito previsto, è importante potenziare l’autorinforzo verbale: per esempio “Bene”, “Questo compito sta andando benissimo”, “Sono bravissimo”, ecc. frasi che dimostrano soddisfazione personale e aiutano ad interiorizzare l’autocontrollo.

Tecniche di autorinforzo

Attraverso le tecniche di autocastigo, si segnalano determinate conseguenze negative che avranno luogo se non si manifesta autocontrollo e si mettono in atto tutti quei comportamenti da eliminare o ridurre. Gli autocastighi più usati si concentrano su una restrizione delle ricompense: si elimina lo stimolo consueto, per esempio non vedere un determinato programma televisivo, non giocare ai videogiochi o non uscire con gli amici. Per imparare ad autocontrollarsi è imprescindibile che l’autocastigo sia accompagnato da un rinforzo positivo del comportamento da instaurare.

Tecniche di autocastigo

Le tecniche di problem solving si considerano sia come un processo di apprendimento dei comportamenti adattativi sia come un metodo di autocontrollo. Prevede varie frasi (individuali o di gruppo) per mettere in pratica la tecnica, con l’obiettivo di utilizzarle in situazioni problematiche. Durante le diverse fasi, vengono messe in atto varie strategie tra cui: modellamento, feedback, rinforzo positivo e metodi didattici come esposizione, dimostrazione, lavoro di gruppo o individuale, lettura di testi, ecc.

TRAINING DI PROBLEM SOLVING

1. Fase di orientamentoL’obiettivo di questa fase è analizzare le credenze, o percezioni, che influiscono sulla reazione del soggetto di fronte a situazioni stressanti, al fine di individuare la strategia che possa permettergli di affrontare i problemi in modo costruttivo. I principi per un orientamento efficace sono: • Accettare i problemi come parte normale della vita. • Credere nella propria capacità di risolvere i problemi in modo efficace. • Utilizzare ed etichettare il malessere e i sintomi fisiologici per identificare la presenza di un problema e usarli come segnali di allerta per avviare il processo di problem solving. • Evitare la tendenza a rispondere in modo emotivo alle situazioni problematiche (usare il principio “fermarsi e pensare”). • Adottare una posizione realista rispetto al processo di problem solvingUna tecnica utile per allenare un orientamento adeguato è la tecnica dell’avvocato del diavolo. L’obiettivo è mettere alla prova la validità delle credenze che danno luogo all’orientamento negativo. In questa tecnica, l’allenatore (professore, genitore, educatore) adotta provvisoriamente una posizione chiaramente irrazionale: per esempio, i problemi non sono la normalità, quasi nessuno li ha, è meglio non affrontare i problemi, ecc. Il soggetto deve cercare di trovare degli argomenti per contrastare queste credenze.

Le fasi per allenare le tecniche di problem solving sono le seguenti:

1. Fase di orientamentoRisulta importante, inoltre, incrementare l’autoefficacia, ovvero riuscire a fare in modo che il bambino, o adolescente, si autoconvinca a risolvere il problema. Pertanto, è necessario identificare e riconoscere gli ostacoli che possono influire su una visione negativa della situazione: per esempio i pensieri negativi, la scarsa implicazione personale, l’insicurezza sui propri punti di forza, ecc. per adottare un atteggiamento positivo verso la possibilità di soluzione In questa prima fase, un ulteriore elemento fondamentale è saper riconoscere i problemi. Perciò, risulta utile impiegare una lista di potenziali situazioni problematiche; per esempio, nel caso di problemi con gli adolescenti, creare una lista di situazioni conflittive tra genitori e figli: dover chiedere il permesso per la realizzazione di attività extrascolastiche, eccessiva permissività per stabilire l’ora di “coprifuoco”, ecc.

Le fasi per allenare le tecniche di problem solving sono le seguenti:

2. Fase di definizione della situazione problematicaIn questa fase si concretizza il problema in base a fatti concreti e specifici, eliminando qualsiasi distorsione o concezione sbagliata. In questa fase risulta fondamentale analizzare le distorsioni cognitive. PENSIERI AUTOMATICI E DISTORSIONI COGNITIVE I pensieri automatici fanno parte di un “dialogo interno” che si realizza in modo cosciente o incosciente. Questo auto-dialogo presenta caratteristiche diverse da qualsiasi altro dialogo, dal momento che non prevede filtri né censure. I pensieri automatici sono normalmente legati a stati emotivi intensi come l’ansia o l’ira; questi si distinguono dalle riflessioni, le quali sorgono in situazioni di calma e i cui pensieri, solitamente, sono razionalizzati. Le forme di pensiero automatico, spesso ricorrenti e ripetitive, che producono pensieri distorti in relazione alle situazioni, vengono raggruppate nelle denominate distorsioni cognitive. Le più frequenti sono: • Astrazione selettiva. In una determinata situazione, ci si focalizza solo su un semplice dettaglio, normalmente quello negativo. Di conseguenza, la situazione in generale assumerà un carattere negativo. Esempio: durante una conversazione con un professore, un commento negativo su un compito, può pesare più dei commenti positivi ricevuti sullo stesso compito. • Pensiero polarizzato. Percepire i fatti in modo estremo, senza tenere in considerazione gli aspetti intermedi. Per esempio, non sono molto bravo in matematica quindi sono un incompetente. • Ipergeneralizzazione. Interpretare i sentimenti e le intenzioni degli altri senza alcun fondamento. Frasi chiave di questa distorsione sono: “questo è così perché…”,“questo si deve a…”,“so che questo è conseguenza di…”. • Mancanza di controllo. Consiste nel percepire se stessi come totalmente responsabili o, viceversa, completamente estranei ai fatti della vita. Frasi chiave che rilevano tale distorsione sono: “non posso fare niente per…”, “sono io il responsabile di tutto…”.

È una delle tecniche più efficaci per l’autocontrollo. La persona autoamministra i rinforzi a breve termine ogni volta che metterà in atto un determinato comportamento adattativo. Si tratta di rinforzi positivi: si cerca il modo affinchè il minore si conceda ricompense e premi ogni volta che compie il compito previsto. I passi da seguire per questa tecnica sono simili a quelli dei programmi di rinforzo generale: si utilizzeranno rinforzi accessibili e della vita quotidiana, secondo il principio di Premack (usare qualsiasi attività accessibile per rinforzare il comportamento). Oltre al rinforzo materiale, come conseguenza della realizzazione del compito previsto, è importante potenziare l’autorinforzo verbale: per esempio “Bene”, “Questo compito sta andando benissimo”, “Sono bravissimo”, ecc. frasi che dimostrano soddisfazione personale e aiutano ad interiorizzare l’autocontrollo.

Tecniche di autorinforzo

• Colpevolezza. Attribuire la responsabilità degli eventi a se stessi o ad altri, senza basi sufficienti e senza tenere in considerazione altri fattori scatenanti. Spesso non porta la persona a cambiare comportamento, ma solo a rimuginare sui fatti negativi. In questo caso le frasi chiave si riscontrano in: “colpa mia”, “colpa sua”, “colpa di”.

Definire e riformulare il problema porta a: • Raccogliere tutte le informazioni rilevanti, rispondendo alle seguenti domande: Chi? Cosa? Quando? Dove? Perché? Come? Attraverso queste informazioni si tengono in considerazione i fatti e si riducono credenze e distorsioni. • Descrivere i fatti in modo chiaro e senza ambiguità. Durante il training del problem solving, il ruolo dell’”allenatore” sarà aiutare la persona affinchè sappia distinguere le informazioni rilevanti dalle informazioni irrilevanti per la soluzione del problema, permettendo in questo modo di identificare il problema da affrontare. I tipi di problemi più comuni sono: deficit comportamentali, per esempio mancanza di abilità sociali; distorsioni cognitive, per esempio mi arrabbio con mia madre per colpa di mia sorella; per conflitti tra diversi obiettivi o mete per esempio, studiare di più implica trascorrere meno tempo con gli amici. • Stabilire mete realistiche. Partendo dalla descrizione obiettiva del problema da trattare, si dovranno considerare i dettagli e, nello specifico, le principali mete o obiettivi legati al problema. In base agli obiettivi, si determineranno i principali ostacoli: per esempio, mancanza di abilità, mancanza di risorse, incertezza, paure, ecc. In questa fase possono manifestarsi distorsioni cognitive o credenze poco realistiche relative allla propria auto- efficacia.

3. Fase della generalizzazione di alternativeL’obiettivo di questa fase è arrivare a disporre di tutte le possibili soluzioni al problema. Normalmente, gli ostacoli che impediscono l’elaborazione di soluzioni alternative sono l’abitudine e le convenzioni; pertanto, in questa fase, si utilizzeranno tre principi provenienti dalle tecniche di creatività. • Principio di quantità. Le probabilità di trovare una soluzione saranno maggiori, quanto maggiore sarà Il numero di alternative per risolvere il problema. • Principio di procrastinazione della decisione. Le soluzioni nascono solo dopo una dovuta riflessione. • Principio della varietà. La probabilità che sorgano idee proficue sarà maggiore, quanto maggiore sarà il numero di idee proposte. Tra le difficoltà di generare alternative troviamo il blocco emotivo e la mancanza di informazioni su un determinato problema. Una delle principali funzioni del genitore, professore o terapista sarà facilitare informazioni sul problema. Altre strategie per aiutare la persona a generare alternative sono:

3. Fase della generalizzazione di alternative» Strategie di combinazione di soluzioni. Si costruisce una lista con diverse alternative e si prova a combinare tutte le possibili soluzioni. » Strategie di modifica delle soluzioni. Partendo da una lista di soluzioni, ciascuna di queste verrà considerata per cercare di modificarle e renderle efficaci. » Strategie di immaginazione dei modelli. Si chiede alla persona di pensare a qualcuno che ammira o che rispetti molto (familiari o personaggi fittizzi) e pensare al modo in cui questa persona risolverebbe il problema. » Strategie di visualizzazione della soluzione. Si chiede alla persona di immaginare ad occhi chiusi di riuscire a superare il problema. Quindi, gli si chiede di pensare alle diverse opzioni di risposta al problema.

4. Fase della formulazione di decisioniL’obiettivo di questa fase è selezionare l’alternativa migliore (o combinazione di alternative), per portare al massimo i risultati (o conseguenze) positivi e ridurre al minimo i risultati negativi. • Probabilità di raggiungere la soluzione del problema. Si aiuterà la persona a prevedere con quale probabilità ciascuna delle alternative permetta di raggiungere l’obiettivo. Il processo inizia scartando le alternative che sono chiaramente inefficaci o assurde. • Valutazione della possibilità di adozione delle alternative. È un processo nel quale si valutano le difficoltà nel realizzare ogni alternativa proposta, scartando le alternative chiaramente infattibili. • Analisi dei costi/benefici. Per ciascuna soluzione alternativa si dovranno indicare i costi e i guadagni a breve termine, assegnando a ciascuna un valore numerico (in base a scale predeterminate) o nominale: positiva, negativa o neutra.

VALUTARE DA 1 A 5 ALTERNATIVE 1 2 3 4 BENEFICI • Benefici globali • Tempo richiesto • Sforzo richiesto • Beneficio positivo a breve termine • Beneficio positivo a lungo termine TOTALE BENEFICI SVANTAGGI • Conseguenze negative globali • Tempo richiesto • Sforzo richiesto • Conseguenze negative a breve termine • Conseguenze negative a lungo termine TOTALE SVANTAGGI TOTALE DIFFERENZE • Riassumere. Le opzioni che avranno ottenuto un punteggio maggiore, verranno considerate per essere adottate. • Pianificare la strategia di soluzione. Dopo un’ultima revisione dell’alternativa selezionata, si prepara un piano d’azione concreto per metterla in pratica.

5. Adozione e valutazione della soluzione In questa fase si mette in atto la soluzione (o soluzioni) prescelta e si valutano le conseguenze. Il conseguente feedback permette di osservare sia l’efficacia della soluzione in sé, sia le abilità o deficit nelle differenti fasi del processo di soluzione. Questa fase consta di 5 componenti: adozione, osservazione del risultato, valutazione dell’effettività della soluzione e auto-rinforzo/ identificazione delle difficoltà. • Adozione. Quando esistono resistenze per adottare determinate soluzioni, si possono usare strategie motivazionali basate sull’analisi delle conseguenze della messa in pratica del piano disegnato. • Auto-osservazione e valutazione dei risultati. Si tratta di osservare e valutare i risultati (o conseguenze) della soluzione adottata. La valutazione non deve ridursi al raggiungimento o al non raggiungimento dell’obiettivo desiderato, ma deve raccogliere parametri relazionati, ad esempio, con la soddisfazione generale o con aspetti emotivi • Auto-rinforzi vs identificazione dei problemi. Se i risultati sono soddisfacenti, si deve applicare un auto-rinforzo attraverso auto-messaggi o rinforzi materiali e attività. Nel caso in cui i risultati non siano soddisfacenti, si deve analizzare a fondo il problema. Se si riscontra un problema del processo in sé, si torna alla fase in cui era stato identificato il problema. Se si tratta di un deficit delle abilità necessarie per raggiungere la soluzione, si deve tentare nuovamente l’applicazione delle specifiche fasi.

Per rendere automatico il processo di problem solving, bisogna lavorare sulla soluzione di problemi ipotetici. Alcuni esempi per lavorare con il problem solving sono: versare una tazza di caffé su un documento importante da consegnare urgentemente; realizzare di aver dimenticato il portafoglio nel momento in cui dobbiamo pagare la spesa; ho perso l’autobus e arriverò tardi a casa, dove mi stanno aspettando per festeggiare un evento speciale; mio figlio mi ha appena comunicato che è stato bocciato a scuola; ho avuto una discussione con i miei genitori e non ci rivolgiamo la parola; sono arrabbiato per i commenti di un compagno sulla mia persona, ecc. Per somministrare le tecniche di problem solving ai bambini (specialmente nel caso dei disturbi del comportamento) si consiglia di adottare le autoistruzioni. Per esempio, le autoistruzioni per imparare la sequenza dei passaggi per la risoluzione dei problemi matematici: Definizione concreta del problema Di cosa parla il problema? Cosa mi chiede? Cosa devo fare? Farò uno schema/disegno. » Selezione di tecniche e soluzioni. Come lo posso risolvere? Ho già risolto un problema come questo? Quale strategia conosco? Esecuzione. Scelgo una strategia. Faccio attenzione. Risolvo passo per passo. Mi concentro sui calcoli. » Verifica e soluzione.Il risultato è corretto? Era quello che mi aspettavo? Avrò realizzato correttamente i calcoli? Se ho tempo ripasso. » Autorinforzo. Soddisfacente: Bene! Mi complimento. Non soddisfacente: Lo ricontrollerò e ci riproverò.

Il trattamento farmacologico nei problemi di comportamento Tenendo in considerazione che si tratta di un tema al di fuori delle competenze socioeducative, è necessario riflettere circa la necessità di includere i farmaci negli interventi rivolti ai bambini con disturbi del comportamento (normalmente si tratta di minori con ADHD diagnosticato). I criteri per la somministrazione delle medicine, le dosi, il controllo dei possibili medicinali, vantaggi e inconvenienti vengono stabiliti da un personale specializzato; l’intervento socioeducativo, in riferimento al trattamento farmacologico, tende a sfatare alcuni miti che non concordano con la buona riuscita di un trattamento e che richiede l’intervento di più figure professionali, oltre alla pratica di tecniche comportamentali, cognitivo-comportamentali e farmacologiche. Miti ed errori nei trattamenti farmacologici:

Il trattamento farmacologico nei problemi di comportamento 1. Il trattamento farmacologico è di moda. Falso. Sono più di 50 anni che i farmaci vengono utilizzati come trattamento nei problemi comportamentali; soprattutto negli ADHD, esistono diversi farmaci che da sempre vengono prescritti da pediatri e neurologi infantili. 2. L’effetto dei farmaci è sedare il bambino affinché stia calmo. Attualmente, i sedativi vengono sempre meno usati come parte del trattamento dei problemi comportamentali; vengono usati solo per controllare disturbi associati alla sindrome di Tourette (tic) o epilessia. Paradossalmente, i farmaci più prescritti per migliorare i sintomi dell’iperattività sono gli stimolatori cerebrali, il cui obiettivo è migliorare il funzionamento delle aree del cervello che regolano la concentrazione e l’impulsività. 3. I farmaci creano dipendenza. Falso. Gli studi dimostrano che i farmaci, utilizzati in modo corretto, non creano dipendenza. Infatti, quando i minori interrompono i trattamenti nei fine settimana o in periodi non scolastici, non presentano sintomi di dipendenza. Altri studi scientifici confermano che i minori con problemi comportamentali sottoposti a trattamenti farmacologici, presentano meno problemi in età adulta rispetto ai bambini con problemi comportamentali che non hanno ricevuto alcun trattamento farmacologico.

Il trattamento farmacologico nei problemi di comportamento 4. I trattamenti farmacologici durano tutta la vita. Non in tutti i casi: la maggior parte dei minori con disturbi di comportamento riescono a controllare i propri sintomi senza la necessità di assumere farmaci. I trattamenti cognitivo-comportamentali sono trattamenti a lungo termine in questo senso: interrompere i trattamenti prima del tempo è molto più dannoso rispetto ai trattamenti a lungo termine. 5. I trattamenti farmacologici hanno effetti collaterali, per esempio sulle abitudini alimentari o sulla crescita. Nessun farmaco è esente da effetti collaterali, tuttavia la medicina esclude la somministrazione di un farmaco che possa causare effetti secondari concreti. I possibili effetti collaterali possono essere ridotti al minimo mediante un controllo delle dosi e valutandone i benefici; bisogna, in ogni caso, considerare che, in generale, non esistono farmaci con effetti collaterali gravi. 6. Il trattamento farmacologico è obbligatorio nel caso in cui falliscano altri trattamenti. Come nella maggior parte dei problemi che influenzano l’infanzia e l’adolescenza, la combinazione di procedimenti educativi, psicologici e medici sono quelli che offrono migliori risultati a breve e lungo termine. In ogni caso, la prescrizione di farmaci è competenza del personale clinico, ma la decisione in merito all’adozione o meno di questo tipo di trattamento è a carico dei genitori.

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We are visual beings.We are capable of understanding images from millions of years ago, even from other cultures.

Narrative beings.We tell thousands and thousands of stories. ⅔ of our conversations are stories.

Social beings.We need to interact with each other. We learn collaboratively.

Digital beings.We avoid being part of the content saturation in the digital world.

With this function... You can add additional content that excites your audience: videos, images, links, interactivity... Whatever you want!

Did you know... The window allows you to add more extensive content. You can enrich your genially by incorporating PDFs, videos, text... The content of the window will appear when clicking on the interactive element.

Write agreat headline

  • We are visual beings. We are capable of understanding images from millions of years ago, even from other cultures.
  • Narrative beings. We tell thousands and thousands of stories. ⅔ of our conversations are stories.
  • Social beings. We need to interact with each other. We learn collaboratively.
  • Digital beings. We avoid being part of the content saturation in the digital world.
  • Creative beings. Fun is necessary for creativity, creativity for innovation, innovation for success... Fun is success.

The step-by-step interactive visual communication:

  • Plan and structure your communication.
  • Prioritize and give visual weight to the main points.
  • Define secondary messages with interactivity.
  • Establish a flow throughout the content.
  • Measure the results.

Tools and Resources

Did you know that...90% of the information we assimilate comes through sight? Visual resources are of great help to reinforce your message: images, illustrations, gifs, videos... Not only because they remain in memory, but also because they are more attractive and easier to understand.

  • It is clear and structured.
  • Tells stories hierarchically.
  • Matches your audience.
  • Adapts fonts and color to the theme.
  • Includes images and entertains.
  • Represents data with graphics.
  • Uses timelines.
  • Is lively and interactive.
  • Excites the brain through multimedia elements.
  • Does not overdo it with bullet points 🙃​.
Info

Basic Concepts

  • We are visual beings. We are capable of understanding images from millions of years ago, even from other cultures.
  • Narrative beings. We tell thousands and thousands of stories. ⅔ of our conversations are stories.
  • Social beings. We need to interact with each other. We learn collaboratively.
  • Digital beings. We avoid becoming part of the content saturation in the digital world.
  • Creative beings. Fun is needed for creativity, creativity for innovation, innovation for success... Fun is success.
  • Exploring beings. We turn visual communication into an experience when we add interactivity, animation, and storytelling.