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Artemisia Gentileschi (1593-1656) è stata una delle pittrici più rilevanti del periodo barocco, famosa per le sue opere intense e drammatiche. La sua vita fu segnata dal processo per stupro contro il pittore Agostino Tassi, un evento che influenzò profondamente la sua produzione artistica. Le sue opere, esprimono spesso temi di violenza, vendetta e resilienza, riflettendo la sua personale esperienza di sofferenza e lotta per il riconoscimento.

Artemisia gentileschi

Conversione della Maddalena

Uffizi 1615/1616 146,5×108 cm

Rappresenta Maria Maddalena in un momento di profonda introspezione e pentimento. La figura è ritratta in modo realistico e toccante, con una posa drammatica e uno sguardo rivolto verso il basso, a simboleggiare il suo percorso di redenzione. Gentileschi esprime qui sensibilità e comprensione verso le emozioni femminili, elemento centrale della sua arte.

Autoritratto in veste di Pittura

Londra, Kensington Palace 1638-39, 98,6 x 75,2 cm

Artemisia Gentileschi si raffigura come l’allegoria della "Pittura" stessa, sfidando le convenzioni che impedivano alle donne di rappresentarsi come figure intellettuali e creative. Con questa posa dinamica e uno sguardo concentrato, Gentileschi celebra la sua identità di pittrice autonoma e il suo talento artistico.

Giuditta decapita Oloferne

Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte) 1612-1616 o 1617 158,8×125,5 cm

L'opera raffigura l'eroina biblica Giuditta mentre decapita il generale assiro Oloferne, simbolo di oppressione. Con un realismo crudo e drammatico, Gentileschi rappresenta la forza femminile, riflettendo la sua esperienza personale di resilienza e riscatto. Alcuni storici dell'arte interpretano questo dipinto come un’opera autobiografica e simbolica. Artemisia stessa subì violenze personali, e alcuni credono che la raffigurazione di Giuditta possa rappresentare una sorta di rivincita simbolica dell'artista nei confronti della sua esperienza di dolore e ingiustizia.