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PRESENTACIÓN ANTIGUA ROMA
Palma
Created on October 22, 2024
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Transcript
inizia
Un diario di guerra su marmo
La colonna traiana
Nerva
Imperatore96-98
Adriano
Imperatore 117-138
Traiano
Imperatore98-117
Gli imperatori
Mappa
La colonna era collocata nel foro di Traiano, che è considerato il foro più esteso e anche l'ultimo per realizzazione.La sua costruzione fu avviata per celebrare le vittorie in Dacia, le quali avevano fruttato a Roma un ingente bottino che venne in parte utilizzato per l'edificazione dello stesso.Si estende parallelamente a quello di Augusto e richiese lo sbancamento della sella collinare che congiungeva il Quirinale e il Campidoglio. Pare che la colonna Traiana in aletzza corrisponda all'altezza dell'opera di sbancamento effettuata prima della costruzione del foro.
La colonna traiana
Campagna del 101
Inverno 101/102
Primavera 102
Campagna 105
Campagna 106
Numerosi legionari sono indaffarati a costruire un nuovo accampamento quadrangolare, alcuni ponendo mattoni lungo le mura, altri scavano intorno un fossato (potrebbe trattarsi della futura Ulpia Traiana Sarmizegetusa). In alto tre legionari sembrano sorvegliare l'operato dei loro commilitoni. Al centro della scena troviamo Traiano che, affiancato da quattro comites-alti ufficiali (tra cui Licinio Sura), si trova davanti all'accampamento a ricevere un'ambasceria di un nobile dace (riconoscibile per il tipico copricapo, pileo). Il dace getta ai piedi dell'imperatore lo scudo e si inginocchia. Questo episodio è raccontato da Cassio Dione Cocceiano. Egli aggiunge che, in seguito all'incontro, il capo dello stato maggiore dell'imperatore, Licinio Sura, fu inviato insieme al prefetto del pretorio, Tiberio Claudio Liviano, per discutere i termini del possibile trattato di pace.[21] Alle spalle del nobile dace: un alto ufficiale romano, alcuni suonatori di corno (cornicines), alcuni signiferi, un portatore dell'aquila legionaria e più sopra alcuni soldati. In basso sulla destra, un carro che trasporta alcune botti.
Fregio 42
In alto sulla sinistra è Traiano , seguito da due collaboratori. L'imperatore ha in mano una lancia con la punta rivolta verso il basso nel significato di presa di possesso dei territori conquistati dopo la vittoria di Tapae. Poco più a destra, in basso, due soldati romani appiccano il fuoco a edifici di legno daci, mentre i nemici si allontanano. In alto una città sulle cui mura sono esposte aste con infissi dei teschi, probabilmente di soldati romani delle precedenti campagne daciche di Domiziano. Ancora più a destra, legionari romani attraversano prima una foresta e poi un fiume. Un legionario in alto si è denudato e solleva sopra la testa lo scudo ed il suo equipaggiamento, nell'atto di attraversare un fiume, per non bagnare la sua attrezzatura. Ci sono poi un tubicen ed un signifer.
Fregio 20
raiano in persona , in testa alla cavalleria romana si lancia in soccorso del legatus Augusti della Mesia inferiore, Lucio Fabio Giusto, e respinge i Daci. Si tratterebbe evidentemente dell'ultima scena della campagna del 105. Frattanto alcuni soldati romani continuano nelle loro opere di abbattimento di alberi per permettere all'armata romana di avanzare in territorio nemico.
Fregio 71
SENATUS POPOLUSQUE ROMANUS IMPERATORI CAESARI DIVI NERVAE FILIO NERVAE TRAIANO AUGUSTO GERMANICO DACICO PONTIFICI MAXIMO TRIBUNICIA POTESTAS XVIII IMP VI COS VI PP AD DECLARANDUM QUANTAE ALTITUDINIS MONS ET LOCUS TANTIS OPERIBUS SIT EGESTUS
La base della colonna, recante i trofei dei vinti, con la porta che conduce alla camera mortuaria dell'imperatore e l'epigrafe dedicatoria:
Rilievi 2-3
Le legioni al completo sono schierate attorno a Traiano, seduto sulla sua sella curule, che, dall'alto di un podio in muratura, riceve alcuni ambasciatori dei Daci che chiedono la pace, inginocchiandosi ai suoi piedi. Alle spalle dell'imperatore, numerose insegne militari romane e lo stato maggiore imperiale. Sfilano sulla destra numerosi prigionieri daci, con le mani legate dietro la schiena. Alle loro spalle numerosi nobili daci in ginocchio, con le mani protese in segno di clemenza (clementia) e sottomissione (submissio) nei confronti dell'imperatore romano. In altro al capitale dei Daci, Sarmizegetusa Regia posta sotto assedio dalle macchine romane.
Fregio 54
Ancora Traiano , dall'alto di un pulpito, arringa le truppe sotto di lui (compresi alcuni soldati barbari alleati), ed impugna una lancia a doppia punta . Da destra alcuni ambasciatori daci, tre dei quali a cavallo, si avvicinano all'imperatore. Ancora più a destra una fortificazione romana, all'interno della quale vigilano due sentinelle. Ancora Traiano , di fronte all'accampamento romano, riceve l'ambasceria dei Daci.
Fregio 21
La fine della prima guerra dacica è rappresentata da due trofei di guerra, ossia da un cumulo di armi tolte al nemico; al di sopra delle armi si scorge il palo sul quale è ricostruita un'intera armatura dace. Si riconoscono le corazze loricate, i totem a testa di lupo e gli elmi ogivali, tutti tipici dei Daci. Una Vittoria alata è intenta a scrivere su uno scudo: tale personificazione rappresenta la fine della prima campagna di guerra. Questa immagine venne rappresentata anche sulle monete dell'epoca. Dopo questa immagine c'è uno stacco temporale: la successiva riprende a narrare dall'inizio della seconda guerra dacica.
Fregio 57
L'esercito romano attraversa il Danubio su due differenti ponti di barche, a simboleggiare una penetrazione in territorio nemico, verso Tapae, lungo almeno due colonne di marcia (da Viminacium/Lederata e Singidunum). Sono rappresentati legionari in lorica segmentata, due legati legionis alla testa delle due colonne, oltre a numerosi signiferi.
Fregio 7
La flotta romana deve recarsi al fronte (105 d.C.) ed è in partenza da un porto adriatico in Italia, variamente identificato: da alcuni autori con Brindisi, l'ipotesi più valida dal punto di vista stradale, per il fatto che la via Appia conduce in quel porto;[27] da altri con Ancona, l'ipotesi più valida dal punto di vista iconografico, dato che sia la collina sia tutti gli edifici raffigurati nella scena sono presenti solo in questa città; da altri, infine, con Classe, il porto di Ravenna, sede della classis praetoria Ravennatis, l'ipotesi più razionale da un punto di vista strategico. Le navi militari presenti, con le vele ammainate,[30] sono triremi e biremi; in esse, a poppa, si riconoscono le cabine dei capivoga e i timonieri (il timone delle navi romane era un remo più largo del normale), mentre a prua si osservano i rostri e le decorazioni (occhi apotropaici, tritoni e ippocampi). Due cittadini muniti di fiaccole si affacciano dalla città alta verso il porto: ciò suggerisce l'idea della notte e vuole trasmettere l'ansia per la presenza dell'esercito in procinto di intraprendere una guerra difficile. Le onde increspate all'interno del porto suggeriscono la presenza di un vento forte. Sulle navi, i rematori, pronti a partire, ascoltano le parole dell'imperatore che, posto su una nave situata in posizione centrale e illuminato da una lanterna pendente dall'aplustre, incita i suoi uomini a partire nonostante il vento forte e la notte. Sulla nave sono già stati imbarcati il labaro e le insegne, ben visibili a poppa.
Fregio 58
Prosegue la scena della battaglia di Tapae. Un ausiliario romano-barbaro a torso nudo, armato di clava, attacca i Daci da una postazione più elevata. Ai suoi piedi alcuni caduti, mentre altri daci si difendono dalla furia romana. Un altro ausiliario si batte tenendo tra i denti i capelli di una testa mozzata di dace. Al di sopra delle due schiere si erge la figura di Giove Tonante, rappresentato come un mezzo busto che fulmina i Daci. Nella parte destra del rilievo si scorgono le insegne daciche a forma di drago (vexillifer introdotto poco dopo tra file dell'esercito romano), i corpi dei feriti e dei caduti, oltre al volto di Decebalo nascosto nella vicina foresta.
Fregio 19
I legionari e ausiliari romani sembrano aver circondato i guerrieri daci da tutti i lati. Al centro della scena viene rappresentata la fuga dei Daci, ormai sconfitti. Nella parte in basso a destra della tavola sono evidenziati cadaveri e feriti daci. In alto si notano tre cavalieri romani che rincorrono altri guerrieri daci in fuga verso la vicina foresta, dove cercano una via di scampo. Sempre il Coarelli evidenzia che in nessuna scena sono presenti morti romani.
Fregio 32
Dall'albero sulla sinistra si apre una scena di battaglia notturna. Lo si deduce dalla personificazione della Notte (subito alla destra dell'albero), rappresentata come una divinità femminile che si copre il capo. In basso sulla sinistra alleati germani, seminudi e armati di mazze, insieme a un corpo di ausiliari attaccano l'esercito dei Daci, facendone strage. Più a destra ancora, reparti ausiliari romani circondano il nemico con grande impeto anche da una seconda parte. In alto su una collina si intravedono i carriaggi dei Daci, contenenti forse il bottino catturano nel corso dell'invasione della provincia di Mesia inferiore. In basso un dace ferito cerca di estrarre una freccia dal petto. La scena è racchiusa da un altro albero.
Fregio 29
Nella parte sinistra della scena, Traiano, seduto su una sedia, ai cui lati sono presenti tre alti ufficiali dell'esercito romano, distribuisce donativa alle truppe ausiliarie. Un soldato ausiliario ringrazia l'imperatore facendo gesto di baciargli la mano, mentre un altro porta con sé un sacco sulla spalla. In basso a sinistra, due soldati si abbracciano e baciano, altri levano le mani verso l'imperatore in segno di saluto. Nella scena a destra alcune donne dace (vedove di guerra?) stanno torturando con fiaccole tre uomini nudi (molto probabilmente dei prigionieri romani). In basso una torre. Ancora più a destra si intravede la poppa di una nave romana, oltre ad ausiliari romani e alcuni daci che sembrano prostrarsi.
Fregio 34
Infuria la battaglia. In alto, posti su alcune fortificazioni in legno, un paio di Daci sono intenti a manovrare una balista, probabilmente sottratta ai Romani in un precedente scontro. Sotto, le truppe dei Daci avanzano nella fitta foresta pronte a dar battaglia. Alcuni daci abbattono alberi, pronti a costruire nuove fortificazioni. In alto un grande edificio in muratura che il Coarelli identifica con la capitale dacica, Sarmizegetusa Regia, che sorgeva sulle Alpi Transilvaniche.
Fregio 48
L'esercito romano è assediato dalle truppe dei Daci di Decebalo in una fortezza lungo il limes moesicus (forse Oescus o Ratiaria). Apparentemente le uniformi dei soldati romani sembrano più che altro appartenere agli auxilia piuttosto che alle legioni romane. Ciò potrebbe semplicemente significare che un intero tratto di limes danubiano fu posto sotto assedio da parte delle armate daciche. Ai piedi della fortezza, sulla destra, sembra riconoscersi un disertore romano, ricordato anche nelle fonti letterarie.
Fregio 24
All'interno dell'accampamento romano (dove sono riconoscibili le tende dei soldati e le insegne militari, oltre all'aquila legionaria), nel Praetorium, l'imperatore liba da una patera su un altare, circondato da sacerdoti. Al di là delle mura, alcuni tubicines (trombettieri) accompagnano la processione dei Suovetaurilia, con gli animali del sacrificio (un toro, una scrofa ed un montone) per purificare l'accampamento e l'esercito (lustratio). Ancora più a destra troviamo l'imperatore che dall'alto di una tribuna osserva, in basso, un fatto curioso che sembra beneaugurante: un personaggio munito di clava (nella mano destra) cade a terra dal dorso di un mulo. Si tratterebbe, secondo una più approfondita interpretazione, di un disertore, il quale non riuscendo nel suo intento di uccidere Traiano (su istigazione dello stesso Decebalo), cadde rovinosamente durante la fuga.
Fregio 10
Nella parte in basso, ausiliari romani lottano contro le avanguardie daciche. Nella parte alta del fregio, alcuni guerrieri daci osservano dalle montagne lo svolgersi del combattimento. Al centro dell'immagine un albero divide dalla scena successiva, dove due signiferi si trovano al centro di una accampamento romano. Sulla sinistra dell'accampamento due sentinelle romane. Alla destra una schiera di soldati romani (dotati anche di scale d'assedio) attacca la prima delle fortezze daciche del sistema difensivo posto attorno a Sarmizegetusa Regia.
Fregio 83
Il dace in basso sulla sinistra appartiene alla scena precedente: è chino in attesa di essere trafitto dal compagno, che alza la spada. Traiano (questa è l'ultima sua rappresentazione sulla colonna), assistito da alcuni ufficiali e guardie, davanti a una grande tenda (praetorium?) all'interno di un accampamento, riceve una nuova delegazione nemica. I sei Daci sono tutti pileati e, tra di loro, il primo si prostra in ginocchio, il secondo tiene in mano un dono prezioso e leva il braccio verso l'imperatore in segno di supplica.
Fregio103
Al centro della scena, all'interno di una foresta, Decebalo si toglie la vita con una tipica spada dace a falce; sullo sfondo, le montagne. Il re dace, raggiunto da un'unità ausiliaria dell'esercito romano in località Ranistroum (l'odierna Piatra Craivii), ormai circondato, preferì togliersi la vita. Questa stessa scena è stata rappresentata, in modo similare, sulla tomba del cavaliere Tiberio Claudio Massimo, colui che catturò e portò a Traiano la testa del re sconfitto. La scena mostra come i soldati romani, che avevano ormai circondato Decebalo, non riuscirono a impedirne il suicidio.
Fregio 106
La nuova scena inizia con un albero, a chiusura della precedente. I Romani avanzano: legionari, ausiliari (in basso), arcieri orientali e germani (in alto), si scontrano con l'esercito dei Daci che esce dalle mura di una città (sulla destra). Al centro, alcuni soldati daci giacciono a terra morti, calpestati dall'avanzata dei legionari romani. Alla testa dei Daci un guerriero pronto a scagliare sui Romani un grosso masso, seguito da altri compagni d'arme. All'interno della città regna la preoccupazione per le sorti della battaglia, poco fuori le mura.