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IL MITO DI ARITMO

Francesco Erra

Created on October 22, 2024

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Transcript

ARITMO

Mito

AMABILECHIARIELLO DE ROSA ERRA

Il mito di Aritmo

L'origine di aritmo

In un’epoca in cui gli dei greci governavano il destino degli uomini, un giovane astuto inventore di nome Aritmo, viveva nel piccolo villaggio di Pitagos ai piedi del Monte Olimpo. Aritmo era un ragazzo con straordinarie doti matematiche. Fin dalla sua infanzia, i numeri erano stati il suo regno; con una rapidità e una precisione che lasciavano attoniti tutti coloro che lo conoscevano, risolveva spinose equazioni e svelava complessi enigmi numerici. Nella sua mente le cifre erano come leggere danzatrici, e ogni problema gli appariva come una dolce melodia su cui muoversi.

Col tempo il giovane Aritmo usò la sua eccellenza e la sua abilità come strumenti di vanto e prepotenza, diventando in poco tempo arrogante agli occhi di amici e maestri, diceva infatti, vantandosi:

“Neppure Atena, dallo sguardo scintillante, potrebbe eguagliare la mia destrezza con i numeri. Se sol potessi dimostrarle quanto è povera dinanzi al mio ricco saper! Miserere implorerebbe inginocchiata ai miei piedi.”

L'ARROGANZA DI ARITMO
ATENA INFURIATA

Le sue parole sospinte dai leggeri venti d’orgoglio non restarono inascoltate. Un giorno mentre Aritmo risolveva un arduo problema sotto l’ombra di un secolare ulivo, il cielo si oscurò improvvisamente e una figura radiosa apparve dinanzi a lui. Era Atena, dea della guerra e della saggezza, figlia di Zeus e di Meti, con il suo elmo dorato e il mantello rigonfio come un mare silenzioso dietro le sue spalle, e con i suoi occhi che brillavano di una luce propria severa e implacabile. Allora tremarono gli antichi ulivi della Grecia e si alzarono in volo tutti gli alati, poi parlò con la sua voce risonante come il tonfo di un tuono del padre:

ATENA INFURIATA
“Hai osato sfidare la mia sapienza, mortale?!” Il giovane e impavido Aritmo, pur tremando dinanzi alla sua presenza, non arretrò. “Si, o dea”, rispose con la sua solita arroganza, “nei numeri non vi è alcuno che possa battermi, nemmeno la dea della saggezza. Conosco ogni singola formula, ogni regola, ogni segreto celato dietro le cifre.”Atena lo osservò per un lungo tempo, e poi un freddo sorriso si distinse sulle sue labbra. “O quanto sei abile, Aritmo, quanto è vasta la tua mente, però la tua superbia e la tua arroganza la rendono ceca. Tu, povero mortale, pensi che la saggezza si riduca alla mera conoscenza dei numeri, devi sapere che la saggezza appartiene a chi è in grado di possederla in qualunque spazio e in qualunque tempo; inoltre, devi tenere a mente che un vero saggio usa il suo sapere per il bene degli altri con grande e continua umiltà.”
La punizione di aritmo

Detto questo Atena alzò la mano e pronunciò parole arcane e incomprensibili che sembravano scaturire dalla profondità della Terra e dall'imponenza dell’Olimpo. Improvvisamente, il giovane si sentì avvolgere da un'energia misteriosa, sentì il suo corpo irrigidirsi, la sua pelle mutare in fredda plastica, le sue dita divenire tasti duri e rettangolari; in pochi secondi fu trasformato in un semplice strumento di calcolo. “Adesso”, continuò Atena con uno sguardo misto tra pietà e severità, “non sarai più il maestro dei numeri, ma lo strumento dei maestri stessi, sarai dannato a risolvere problemi per l’eternità ma non avrai più la libertà di pensare, di immaginare, di comprendere, tutto ciò che non sia numero.” Aritmo, intrappolato nel suo nuovo corpo, era destinato a risolvere complesse equazioni come semplici indicazioni meccaniche, eseguite su richiesta altrui, e non poteva ambire più a superare gli dei dell’Olimpo.

Passarono diversi anni e la leggenda di Aritmo si diffuse in tutta la Grecia, il giovane inventore era destinato a vivere per sempre come una calcolatrice, finché non avesse imparato ciò che Atena gli aveva voluto insegnare: che la vera saggezza non risiede solo nei numeri, ma nel cuore e nell'animo di chi la maneggia con umiltà.