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Sofia Olanda
Created on October 22, 2024
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Transcript
Cattedrale di San Geminiano
Caterina Buttitta, Giulia Catania, Sofia Olanda e Sofia Pecoraro
Let's go!
Index
Storia
Interno
Sculture di Wiligelmo
Esterno
Simbolo indiscusso di culto della comunità cristiana modenese, il Duomo di Modena è un’opera architettonica che ancora oggi riesce a stupire per la sua bellezza e la sua originalità. Questo capolavoro, creato dall’architetto Lanfranco, dallo scultore Wiligelmo con il successivo intervento dei maestri Campionesi, è una testimonianza rara e incredibilmente conservata intatta in stile romanico, senza alcuna alterazione stilistica La storia di Modena è strettamente correlata a quella del suo Duomo, la Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo e San Geminiano: è proprio attorno alla chiesa principale di Mutina (l’edificio predecessore del nuovo duomo) che si viene a formare il nucleo abitativo che oggi costituisce il centro di Modena. Il primo mattone per la costruzione della Cattedrale viene posato il 9 giugno 1099 proprio là dove sorgeva la precedente chiesa. L’edificazione di questo nuovo edificio religioso viene fortemente sostenuta non solo dal clero ma da tutta la popolazione e dalla contessa Matilde di Canossa, governatrice di un vasto territorio che comprendeva Lombardia, Emilia e Romagna. Il progetto del Duomo viene affidato a Lanfranco, un architetto lombardo che riesce a compiere un’impresa quasi miracolosa: in soli sette anni riesce a regalare una nuova Cattedrale alla città di Modena e a creare un’opera architettonica stupefacente, sia per l’epoca che per i contemporanei, e un capolavoro di architettura romanica, oggi Patrimonio UNESCO, rimasto intatto anche dopo il disastroso terremoto del 1117.
STORIA
INTERNO
All’aspetto monumentale dell’esterno del Duomo fa riscontro, all’interno, un’atmosfera di raccoglimento. L’impianto dell’edificio è suddiviso in tre navate con falsi matronei; imponenti pilastri cruciformi scandiscono le cinque campate della navata centrale alternati a colonne di marmo sormontate dai capitelli a decoro vegetale di Wiligelmo. L’interno si conclude con il presbiterio sopraelevato, accessibile da due scale laterali, e con le tre absidi.Tra le varie opere custodite nella cattedrale, si ricordano il Presepio in terracotta opera del plasticatore modenese Antonio Begarelli (1527), l’affresco della cosiddetta Madonna delle Ortolane di un pittore locale (1345 ca.), l’Altare delle Statuine di Michele da Firenze (1440 ca.), la Cappella Bellincini di Cristoforo da Lendinara (1475 ca.), San Sebastiano fra i Santi Girolamo e Giovanni Battista, tavola di Dosso Dossi (1518-1522), il coro ligneo intarsiato (1465) e i quattro pannelli con gli Evangelisti (1477) di Cristoforo e Lorenzo Canozi da Lendinara, il Pulpito di Enrico da Campione (1322), il Pontile con scene della Passione, opera dei Campionesi.Per tutta l’ampiezza del presbiterio si sviluppa la cripta, a tre navate, sostenuta da colonnine con capitelli d’arte lombarda della fine dell’XI secolo. Nell’abside centrale si trova il Sepolcro di San Geminiano; nell’abside destra, il gruppo in terracotta policroma della Madonna della Pappa di Guido Mazzoni (1480-1485 ca.).
ESTERNO
All'esterno l'articolazione dello spazio riflette quella interna, una teoria di loggette ad altezza di "matroneo", cinge tutto il perimetro del Duomo, racchiuse da arcate cieche. L'esterno della cattedrale è tutto ricoperto in laterizio. La facciata del 1099-1106 è a salienti che riflettono la forma interna delle navate, con tetti spioventi ad altezze diverse. Due poderose paraste dividono la facciata in tre campiture. Il centro è dominato dal portale maggiore, sovrastato da un protiro a due piani con un'edicola dalla volta a botte. Numerosi rilievi, tra i quali i quattro celebri pannelli con le Storie della Genesi di Wiligelmo, decorano la facciata. Sei grosse arcate laterali di altezza e larghezza diverse e racchiudenti trifore a comporre un loggiato sono presenti al di sopra dei portali e sono rette da colonne terminanti con capitelli figurati (le due arcate interne più piccole sono rette dalle paraste e dai muri del protiro). Una fila continua di archetti pensili corre al di sotto del loggiato.Il grande rosone venne aggiunto dai Maestri campionesi nel XIII secolo assieme al Cristo in gloria in alto e ai due portali laterali, che comportarono lo spostamento dei pannelli di Wiligelmo. Il fianco settentrionale non è visibile nella sua interezza a causa degli edifici vicini; qui vi si trova la Porta della Pescheria realizzata dalla scuola di Wiligelmo tra il 1110 e il 1120 circa e cosiddetta perché di fronte si trovava il mercato del pesce. A differenza delle altre porte del duomo ha soggetti interamente profani negli stipiti, architrave ed archivolto frontali, tratti dalle favole di Esopo e Fedro, mitologia greca, credenze popolari, romanzi letterari e cavallereschi, come il romanzo di Renard di vari autori e la Storia dei Re Bretoni di Goffredo di Monmouth. Motivi vegetali ripetitivi ed incastonati sono presenti nell'archivolto interno, mentre l'architrave interno è privo di decorazioni.
SCULTURE DI WILIGELMO
La decorazione marmorea della facciata del Duomo è da attribuire a Wiligelmo, scultore italiano dell’epoca romanica, il quale, colpì i quattro grandi rilievi con le Storie della Genesi, divise in quattro scene; esse si leggono da sinistra a destra e sono:Creazione dell'uomo, della donna e Peccato OriginaleRimprovero, Cacciata dal Paradiso Terrestre e Lavoro di Adamo ed EvaSacrificio di Caino e Abele, Uccisione di Abele e Rimprovero divinoUccisione di Caino, l'arca del diluvio, uscita di Noè dall'arca.Le storie della genesi descrivono la condizione umana peccaminosa e tutte le sue conseguenze, ma si concludono con la riconciliazione con Dio e la speranza della rinascita post-diluviana.La prima scena raffigura Dio Padre in una mandorla sorretta da due angeli; egli viene raffigurato con un libro in mano che procede alla creazione di Adamo. La scena successiva rappresenta invece la creazione di Eva, che sorge dal corpo addormentato dell’uomo. Un aspetto da notare in queste scene sono la resa anatomica e la plasticità dei corpi dell'uomo e della donna, uno dei maggiori risultati dell'arte di Wiligelmo.Segue la scena del Peccato Originale. La seconda lastra mostra i Progenitori che, dopo essere stati scoperti da Dio, vengono scacciati dal Paradiso. Nell'ultima scena Adamo ed Eva lavorano la terra zappando intorno a un albero che appare tuttavia poco rigoglioso. Si prosegue poi con la lastra successiva, che inizia con il sacrificio di Abele e Caino: Dio, nuovamente rappresentato in una mandorla, tiene un cartiglio con la scritta "qui sequitur me non ambulat (in tenebris)" cioè “chi mi segue non cammina nelle (tenebre)”. A sinistra Abele offre un agnello, a destra Caino offre un covone di grano. La sequenza procede con l'uccisione e di Abele da parte di Caino e la richiesta di Dio all’omicida (“Ubi est Abel frater tuus” cioè “Dov’è tuo fratello Abele”). La quarta e ultima lastra comincia con la scena raffigurante il cielo Amech, col cappello a punta tipico ebraico, che scocca una freccia verso Caino per ucciderlo. La sequenza si chiude con la fine del diluvio e l'abbandono dell'arca da parte di Noè e dei figli.
Anche la decorazione del portale centrale è certamente di Wiligelmo. Sulle parti frontali degli stipiti si sviluppa un tralcio di vite con vari animali e creature fantastiche e uomini in lotta con questi, Esso descrive la difficoltà e la pesantezza della vita dell'uomo senza Cristo. Vi sono poi rappresentati due talamoni, cioè delle sculture di soggetti maschili, simbolo di giusti virtuosi, che ne sorreggono il peso ai due lati in basso, mentre in alto dell'archivolto un giano bifronte, dio degli inizi. L'architrave mostra invece una mascherone al centro, il cosiddetto Green Man; esso ha origine in epoca classica o forse preistorica e il suo significato non è del tutto chiaro, ma è certamente relativo alla forza generativa e comunicativa della natura. Nel Medioevo fu reinterpretato in chiave cristologica: esso dona resurrezione attraverso i suoi frutti (l'uva), raccolti da un contadino e un chierico raffigurati ai lati. All'interno degli stipiti sono le dodici figure di profeti che previdero la venuta di Cristo, che sorreggono i contenuti dell'architrave; rappresentano un presagio dei dodici apostoli. Di Wiligelmo sono anche i due genietti alati con serto appoggiati su fiaccole rovesciate, simboli funerari della morte e del lutto; accanto a quello di sinistra vi è un uccello, il cosiddetto Ibis, simbolo del cattivo cristiano; oppure si tratta di un pellicano, che si richiama alla Resurrezione di Cristo. Vi sono fine rappresentati anche i profeti Enoc ed Elia che sostengono l'iscrizione dedicatoria della chiesa (ha particolare importanza in quanto vi si fa riferimento esplicito alla data di fondazione della Cattedrale).