Want to create interactive content? It’s easy in Genially!
Marcovaldo - La villeggiatura in Panchina - secondo la 4°B
Cristina Debortoli
Created on October 22, 2024
Start designing with a free template
Discover more than 1500 professional designs like these:
Transcript
ENTRA
La villeggiatura in panchina fatta dalla 4°B
Gioca
Leggi e ascolta
Gioca
Leggi e ascolta
Gioca
Leggi e ascolta
Gioca
Leggi e ascolta
Gioca
Leggi e ascolta
Gioca
Leggi e ascolta
Gioca
Leggi e ascolta
Gioca
Leggi e ascolta
Gioca
Leggi e ascolta
Sei arrivato alla fine della storia!!Ti è piaciuta? Ci vediamo alla prossima storia!
Marcovaldo, per allontanare il vigile notturno, fa il giro della piazza e si imbatte in una squadra di operai che sta riparando uno scambio del tram. Affascinato dal lavoro, parla con loro. Uno degli operai gli chiede cosa fa in piedi a quell'ora. Marcovaldo risponde che lavora di giorno e che si trova lì solo perché non riusciva a dormire. Ritornato alla panchina, Marcovaldo si sdraia ma ora un nuovo rumore lo tormenta: il ronzio incessante del saldatore usato dagli operai. A quel punto invidia il dormire indisturbato dei passeri nonostante tutto.
Marcovaldo finalmente si addormenta, ma fa un incubo con dei topi morti nel suo piatto e nel piatto della sua famiglia. Il puzzo lo sveglia e si accorge che proviene dal camion della nettezza urbana che sta svuotando i cassonetti. Nonostante il rumore, Marcovaldo riesce a riaddormentarsi grazie al profumo di un mazzo di ranuncoli che ha strappato da un'aiuola.
Marcovaldo non riesce a dormire e cerca un suono che lo accompagni nel sonno. Ricorda una fontana vicino alla panchina e si alza per cercarla. La fontana è asciutta, ma Marcovaldo trova un rubinetto e lo apre. L'acqua che sgorga crea un suono piacevole che finalmente lo aiuta ad addormentarsi. Il vigile notturno Tornaquinci, passando in bicicletta, si spaventa nel vedere la fontana improvvisamente accesa.
Marcovaldo si sveglia improvvisamente con il sole che gli batte sul viso. Si alza di scatto per il freddo di uno spruzzo d'acqua: i giardinieri del Comune stanno innaffiando le aiuole. Intorno a lui la città si sveglia con il rumore dei tram, dei camion, dei carretti e delle biciclette. Marcovaldo, con la bocca e gli occhi impastati, si avvia verso il suo lavoro con la schiena dura e un fianco pesto.
Ogni mattina, Marcovaldo attraversava una piazza alberata dirigendosi al lavoro. Alzava lo sguardo tra gli alberi, immerso nel chiasso dei passeri, percepiti come usignoli. In lui sorgeva il desiderio di svegliarsi al cinguettare degli uccelli anziché alla sveglia. Sognava di dormire nella freschezza verde della piazza, lontano dalla sua stanza calda e dalle disturbanti attività familiari. La sua mente vagava tra il desiderio di silenzio e natura, contrastato dalla realtà del lavoro quotidiano di otto ore come manovale non qualificato, spesso con straordinari.
La villeggiatura in panchina
Marcovaldo è infastidito dal semaforo giallo che lampeggia nella notte. Non riesce a dormire e cerca di schermarsi la vista. Si arrampica sul monumento del generale e infila una corona d'alloro sulla sua sciabola per coprire il semaforo. Il vigile notturno Tornaquinci vede l'ombra del monumento muoversi e si insospettisce, ma poi, dopo aver esaminato la corona, se ne va.
Marcovaldo si sdraia sulla panchina, ansioso di godersi la notte all'aperto. Tuttavia, un leggero senso di delusione lo pervade, e il letto di casa non gli sembra più così scomodo. Nonostante ciò, è determinato a dormire e si sistema nella posizione più confortevole. Purtroppo, la sua vista non si posa su un panorama di alberi e cielo, ma su una serie di oggetti incongrui, tra cui la spada di un monumento e il giallo intermittente di un semaforo. Il suo sistema nervoso è in cattivo stato e, nonostante la stanchezza, non riesce a dormire a causa di questi fastidi.
In una piazza, sotto la cupola di ippocastani, c'era una panchina appartata che Marcovaldo aveva scelto come sua. Nelle notti estive in cui la camera affollata lo privava del sonno, sognava la panchina come un rifugio, preferendola al suo letto. Una notte, mentre la famiglia dormiva, si alzò, si vestì, prese il guanciale e si recò alla piazza, cercando freschezza e pace. Immaginava il contatto con la panchina di legno come morbido e accogliente, superiore al suo letto. Aveva in mente di contemplare le stelle per un minuto prima di chiudere gli occhi in un sonno riparatore da ogni offesa della giornata
Marcovaldo trova una panchina occupata da una coppia di innamorati che litigano. Lui pensa: «È tardi, – non passeranno mica la notte all’aperto! La finiranno di tubare! » Ma i due continuano a litigare. Lui dice: – Ma tu non vuoi ammettere che dicendo quello che hai detto sapevi di farmi dispiacere anziché piacere come facevi finta di credere? Lei risponde: – No, non l’ammetto. Marcovaldo decide di fare un giro, osservando la luna e un semaforo. Tornando alla panchina, scopre che la discussione tra la coppia è ancora in corso. Lei chiede: – Allora ammetti? Lui risponde: – No, no, non lo ammetto affatto! Dopo mezz’ora, uno dei due ammette qualcosa, e la coppia si alza e se ne va, lasciando finalmente la panchina libera a Marcovaldo