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Immagine interattiva museo
Eleonora D'Alessandro
Created on October 21, 2024
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Transcript
Eleonora D'Alessandro, Nicole Dipalma, Martina Pascale
L'inno a Venere: da Lucrezio a Botticelli
Le tre opere di Botticelli
Venere e Marte
La Nascita di Venere
La Primavera
La Nascita di Venere
La Primavera
Venere e Marte
Non appena si svela il volto primaverile dei giorni, è libero prende vigore il soffio fecondo di Zefiro, per primi gli uccelli dell'aria annunciano te, nostra dea, e il tuo arrivo, turbati i cuori dalla tua forza vitale.
“Nam simul ac species patefactast verna diei et reserata viget genitabilis aura Favoni, aeriae primum volucris te, diva, tuumque significant initum, perculsae corda tua vi.”
Zefiro e Clori
Zefiro, vento primaverile, insegue Clori, che viene poi trasformata in Flora.
Il contrasto tra Venere, vigile e attiva, e Marte, addormentato e disarmato, può essere illustrato da questi versi, che sottolineano come l’amore di Venere possa sospendere le energie aggressive di Marte:
Se non fosse per lei, nulla al mondo potrebbe trattenere in modo così dolce i luoghi delle passioni e della vita.
Il contrasto tra Venere e Marte
“Quod nisi suaviter extantes loca quaeque moranturnulla vi efficere animi potuissent.”
Flora rappresenta la primavera, la stagione della fioritura e del risveglio della natura.
“Nam simul ac species patefactast verna diei et reserata viget genitabilis aura favoni, aeriae primum volucres te, diva, tuumque significant initum perculsae corda tua vi.”
Flora
Infatti, non appena appare il volto della primavera e la feconda brezza del Favonio si è liberata, per prime le creature volanti dell’aria, colpite nel cuore dalla tua forza, dea, segnalano l’inizio del tuo tempo
Poiché solo tu puoi aiutare i mortali con la pace tranquilla, poiché Marte, potente nelle armi, domina le feroci opere della guerra, e spesso si abbandona nel tuo grembo, vinto per sempre dalla ferita dell’amore.
“Nam tu sola potes tranquilla pace iuvare mortalis, quoniam belli fera moenera Mavors armipotens regit, in gremium qui saepe tuum se reiicit aeterno devictus vulnere amoris.”
Marte
Marte, addormentato e vulnerabile, è simbolo della guerra e delle passioni violente placate dall’influenza di Venere. Per descrivere questo stato di quiete imposto da Venere su Marte, si possono utilizzare questi versi:
Le acque che accolgono Venere simboleggiano il grembo della natura da cui la vita ha origine. Queste acque vitali possono essere descritte con i versi che richiamano il potere vitale di Venere che influisce su tutta la natura:
Tu celebri il mare navigabile e la terra fertile di frutti, poiché per mezzo tuo ogni specie di esseri viventi è concepita e, nascendo, vede la luce del sole.
Le acque
“Quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantumconcipitur visitque exortum lumina solis.”
La figura centrale del dipinto, Venere, rappresenta la bellezza e la forza generatrice della natura.
Genitrice degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dèi, Venere benefica, che sotto i segni del cielo che scorre celebri il mare navigabile e la terra feconda di frutti, poiché per tuo mezzo ogni specie di esseri viventi è concepita e, nascendo, vede la luce del sole.
Venere
“Aeneadum genetrix, hominum divomque voluptas, alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis.”
L’intero dipinto è immerso in un’atmosfera di pace, in cui Venere domina sulla violenza della guerra. Questo può essere collegato al potere universale della dea, come descritto nei seguenti versi:
“Nec sine te quicquam dias in luminis orasexoritur neque fit laetum neque amabile quidquam.”
Atmosfera
Né senza di te nasce qualcosa alle divine rive della luce, né alcuna cosa diventa lieta o amabile.
Venere, come nel poema di Lucrezio, rappresenta la forza che pacifica e placa. I versi che esprimono la sua influenza su Marte possono essere questi:
Dona quindi, dea, maggiore grazia alle mie parole; fa’ in modo che intanto le feroci opere della guerra, per mare e per terra, si addormentino e riposino.
Venere
“Quo magis aeternum da dictis, diva, leporem. Effice ut interea fera moenera militiai per maria ac terras omnis sopita quiescant.”
I satiri che giocano con le armi di Marte, simboleggiando la sottomissione della guerra all’amore, potrebbero essere associati al momento in cui la natura e le forze distruttive vengono pacificate dalla presenza di Venere. A loro possiamo associare questi versi:
Così ogni cosa viene condotta alla quiete, poiché tu sola puoi aiutare con la pace tranquilla.
I Satiri
“Hinc inducuntur terras, sopita quiescunt, nam tu sola potes tranquilla pace iuvare.”
Venere, appena nata e in tutta la sua bellezza, simboleggia la forza generatrice della natura e l’origine della vita. A lei si possono associare i versi che celebrano il potere creatore di Venere:
Non appena appare il volto della primavera e la feconda brezza del Favonio si è liberata, per prime le creature volanti dell’aria, colpite nel cuore dalla tua forza, dea, segnalano l’inizio del tuo tempo.
Venere
“Nam simul ac species patefactast verna diei et reserata viget genitabilis aura favoni, aeriae primum volucres te, diva, tuumque significant initum perculsae corda tua vi.”
Le tre Grazie danzanti rappresentano l’armonia della natura e l’amore universale, che si connette a Venere.
A te, dea, fuggono i venti, a te fuggono le nubi del cielo, e alla tua venuta la terra abile si china e ti offre fiori dolci, a te sorridono i mari, e il cielo pacificato risplende di luce diffusa.
Le Grazie
“Te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus summittit flores, tibi rident aequora ponti placatumque nitet diffuso lumine caelum.”
La figura della ninfa o dell’Ora sulla riva rappresenta la primavera, pronta a coprire Venere con un mantello, circondata da fiori. Questo dettaglio richiama la bellezza della natura fiorente al passaggio di Venere. Si possono associare a questa scena i versi che parlano del risveglio dei fiori e della terra al passaggio della dea:
“Tibi suavis daedala tellussummittit flores, tibi rident aequora ponti, placatumque nitet diffuso lumine caelum.”
La riva fiorita
A te la terra abile offre dolci fiori, a te sorridono i mari e il cielo placato risplende di luce diffusa.