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Transcript
Michelangelo scolpì questo Tondo per Bartolomeo Pitti fra il 1503 e il 1504 e per questo motivo oggi è noto come Tondo Pitti. Dopo una serie di vicissitudini, il Tondo fu acquistato dagli Uffizi e destinato ad essere esposto al Museo Nazionale del Bargello. Fu una delle sue rare committenze private, condotte a termine durante la lavorazione del David, fra il 1503 e il 1504: qui Maria distoglie lo sguardo dal libro aperto sulle ginocchia, consapevole della sorte del figlio, indicata nelle Sacre Scritture, mentre con una mano trattiene il Bambino appoggiato a lei. Alle sue spalle un piccolo San Giovanni osserva la scena.
1503-1504
Tondo Pitti
Fu Paolo III, nel 1534, a commissionare l’affresco del Giudizio Universale sulla parete dell’altare della Cappella Sistina. Michelangelo si dedicò anima e corpo a quest’opera per ben 5 anni, dal 1536 al 1541. Qui al centro, sotto Cristo, gli angeli suonano le trombe del giudizio finale.
1536-1541
Giudizio Universale
ìI lavori della Cappella Sistina in Vaticano iniziarono nel 1508, quando papa Giulio II ordinò a Michelangelo di affrescare la volta della Cappella Sistina. Fino a quel momento, Buonarroti aveva dimostrato le sue incredibili doti quasi ‘solo’ nella scultura. Ma, orgoglioso com’era, accettò e si mise all’opera, ideando un ciclo di affreschi, apparso subito come un assoluto capolavoro: 550 metri quadri di soffitto furono decorati tutti dal suo pennello e dalla sua genialità, con la storia dell’umanità prima delle leggi di Mosè. Michelangelo realizzò schizzi e cartoni preparatori, costruì da sé l’impalcatura in legno, rifiutando con sdegno il progetto di un ponte sospeso proposto dal Bramante, suo rivale. Ebbe problemi di ogni genere, dalla posizione con cui dipingeva a testa in su, dalla poca luce, da un primo intonaco che iniziò ad ammuffire e si dovette rimuovere… ma Buonarroti seppe egregiamente portare a termine il suo primo grandioso ciclo di affreschi! La volta fu decorata con la serie delle 9 visioni: le storie della Genesi, scandite in ordine cronologico, con la Creazione della terra, poi del sole, della luna e delle piante, e, a seguire, la Separazione della luce dalle tenebre; le Creazioni di Adamo e di Eva; infine, il Peccato originale e la cacciata dal paradiso terreste e le tre visioni con le storie di Noè, il Diluvio, il Sacrificio e l’Ebbrezza. I quattro grandi pennacchi angolari ospitarono alcuni momenti ‘simbolo’ del popolo ebraico, come la lotta fra David e Golia e Giuditta che uccide Oloferne. Nelle 8 voltine triangolari e nelle 14 lunette Michelangelo pose le figure degli antenati di Cristo. Figure di Veggenti, Sibille e Ignudi vennero inseriti ad animare gli elementi architettonici. Nei 14 pennacchi vennero posti Veggenti seduti su troni, da Zaccaria a Giona, alternati con 5 figure di Sibille. 20 figure di Ignudi, seduti su plinti, incorniciavano invece la serie delle visioni e sembrano rappresentare delle figure angeliche, intermedie fra gli uomini e la divinità. Con l’affresco della volta della Cappella Sistina Michelangelo diede avvio a tutta la grande decorazione classicistica, che sapeva fondere illusionismo prospettico e plasticità.
1508-1512
Soffitto Sistina
Tour Virtuale
Dettaglio del primo ordine del prospetto sul Cortile di Palazzo, realizzato da Michelangelo fra il 1546 e il 1550.
Palazzo Farnese
Poco più che quindicenne e già trasferitosi a Firenze dal borgo natio di Caprese, il giovane Michelangelo Buonarroti scolpì questa Centauromachia a rilievo tra la fine del 1490 e l’inizio del 1492. Pur traendo ispirazione dalle raffigurazioni degli antichi sarcofagi greci e romani, il giovanissimo artista seppe attribuirle una sensibilità già tutta personale. Questa fu la prima opera ‘non finita’, da cui Michelangelo non volle mai separarsi, oggi esposta a Casa Buonarroti a Firenze.
1492
Centauromachia
ìUn secondo tondo a rilievo è il cosiddetto Tondo Taddei, commissionato a Michelangelo dal mecenate e mercante Taddeo Taddei, oggi alla Royal Academy of Art di Londra. Qui, con una rappresentazione dalla vivace quotidianità, il Bambin Gesù, seduto sulle ginocchia di Maria, si ritrae spaventato per il cardellino che gli porge il piccolo Giovanni Battista.
1503-1504
Tondo Taddei
Il Cristo alla croce o Cristo della Minerva fu scolpito da Michelangelo fra il 1518 e il 1520 e rappresenta un Cristo risorto, commissionatogli da Bernando Cencio, canonico di San Pietro in Vaticano, per la basilica di Santa Maria sopra Minerva. Si tratta di una seconda versione della scultura, poiché nella prima sul viso del Cristo in via di ultimazione era apparsa una venatura nera.
1518-1520
Cristo della Minerva
Nella scena a destra degli angeli, Michelangelo raffigurò la caduta dei dannati verso gli inferi.
Giudizio Universale
Michelangelo lavorò per anni al progetto della Tomba di Giulio II, dal 1505 al 1545. Il monumentale progetto iniziale prevedeva una struttura architettonica a sviluppo piramidale decorata da oltre 40 statue. In seguito a una infinita serie di dissidi e ripensamenti, Michelangelo fu costretto a cambiare il progetto ben sei volte. Giuliano da Sangallo il giovane ci ha lasciato copia del disegno del secondo progetto che Michelangelo realizzò nel 1513 prevedendo l’addossamento del monumento a parete e l’eliminazione della camera mortuaria. Quarant’anni e sei differenti progetti furono impiegati per realizzare questo mausoleo: questa fu certamente l’opera più travagliata di Michelangelo, ch’egli stesso definì la ‘tragedia della sepoltura’, poiché gli aveva causato accuse, tormenti e rimorsi.
1505-1545
Tomba Giulio II
La Basilica di San Pietro fu forse uno dei cantieri architettonici più importanti della storia. Papa Giulio II affidò il progetto a Donato Bramante, che vi lavorò dal 1505, ideando all’inizio una pianta centrale quadrata in cui era iscritta una croce greca. Gli succedettero poi Giuliano da Sangallo, Fra’ Giocondo e nel 1515 Raffaello. A Raffaello seguirono Antonio da Sangallo il giovane e Baldassarre Peruzzi. Fra varie interruzioni e ripensamenti dell’impianto, nel 1534 i lavori ripresero sotto l’auspicio di Paolo III Farnese, che accettò le modifiche di Sangallo, con un immenso portico fiancheggiato da due campanili in facciata. Alla morte del Sangallo, Paolo III convocò Michelangelo, affidandogli nel 1547 il completamento dell’opera, che era già a buon punto nell’impostazione della crociera fino ai pennacchi. Michelangelo, settantaduenne, non si tirò indietro. Interpretò quella commissione come una missione divina e per questo non volle alcun compenso, ma chiese soltanto di essere lasciato libero di intervenire sulle progettualità precedenti. Giulio III intervenne personalmente, prima nel 1549 poi nel 1552, imponendo di rispettare quanto venisse deciso da Michelangelo. Il Buonarroti fu così lasciato libero di apportare le sue varianti, rifiutando quanto fatto da Sangallo e partendo, invece, dai quattro colossali pilastri del Bramante, cercando di difendere fino all’ultimo proprio il suo schema a croce greca. Nel 1548, il lavoro era ultimato fino al tamburo, mentre il modello della cupola fu completato solo nel 1561. La sua costruzione non fu un cantiere che Michelangelo riuscì a vedere ultimato.
Basilica di San Pietro in Vaticano
Michelangelo alternò i riquadri minori delle Storie della Genesi con cinque scene in cui sono raffigurati 4 Ignudi per volta. Queste figure sono raffigurate mentre sostengono festoni con foglie di quercia e nastri che reggono dei medaglioni istoriati con Scene dal Libro dei Re e sono caratterizzate da pose riccamente variate, spesso soggette a complesse torsioni, che restituiscono ai corpi atletici una indiscutibile bellezza fisica e anatomica. Secondo alcuni gli Ignudi sono il simbolo dello stato razionale dell’anima, secondo l’interpretazione neoplatonica; secondo altri sarebbero angeli privi di ali.
Particolare
Dettaglio del portico inferiore nel Cortile di Palazzo Farnese, realizzato da Michelangelo fra il 1546 e il 1550.
Palazzo Farnese
Scolpito fra il 1515 e il 1516, il Mosé fu tra le prime sculture realizzate per il progetto del mausoleo del papa e fu anche l’unica ad essere usata nel ridimensionato risultato finale della Tomba di Giulio II. Fu l’unica opera ritenuta dallo stesso Michelangelo degna di ricordare Giulio II, per la tempra morale che seppe dare al profeta, cui Dio impresse due raggi di luce sul capo, dopo avergli consegnato le tavole delle leggi. Secondo un errore di traduzione di San Girolamo, Dio avrebbe posto due corna sul capo a Mosé: e a quella vulgata Michelangelo s’attenne.
1515-1516
Mosè
La grandiosa copertura della Basilica di San Pietro fu conclusa quasi trent’anni dopo la morte di Michelangelo, nel 1593, dai suoi allievi Giacomo della Porta e Domenico Fontana, seguendo, anche se con qualche aggiustamento, il modello del maestro: una cupola a doppia calotta, culminante in una lanterna, esternamente costolata. Quell’incredibile progetto è anche ricordato per la grandiosità del cantiere: la cupola fu ultimata in 22 mesi, grazie al lavoro di ben 800 operai, che lavoravano persino di notte alla luce delle fiaccole. Oggi il ‘Cupolone’ michelangiolesco è diventato simbolo della Roma papale.
Basilica di San Pietro in Vaticano
Questa lastra documenta gli interventi di completamento del progetto di Antonio da Sangallo per Palazzo Farnese a Roma. Dopo la morte del Sangallo e dopo un vero e proprio ‘concorso di idee’, fu scelto il progetto di Michelangelo, che fu incaricato nel 1546 direttamente dai Farnese. Nella facciata Buonarroti in parte rispettò la progettualità sangallesca, pur innalzando i volumi, con il cornicione che delimita superiormente la facciata e il balcone sopra il portale centrale e con il grande stemma disegnato da lui stesso. Ma la vera novità del progetto di Michelangelo risiede nell’impianto del cortile, che richiama l’esperienza della Biblioteca Laurenziana. Mentre Sangallo aveva previsto una elevazione uniforme di arcate su tre livelli, Michelangelo realizzò ogni livello in maniera diversa, dando una notevole originalità agli spazi.
Palazzo Farnese
Nel 1501, l’Opera del Duomo di Firenze commissionò a Michelangelo il completamento della scultura di un Gigante, per uno dei contrafforti esterni della Cattedrale, già iniziato ma abbandonato da Agostino di Duccio: davanti a quel blocco sbozzato e informe Michelangelo ricavò un altro dei suoi indiscussi capolavori, il David. Un’opera che superò qualunque aspettativa, divenendo uno dei simboli dell’arte rinascimentale. Terminata nel 1504, una commissione, formata dai migliori artisti del momento, da Leonardo da Vinci a Sandro Botticelli, stabilì che questa scultura superasse qualunque aspettativa e fosse degna di essere collocata nel luogo simbolo della città, Piazza della Signoria. Nella sua eroica nudità, il David venne così descritto come simbolo di una virtù politica di matrice classica, rivisitata secondo la purezza spirituale del cristianesimo.
1501-1504
David
Nella scena in basso a destra, Michelangelo raffigurò Caronte che con la sua barca traghetta i dannati agli Inferi.
Giudizio Universale
Nel 1499, a soli 24 anni, Michelangelo aveva già ultimato uno dei suoi capolavori, la Pietà. Poco prima del grande Giubileo del 1500, l’ambasciatore francese in Vaticano, il cardinale Jean de Bilhères, gli aveva esplicitamente commissionato una scultura raffigurante la Madonna con in braccio il Cristo morto, per la Cappella di Santa Petronilla nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Sublimando in marmo un soggetto fino a quel momento realizzato in legno o in pittura, il giovane Buonarroti seppe restituire a Madre e Figlio una piena serenità ideale, che li univa per sempre nel destino di sacrificio e salvezza cui sono chiamati. La scultura apparve subito talmente bella che non si poteva credere fosse stata realizzata da uno scultore tanto giovane! Per questo Michelangelo avrebbe lasciato la sua firma in un secondo momento, sul nastro posto sul petto della Vergine, quando con le sue orecchie sentì attribuirla a un altro artista.
1498-1499
Pietà
1508-1512
Soffitto Sistina
Tour Virtuale
In quest’ultimo pennacchio Michelangelo affrescò la scena della Punizione di Aman: secondo la storia biblica Aman era il favorito del re Assuero, ma tentò di sterminare tutto il popolo ebraico dell’impero. Denunziato da Ester, moglie di Assuero, Aman fu poi ucciso da Assuero. Qui Michelangelo si scostò dal racconto biblico, secondo cui Aman sarebbe stato impiccato, Preferì piuttosto raffigurane la crocefissione: Aman, con una incredibile torsione del corpo, è rappresentato già in croce, come in un parallelismo con la crocefissione di Cristo.
Particolare
Dettaglio del secondo ordine del prospetto sul Cortile di Palazzo, realizzato da Michelangelo fra il 1546 e il 1550.
Palazzo Farnese
In questo pennacchio Michelangelo dipinse la scena del combattimento fra David e Golia: il giovane David è rappresentato nell’atto di colpire a morte il suo nemico: tenendo saldamente bloccato a terra con una mano il gigante, con l’altra brandisce una spada pronta a sferzare il suo mortale fendente.
Particolare
Dal primo progetto del 1505, che prevedeva un monumentale mausoleo con più di quaranta statue, si finì per arrivare a un monumento addossato a una parete di una basilica secondaria romana, la Chiesa di San Pietro in Vincoli, nel 1545, decorata solo da sette statue. Di queste, solo tre sono opera di Michelangelo e una sola, il Mosé, degna della sua fama.
1505-1545
Tomba Giulio II
Nella scena a sinistra degli angeli, Michelangelo raffigurò l’ascesa dei beati e la resurrezione dei corpi in basso.
Giudizio Universale
Qui il Buonarroti raffigurò la scena biblica del Serpente di bronzo: la parte destra della scena è occupata da un indescrivibile tumulto di corpi quasi intrecciati fra loro, i cui volti sono delle maschere di terrore. Sono gli Israeliti puniti da Dio, per aver mormorato contro di lui e contro Mosé, con terribili morsi di serpenti velenosi. Mosè, impietosito, forgiò allora un serpente di bronzo, raffigurato al centro, issato su un’asta, che avrebbe salvato chi avesse rivolto il suo sguardo verso il serpente di bronzo, portatore di salvezza dalla punizione di Dio.
Particolare
Al centro della Volta, si colloca l’episodio più celebre dell’intera volta della Cappella Sistina, le Creazione di Adamo, una delle icone più celebrate dell’arte. Michelangelo impiegò sedici giornate di lavoro per completare la scena, con la figura di Dio, sorretto dagli angeli, che con la punta del proprio dito vuole donare la vita al primo uomo, Adamo. Inizialmente Michelangelo aveva raffigurato le dita di Adamo e di Dio mentre si toccavano. Poi, gli fu chiesto di raffigurare il dito di Adamo leggermente contratto: questo dettaglio non era da poco, ma voleva significare che all’Uomo è stato concesso il libero arbitrio e che la decisione di cercare Dio dipende esclusivamente da lui.
Particolare
Nei pennacchi angolari Michelangelo scelse di collocare quattro scene riferite ad altrettanti eventi miracolosi a favore del popolo ebraico, interpretabili come prefigurazioni del Messia, poiché testimoni della costante presenza di Dio nella vita del suo popolo e il rinnovarsi della promessa della Redenzione, grazie a Cristo. Queste scene, nella ricostruzione di Michelangelo, si pongono come anello di congiunzione tra le storie della volta e quelle delle pareti. In questa prima scena, Giuditta e Oloferne, Giuditta ha già decapitato il suo nemico, il terribile generale assiro Oloferne, e, aiutata da una vecchia serva, ne porta l’orribile testa al di sopra di un vassoio.
Particolare
Ecco il dettaglio di uno degli Ignudi, mollemente seduto su un plinto, raffigurato in tutta la potenza della sua atletica corporatura.
Particolare
Cinque figure di Sibille si alternano a quelle dei veggenti, seduti su trono. Michelangelo scelse di raffigurarli perché avevano preannunziato la venuta di Cristo. La Sibilla libica, posta tra i profeti Geremia e Giona, fu l’ultima delle Sibille dipinta da Michelangelo, intorno al 1512. Dai registri dei lavori, sappiamo che Michelangelo impiegò 17 giorni per dipingerla ad affresco. La Sibilla è rappresentata nell’atto di alzarsi, con una complessa torsione del corpo e delle gambe, sollevando il grande libro delle profezie. Secondo un’altra interpretazione, starebbe invece sedendosi, poggiando il libro. Vicino alla Sibilla si trovano due putti: uno dei due, reggendo in mano un rotolo, si gira verso l’altro indicando con un dito la Sibilla.
Particolare