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Created on October 21, 2024
Rinascimento
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Transcript
+INFO
Esercizio 1
Esercizio 2
Esercizio 3
Esercizio 4
Approfondimento concorso del 1401
BIOGRAFIA L. GHIBERTI
Lorenzo Ghiberti (1378-1455) è stato uno dei più importanti scultori e orafi italiani del Rinascimento.Nacque a Firenze.Iniziò la sua formazione come orafo, seguendo le orme del padre, che era anch’esso un orafo di successo. Tuttavia, la sua passione per la scultura lo portò a studiare arte, in particolare sotto la guida di Bartoluccio di Michele, uno scultore fiorentino. La sua prima grande commissione giunse nel 1401, quando fu indetto il concorso per la realizzazione delle porte del Battistero di San Giovanni a Firenze. Ghiberti partecipò con un pannello in bronzo raffigurante il Sacrificio di Isacco. Nonostante la presenza di concorrenti illustri, tra cui Filippo Brunelleschi, Ghiberti vinse il concorso, avviando così la sua carriera in modo straordinario. La realizzazione delle Porte del Battistero, comunemente conosciute come “Le Porte del Paradiso,” richiese diversi decenni e vide l’impiego di una tecnica chiamata “sbalzo,” una sorta di rilievo a bassorilievo che consentiva una grande profondità e dettaglio nelle figure. Le porte furono completate nel 1452 e rappresentano uno degli apici dell’arte rinascimentale, attirando l’attenzione per la loro bellezza e maestria tecnica. Oltre al suo lavoro sulle Porte del Battistero, Ghiberti fu coinvolto in altri progetti, inclusi gli altorilievi per il campanile di Giotto a Firenze. Successivamente, lavorò anche sulle porte della Basilica di San Petronio a Bologna.
1. GHIBERTI
2. BRUNELLESCHI
3. DONATELLO
4. MASACCIO
BIOGRAFIA
LO STILE
LUCE E COLORI
OPERE PRINCIPALI
BIOGRAFIA BRUNELLESCHI
L'INVENZIONE DELLA PROSPETTIVA
OPERE PRINCIPALI DI BRUNELLESCHI
BIOGRAFIA MASACCIO
OPERE PRINCIPALI DI DONATELLO
BIOGRAFIA DONATELLO
OPERE PRINCIPALI DI MASACCIO
Lo stile di Lorenzo Ghiberti è caratterizzato da un’eleganza raffinata, una profonda conoscenza della classicità e una capacità straordinaria di tradurre queste influenze in opere di straordinaria bellezza. La sua carriera riflette una transizione tra l’arte medievale e il Rinascimento, e il suo stile incarnava una fusione armoniosa di elementi gotici e classici. Ghiberti è noto per la sua padronanza della tecnica dello sbalzo, una forma di bassorilievo che permetteva una grande profondità e dettaglio nelle sue opere. Questa tecnica era particolarmente evidente nelle sue celebri “Porte del Battistero,” dove le figure umane e gli elementi decorativi si integrano in una composizione ricca e dinamica. La sua attenzione al dettaglio e la ricerca dell’armonia sono evidenti nelle sue opere, con una cura particolare per le proporzioni e la grazia formale. Ghiberti riusciva a catturare la bellezza idealizzata dell’antichità classica, ma al contempo adattava questi ideali a un contesto rinascimentale in evoluzione.
STILE DI LORENZO GHIBERTI
La luce svolgeva un ruolo cruciale nel suo stile.Ghiberti padroneggiava l’uso della luce per creare un senso di profondità e tridimensionalità nelle sue sculture.Questa abilità conferiva alle sue figure una presenza quasi scultorea, trasmettendo una sensazione di vita e movimento. La sua tavolozza di colori era generalmente sobria, ma la sua capacità di modellare la luce e l’ombra dava vita ai suoi personaggi e agli elementi delle sue composizioni. La ricerca di un equilibrio armonico tra luce e forma era una costante nel suo lavoro. Inoltre, Ghiberti fu uno dei primi artisti a sperimentare e ad adottare le nuove idee prospettiche che stavano emergendo nel Rinascimento, contribuendo così alla trasformazione delle rappresentazioni spaziali nelle opere d’arte. Il suo stile, insomma, si distingueva per la sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, creando opere di grande bellezza e raffinatezza. La sua influenza si estese ben oltre il suo tempo, influenzando generazioni successive di artisti rinascimentali e contribuendo a definire l’estetica di un’epoca di cambiamento e rinascita.
LUCE E COLORI NELLE OPERE DI GHIBERTI
OPERE PRINCIPALI DI L. GHIBERTI
Altorilievi per il Campanile di Giotto Lorenzo Ghiberti contribuì con alcuni altorilievi alla decorazione del Campanile di Giotto a Firenze, una delle principali opere architettoniche del periodo rinascimentale. La sua abilità nel lavorare in bassorilievo, una tecnica che coinvolge la scolpitura di figure rialzate ma con una profondità limitata rispetto al piano di fondo, era evidente in questi lavori. Questa tecnica consentiva di creare composizioni dettagliate e dinamiche, contribuendo a rendere le scene più vivide e coinvolgenti. Ghiberti non solo dimostrò la sua competenza tecnica in queste sculture, ma anche la sua capacità di adattarsi al contesto architettonico circostante. Gli altorilievi si integrarono armoniosamente con il design generale del Campanile di Giotto, contribuendo all’eleganza e alla bellezza complessiva della struttura.
San Matteo L’opera “San Matteo” di Lorenzo Ghiberti è una scultura in bronzo che fa parte di una serie di statue raffiguranti i quattroEvangelisti. Questa serie fu commissionataper ornare la Chiesa di Orsanmichele di Firenze e rappresenta uno dei primi lavori significativi di Ghiberti. Realizzata tra il 1422 e il 1426, la statua di San Matteo mostra la maestria di Ghiberti nella scultura figurativa e la sua capacità di conferire vita e espressività alle opere d’arte. La scultura è caratterizzata da una postura elegante e da un movimento naturale, evidenziando l’influenza dell’arte classica e l’attenzione di Ghiberti ai dettagli anatomici. San Matteo è raffigurato mentre scrive o legge il suo Evangelo, con un libro aperto posato su un supporto decorato.La figura è vestita in modo elegante, con pieghe del vestiario che conferiscono un senso di dinamismo alla composizione. Ghiberti si distingue anche nell’uso della luce e dell’ombra per delineare le forme e creare un effetto tridimensionale sulla superficie bronzea. L’opera riflette il gusto rinascimentale emergente per la rappresentazione umanistica e realistica delle figure sacre, lontano dalle rigidità stilistiche dell’arte medievale. La serie di statue degli Evangelisti per la Chiesa di Orsanmichele rappresenta un importante passo avanti nella carriera di Ghiberti e sottolinea la sua crescente fama come uno dei principali scultori del Rinascimento italiano.
BIOGRAFIA BRUNELLESCHI
Filippo Brunelleschi (Firenze, 1377 - Firenze 1446) fu uno dei più importanti architetti del Rinascimento, inventore della prospettiva lineare a punto di fuga unico e autore della celebre cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze. Fu scultore di diverse opere e autore di importantissime architetture fiorentine rinascimentali.Fin da bambino ebbe la fortuna di ricevere un’ottima educazione che lo portò ad imparare nozioni utili per il futuro, come lo studio dell’ottica.Negli anni della formazione nacque in lui l’interesse verso la scultura e la pittura, che lo portò a lavorare da apprendista presso la bottega di un orafo amico di famiglia. Qui imparò le principali tecniche legate al mondo dell’oreficeria come la fusione dei metalli e l’utilizzo dei vari strumenti del mestiere. Finito l’apprendistato, nel 1398 si iscrisse all’Arte della Seta, una delle sette Arti Maggiori, ovvero le corporazioni di arti e mestieri di Firenze, dove si immatricolò come orafo nel 1404.Tra il 1400 e il 1401 ebbe l’occasione di lavorare per il suo primo incarico importante, partecipando al completamento dell’altare di San Jacopo a Pistoia. Nello stesso anno i Consoli dell’Arte di Calimala (la corporazione dei mercanti) bandirono un concorso per il rifacimento della seconda porta bronzea del Battistero di Firenze. Il tema a cui gli scultori dovettero attingere per la creazione della formella fu il sacrificio di Isacco. Brunelleschi si aggiudicò il primo posto insieme a Lorenzo Ghiberti, architetto e scultore fiorentino. A causa dell’astio tra i due e dell’incompatibilità lavorativa Brunelleschi avrebbe rifiutato la collaborazione, lasciando la vittoria al solo Ghiberti.Tra il 1402 e il 1404 l’artista partì per Roma insieme al suo compagno Donatello. I due, grazie al loro viaggio nella capitale, ebbero l’occasione di studiare i resti antichi rilevandoli. Grazie al rilievo di edifici storici, nacque in Brunelleschi l’amore per l’architettura e per i metodi costruttivi antichi. Nel 1418, quattordici anni dopo il suo consulto per l’aggiunta di un contrafforte nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, venne bandito un concorso pubblico per la costruzione della cupola della stessa chiesa. Due furono i requisiti principali che dovettero avere le opere: l’aspetto esteriore e l’utilizzo di un’ingegneria innovativa. Come per il concorso per la formella del Battistero i due finalisti furono Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti (leggi qui un dettagliato approfondimento sulla cupola di Santa Maria del Fiore). L’anno successivo, nel 1419, gli fu commissionata dall’Arte della Seta la progettazione dello Spedale degli Innocenti.
L'INVENZIONE DELLA PROSPETTIVA
Filippo Brunelleschi è ricordato per diversi meriti, primo tra tutti l’invenzione della prospettiva lineare, che si rilevò di fondamentale importanza per il corso della storia dell’arte. Molti artisti iniziarono infatti ad applicarla alle loro opere, aumentando il grado di somiglianza al reale. Brunelleschi, per metterla a punto, utilizzò soltanto due strumenti: una tavoletta dipinta raffigurante il Battistero e uno specchio che utilizzò per riflettere l’immagine dipinta. Tenendo con la mano sinistra la tavoletta decorata, forata all’altezza del punto di vista (corrispondente più o meno al portale del battistero), e con la mano destra lo specchio regolato a distanza opportuna, l’artista riuscì a scorgere l’immagine riflessa nello specchio confrontandola con quella reale. Nonostante le tavolette siano andate perse, ad oggi conosciamo il funzionamento grazie all’importante testimonianza di Leon Battista Alberti.
OPERE PRINCIPALI DI BRUNELLESCHI
Appassionato di architettura fin da ragazzo, Brunelleschi si avvicinò al mondo della costruzione eseguendo rilievi di vecchi edifici romani. Le sue opere sono considerate le prime del Rinascimento italiano in architettura. In quanto tali palesano i loro debiti nei confronti del mondo della classicità (il termine “Rinascimento” fu coniato nell’Ottocento proprio per evidenziare la riscoperta e la rinascita dell’architettura romana).Ogni suo edificio presenta proporzioni armoniche e raffinate, enfatizzate anche dalla simmetria e dal rigore delle planimetrie.Il grande capolavoro di Brunelleschi fu, come già anticipato, la cupola di Santa Maria del Fiore. L’opera fu completata nel 1436, ma l’aggiunta della lanterna invece risale al 1461, diversi anni dopo la morte dell’architetto. La cupola poggia su un tamburo ottagonale ed è costituita da otto spicchi, chiamati “vele”, in due separate calotte che ospitano all’interno un’intercapedine su cui sono collocate le scale per giungere alla lanterna.L’intercapedine è stata realizzata per non appesantire la cupola con troppo peso e la presenza dei costoloni aiuta invece a trattenere i carichi mantenendola eretta. Oggigiorno la cupola è tra le maggiori per dimensioni in tutta Italia, seconda solo a quella del Pantheon di Roma.La cupola di Firenze ha infatti un diametro di circa quarantadue metri in confronto ai circa quarantatré di quella di Roma. All’interno della cupola, visibile in chiesa, è dipinto un ciclo pittorico (su di una superficie di 3.600 metri quadri) iniziato da Giorgia Vasari e completato nel 1579 da Federico Zuccari.Nel 1419, Brunelleschi fu chiamato per la progettazione dello Spedale degli Innocenti, opera commissionata dall’Arte della Seta, una delle maggiori corporazioni di arti e mestieri di Firenze a cui aderivano commercianti ed artigiani. Lo Spedale degli Innocenti fu il primo istituto d’Europa che accolse neonati abbandonati dai loro genitori, e ancora oggi presenta la medesima destinazione d’uso ospitando bambini in affido. Da un punto di vista architettonico è una delle prime costruzioni rinascimentali al mondo. Di particolare importanza è il portico, sicuramente opera di Brunelleschi, che presenta tutte le caratteristiche della sua architettura. E' costituito infatti da nove volte a vela che poggiano su altrettante colonne realizzate in pietra serena, ricorrenti nella sua architettura come l’utilizzo di decorazioni ad oculo tra arco e arco. Nella composizione architettonica dell’opera è possibile notare una certa modularità, riconducibile soprattutto nella figura geometrica del quadrato.
BIOGRAFIA DONATELLO
Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto Donatello (1386 ca.-1466), è stato uno dei più grandi artisti del Rinascimento. Visse ottant’anni. Donatello fu uno sperimentatore infaticabile. Grande amico di Brunelleschi, con lui intraprese l’avventura di creare per l’arte un nuovo stile e un nuovo linguaggio, superando l’oramai secolare tradizione medievale.E' ricordato dalle fonti come colui che per primo recuperò il naturalismo vigoroso della statuaria antica e il suo amore per la vita e la ricerca di verità lo spinsero in più occasioni ad abbandonare l’idealismo dell’arte classica per puntare a un realismo quasi brutale. Per questo, di lui davvero si può dire sia stato, consapevolmente, classico e anticlassico insieme.Tra il 1408 e il 1435, a Firenze, Donatello fece parte di un gruppo di scultori (alcuni dei quali di altissimo livello, come il Ghiberti e Nanni di Banco) attivi nei due più importanti cantieri di Firenze: il Duomo, ossia la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, e la Chiesa di San Michele in Orto, detta comunemente Orsanmichele.Entrambi gli edifici, eretti nel XIV secolo e dunque gotici, erano stati da poco ultimati (al Duomo mancava la Cupola, poi costruita da Brunelleschi) ma le nicchie dei prospetti destinate a contenere statue erano ancora quasi tutte vuote. Un’occasione straordinaria per i giovani artisti del primo Quattrocento, che avevano molte e importanti opportunità di lavoro.
OPERE PRINCIPALI DI DONATELLO
Dei quattro profeti che oggi si trovano sul lato occidentale del Campanile, sono di Donatello, secondo i documenti, l’Abacuc, noto come lo Zuccone, realizzato fra il 1423 e il 1425, ed il profeta che riporta l’iscrizione “Ge[re]mia”, eseguito per ultimo tra il 1427 e il 1435. Entrambe le statue recano l’iscrizione “Opus Donatelli” sulle basi ma tale iscrizione è postuma, quindi di per sé non attendibile.
CAMPANILE DI GIOTTO
Negli stessi anni, per la Chiesa di Orsanmichele dove lavorò in parallelo, Donatello realizzò il San Marco (1411-13) su commissione dell’Arte dei Lignaioli e Rigattieri, e il San Giorgio (1416-20) per l’Arte dei Corazzai.Tanto è bello il san Giorgio, tanto l'Abacuc è di aspetto sgradevole. Sembra incredibile che, negli stessi anni, Donatello abbia potuto realizzare due opere tanto diverse fra loro. Con tutta evidenza, la ricerca artistica di Donatello, in questi anni e nei due cantieri di Orsanmichele e del Duomo, si stava rivolgendo, contemporaneamente, in due direzioni diverse e lo chiarisce un confronto tra il San Giorgio e l’Abacuc.San Giorgio è un ragazzo rivestito da una elegante armatura. Egli mantiene una postura eretta e fiera, guarda verso la sua sinistra, con uno scatto della testa e si prepara ad affrontare il mostro che di lì a poco ucciderà.
Donatello, San Giorgio, 1416- 20. Marmo, 209 x 67 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
Donatello, Abacuc, 1423-25. Marmo, 195 x 54 cm. Firenze, Museo dell’Opera del Duomo.
Il San Giorgio di Donatello, volgendo il proprio sguardo intenso e concreto verso il mondo, ha l’atteggiamento attivo di chi, pur nella fede in Dio, conta sulle proprie forze, si rende artefice del proprio destino: è l’eroe impavido che le favole, i romanzi cavallereschi e anche l’immaginario collettivo vogliono senza macchia e senza paura e quindi necessariamente giovane e bello.Abacuc è invece un profeta, un asceta, un uomo che ascolta la voce di Dio. Dunque, Donatello se lo raffigura brutto ma con una dignità che non può essere messa in discussione; anzi, egli ritenne, probabilmente, che il rigore morale dell’uomo sarebbe stato persino accentuato da quei tratti somatici irregolari.
Dunque, il concetto classico di “bello uguale buono”, magistralmente affermato nel successivo David bronzeo, in Donatello non fu mai automatico: la povertà e la bruttezza non contraddicono, di per sé, la grandezza interiore.intorno al 1440, Cosimo dei Medici commissionò a Donatello un secondo David in bronzo: una piccola scultura, alta poco più di un metro e mezzo, oggi conosciuta anche come David bronzeo. Inizialmente destinata a Palazzo Medici, la statua fu esposta per qualche tempo in una sala della residenza medicea e in seguito nel cortile. Il più antico documento che la menziona risale al 1469, e la ricorda proprio nel cortile di casa Medici in occasione delle nozze di Lorenzo il Magnifico. La scultura era collocata su una colonna di marmi policromi, oggi purtroppo perduta, decorata con foglie e arpie da Desiderio da Settignano e descritta anche dal Vasari.
Donatello, San Giorgio, 1416- 20. Particolare del volto.
Il David di Donatello si presenta come un ragazzo non ancora adolescente, raffigurato in piedi. È completamente nudo, a parte un insolito cappello a punta e un paio di calzari che gli arrivano fino al ginocchio. Sostiene il proprio corpo con la gamba destra, tesa, mentre la sinistra è appoggiata in segno di vittoria sulla testa del gigante sconfitto.La mano destra tiene la grande spada con la lama da taglio con cui ha appena decapitato l’avversario; la sinistra, che si posa sul fianco, nasconde il sasso con cui lo aveva tramortito. Le dimensioni esagerate della spada (troppo grande e pesante per essere maneggiata da un fanciullo) creano, otticamente, un asse diagonale, esterno alla figura, che controbilancia la posizione del corpo atteggiato a serpentina e apparentemente instabile.
La testa di Golia è minuziosamente lavorata; la barba è infatti resa con ammirevole virtuosismo e anche l’elmo presenta eleganti decorazioni, con una danza di putti. La base, infine, è composta da una ghirlanda circolare.
BIOGRAFIA masaccio
Tommaso Cassai di Ser Giovanni di Mone (Chiamato semplicemente “Masaccio”) nasce a San Giovanni in Altura (attuale San Giovanni Valdarno), un paesino in provincia di Arezzo, il 21 Dicembre del 1401.Il soprannome di Masaccio gli deriva dal fatto che Tommaso fosse una persona molto trasandata e cattiva. Il Vasari nelle “Vite”, suo famosissimo libro lo descrive così:“Fu persona astrattissima e molto a caso, come quella che, avendo fisso tutto l’animo e la volontà alle cose dell’arte sola, si curava poco di sé e manco di altrui”.Masaccio resta con la sua famiglia a San Giovanni in Altura fino al 1417 quando, con la madre si trasferisce a Firenze dove inizia a studiare e allo stesso tempo lavorare presso una bottega d’Arte pittorica (molto probabilmente in quella di Bicci di Lorenzo). Proprio in quella bottega e in quegli anni, Masaccio ha lavorato con il grande Brunelleschi e con Donatello. Nel gennaio del 1422 si iscrive all’Arte dei Medici e degli Speziali, e inizia così la sua attività di pittore autonomo.Inizierà così ad essere chiamato da ogni parte d’Italia per realizzare opere d’arte.Masaccio fu uno tra i primi a rendersi conto del significato della prospettiva (che apprese e che conobbe da Brunelleschi). Inoltre nelle sue opere imparo ad utilizzare la profonda, che aveva appreso invece da Donatello durante la permanenza nella bottega di Bicci di Lorenzo.
OPERE PRINCIPALI DI MASACCIO
Trinità’Nell’affresco raffigurante la Trinità, nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, Masaccio ha realizzato l’opera esemplare della nuova pittura rinascimentale, applicando nel modo più rigoroso la prospettiva. Entro uno spazio geometrico, egli ha inserito le figure sacre (vediamo Dio Padre, Cristo, Maria e San Giovanni) e i due committenti; le figure non hanno dimensioni simboliche e loro aspetto solido ne rappresenta il valore morale.
Descrizione e analisi L’immagine dipinta ne La Trinità di Masaccio raffigura una nicchia all’interno della quale si trova una scena con una crocifissione. Sotto di essa è rappresentato un sarcofago con uno scheletro appoggiato al di sopra. Al centro viene rappresentata la Santissima Trinità e a fianco sono dipinti i coniugi oranti. L’architettura che incornicia la scena è composta da un arco classico sostenuto da due colonne con capitello. Esternamente ai lati delle colonne inoltre sono raffigurate due paraste con capitello corinzio. Infine all’interno del vano dove è rappresentata La Trinità è presente una volta a botte con lacunari. Al suo interno Cristo è sulla croce. Dio Padre, al di sopra, sostiene il corpo. Tra di loro si libera lo Spirito Santo sotto forma di colomba bianca.In basso, a sinistra Maria indica il Figlio crocifisso. A destra invece San Giovanni guarda Gesù con un’espressione sofferente.In basso all’esterno del vano, di fronte alle paraste sono raffigurati i due committenti. Sono inginocchiati ed in preghiera a sinistra il marito e a destra la moglie interamente coperta da un velo blu. Alla base dell’affresco sopra lo scheletro dipinto, deposto sul finto sarcofago, compare una scritta. L’iscrizione latina invita l’osservatore a meditare sull’ineluttabilità della morte e si definisce un “memento mori” (ricordati che devi morire). La scritta recita: IO FU’ GIÀ QUEL CHE VOI SETE, E QUEL CH’I’ SON VOI ANCO SARETE. Interpretazioni e simbologia de La Trinità di Masaccio Il contenuto simbolico ed educativo de La Trinità di Masaccio spiega ai cristiani come arrivare alla vita eterna. La narrazione parte dal basso, dallo scheletro appoggiato sul sarcofago. Questo scheletro che rappresenta la morte dalla quale ci si può salvare elevandosi verso Dio Padre. Infatti è attraverso la preghiera simboleggiata dai committenti che si ottiene la fede necessaria per conquistare la vita eterna. Maria indica con la mano il Figlio cioè colui che ha tracciato la via da seguire. Attraverso l’esempio di Cristo e lo Spirito Santo si giunge così a Dio padre che concede la salvezza. La Trinità è un dogma cristiano ed era di estrema importanza per i domenicani ai quali apparteneva la Chiesa. Il modello iconografico seguito da Masaccio per rappresentare il dogma è quello chiamato “Trono di grazia” diffuso alla fine del XIV a Firenze. Diversamente dalla tradizione Masaccio rappresentò Dio Padre in piedi e non assiso su un trono.La Santissima Trinità La Santissima Trinità è un Dogma cristiano. Si tratta dell’unione in una sola realtà di Dio Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Nella pittura questo concetto fu rappresentato con diversi simboli. Venne utilizzato un trifoglio, un triangolo con un occhio dipinto al centro oppure un nodo formato da identici semicerchi intrecciati. Una svolta figurativa si ebbe grazie all’abate Suger della Cattedrale di Saint Denis. Il religioso fece dipingere nella sua chiesa una vetrata sulla quale Dio Padre è visto come un uomo anziano con una lunga barba. Dio regge Cristo sulla croce mentre una colomba rappresenta lo Spirito Santo. Fu una rappresentazione che ebbe molto seguito e che si diffuse rapidamente su tutto il territorio europeo.
Cacciata dei progenitori dall’Eden
E' uno dei suoi lavori più conosciuti, forse anche per le particolari espressioni del volto dei personaggi.Si tratta di un affresco (di dimensioni 260×88 cm) facente parte della decorazione della Cappella Brancacci nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze.L’opera è stata realizzata fra il 1424 e il 1425 circa.L’affresco ritrae una famosa scena tratta dell’Antico Testamento, ovvero l’espulsione di Adamo ed Eva dal Giardino dell’Eden. Episodio che proviene dal libro della Genesi.
L’affresco si trova in un riquadro alto e stretto sullo spessore dell’arco che delimita la cappella, in posizione opposta rispetto a un soggetto simile dipinto da Masolino: il Peccato originale (da cui probabilmente Masaccio prese spunto). Le due scene della Genesi aprivano il ciclo pittorico delle Storia di san Pietro e simboleggiavano la dannazione dell’umanità tramite l’errore dei progenitori, che poi veniva redenta tramite l’azione di san Pietro e quindi della Chiesa romana che da lui discese.Adamo ed Eva sono raffigurati nudi, con immenso realismo. In questo caso si intuisce come anche i difetti, per altro minori (come la caviglia di Adamo un po’ tozza), non siano dovuti a una mancanza di esperienza, ma a una ricerca di maggiore espressività. I due protagonisti sono rappresentati in espressioni di toccante dolore e condividono la loro colpa senza accusarsi a vicenda.Questo era Masaccio, uno dei più grandi pittori e artisti italiani che ha contribuito alla nascita del rinascimento!
2. RINASCIMENTO MATURO
3. IL 1500
Leonardo da Vinci
1. pittura fiamminga
Michelangelo Buonarroti
Raffaello Sanzio
Biografia di Botticelli
Sandro Botticelli, il cui nome completo era Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, è stato uno dei più grandi pittori del Rinascimento italiano. Nacque attorno al 1445 a Firenze, in Italia, in una famiglia di piccoli commercianti. Il soprannome “Botticelli” deriva da “botticello”, che significa “piccolo barile”, un riferimento al mestiere di suo fratello, un fornaio. Botticelli iniziò la sua formazione artistica come apprendista presso la bottega del pittore Fra Filippo Lippi. Qui, acquisì le basi dell’arte del Quattrocento fiorentino. La sua abilità e creatività furono presto riconosciute, e durante il suo apprendistato, sviluppò uno stile unico caratterizzato da grazia, raffinatezza e bellezza ideale. Nel corso della sua carriera, Botticelli divenne noto per i suoi dipinti sacri, mitologici e allegorici. Il suo talento attirò l’attenzione di importanti mecenati, inclusi membri della famiglia Medici, una delle dinastie più influenti di Firenze. Nel 1470, Botticelli aprì la sua bottega, dove formò una squadra di apprendisti e assistenti, diventando uno dei pittori più richiesti della sua epoca.
Opere principali
La nascita di Venere
Uno dei capolavori più celebri di Botticelli è “La Nascita di Venere“, dipinto intorno al 1484-1486.Quest'opera è un’icona del Rinascimento e rappresenta la dea Venere emergere dal mare su una conchiglia, circondata da figure mitologiche.La grazia delle figure, l’armonia delle proporzioni e l’uso vivace del colore sono caratteristiche distintive del lavoro di Botticelli.
Leonardo da Vinci
Leonardo da Vinci fu un artista toscano attivo nella seconda metà del Quattrocento e nei primi anni del Cinquecento, considerato uno dei maestri del Rinascimento italiano.Leonardo di ser Piero da Vinci nacque a Anchiano il 15 aprile 1452.L’artista e biografo Giorgio Vasari ne Le vite, come per altri artisti lasciò testimonianza della formazione del giovane Leonardo. Vasari segnalò la presenza di Ser Piero a Firenze nel 1462. Il notaio tornò poi nella città anni dopo insieme alla famiglia. Nell’occasione mostrò a Andrea Verrocchio, suo amico, alcuni disegni di Leonardo, al tempo di 10 anni. Sempre secondo Vasari fu questo il momento in cui il giovane entrò a bottega come apprendista. Ser Piero affidò il giovane Leonardo a Andrea del Verrocchio attorno il 1469.Nel 1472 il giovane Leonardo da Vinci era già considerato un pittore autonomo.L’adolescenza Vasari segnalò il carattere irrequieto del giovane che si dimostrava interessato a molte attività che però abbandonava presto. Iniziò così a studiare giurisprudenza e poi matematica ma sollevando continui dubbi al suo maestro.Il contesto storico e sociale. La bottega di Andrea del Verrocchio La bottega di Andrea del Verrocchio in quegli anni era una delle realtà più influenti di Firenze. Inoltre molti dei giovani a bottega diventarono grandi artisti della successiva generazione quali Sandro Botticelli, Perugino, Domenico Ghirlandaio e Lorenzo di Credi. Nella bottega di Andrea del Verrocchio non si produceva solo pittura ma scultura e arti minori. La pratica comune a tutti gli allievi era però il disegno, considerato come il linguaggio comune alla base di ogni tipo di opera d’arte. Per questo, per molte delle opere di bottega la distinzione tra la mano del maestro e quella degli allievi è molto difficile da verificare. Andrea del Verrocchio faceva esercitare gli allievi disegnando dal vero. Infatti esistono disegni di panneggi che riproducono le pieghe dei tessuti che ricoprivano modelli stesi a terra. Poiché nella bottega erano prodotte anche scenografie per eventi commemorativi, gli allievi affrontavano anche principi di carpenteria, meccanica, ingegneria e architettura.
Il soggiorno a Milano (1482–1499) Sicuramente in primavera o in estate del 1482 Leonardo risiedeva già a Milano. I motivi che spinsero l’artista all’età di 30 anni a trasferirsi si possono individuare negli scritti di Giorgio Vasari. Probabilmente Lorenzo il Magnifico inviò Leonardo nella città lombarda nel contesto della sua politica di apertura verso le signorie della penisola. Infatti altri artisti fiorentini partirono per Napoli e Roma in quanto ambasciatori artistici per sottolineare la superiorità della Signoria fiorentina. Lorenzo de’ Medici inviò quindi Leonardo a Milano. Negli anni passati a Milano controllata dai francesi, Leonardo compì brevi viaggi nelle vicinanze. Il Maestro visitò Como e arrivò fino alle pendici del Monte Rosa. Insieme al Salaì e al collega matematico Luca Pacioli fu a Vaprio d’Adda.Leonardo nel 1517 partì per la Francia per mettersi al servizio del re Francesco I. Leonardo prese alloggio presso il castello di Clos-Lucé costruito nei pressi di Amboise e ottenne una pensione di 5.000 scudi. Il Re Francesco I amava molto la cultura e l’arte italiana e offrì a Leonardo i titoli di premier peintre, architecte, et mécanicien du roi. Il Maestro portò avanti tranquillamente i suoi studi scientifici. Nel corso gli anni passati in Francia, Leonardo ricevette molte personalità che omaggiavano il Maestro come quella avvenuta il 10 ottobre, del cardinale d’Aragona e del suo segretario Antonio de Beatis. Il religioso annotò nel suo diario le opere che Leonardo gli mostrò e tra le quali vi era probabilmente la famosa Gioconda.Leonardo morì il 2 maggio 1519, nei pressi del castello di Clos-Lucé ad Amboise, all’età di 67 anni. Secondo quanto trovato scritto in un registro dell’epoca, il corpo di Leonardo fu inumato il 12 agosto 1519 nel chiostro della piccola chiesa di Saint-Florentin ad Amboise.
Lo stile delle opere di Leonardo da Vinci Leonardo da Vinci sperimentò diverse tecniche pittoriche e per questo rimangono di lui alcune opere incompiute. Stilisticamente elaborò lo sfumato, detto appunto leonardesco che permette di integrare con più efficacia le figure con lo sfondo. Inoltre mise a punto la prospettiva aerea che offre una migliore riproduzione della lontananza. I temi.I temi Leonardo fu un artista imprevedibile e difficilmente classificabile. Come ogni artista del suo tempo si dedicò a temi frutto di commissioni di mecenati e Signori. I temi ricorrenti nell’opera di Leonardo sono religiosi e profani, legati soprattutto alle corti che lo accolsero. Durante il soggiorno di Milano, Leonardo si dedicò anche al ritratto. In questi lavori l’artista mise a frutto i suoi studi anatomici condotti a Firenze. Nel ritrarre i modelli inoltre Leonardo si concentrò soprattutto sulla presunta relazione tra fisionomia e carattere. Un esempio di ritratto psicologico è il Ritratto di musico. 1490. Intorno al 1490 risalgono gli studi anatomici e sulle proporzioni esatte, in relazione allo studio dell’architettura. Leonardo concretizzò questi studi ne L’uomo vitruviano. La poetica Leonardo lasciò una grande quantità di annotazioni artistiche e tecniche raccolte nei suoi codici manoscritti.L’evoluzione dello stile 1510. Durante il suo secondo soggiorno a Milano (1508-1413), Leonardo si occupò di proporzioni anatomiche. Condusse delle ricerche con la finalità di elaborare una regola definitiva e di semplice diffusione per rappresentare il corpo umano. Per questo il Maestro raggiunse Marcantonio della Torre a Pavia. Il giovane professore dell’università contribuì con i suoi studi a riordinare le indicazioni degli antichi rispetto al corpo umano.
Le opere di Leonardo da Vinci1472. Annunciazione, 1472 circa, olio su tavola, 98 x 217 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi
Leonardo da Vinci, Il Cenacolo vinciano (Ultima cena), 1495-1499, tempera e olio su intonaco, 460 x 880 cm. Milano, Convento di Santa Maria delle Grazie, Refettorio
La Vergine delle rocce, 1483 circa, olio su tavola trasportato su tela, 199 x 122 cm. Parigi, Musée du Louvre
Solitamente nelle altre rappresentazioni Maria è raffigurata all’interno della sua abitazione. Infatti secondo l’iconografia medievale, l’Annunciazione era ambientata all’interno della camera da letto di Maria o della loggia. La stanza infatti permetteva di raffigurare il letto della Vergine, un importante elemento iconografico. L’angelo poteva essere all’aperto di un hortus conclusus, delimitato da alte mura. Leonardo invece dipinse i due personaggi all’esterno, circondati da un giardino.I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione Originariamente l’Annunciazione era ospitata nella chiesa di San Bartolomeo a Monteoliveto sulle colline a sud di Firenze. L’opera si trova presso la Galleria degli Uffizi dal 1867.Lo stile de L’Annunciazione di Leonardo da Vinci Nel prato si riconosce l’influenza dell’arte fiamminga. Infatti, le erbe e i fiori dipinti in primo piano sono realizzati con grande attenzione. Leonardo tra i suoi tanti interessi aveva anche una grande passione per la botanica. I dettagli del dipinto e l’attenzione per la natura sono particolari che si ritrovano nei dipinti fiamminghi. Alcuni maestri del nord Europa soggiornarono infatti a Firenze e il giovane Leonardo ebbe la possibilità di studiare il loro lavoro.Il colore e l’illuminazione Leonardo da Vinci mise a punto la prospettiva aerea che permetteva di creare la profondità in un dipinto. Infatti fu il maestro ad utilizzare in modo sorprendente le tinte azzurre per la profondità. Colori chiari e freddi lontano e caldi in primo piano, insieme allo sfumato sono le cifre stilistiche di Leonardo. La luce del dipinto è molto importante e permette di creare un’atmosfera viva e dinamica. Infatti, le vesti sono mosse e morbidamente modellate come i chiaroscuri degli elementi architettonici. Nell’insieme si forma un complesso ed efficace teatro luministico. Dal muro la luce rimbalza e illumina i volti e i capelli dei due personaggi. Lo spazio Maria è raffigurata in uno spazio architettonicamente solido. La Vergine si trova esattamente al centro dell’angolo del muro esterno della sua abitazione. Questa porzione di architettura crea infatti una veloce fuga prospettica che punta verso il paesaggio. Lo spazio è, quindi, costruito con la luce e con i colori piuttosto che con la prospettiva. Se la luce costruisce lo spazio del dipinto, è, sicuramente, il colore a rendere l’atmosfera. La composizione e l’inquadratura La composizione è fortemente panoramica e le due parti, destra e sinistra sembrano essere indipendenti. Quella di sinistra è occupata dall’Angelo annunciante che spicca dagli alberi dello sfondo. L’Angelo collega il primo piano e il paesaggio in profondità. La metà destra dell’Annunciazione è poi occupata dalla Vergine Annunciata.
Descrizione del Cenacolo La scena dell’Ultima Cena rappresentata nel Cenacolo vinciano è ambientata all’interno di uno spazio architettonico chiuso. Il soffitto è decorato con un cassettone a lacunari. Sulle pareti invece sono appesi alcuni arazzi ora non più visibili. Sulla parete di fondo vi sono poi tre finestre. Sul tavolo sono presenti pietanze e stoviglie curate nei minimi dettagli. La grande tavola dietro la quale sono seduti gli apostoli e Cristo occupa tutta la porzione orizzontale. Gesù si trova al centro da solo. Le sue braccia sono posate sul tavolo e il viso è reclinato. Gli occhi sono semiaperti e le labbra appena scostate. Gli apostoli sono disposti a gruppi di tre alla sua destra e alla sua sinistra. L’apostolo Pietro è il quarto da sinistra. L’uomo si sporge in avanti impugnando un coltello con la destra. Giuda ha con se una borsa con del denaro e nella sorpresa rovescia una saliera. A destra si trovano Matteo, Giuda Taddeo e Simone. Il quinto da destra è Giacomo Maggiore mentre Filippo stringe le mani al petto dichiarandosi innocente.Gli apostoli intorno a Cristo Leonardo da Vinci non seguì la tradizionale rappresentazione dell’Ultima Cena. Infatti il tema veniva solitamente rappresentato con una precisa interpretazione iconografica. Il maestro si concentrò sul tentativo di rappresentare la sorpresa degli apostoli. In seguito all’annuncio del tradimento ognuno ha una propria reazione che si esprime con la postura, il gesto e l’espressione del viso. Inoltre l’apostolo Pietro anticipa il taglio dell’orecchio di Malco, il servo del Sommo Sacerdote, al momento dell’arresto di Cristo. L’apostolo infatti impugna un coltello in modo minaccioso apparentemente rivolto al traditore seduto tra i commensali. Giuda non è rappresentato come nella tradizione isolato e all’opposto degli altri apostoli. L’uomo è in mezzo ai compagni. L’apostolo Giovanni che di solito è raffigurato adagiato sul petto o sul grembo di Cristo, da Leonardo viene dipinto in atto di ascoltare le parole di Pietro.
DescrizioneLa Madonna avvolge con la mano destra la spalla di San Giovannino inginocchiato mentre Gesù Bambino accenna una benedizione nei confronti del cugino.L’angelo dipinto dietro al Bambino osserva in direzione dello spettatore e sorride indicando il Battista. Sopra la mano dell’angelo si dispone quella di Maria, aperta in atto di proteggere il capo di Gesù.Il terreno sul quale sono disposti i personaggi è roccioso, umido e ricoperto di muschi. Il paesaggio è occupato dalla costruzione rocciosa che ricorda l’interno di una caverna. Tra le rocce che spuntano dal terreno e quelle che scendono dall’alto si intravedono lontananze rocciose.Distribuite in primo piano e in profondità si apprezzano piante di ogni tipo, terrestri e acquatiche.Sullo sfondo, tra le rocce, si intravede un corso d’acqua. Interpretazioni e simbologia Il titolo allude allo sfondo nel quale si vede un paesaggio fantastico composto da caverne e speroni di roccia.Della Vergine delle rocce esiste anche una copia parzialmente autografata alla National Gallery di Londra che proviene dalla Chiesa di San Francesco a Milano.Lo stile Il paesaggio, oltre la costruzione rocciosa, è dipinto con l’uso della prospettiva aerea. I colori vengono modulati in lontananza e diventano più chiari, meno saturi, più offuscati e tendenti al grigio azzurro. Le figure umane sono amalgamate al paesaggio attraverso la tecnica dello sfumato, definito, appunto, leonardesco. I contorni dei corpi e degli abiti si fondono con la materia pittorica dello sfondo. Lo sfumato permette, così, di ottenere una resa atmosferica e integrare le figure con l’ambiente. Sfumato e prospettiva aerea saranno magistralmente utilizzati nella Gioconda. Le forme anatomiche sono apprezzabili nei corpi dei bambini. Il paesaggio che modula la luce in modo originale creando riflessi e sfumati rappresenta già un inizio di prospettiva aerea.L’illuminazione Nel dipinto sono presenti due fonti di illuminazione. Quella calda e proveniente da sinistra che colpisce le figure e quella fredda e brumosa del paesaggio di fondo. Lo spazio Lo spazio non è costruito con la prospettiva lineare.Infatti non sono presenti le menti architettonici che possano creare fughe prospettiche. A costruire la profondità dello spazio sono la sovrapposizione dei corpi e la progressiva diminuzione della dimensione delle rocce e della vegetazione. Contribuisce, sullo sfondo, anche, la prospettiva aerea e la prospettiva di innalzamento rispetto alla campo del piano dipinto. Le forme più lontane sono dipinte più in alto, verso sommità del piano pittorico. La composizione e l’inquadratura Il primo piano è occupato interamente dal gruppo di figure disposte in modo simmetrico.I due bambini, infatti, si specchiano sull’asse verticale creando una linea obliqua. Il Battista e l’Angelo sono posti sullo stesso piano e, per ultima, la Vergine.La loro disposizione crea una figura trapezoidale che corrisponde all’unione delle teste dei personaggi. Le mani creano un movimento circolare di rimandi. Prima, quella indicante dell’angelo, la mano che benedice di Gesù Bambino, poi, le mani giunte del Battista e, infine, la mano protesa in avanti della Vergine. Ne La Vergine delle rocce le figure si dispongono secondo una piramide dalla base molto allargata.
Michelangelo Buonarroti
Nacque a Caprese il 6 marzo 1475.Michelangelo è considerato dagli storici un grande artista del Rinascimento italiano, fu scultore, pittore, architetto e fu attivo in ogni campo della creatività.Gli artisti delle future generazioni si ispirarono alle opere di Michelangelo prendendo a riferimento la modellazione delle sue figure umane. Le sue opere inoltre fornirono un modello agli artisti del Manierismo.
Opere
Pietà, 1498-1499, marmo, h 174 larghezza 195 profondità 69 cm. Città del Vaticano, Basilica di San Pietro
David, 1501-1504 marmo, h 410 cm. Firenze, Galleria dell’Accademia
Sacra Famiglia – Tondo Doni, 1504-1506 ca., tempera su tavola, diametro 120 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi
Volta della Cappella Sistina, 1508-1512, affresco 4093 x 1341 cm. Città del Vaticano, Palazzi Vaticani, Cappella Sistina
Maria siede su una struttura rocciosa che rappresenta il monte calvario. La giovane Madre di Cristo tiene tra le braccia il corpo del figlio morto.L’aspetto della Vergine è quello di una ragazza, molto più giovane di Gesù. Indossa una veste mossa da molte pieghe. Una fascia traversa il busto. Su di essa vi è la firma di Michelangelo: MICHEL.A[N]GELVS BONAROTVS FLORENT[INVS] FACIEBAT ( traducibile in italiano corrente come “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”). Un ampio mantello copre le spalle e la schiena. Il capo di Maria è coperto da un velo ugualmente molto panneggiato. Con la mano destra sorregge Cristo. Le sue dita stringono il torace sotto la spalla destra proteggendolo con un lembo del mantello. La mano sinistra invece è posta in basso all’altezza del ginocchio di Gesù ed è aperta con il palmo in alto. Cristo è magro, glabro e il suo corpo è abbandonato sulle gambe della Madre. La parte inferiore della schiena si appoggia alla gamba destra sollevata mentre il bacino è sorretto dalla gamba sinistra. Il capo è abbandonato all’indietro e il viso esanime è rivolto verso l’alto. Il braccio destro ricade verso il basso. Quello sinistro invece è disteso sul ventre di Maria. Il corpo nudo di Gesù è coperto da un panno annodato sul bacino.
Descrizione del David Il giovane David presenta un postura fiera e concentrata sul compimento del gesto bellico contro il gigante Golia. Il giovane è in posizione stante, cioè in piedi e fermo. La testa è girata verso la sinistra del giovane e David sembra guardare attentamente un punto lontano. Infatti l’espressione del viso è intensa e mostra un’estrena concentrazione.Michelangelo ha ritratto il giovane David nell’atto di osservare il guerriero gigante Golia prima di affrontarlo. L’aspetto di David è quello di un eroe classico e come tale è scolpito nudo e muscoloso. David con il suo atteggiamento fiero divenne presto il simbolo di Firenze. Infatti il comportamento eroico del protagonista rappresentò bene l’intenzione del popolo fiorentino di lottare contro ogni tirannia.I consoli dell’Arte della Lana e l’Opera del Duomo di Firenze, il 16 agosto del 1501, commissionarono a Michelangelo una statua di re David. La scultura, era destinata a decorare uno dei contrafforti esterni alla sona absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Gli operai della Cattedrale di Firenze offrirono un compenso di 400 ducati. L’effige dell’eroe biblico venne poi collocata di fronte alla sede del governo, Palazzo Vecchio, in piazza della Signoria. La copia che si trova attualmente sull’arengario di Palazzo Vecchio, di fronte all’ingresso, è opera di Luigi Arrighetti, del 1910.
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Il Cenacolo vinciano o Ultima cena è la raffigurazione dell’Ultima Cena di Cristo più famosa della storia dell’arte occidentale. Per rendere maggiormente coinvolgente la rappresentazione Leonardo si concentrò sulle espressioni ed i gesti degli apostoli.
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CARATTERI GENERALI- L’arte rinascimentale mette l’uomo al centro dell’universo- Mutano anche i soggetti, perché accanto ai soggetti sacri si affiancano quelli profani- Pittori, scultori e architetti sono considerati artisti e non più artigiani- Si scopre l’uso della prospettiva- La luce assume un ruolo di grande importanza perché l’artista vuole dare una rappresentazione fedele della realtà
Al centro di un paesaggio roccioso e umido Leonardo da Vinci ha dipinto La Vergine delle rocce tra piante e muschi del nord Italia.
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La Vergine e l’arcangelo si incontrano all’esterno, sotto ad un portico. La Madonna è composta ma la sua espressione è un po’ tesa e rivela la sua timidezza. Un altare di marmo sul quale è poggiato un leggio divide le due figure sacre.
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La Pietà di Michelangelo è una delle statue più note e di valore dell’arte occidentale. Il maestro la scolpì quando aveva poco più che vent’anni e fu una delle sue prime commissioni alla corte di papa Alessandro VI.
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