La Belle Epoque a Palermo
Marta Massaro
Created on October 20, 2024
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La Belle Époquea Palermo
Marta MassaroV H
La Belle Époque palermitana si colloca a cavallo tra l'800 e il '900, periodo in cui Palermo era all'apice del suo splendore, con la costruzione di importanti infrastrutture e monumenti, l'attrazione di intellettuali e artisti di fama internazionale e un generale clima di progresso e modernità. La città scelse lo stile floreale, o Liberty, specchio di quell'emergente borghesia imprenditorale che voleva essere all'altezza della vecchia aristocrazia cittadina.
"Il Circolo Pickwick" dell'artista Gaetano Dura cattura una scena di interazione sociale tra borghesi in un'elegante sala del XIX secolo, riflettendo le usanze e la moda dell'epoca. L'abbigliamento elegante e gli interni sontuosi della stanza indicano che i protagonisti appartengono alla classe media alta, che era solita partecipare a circoli letterari e culturali.
L'esposizione di Palermo
L'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891-1892, dedicata all'industria, all'agricoltura e alle Belle Arti, si svolse lungo il viale della Libertà, dal Piano delle Croci a Piazza Castelnuovo, su una vasta area di circa 600 metri. Il progetto fu affidato a Ernesto Basile, con il supporto degli ingegneri Ernesto Armò, Lodovico Biondi e Alfredo Raimondi. I padiglioni espositivi temporanei furono costruiti in meno di 8 mesi grazie a una linea ferroviaria che attraversava l'area.
Vi erano il Padiglione delle Belle Arti e la Galleria della Sicilia Monumentale, le Cucine Economiche a Vapore prodotte da Giovanni Freni di Messina; gli Ascensori Idraulici della Stigler di Milano; il Chiosco per la Distribuzione Automatica delle Bibite: Realizzato da Luigi Ermolli di Milano; la Pressa Meccanica Baldi-Theis utilizzata per la spremitura dell'uva, prodotta dalla fonderia Oretea di Palermo; Vetrine Liberty e Cancelli in Ferro Battuto; l'Album Fotografico di Eugenio Interguglielmi
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I Florio
Ignazio Florio, importante imprenditore e politico siciliano, insieme a sua moglie Donna Franca Florio, simbolo di eleganza e raffinatezza, furono figure centrali della Belle Époque palermitana
Il ritratto della splendida e ammiratissima donna Franca Florio, del pittore Giovanni Boldini, ci regala un immagine eterea e sensuale della sua bellezza. Ha uno sguardo perso, uno scollatissimo abito che pare decorato con inserti tratti da un repertorio di stoffe art-nouveau, e porta al collo il suo famoso filo di perle lungo 7 metri che indossava, in una foto scattata nel 1904, mentre riceveva l'Imperatore Guglielmo II, nel parco della sua casa all'Olivuzza. Nota per la sua bellezza e il suo carisma, Donna Franca divenne una figura iconica della Belle Époque palermitana, ospitando nel loro lussuoso palazzo eventi mondani e salotti culturali frequentati da artisti, intellettuali e reali di tutta Europa.
Il Villino Florio all'Olivuzza è un raffinato esempio di architettura Art Nouveau a Palermo, progettato dall'architetto Ernesto Basile tra il 1899 e il 1902 per Ignazio Florio. Situato in via Regina Margherita, il villino si distingue per la sua combinazione di stili architettonici, che uniscono elementi medievali e rinascimentali con l'innovativa estetica modernista.
Il villino Florio
Il Teatro Massimo
Il Teatro Massimo di Palermo, inaugurato nel 1897, è uno dei più grandi teatri lirici d'Europa e un emblema della Belle Époque palermitana. Durante questo periodo, il teatro ospitò numerosi eventi di rilievo, tra cui la rappresentazione di "Tosca" di Giacomo Puccini e "Il Trovatore" di Giuseppe Verdi, che attirarono un'élite internazionale di artisti e appassionati di musica lirica. Il teatro divenne un centro culturale di prim'ordine, contribuendo a consolidare Palermo come una città di importanza artistica e sociale durante la Belle Époque.
Progettato dall'architetto Giovan Battista Filippo Basile e completato dal figlio Ernesto Basile, questo maestoso edificio è tra i teatri lirici più grandi d'Europa. La sua architettura neoclassica, arricchita da dettagli Liberty, rispecchia il clima di opulenza e raffinatezza dell'epoca. Il teatro rappresentava non solo un luogo di intrattenimento, ma anche un simbolo di modernità e progresso, attirando l'élite culturale e artistica di tutta Europa.
I Florio erano noti per organizzare eventi e salotti culturali che attrassero intellettuali e artisti di fama internazionale. Tra gli ospiti più noti della famiglia Florio figurano personalità come Gabriele D'Annunzio, Enrico Caruso, Richard Wagner, e l'Imperatore Guglielmo II di Germania.
Gli ospiti
Il Kursaal Biondo viene progettato da Ernesto Basile su incarico dei fratelli Biondo. Il complesso, inaugurato nel 1914, comprendeva anche il giardino annesso, una caffetteria, il ristorante, la sala da biliardo, la loggia per concerti e spettacoli all'aperto. Le due formose figure femminili saranno modellate da Archimede Campini.
Le difficoltà finanziarie, l'aumento della concorrenza e i cambiamenti socio-economici dell'epoca portarono alla graduale dissoluzione delle loro attività; ma loro eredità è ancora visibile nei numerosi palazzi, opere d'arte e infrastrutture che caratterizzano la città, come il Villino Florio e la Tonnara Florio di Favignana.
La famiglia Florio, una delle dinastie imprenditoriali più influenti della Sicilia tra il XIX e il XX secolo, ha lasciato un'impronta indelebile nella storia economica e culturale dell'isola. Originari di Bagnara Calabra, i Florio si trasferirono a Palermo dove Vincenzo Florio fondò le Cantine Florio a Marsala nel 1832, inaugurando così la produzione del celebre vino Marsala. Vincenzo fondò poi la Società dei battelli a vapore siciliani e la Fonderia oretea di Palermo. Ignazio Florio Sr., figlio di Vincenzo, proseguì l'opera paterna, acquistando nel 1874 le tonnare di Favignana, Formica e Levanzo, modernizzando la produzione del tonno in scatola. Sotto la sua guida, i Florio si affermarono come leader nel campo della navigazione, della produzione di zolfo e della finanza. Ignazio era noto anche per il suo impegno sociale e culturale, finanziando numerosi progetti filantropici e artistici, rendendo Palermo un centro vibrante di cultura e innovazione.
Già del 1894 Ernesto Basile aveva redatto un progetto per una "casetta" atelier per il pittore Rocco Lentini, in questa Mondello eletta a zona di villeggiatura. Il piccolo cottage verrà realizzato solo nel 1910 e lo stesso pittore si occuperà di decorarne gli esterni, con tralci fitomorfi che salgono lungo le pareti, facendone uno degli esempi più caratteristici dell'architettura Liberty della zona.
All'ingresso, un ampio atrio conduce a un salone principale adornato con stucchi e affreschi sul soffitto. Le pareti sono decorate con pannelli in legno intagliato e tappezzerie di seta. Le finestre, in vetro colorato, creano giochi di luce che arricchiscono l'atmosfera degli ambienti. Il salone principale è il fulcro della residenza, con un grande camino in marmo e un lampadario in cristallo che pende dal soffitto. Le stanze adiacenti includono una sala da pranzo, arredata con mobili intagliati e un lungo tavolo in legno pregiato. La biblioteca è rivestita in legno scuro e ospita una vasta collezione di libri rari, con scaffalature che arrivano fino al soffitto. Le camere da letto sono decorate in stile Liberty, con letti a baldacchino, tessuti pregiati e mobili su misura. I bagni, anch'essi lussuosi, sono dotati di vasche in ghisa smaltata, lavabi in marmo e rubinetti dorati.
L'avvio alla stagione Liberty palermitana lo aveva dato, nel 1889, l'architetto Giovan Battista Filippo Basile definito più tardi dal figlio Ernesto "artista liberissimo e iniziatore di uno stile libero", con il progetto di Villa Favaloro in Piazza Virgilio.Il villino fu completato dal figlio Ernesto tra il 1913 e il 1914. Appartenne prima alla famiglia Favaloro e in seguito al Senatore Di Stefano. Ernesto Basile precisamente realizzò la torretta ottagonale su via Dante, decorata da Salvatore Gregorietti con foglie di viti e grappoli d'uva stilizzati e il giardino d'inverno, in ferro e vetro con motivi Liberty. In seguito al terremoto del 6 settembre 2002, il villino è stato dichiarato inagibile e, da allora, abbandonato anche se, da diversi anni, si è pensato di trasformarlo in un museo della fotografia.
La struttura esterna è complessa, con torri, logge, balconi e una varietà di finestre ornate. Le pareti sono decorate con dettagli floreali e geometrici tipici dello stile Liberty. Il tetto è coperto da tegole e presenta camini decorati, aggiungendo un ulteriore livello di eleganza. La facciata principale è arricchita da un portico con colonne e l'ingresso è fiancheggiato da sculture e decorazioni in pietra. I giardini circostanti completano l'opera, con vialetti sinuosi, fontane e piante ornamentali che creano un ambiente di grande fascino.
Fu edificata a fine '800 dall'ammiraglio inglese Cecil Domville in stile neogotico. Poi fu acquistata da Ignazio Florio, che gli diede il nome della figlia Igiea e, nel 1899, la fece ristrutturare dall'architetto Ernesto Basile, mentre le decorazioni furono eseguite da Ettore De Maria Bergler e il mobilio realizzato da Vittorio Ducrot nello stile floreale. La struttura imita quella di un piccolo castello con torrette e merli, a picco sul mare, con un giardino esotico interno. Le pareti interne dei saloni sono anch'esse decorate secondo lo stile Liberty, soprattutto con figure femminili e motivi floreali. Lo spirito imprenditoriale dei Florio lo individuò come hotel di lusso per la Belle Époque.
Nel 1903 l'architetto Ernesto Basile progettò la sua dimora palermitana, cui diede il nome della moglie, Ida Negrini di Novara. L'edificio, rigorosamente in stile Liberty, s'affaccia su una delle strade più centrali della città (Via Siracusa), perfettamente inserito tra altre costruzioni. E' a tre elevazioni ed è posto in un angolo di un giardino ornato da due fontane. L'esterno è colorato di bianco che contrasta con un basamento di pietra mentre, sul balcone, spicca l'elegante ringhiera in ferro battuto, sostenuto da mensole e decorato da motivi floreali. Sul prospetto principale si apre l'ingresso, caratterizzato da un imponente portone sul quale campeggia l'iscrizione "Dispar et Unum" (Diverso e Unico), mentre piastrelle policrome e lastre di pietra, sorrette da mensole in ferro battuto, sovrastano le persiane colorate di verde scuro con bordi rossi. In uno dei prospetti laterali troviamo un pilastro a torre che si collega alla terrazza.
L'esterno del Teatro Massimo di Palermo è un magnifico esempio di architettura neoclassica con influenze rinascimentali e barocche. Progettato da Giovan Battista Basile e completato dal figlio Ernesto Basile, l'edificio è caratterizzato da una facciata ornata con un portico a colonne corinzie, che sostengono un ampio frontone triangolare decorato con bassorilievi. La scalinata monumentale d'accesso è fiancheggiata da due leoni di pietra scolpiti da Benedetto Civiletti, sui quali sono poste figure allegoriche che rappresentano la Tragedia e la Lirica. Il tetto, coperto da tegole rosse, è sormontato da una cupola centrale. Le pareti esterne presentano finestre ad arco e decorazioni in pietra intagliata, che contribuiscono a creare un senso di eleganza e solennità. Completano l'opera i giardini circostanti, con vialetti ben curati, fontane e piante ornamentali, che fanno da cornice a questo splendido edificio, simbolo della grandezza culturale di Palermo durante la Belle Époque.
Gabriele D’Annunzio mise la propria penna al servizio dei Florio, ma non poté certo evitare di mettere gli occhi su quelli di donna Franca Florio, certamente una delle donne più colte, corteggiate ed affascinanti della nobiltà siciliana, tanto che il Kaiser Guglielmo amava definirla la Stella d’Italia, mentre D’Annunzio la definì “l’Unica”.