Want to make interactive content? It’s easy in Genially!

Over 30 million people build interactive content in Genially.

Check out what others have designed:

Transcript

SPECIALIA'

CONTESTO

CARATTERISTICHE

ORGANIZZAZIONE

STORIA

ATLETICA LEGGERA

E' uno sport basato su attività naturali per l'uomo

MARCIA

CORSA

SALTO

LANCIO

Le sue origini si perdono nella notte dei tempi

Per migliaia di anni i primi uomini, alle prese con le necessità di sopravvivenza

Così favendo crearono la matrice naturale di un agonismo del tutto singolare e inconsapevole.

CORREVANOfuggendo ed inseguendo

LANCIAVANO per aggredire o per difendersi

Grecia, Egitto, Irlanda e poi Roma e l'Etruria sono probabilmente le terre in cui il gesto atletico dell'uomo assume forme più definite. Però alla Grecia viene assegnato un ruolo essenziale, quasi totale ed è qui che l'atletica trova le sue origini.

Tante sono le testimonianze: i poemi omerici, la statuaria, Pindaro e la pittura vascolare testimoniano la profonda passione sportiva degli antichi greci e l'onore in cui tenevano gli atleti.

Sia negli antichi Giochi Olimpici che nei vari Giochi Panellenici vi erano attività di corsa, salti, lanci. Lo stadion o stadio antica gara di corsa, il salto in lungo, il lancio del disco e il lancio del giavellotto.

L'atletica moderna nacque in Inghilterra, con il primo incontro tra Oxford e Cambridge nel 1864.

Ma fu l'inglese Thomas Arnold, nel 1828, a ripristinare alcuni esercizi praticati nell'antichità ed a fissarne le norme tecniche.

In Italia, l'atletica leggera nacque alla fine dell'ottocento come attività podistica. Nel 1910 anche le gare di salto e di lancio iniziarono ad essere disciplinate dell'atletica. La rinascita dei Giochi olimpici, nel 1896, diede un ulteriore incremento alla ripresa dell'atletica. Attualmente l'atletica leggera è una delle discipline principali dei Giochi Olimpici.

Viene detta "leggera" per distinguerla dalle discipline di "atletica pesante", che comprendono il pugilato, la lotta e il sollevamento pesi. E' una disciplina sia maschile che femminile.Esiste qualche differenza tra il programma gare maschile e quello femminile, che riguarda le distanze da percorrere e il peso e la dimensione degli attrezzi utilizzati nei concorsi.

L'Atletica Leggera 1. E' uno sport individuale 2. Comprende una serie di specialità suddivise in corse, concorsi e prove multiple. Le corse, a cui si associa la marcia, mettono in rapporto la nozione di tempo con quella di spazio. In generale si tratta di percorrere una data distanza nel minor tempo. I concorsi comprendono i salti e i lanci. Le prove multiple comprendono: - il Decathlon (gara maschile) - l'Eptathlon (gara femminile).

Le gare sono disputate all'interno di uno stadio, su pista o pedana, ad eccezione della marcia e della maratona, che si svolgono all'esterno. Lo stadio è costruito all'aperto e comprende:- la pista (per le corse) di forma ovale misura 400 m, circonda il prato ed è formata da due rettilinei e da due ampie curve. Realizzata in materiale sintetico gommoso detto tartan ed è suddivisa in un numero variabile di corsie, da 6 a 10.

Le corsie devono essere numerate dall'interno verso l'esterno, con numerazione crescente. La corsia più interna è lunga 400 metri; - le pedane dove si svolgono i concorsi (salti e lanci).Troviamo anche una riviera (barriera seguita da una vasca piena d'acqua) che costituisce il penultimo ostacolo della gara dei 3000 siepi.

WORLD ATHLETICS

E' la federazione internazionale che si occupa di monitorare le federazioni nazionali, di organizzare le competizioni internazionali, normare le regole dello sport, riconoscere e gestire i primati mondiali.

SEI FEDERAZIONI CONTINENTALI

FIDAL

Federazione Italiana di Atletica Leggera, che dal 1906 promuove la pratica dell'atletica in Italia e ne coordina le attività a livello sia dilettantistico che agonistico.

Federazioni nazionali

CORSE

CONCORSI

PROVEMULTIPLE

Le corse, a cui si può associare la marcia, mettono in rapporto la nozione di tempo con quella di spazio. In generale si tratta di percorrere una data distanza nel minor tempo. Le prove si svolgono sulla pista che misura 400 m.

Stafetta mista 4x400 m

GARE DI VELOCITA'

GARE DI RESISTENZA

UN PO' DI STORIA

TECNICA

REGOLAMENTO

110 M HS

100 M HS

400 M HS

100 M

200 M

400 M

STAFFETTE

Iniziava con uno squillo di tromba, e c'erano dei giudici ai blocchi di partenza per assicurarsi che non ci fossero false partenze; c'erano anche dei giudici sulla linea di arrivo per stabilire il vincitore.Si correva su sabbia e sia la linea di partenza sia quella di arrivo erano contrassegnate da soglie di pietra. I corridori partivano in posizione eretta.

Lo stadion (o stadio) era un'antica gara di corsa, la prima ed unica gara della prima edizione dei Giochi Olimpici.

Lo stadion prendeva il nome dall'edificio nel quale si svolgeva, anch'esso chiamato stadion.Era la corsa più prestigiosa; il vincitore veniva spesso considerato come il vincitore degli interi Giochi e accendeva il fuoco dei Giochi successivi. La gara consisteva essenzialmente in uno sprint su un rettilineo di 192,28 metri.

Il diaulo era una gara di corsa di lunghezza doppia rispetto allo stadion, introdotta nella quattordicesima edizione dei giochi olimpici.

Nelle gare fino a 400 m compresi (incluse le prime frazioni delle stafette) è obbligatoria la partenza a terra e l’uso dei blocchi di partenza.

In tutte le corse disputate in corsia, ciascun concorrente deve rimanere nella corsia assegnatagli dalla partenza al termine.

Alla pistola dello starter è collegato il cronometro, che si avvia allo sparo.L'arrivo. Vince la corsa chi taglia per primo il traguardo, cioè chi supera la linea di arrivo prima degli altri.L'arrivo dei concorrenti viene registrato dal fotofinish. Il fotofinish non solo registra l'arrivo ma rileva i tempi fino a un millesimo di secondo.

Falsa partenza. Se un atleta spinge sui blocchi prima dello sparo, la strumentazione rileva l'irregolarità, il controstarter spara un secondo colpo e la partenza viene bloccata. L'atleta responsabile viene squalificato e la partenza viene ripetuta.

Nelle staffette viene utilizzato un testimone che deve essere portato a mano per tutta la gara fino all'arrivo. E' un tubo vuoto, liscio, di sezione circolare fatto di legno, metallo o qualsiasi altro materiale rigido, lungo circa 30 cm.

Il testimone dovrebbe essere colorato in modo da risultare facilmente visibile durante la corsa.

Se il testimone cade, può essere raccolto dall’atleta al quale è caduto.

Il testimone deve essere passato entro la zona di cambio. Il passaggio del testimone al di fuori della zona di cambio e motivo di squalifica.

Link

La corsa è una sequenza di passi in cui all'appoggio del piede segue la spinta e una fase di volo.

2 FASI- FASE DI APPOGGIO e SPINTA - FASE DI VOLO

FASE DI APPOGGIO e SPINTA

  • il piede prende contatto con il terreno davanti al corpo.
  • ammortizza l'impatto con la flessione e l'azione elastica della caviglia
  • Il baricentro passa da dietro l'appoggio ad avanti.
La fase di spinta si conclude quando il piede lascia il terreno, dopo l'estensione dell' arto.

FASE DI VOLO

  • il tallone viene portato verso il gluteo
  • il ginocchio si porta in avanti-alto, consentendo l'avanzamento
  • quando la coscia è vicina all'orizzontale, con il ginocchio nel punto più alto della sua oscillazione, la gamba si estende in avanti per prendere contatto nuovamente con il terreno.

Le braccia svolgono un'importante funzione equilibratrice. Esse oscillano lungo il fianco in atteggiamento flesso, in modo coordinato con gli arti inferiori.

FREQUENZA ED AMPIEZZA DEL PASSOLo spostamento è il prodotto della frequenza degli appoggi per l'ampiezza del passo. La velocità massima si ottiene dalla giusta combinazione tra ampiezza e frequenza del passo.Un passo troppo ampio obbliga a diminuire la frequenza, mentre la ricerca di un'alta frequenza comporterebbe un passo troppo breve, dispendioso e inefficace. Per aumentare la velocità di corsa bisogna migliorare uno dei due parametri senza far diminuire l'altro. In una gara di 100 m, corsa in circa 10 secondi, un atleta compie in media 43/49 passi e corre con una frequenza media di circa 5 passi al secondo e un'ampiezza di circa 2,20 m.

COME SI ESEGUE LA CORSA VELOCELA PARTENZA - Lo starter invita a prendere posizione sulla linea di partenza con il comando: "Ai vostri posti". L'atleta sistema i piedi sui blocchi, le mani a terra con le dita dietro le linea e un ginocchio che tocca il terreno. Quando lo starter comanda "Pronti" gli atleti sollevano il ginocchio da terra e, innalzando e avanzando il bacino, portano le spalle avanti e rimangono immobili in questa posizione. Allo "Sparo" entrambi i piedi spingono con forza sui blocchi, le mani si staccono da terra e comincia la fase di accellerazione.

I LANCI

Le gare di lancio comprendono: - il getto del peso - il lancio del disco - il lancio del martello - il tiro del giavellotto. Si tratta di competizioni individuali in cui l'obiettivo è lanciare l'attrezzo il più lontano possibile, all'interno di un settore delimitato. Per farlo gli atleti si muovono su apposite pedane, predisposte per agevolare il gesto tecnico e garantire la sicurezza di tutti i presenti nell'impianto sportivo, ed utilizzano un movimento detto rincorsa che insieme all'altezza di rilascio dell'attrezzo e all'angolo di uscita, condiziona la velocità di uscita e quindi la lunghezza del lancio.

Il lancio del giavellotto è una specialità sia maschile che femminile, in cui l'atleta cerca di scagliare il più lontano possibile un attrezzo di forma affusolata fatto di metallo e fibra di vetro. La tecnica di tiro si fonda sulla rincorsa, che permette di raggiungere la massima velocità di uscita dell'attrezzo;

Il getto del peso è una specialità sia maschile che femminile, in cui l'atleta cerca di scagliare il più lontano possibile un attrezzo di forma sferica, realizzato in ferro pieno.

Il lancio del Disco e il lancio del Martello condividono la stessa pedana.

La pedana è di forma circolare, ha un diametro di 2,135 m. E' costituita esternamente da un anello metallico bianco, allineato con il terreno, e internamente da una superficie non scivolosa in cemento.

Zona di caduta, delimitata da due strisce bianche che partono dalle estremità della pedana e si prolungano nel prato, formando un angolo di circa 35°.

Il fermapiede è realizzato in legno e dipinto di bianco, delimita ad arco la pedana in corrispondenza del settore di caduta. Ha il bordo rialzato, con il quale l'atleta blocca il piede.

Linea bianca, lunga 75 cm e larga 5 cm, che divide la pedana in una metà anteriore e una metà posteriore.

Linea bianca, lunga 75 cm e larga 5 cm, che divide la pedana in una metà anteriore e una metà posteriore.

TECNICA DI LANCIO

Sono due le tecniche di lancio utilizzate dai pesisti. La prima, dal punto di vista cronologico, è la tecnica lineare con traslocazione dorsale introdotta dallo statunitense Parry O'Brien negli anni cinquanta, che si basa su un spostamento rettilineo all'indietro. La seconda è la tecnica rotatoria proposta dal russo Aleksandr Barysnikov negli anni settanta, analoga a quella tradizionalmente usata nel lancio del disco. La maggior parte dei pesisti di alto livello ormai adotta la tecnica rotatoria.

UN PO' DI STORIA

Il getto del peso deriva dalle gare di lancio delle pietre dell'antica grecia. La sua forma attuale trae origine dalle feste scozzesi e irlandesi. Nelle Olimpiadi moderne è presente sin dalla prima edizione come competizione solo maschile; la gara femminile fu introdotta ai Giochi di Londra nel 1948. Fino alla prima guerra mondiale il lancio si effettuava senza traslocazione o spostamento. A partire dagli anni '20 viene introdotta la traslocazione e agli inizi degli anni '50 lo statunitense Parry O'Brien rivoluzionò ulteriormente la tecnica di lancio.

ATTREZZO

Il peso è un attrezzo di forma sferica e dalla superficie levigata, realizzato in ferro pieno oppure in un altro metallo che non sia più tenero dell'ottone. Il peso e le dimensioni variano in base all'età e al sesso degli atleti: - nelle gare maschili Seniores la sfera deve pesare almeno 7,257 kg ed avere un diametro di 110-130 mm; - nelle gare femminili Seniores la sfera pesa 4 kg e ha un diametro di 95-110 mm. Gli attrezzi utilizzati nelle competizioni dei Giochi sportivi studenteschi pesano: - tra i 2 e 5 kg per i maschi - tra i 2 e 3 kg per le femmine.

REGOLAMENTO

- Il peso deve essere lanciato tenendolo a contatto con il collo fino al momento della spinta finale. - La prova è considerata valida se l'atleta, completato il lancio, esce dalla pedana passando dalla metà posteriore della stessa.

Area di rincorsa, lunga almeno 30 m, delimitata lateralmente da due linee bianche parallele, distanti tra loro 4 m. L'area di rincorsa è realizzata con lo stesso materiale sintetico della pista. L'atleta in quest'area effettua la rincorsa che termina con il tiro prima dell'arco di lancio.

Arco di lancio, è una linea curva disegnata sulla pista con un raggio di 8 m ed uno spessore di 7 cm. Rappresenta il limite entro cui è possibile effettuare il lancio. Se l'atleta oltrepassa tale limite il lancio viene considerato nullo.

Zona di caduta, delimitata da due strisce bianche che partono dalle estremità dell'arco di lancio e si prolungano nel prato, formando un angolo di circa 29°.

UN PO' DI STORIA

Come strumento di guerra e di caccia il giavellotto ha una storia che si perde nella notte dei tempi. Come esercizio sportivo figurò nel programma sia dei Giochi celtici di Tailteann sia di quelli dell'antica Grecia, che lo avevano incluso nel pentathlon. Di queste gare parlano, tra gli altri, Omero e Tacito. La principale differenza rispetto al giavellotto moderno consisteva in un piccolo cappio di cuoio (amentum), legato all'altezza del centro di gravità dell'attrezzo; inserendo l'indice e il medio in questo cappio era possibile far ruotare il giavellotto, aumentando la forza di propulsione e quindi anche la lunghezza del lancio. In epoca recente (1956) si è avuto, per iniziativa degli spagnoli, un tentativo di reintrodurre la rotazione, ma la IAAF ha respinto la proposta, soprattutto per ragioni di sicurezza. Nel Medio Evo si lanciava un attrezzo del genere sia in lunghezza sia contro bersagli fissi. Nella seconda metà del 19° secolo il lancio del giavellotto fu ripristinato da tedeschi e ungheresi e poi divulgato dagli scandinavi, ai quali dobbiamo la regolamentazione tuttora vigente.

RINCORSA

La tecnica di tiro del giavellotto si fonda sulla rincorsa, che permette di raggiungere la massima velocità di uscita dell'attrezzo; essa si divide in due fasi fondamentali: 1. FASE CICLICA 2. FASE ACICLICA

01

FASE CICLICA

Fase di rincorsa ciclica, durante la quale l'atleta corre frontalmente tenendo il giavellotto orizzontalmente sopra la spalla, con la punta all'altezza della propria testa e orientata verso la direzione di lancio.

02

FASE ACICLICA

Fase di rincorsa aciclica, durante la quale, l'atleta passa ad una corsa laterale (complessivamente 5-7 passi) al termine della quale, da una posizione di massima tensione muscolare con il corpo ad arco, inizia l'azione di rilascio (con progressivo movimento di gambe, anca, tronco, spalla), che si conclude con la "frustata" del braccio lanciante.

ATTREZZO

Il giavellotto è un attrezzo a forma di lancia. E' costituito da 3 parti: - un fusto in metallo (alluminio o acciaio) o fibra di carbonio - una testa metallica che finisce in una punta acuminata - un'impugnatura in corda. L'impugnatura è posta in corrispondenza del punto di gravità dell'attrezzo. Il peso del giavellotto per le donne è di 600 grammi e per gli uomini 800 grammi. Nelle categorie giovanili il peso varia in relazione all'età.

REGOLAMENTO

In una gara gli atleti hanno a disposizione 6 tiri per scagliare l'attrezzo il più lontano possibile. Affinchè il lancio sia valido: - il giavellotto, deve ricadere all'interno della zona di caduta e conficcarsi con la punta nel terreno o almeno toccare il terreno con l'estremità della testa metallica prima di qualsiasi altra parte; - dopo il tiro l'atleta non deve superare l'arco di tiro ed uscire dalla pedana lateralmente.

VORTEX

Nelle categorie giovanili si utilizza il vortex come attrezzo propedeutico all'apprendimento della tecnica del tiro del giavellotto. Si tratta di un oggetto a forma di siluro, costituito da un corpo centrale e da una coda, ed è realizzato in poliuretano. Le gare di vortex si disputano sulla stessa pedana del giavellotto e con le stesse regole. Anche la tecnica esecutiva è praticamente la stessa. Il vortex va impugnato in modo saldo: 1. il corpo centrale deve essere adagiato sul palmo della mano, mentre la coda può essere tenuta tra indice e medio 2. il corpo centrale può essere tenuto ta pollice e indice, per cui il pollice rimane da un lato dell'attrezzo e le quattro dita dall'altro lato.

La pedana è di forma circolare e ha un diametro interno di 2,5 m. E' costituita esternamente da un anello metallico bianco, allineato con il terreno, e internamente da una superficie non scivolosa in cemento.

La pedana è di forma circolare e ha un diametro interno di 2,135 m. E' costituita esternamente da un anello metallico bianco, allineato con il terreno, e internamente da una superficie non scivolosa in cemento.

L'area di caduta è delimitata da due striscie bianche, che partendo dal centro della pedana, si prolungano sul prato, formando un angolo di circa 35°.

Riduttore

La pedana è circondata, su 3 lati, da una rete di protezione sorretta da pali verticali in metallo e aperta verso il settore di lancio.

MARTELLO

DISCO

UN PO' DI STORIA

Il lancio del disco è ampiamente illustrato nell'arte e nella letteratura dell'antichità: basti solo pensare al Discobolo di Mirone, celebre opera del 5° secolo a.C. https://mcarte.altervista.org/wp-content/uploads/2016/08/discobolus_by_vmpi-d7jxjww.jpg In origine i greci usavano dischi di pietra, con diametro fra i 17 e i 32 cm e un peso fra 1,3 e 6,6 kg. Più tardi vennero usati dischi di ferro, piombo o bronzo. Di solito l'attrezzo veniva lanciato da una piattaforma rettangolare. Il disco moderno ha regole ispirate alla tradizione continentale europea anziché a quella anglosassone, come avviene invece per peso e martello. (di Roberto L. Quercetani - Enciclopedia dello Sport (2004)

ATTREZZO

E' un'attrezzo dalla forma a lente, realizzato in legno e un'anima in metallo. Il peso e le dimensioni variano in base all'età e al sesso degli atleti: - nelle gare femminile Seniores il disco pesa 1 kg, ha un diametro di 180-182 mm e uno spessore di 37-39 mm; - nelle gare maschili Seniores pesa 2 kg, ha un diametro di 219-221 mm e uno spessore di 44-46 mm.

TECNICA DI LANCIO

La tecnica di lancio consiste nell'effettuare una velocissima rotazione-traslocazione in pedana, durante la quale l'atleta compie un giro e mezzo sul proprio asse verticale (rotazione) e nello stesso tempo avanza verso la zona di lancio (traslocazione). Mentre gira sulle gambe, l'atleta genera una forza centrifuga che parte dai piedi, aumenta progressivamente e finisce con la frustata del braccio, che lancia il disco dal basso verso l'alto.

REGOLAMENTO

Affinchè il lancio sia valido: - l'atleta non deve toccare il cordolo che delimita la pedana nè appoggiare il piede fuori da essa; - il disco deve cadere all'interno del settore di caduta; - dopo il rilascio dell'attrezzo, l'atleta deve uscire posteriormente alla linea mediana della pedana. I lanci disponibili sono 6. In alcune gare, dopo le tre prove di qualificazione, i migliori 6-8 atleti effettuano i tre lanci di finale.

UN PO' DI STORIA

Il nome di questa disciplina, che ha lontane origini celtiche, nasce dal fatto che in origine l'attrezzo utilizzato era un comune martello da fabbro. All'inizio l'esercizio era praticato dalla nobiltà e dal popolo e le regole prevalenti erano assai diverse da quelle oggi vigenti. Solo nel 1887 gli americani fissarono in 4 piedi (1,22 m) la lunghezza massima dell'attrezzo, stabilendo che dovesse essere composto da una sfera di ferro collegata tramite una catena d'acciaio di 3 mm di diametro a una maniglia di forma triangolare, con peso complessivo non inferiore a 16 libbre (7,257 kg). Il lancio si effettuava da una pedana circolare di 7 piedi (2,134 m) di diametro. Queste regole divennero norma internazionale solo a partire dal 1908. Ancora un paio di anni prima un annuario irlandese riportava nella tabella dei primati nazionali dieci diverse categorie di lancio del martello, con varianti che riguardavano l'attrezzo, la catena e anche i movimenti consentiti prima del lancio.

ATTREZZO

Il martello è formato da una testa sferica in metallo, collegata a un'impugnatura triangolare tramite un filo d'acciaio. Le dimensioni e soprattutto il peso variano in base al sesso degli atleti: - nelle gare femminili l'attrezzo nel suo insieme pesa 4-4,025 kg, la distanza tra questa e l'impugnatura è di 116-119,5 cm; - nelle gare maschili l'attrezzo pesa complessivamente 7,260-7,285 kg e la distanza tra questa e l'impugnatura è di 117,5 e 121,5 cm.

TECNICA DI LANCIO

La tecnica di esecuzione del lancio prevede che l'atleta impugni l'attrezzo con entrambe le mani ed effettui 3 o 4 rotazioni (movimento rotatorio) attorno al suo asse longitudinale all'interno della pedana prima del rilascio, mentre progressivamente avanza verso la parte anteriore di essa (movimento traslatorio);

REGOLAMENTO

Affinchè il lancio sia valido: - l'atleta non deve toccare il cordolo che delimita la pedana nè appoggiare il piede fuori da essa; - il martello deve cadere all'interno del settore di caduta; - dopo il rilascio dell'attrezzo, l'atleta deve uscire posteriormente alla linea mediana della pedana. I lanci disponibili sono 6. In alcune gare, dopo le tre prove di qualificazione, i migliori 6-8 atleti effettuano i tre lanci di finale.

I SALTI

I salti si possono distinguere in salti in estensione (lungo e triplo) e salti in elevazione (alto e asta). Nei salti riconosciamo delle fasi comuni: - rincorsa - stacco - volo - atterraggio. Velocità di esecuzione, equilibrio e buona forza esplosiva sono le principali qualità che un buon saltatore deve sviluppare, insieme a un'ottima coordinazione, necessaria a integrare i movimenti delle diverse parti del corpo e a comporli nelle azioni consecutive. La mobilità articolare garantirà inoltre ai movimenti un'ampiezza tale da rendere il gesto il più possibile efficace.

Il salto in lungo fa parte dei salti in estensione ed è una specialità sia maschile che femminile dell'atletica leggera. L'obiettivo è quello di raggiungere con un salto la massima distanza possibile dopo una rincorsa, uno stacco e una fase di volo.

Il salto in alto fa parte dei salti in elevazione ed è una specialità sia maschile che femminile dell'atletica leggera. Consiste nel superamento, con un salto verso l'alto, di un'asticella posta ad una data altezza.

Il salto triplo è una specialità sia maschile che femminile dell'atletica leggera. Gli atleti dopo una rincorsa, raggiungono una zona di battuta o stacco da dove effettuano tre balzi consecutivi cercando di atterrare il più lontano possibile. Fa parte dei salti in estensione come il salto in lungo.

ASSE DI BATTUTA SALTO IN LUNGO - E' composta da un'asse di legno, su cui viene posto il limita oltre il quale non è più consentita la rincorsa, LINEA DI STACCO. oltre la quale è posto un materiale gommoso, detto PLASTILINA, che consente di individuare i salti nulli, cioè quei salti effettuati con il piede oltre la linea di battuta.

ASSE DI BATTUTA SALTO TRIPLO

FOSSA DI CADUTA - Riempita di sabbia.Dopo ogni salto ci sono delle persone addette che livellano la sabbia.

PEDANA DI RINCORSA - Parte rettilinea in materiale sintetico lunga circa 50 m.

SALTO IN LUNGO

UN PO' DI STORIA

Il salto in lungo, stando agli storici dell'antico sport greco, non nacque per finalità di guerra ma per fronteggiare la necessità pratica di superare gli ostacoli che si incontravano lungo le strade. Fu rapidamente incluso tra le specialità sportive, non era una gara a sé ma faceva parte del pentathlon, entrò nel programma olimpico a partire dalla diciottesima edizione dei Giochi, nel 708 a. C. Il salto in lungo con rincorsa veniva effettuato con l'ausilio di pesi tenuti nelle mani. L'atleta doveva effettuare lo stacco esclusivamente nella zona detta batèr, che era lastricata in pietra o forse in legno ed era delimitata ai lati da lance conficcate nel terreno. Oltre il batèr c'era la zona di atterraggio, chiamata skàmma, fatta di terra morbida e dissodata, sulla quale il salto veniva misurato partendo dall'impronta lasciata dal tallone dell'atleta. Non è chiaro come venissero utilizzati i pesi, detti haltères ‒ che potevano variare da 1,8 kg a 4,296 kg ‒ e come il salto stesso fosse eseguito.

TECNICA DI SALTO

Consiste: - in una fase di rincorsa, che varia tra i 30 e i 50 m e che porta l'atleta alla fase successiva quasi alla massima velocità. E' fondamentale un'elevata frequenza di passi a ginocchia alte; - segue la battuta o stacco, che avviene spingendo a "tutto piede" verso l'avanti-alto. Busto eretto non flesso in avanti; - poi la fase di volo, l'atleta compie in volo alcuni movimenti, con gambe e tronco, che gli permettono di arrivare all'atterraggio nella migliore posizione; - infine l'atterraggio sulla sabbia, il più lontano possibile dalla battuta.

REGOLAMENTO

Affinchè il salto sia valido: - l'atleta durante lo stacco non deve superare la linea di battuta e toccare la plastilina; SALTO NULLO SALTO VALIDO Ogni atleta ha a disposizione 3 salti per cercare la migliore prestazione. Al termine dei primi tre salti, i migliori otto atleti vengono ammessi alla fase finale ed hanno altri 3 salti a disposizione. La lunghezza del salto viene misurata dal margine anteriore dell'asse di battuta, fino al punto più arretrato dell'impronta lasciata sulla sabbia dall'atleta con qualsiasi parte del corpo.

SALTO TRIPLO

UN PO' DI STORIA

Le origini di questa specialità sono celtiche e non greche (per salto triplo ai tempi dei Giochi Olimpici antichi si intendeva la somma di tre salti in lungo). Dalla tradizione dei giochi celtici l'esercizio fu ripreso dagli irlandesi e dagli scozzesi, anche se non è ben chiaro quale fosse inizialmente la successione dei movimenti: - hop-hop and jump - oppure hop-step and jump Certo è che, alla fine dell'Ottocento, gli irlandesi praticavano un salto triplo fatto di: - uno stacco (hop) - ricaduta sullo stesso piede con immediata ripartenza (hop) - infine salto con chiusura (jump). Nella tradizione americana si era andato diffondendo, invece, un diverso modo di effettuare l'esercizio: al primo hop seguiva lo step, cioè il passo con appoggio sul piede opposto, da cui si effettuava il salto finale. Per molti anni, in assenza di un organismo internazionale che decretasse quale dovesse essere la regola, mancò una vera e propria codificazione stilistica. Soltanto dopo l'Olimpiade del 1908 si decise che il salto triplo ufficiale sarebbe stato hop-step and jump. Questo significava in pratica che per un atleta che avesse staccato di destro la successione degli appoggi a terra dovesse essere destro-destro-sinistro; e per chi avesse, invece, battuto con il sinistro, la successione fosse sinistro-sinistro-destro. La IAAF avrebbe fatto suo questo regolamento, che da allora non è più cambiato.

TECNICA DI SALTO

  • Rincorsa: l'atleta cerca di raggiungere la massima velocità possibile con la quale effettua il balzo.
  • Hop
    • Stacco: attraverso una forte azione dell'arto inferiore (gamba di stacco) l'atleta eleva il suo centro di gravità staccandosi da terra.
    • Volo: è la fase in cui l'atleta non ha contatto con il terreno, mantiene l'equilibrio e con un'azione circolare della gamba di stacco ricade sulla stessa.
  • Step
    • Stacco: attraverso una forte azione dell'arto inferiore (gamba di stacco) l'atleta eleva nuovamente il suo centro di gravità.
    • Volo: è la fase in cui l'atleta non ha contatto con il terreno, mantiene l'equilibrio e dopo un'accentuata apertura in volo degli arti inferiori va a contatto con il suolo con la gamba opposta a quella di stacco.
  • Jump
    • Stacco: attraverso una forte azione dell'arto inferiore opposto alla gamba di stacco l'atleta eleva per la terza volta il suo centro di gravità.
    • Atterraggio: arrivo il più lontano possibile dalla zona di stacco.

REGOLAMENTO

Affinchè il salto sia valido: - l'atleta durante lo stacco non deve superare la linea di battuta e toccare la plastilina; Ogni atleta ha a disposizione 3 salti per cercare la migliore prestazione. Al termine dei primi tre salti, i migliori otto atleti vengono ammessi alla fase finale ed hanno altri 3 salti a disposizione. La lunghezza del salto viene misurata dal margine anteriore dell'asse di battuta, fino al punto più arretrato dell'impronta lasciata sulla sabbia dall'atleta con qualsiasi parte del corpo.

MATERASSO - sul quale avviene la caduta dopo il salto.

RITTI - due sopporti verticali graduati che sostengono l'asticella.

ASTICELLA - in plastica o fibra di vetro, lunga 4 m, ha una sezione trasversale circolare con alle estremità due supporti piatti per l'appoggio.

UN PO' DI STORIA

Questa disciplina è stata conosciuta e praticata nella Grecia antica, però non faceva parte di alcun programma di giochi o competizioni ufficiali, sia per problemi di regolamentazione e misurazione del salto, che per la sicurezza nella ricaduta. Al contrario, il salto in alto era regolarmente praticato in Africa: non mancano prove più o meno recenti, raccolte da vari esploratori, di competizioni di salto in alto organizzate in Congo, in particolare nelle zone abitate dai watussi, che certamente erano la continuazione di una tradizione antichissima. Alcune documentazioni fotografiche mostrano atleti africani eseguire il salto in alto, probabilmente effettuato con l'aiuto di pedane, attraverso le quali la velocità accumulata con la rincorsa poteva essere meglio trasformata in forza ascensionale. In Europa una sorta di salto in alto faceva parte della tradizione celtica: gli atleti dovevano, a forza di garretti, balzare sulla sommità di un muro o di un ostacolo. L'impatto rendeva l'esercizio pericoloso e doloroso sia che si riuscisse nell'impresa sia, ancor più, in caso contrario. I vichinghi cominciarono a discendere lungo le coste dell'Europa attorno all'anno 800 e ripresero ovunque la tradizione celtica del salto in alto, che non resse tuttavia alle trasformazioni di vita e costumi subentrate nel basso Medio Evo. Nel Rinascimento il salto in alto era, invece, regolarmente praticato. Il salto in alto diventò pratica corrente nelle scuole militari in Germania, in Gran Bretagna e in Irlanda. I britannici, emigrando negli Stati Uniti, portarono poi sull'altra sponda dell'Atlantico questa disciplina, dove si sviluppò. È infatti negli Stati Uniti che William Byrd Page mise a punto la sua tecnica "a forbice". Sul finire del 19° secolo il salto in alto era una specialità in piena evoluzione tecnica. Ogni modifica di stile arrivava dalla sperimentazione individuale: non esisteva ancora una tecnica codificata o una scuola che impostasse i giovani in una direzione piuttosto che in un'altra. Lo stile "a forbice" viene perfezionato con l'aggiunta della rincorsa, una rincorsa lunga che permetteva di divenire anche veloce, dopo una ventina di metri piegava leggermente sulla destra, poi, dopo tre passi molto rapidi e molto schiacciati verso il basso, spingeva in alto con la gamba destra ‒ cioè la più lontana dall'asticella ‒ e contemporaneamente frustava verso l'alto la sinistra, tesa come nel normale salto "a forbice". Sopra l'asticella, l'atleta operava una torsione del corpo, per ricadere poi a terra. Questa tecnica, fu chiamata "a forbice con torsione interiore", costituì la base per successive, importanti evoluzioni. Nei primi anni del 20° secolo dopo anni di tentativi nasce il western roll, o "rullo californiano". La nuova tecnica prevedeva che l'avvio dell'atleta avvenisse non più in posizione frontale rispetto all'asticella ma spostato tutto a sinistra, l'altro elemento nuovo era la posizione del corpo, che appariva quasi coricato su un fianco nell'attimo dello scavalcamento: pochi passi, lenti, poi la spinta con la gamba sinistra (la più vicina all'asticella), lo slancio della destra e infine la torsione del corpo e il passaggio con le anche allineate sulla verticale della sbarra. Intorno agli anni '30 compare una versione rimodernata del western roll: invece di portare le anche allineate in verticale sopra la sbarra si imprimeva al corpo una rotazione ancora maggiore all'atto dello scavalcamento, in modo che l'addome fosse rivolto verso l'asticella e la linea delle anche risultasse parallela al terreno. Lo stile, che sarebbe stato chiamato belly roll e poi straddle "inforcata", o "a cavalcioni", in Europa "ventrale" e avrebbe dominato il salto in alto per i successivi quarant'anni, cioè sino all'avvento dello stile Fosbury, era senza dubbio più conveniente, perché abbassava il baricentro del saltatore, avvicinandolo all'altezza su cui era posta la sbarra. La decisione presa dalla IAAF nel 1936 di modificare la regola che impediva di anticipare con la testa e le spalle il passaggio sull'asticella aveva aperto sempre più la strada all'affermazione dello straddle e soprattutto dello straddle tuffato. Un'autentica novità compare intorno agli anni '70: un atleta degli Stati Uniti, Dick Fosbury, capovolgendo il "ventrale" e saltando dunque "di schiena", riusciva a superare 2,21 m, conquistandosi un posto nella selezione americana per i Giochi del Messico. Fosbury prendeva una lunga rincorsa, effettuava una curva 'destrorsa', staccava con il piede più lontano dall'asticella raccoglieva al petto il ginocchio della gamba sinistra e, voltando le spalle all'ostacolo da superare, effettuava lo scavalcamento di schiena, sulla quale poi ricadeva. Naturalmente, questa tecnica era stata resa possibile dalle modifiche intervenute negli impianti e, in particolare, dalla sostituzione nella zona di ricaduta della sabbia con blocchi di gommapiuma. Negli anni Settanta capitò anche di assistere a gare di salto in alto in cui uno stesso atleta cambiava stile durante la competizione.

TECNICA DI SALTOFOSBURY

STILE FOSBURY RINCORSA Obiettivo della rincorsa è quello di consentire la realizzazione di uno stacco efficace al fine di proiettare il baricentro il più in alto possibile. E' costituita da due parti: - un primo tratto rettilineo - un secondo tratto curvilineo, dove l'atleta inclina il corpo verso il centro della curva aumentando progressivamente la frequenza del passo. Inoltre sul penultimo appoggio, l'atleta effettua l'azione di caricamento. STACCO Permette la massima elevazione del centro di gravità, grazie alla trasformazione della velocità orizzontale in verticale. VALICAMENTO Consente all'atleta di disporsi con il dorso all'asticella. ATTERRAGGIO Superata l'asticella con il bacino, il capo si flette in avanti per prendere contatto sui materassi con la parte alta del dorso.

REGOLAMENTO

- L'atleta ha a disposizione 1 minuto per effettuare il salto, dal momento in cui viene chiamato in pedana. - Il saltatore viene eliminato quando commette 3 errori consecutivi. - Il salto è nullo quando:

  • l'atleta tocca l'asticella provocandone la caduta
  • l'atleta interrompe la rincorsa ma supera il piano dell'asta o tocca i materassi
  • l'atleta stacca con due piedi.
- Se due o più atleti hanno la stessa misura finale, la parità si risolve a favore di chi ha commesso il minor numero di errori.

La storia del salto in alto

GUARDA IL VIDEO

SACCO DI CADUTA - composto da gomma piuma e plastica per attutire la caduta dell'atleta dopo il salto.

CASSETTA D'IMBUCATA - è un particolare incavo praticato nel terreno, realizzato in metallo. Serve per impuntare l'asta

RITTI - due sopporti verticali graduati che sostengono l'asticella.

ASTA - può essere di qualunque lunghezza, diametro e materiale, ma la sua superficie deve essere liscia. E' flessibile.

ASTICELLA - in plastica o fibra di vetro, lunga 4 m, ha una sezione trasversale circolare con alle estremità due supporti piatti per l'appoggio.

UN PO' DI STORIA

Nell'antichità, sia presso i greci sia presso i romani e ancora prima i fenici, l'asta veniva utilizzata, più che per saltare in alto, per saltare in lungo e rappresentava un modo di superare le difficoltà naturali di un percorso. Nel Medio Evo questo rimase l'uso preminente della pertica. Soltanto verso la fine del 18° secolo, in Germania, nelle scuole ginniche a forte impronta militare, si cominciò a utilizzare un'asta per saltare più in alto. Verso la metà dell'Ottocento gli inglesi inventarono le prime competizioni di questo tipo, chiamandole running pole leaping, cioè 'salto con l'asta con rincorsa'. Le aste dell'epoca erano dei pali molto pesanti e l'esercizio, che veniva chiamato climbing (arrampicamento), appariva piuttosto pericoloso. La pratica si diffuse rapidamente, tanto che nel 1866 a Londra si riuscì a superare i 3,05 m. Rimasero famose, in quell'epoca, le esibizioni di un professionista, Robert Musgrove, che letteralmente si arrampicava sulla pertica, superando anche 3,43 m. Il primo gesto tecnico da vero 'astista' arrivò dagli Stati Uniti, per opera di William Van Houten. Impugnando una pertica più leggera, in legno resistente ma che permetteva una buona presa ravvicinata delle mani, Van Houten effettuava una breve rincorsa, piantava l'asta per terra e, poi, agendo con le braccia, realizzava una spettacolare capovolta, volgendo le gambe verso l'alto. Così superava l'asticella e, nel farlo, si girava su sé stesso spingendo l'asta lontano e ricadendo al suolo. Nella descrizione di questa tecnica si possono già scorgere tutti i principi fondamentali del salto con l'asta moderno, che tuttavia la scuola inglese considerava non accettabile, ritenendo fondamentale il climbing. Nel 1889 l'Amateur Athletic Union stilava la sua regola per il salto con l'asta: "Nessun competitore potrà, durante il salto, spostare una mano verso l'alto, lungo la pertica, dal momento in cui ha lasciato il suolo". L'imposizione di questa regola fu fondamentale per lo sviluppo del salto con l'asta secondo i criteri in vigore ancora oggi. Infatti, la norma 183 (comma 2, paragrafo d) della IAAF recita: "Il salto sarà dichiarato nullo se dopo aver lasciato il terreno l'atleta muove la mano in posizione più bassa sopra a quella in posizione più alta; o se sposta ulteriormente verso l'alto la mano già in posizione più elevata", un criterio del tutto equivalente a quello codificato, con maggior chiarezza e semplicità, dai dirigenti dell'Amateur athletic union. Gli inglesi non accettarono le nuove disposizioni della AAU e continuarono ad arrampicarsi sulla pertica finché un incidente mortale accaduto a uno studente causò la proibizione di quest'esercizio in tutto il Regno Unito. Da allora il salto con l'asta in Gran Bretagna è rimasto una specialità senza seguito. Gli Stati Uniti, al contrario, si preparavano a dominare per decenni in questo campo, cominciando con la vittoria nella prima Olimpiade moderna

TECNICA DI SALTO

Il salto può essere suddiviso in 4 momenti: - 1 Rincorsa - 2 Avanzamento e Caricamento dell’asta (Presentazione Stacco) - 3 Oscillazione - Slancio (Capovolta - Infilata) - 4 Raddrizzamento e Volo (Valicamento dell’asticella). https://www.wikihow.it/Praticare-il-Salto-con-l%27Asta

REGOLAMENTO

Il salto viene considerato nullo se: - dopo il salto l'asticella non rimane su entrambi i pioli - l'atleta durante il salto fissa o rimette con le mani l'asticella sui pioli - l'atleta tocca il terreno, compresa la zona di caduta, al di là della linea dello zero, con il corpo o con l'asta, senza prima aver valicato l'asticella - l'atleta, dopo aver abbandonato il terreno sposta la mano inferiore al di sopra di quella superiore o sposta quella superiore più in alto

ATTREZZO

- Fino al Medioevo: si utilizzava una pertica per saltare non tanto in alto quanto in lungo. - Metà Ottocento si utilizzavano:

  • in Inghilterra, dei pali molto pesanti
  • negli Stati Uniti, una pertica più leggera di legno resistente.
- Fine 19° secolo, le aste usate avevano:
  • una lunghezza di 4,50 m
  • diametro 4 cm
  • peso tra i 7 e gli 8 kg
- Dal 1905, le aste usate erano di bambù, più leggere e flessibili. Nello stesso tempo si cominciò a praticare un foro nel terreno nel quale infilare la parte terminale dell'asta al momento dello stacco. Un perfezionamento successivo portò a rivestire il foro di legno, in modo che la punta dello strumento non sgretolasse la terra della pedana. - Nel 1943, gli americani cominciarono a fabbricare aste di alluminio che in poco tempo sostituìrono definitivamente il bambù. Successivamente il passo da dall'alluminio all'acciaio più resistente fu breve. - Nel 1948/49 cominciarono i primi esperimenti di aste in materiale sintetico e nel 1956 compaiono in gara le prime aste costruite in fibra vetrosa. Però la scadente flessibilità e la fragilità ne sconsigliavano l'uso. - I progressi della chimica, nel frattempo, portarono a perfezionare le mescole. Così agli inizi degli anni settanta le aste in fibra di vetro si imposero sulle altre. L'esclusiva della produzione era americana. Ancora tutt'oggi le aste utilizzate sono in fibra di vetro. - Ai Giochi Olimpici di Monaco nel 1972, gli americani portarono una nuova asta costruita in fibra di carbonio, molto più flessibile. La commissione tecnica della IAAF, prima autorizza, per poi vietare l'utilizzo basandosi sul principio che ogni nuovo attrezzo per poter essere omologato doveva essere disponibile a tutti da almeno sei mesi. Secondo questo criterio le cata-pole (aste in fibra di carbonio) dovevano esser ritirate e gli atleti americani, che erano giunti a Monaco solo con questo tipo di aste, vennero equipaggiati con normali aste in fibra di vetro.