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LA MORALE CRISTIANA

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LA LIBERTA' E LA LEGGE

L'uomo è creativo, e fantasioso, ha un'intelligenza che lo guida e una volontà grazie alla quale può seguire i dettami della ragione: Nella visione acistiana, la libertà è riflesso dell'immagine divina a somiglianza di cui l'uomo fu creato.Tale libertà è la condizione perché l'uomo possa rispondere autonomamente alla volontà divina e divenga responsabile della propria condotta.La Iibertà dell'uomo è tuttavia soggetta a vari condizionamenti di tipo psicologico, socio-ambientale, circostanziale. Numerosi sono, infatti, i fattori che possono disturbare le libere scelte dell'uomo, per esempio un corto conformismo morale, oppure il timore, la violenza, la concupiscenza. Il peccato è il mancato rispetto di quanto Dio ha voluto a garanzia dell'autentica libertà, umana. Affinché l'uomo recuperi la libertà di orientarsi a Dio, questi interviene con l'aiuto della sua grazia che non si sostituisce alla volontà umana, ma la illumina e la guida, la irrobustisce e la sostiene. La libertà diventa responsabilità perché in essa si iscrive il dovere di rispettare il bene: non è dunque soltanto la possibilità di decidere o una condizione di non predeterminazione. La libertà è la possibilità di scegliere consapevolmente e da sé il vero bene.

Dunque la libertà si arricchisce di senso nell'adesione ai valori che Dio propone all'uomo; si svuota e si sminuisce nella negazione dell'esistenza di questi valori. Ma in che modo l'uomo può scoprire i valori? In conseguenza della laicizzazione e della relativizzazione etica avvenuta nella cultura sette-ottocentesca, i valori hanno subito un fortissimo ridimensionamento del loro carattere di universalità. Ne è derivata l'affermazione che i valori assoluti possono anche esistere, ma l'uomo nella sua condizione storica non li percepisce come tali - e quindi ne ha una concezione più dinamica e meno rigida. Essi diventano criteri della ragione, soggetti a mutamento e con un carattere solo strumentale di guida per la condotta umana. Quando parliamo di valori ci riferiamo a differenti sfere della vita umana. Vi sono dei valori vitali e comportamentali legati e rispondenti in qualche modo a bisogni corporei primari. Molti dei valori secondari possono anche essere prodotti dalla stessa società, per cui non è sempre facile distinguere tra quelli naturali e quelli artificiali. Vi sono poi i valori dello spirito quali la cultura, l'arte, le scienze, il diritto... Essi ci legano in modo più profondo agli altri.

Dopo un'azione, in base ai princípi morali, la coscienza valuta il comportamento e accusa, rimorde oppure scusa, difende, approva.Occorre però tenere presente che, anche se la coscienza denuncia l'inopportunità morale, la malizia e la peccaminosità di un comportamento e tale giudizio morale è da noi recepito in modo chiaro e inequivocabile, tuttavia la persona resta sempre libera in quanto la decisione risiede nella libera volontà che muove all'azione, non nella coscienza .

LA COSCIENZA E I VALORI UMANI

Quando si utilizza il termine «coscienza» bisogna innanzitutto chiarire a che cosa ci si riferisce e il preciso significato della parola. È l'essere presenti a se stessi e il sapere di essere coscienti: quindi una forma riflessa del proprio io. Poi vi è il significato propriamente etico della parola: la coscienza mora-le, intesa come la capacità della persona di riconoscere e distinguere ciò che è bene da ciò che è male e di valutare alla luce di tale conoscenza le proprie azioni e intenzioni. Chiaramente, tra coscienza psicologica e coscienza morale vi è un legame di continuità in quanto la prima si completa nella seconda.

L'ATTO MORALE: CHE COSA E' BENE E CHE COSA E' MALE

Per definire che cosa è bene e che cosa è male è necessario individuare dei criteri di valutazione che siano adeguati e validi per tutti. Diversamente si cade nel soggettivismo esasperato per cui qualsiasi giudizio morale è valido, solo per il fatto che ognuno ha la possibilità di pensare quel che vuole. In una posizione di questo tipo, chiaramente, non si può procedere a valutare la bontà morale o meno di un'azione o dí una condotta, perché a un'analisi oggettiva si sostituirebbero come unici criteri la singola persona, la situazione contingente, le intenzioni, le circostanze. Nel corso della storia la definizione di tali criteri ha impegnato a lungo la riflessione umana e sono state avanzate varie tesi.Anche il potere, il denaro, il «consenso» politico o dell'opinione pubblica sono stati utilizzati come criterio di bene a di male. Ma anche in modo democratico si può legittimare ciò che invece è male solo perché la maggioranza si è trovata concorde. Quando sono la legge e la forza dell'obbligazione giuridica di uno Stato a stabilire i confini tra il bene e il male, bisogna distinguere due livelli di valutazione: quello legale e quello morale.

In questi casi la forza della legge non può cambiare il male in bene, quindi essa non è criterío sufficiente per stabilire il bene e il male. Secondo un altro criterio cui spesso l'uomo si attiene, il bene è ciò che io scelgo e voglio liberamente, il male è invece ciò che non ho scelto liberamente e mi si impone come una costrizione. Questo modo di vedere la questione morale è direttamente collegato alla concezione della libertà dell'esistenzialismo ateo: la libertà è assoluta e non è relativa a nessun valore: non esistono valori se non quelli che l'uomo ha storicamente prodotto o quelli che ogni individuo riconosce come i «propri» valori: «io decido ciò che per me è bene, e ciò che invece è male»: La scelta e la liberta paiono decidere della bontà o della malizia di un'azione. Il pericolo di queste posizioni è che esse hanno introdotto una disparità di valutazione tra bene e male e soprattutto avviano a un relativismo etico: la decisione della persona sta, da sola, alla base della moralità degli atti, non esiste «la» moralità, ma tante moralità: non esiste una verità, ma tante opinioni tutte comunque «rispettabili».

IL PECCATO

Il peccato è un concetto complesso che varia notevolmente a seconda delle tradizioni religiose, filosofiche e culturali. In molte religioni, come il cristianesimo, il peccato è visto come una trasgressione della volontà divina o delle leggi morali. Può essere considerato un atto che allontana l'individuo da Dio o dalla propria vera natura. Nel cristianesimo, ad esempio, si parla di peccati veniali e peccati mortali. I peccati veniali sono considerati meno gravi e possono essere perdonati attraverso atti di pentimento, mentre i peccati mortali sono visti come atti gravi che interrompono la relazione con Dio. Dal punto di vista filosofico, il peccato può essere analizzato come una questione di etica e moralità, esplorando le motivazioni umane e le conseguenze delle azioni. Inoltre, il concetto di peccato è spesso utilizzato per discutere della responsabilità individuale e delle conseguenze delle azioni, oltre a stimolare riflessioni sulla redenzione e il perdono.

GRAZIE PER LA VISIONE!

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