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La Reggia di Colorno

Leonardo

Created on October 15, 2024

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Transcript

La Versailles dei Duchi di Parma

Relazionato da: Leonardo Bigagli, Marlon Garay Castaneda, Lorenzo Zani, Leonardo Ravazzoni

Reggia di Colorno

Il Palazzo Ducale di Colorno, noto anche come Reggia di Colorno, è un palazzo situato a Colorno, in provincia di Parma. Fu costruito sui resti della rocca di Colorno, eretta nel 1337 da Azzo da Correggio con lo scopo di difendere l’Oltrepò. Venne ristrutturato nel XVI secolo dalla contessa Barbara Sanseverino, che trasformò la rocca in un palazzo facendone la sede di un importante centro culturale.

La Reggia

Le sale sono più di 400. La maggior parte sono senza mobili con pavimenti in marmo rosa e soffitti affrescati. Dalla galleria si può giungere all'interno della prima torretta affacciata verso il giardino, all'interno della quale si trova un salottino cinese. Da qui la vista può spaziare fino all'altra torre affacciata sulla piazza del paese, attraverso un cannocchiale prospettico costituito da ben 11 porte, poste tutte sulla stessa linea.

Le sale della reggia

Storia

Nel 1337, sull’area ora occupata dal palazzo, Azzo da Correggio fece costruire a scopo difensivo la rocca di Colorno. Nel 1458 la rocca si trasformò in una residenza signorile sotto il patrocinio della contessa Barbara Sanseverino, accogliendo una raffinata corte rinascimentale. Nel 1612 il destino del castello cambiò radicalmente con la confisca dei beni della contessa da parte dei Farnese, che dal 1547 governarono il Ducato di Parma e Piacenza. Il duca Ranuccio II Farnese e la moglie Margherita Violante di Savoia intrapresero grandi lavori di ristrutturazione, donando all'edificio l’aspetto attuale. Nella seconda metà del Settecento, dopo l’estinzione della dinastia Farnese, il Ducato di Parma e Piacenza passò ai figli di Elisabetta Farnese e del re di Spagna Filippo V di Borbone: in un primo tempo a Carlo, che nel 1734 trasferì nella reggia napoletana di Capodimonte le collezioni d’arte e gli arredi con i quali i Farnese avevano decorato il palazzo; poi a Filippo, che al contrario del fratello fece di Colorno la sua residenza principale e insieme alla moglie Luisa Elisabetta, figlia del re di Francia Luigi XV, ridiede splendore all’intero complesso. Nel 1807 la Reggia di Colorno venne dichiarata “Palazzo Imperiale”; ma una nuova fase di importanti cambiamenti ebbe luogo dopo la caduta di Napoleone, quando Colorno e l’intero Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla furono assegnati alla moglie del deposto imperatore, Maria Luigia d’Austria, che impresse agli appartamenti ducali e al grande giardino il segno indelebile del suo gusto. Dopo l’Unità d’Italia il palazzo divenne proprietà della Provincia di Parma che nel 1871 lo adibì a sede del manicomio provinciale. La Reggia torna a splendere grazie a restauri, mostre ed eventi culturali, solo dopo un secolo: negli anni ’70 del Novecento. Oggi la Reggia di Colorno, visitata ogni anno da decine di migliaia di turisti, è anche la sede di ALMA, una Scuola di Cucina Italiana che, sotto la guida di Gualtiero Marchesi, offre formazione specialistica a centinaia di giovani cuochi provenienti da tutto il mondo.

Piano Nobile e Sala Grande

Alle stanze degli appartamenti ducali si accede tramite un grande scalone costruito in epoca napoleonica dall’architetto di corte Donnino Ferrari. Attraverso una galleria si giunge all’interno della prima torretta affacciata verso il giardino e decorata da stucchi e carte da parati originali, ispirati al gusto settecentesco delle cineserie. Da qui la vista può spaziare fino all’altra torre affacciata sulla piazza, attraverso un cannocchiale prospettico costituito da ben 11 porte poste tutte sulla stessa linea. Pur essendo ambienti di parata le stanze sono di dimensioni ridotte ed intime, in consonanza con il gusto francese dell’epoca. I canoni francesi sono seguiti anche nei raffinati elementi del décor fixe: camini in marmo coordinati ai pavimenti policromi intarsiati, porte slanciate a due battenti con serrature in bronzo cesellato e soffitti con decorazioni a stucco a motivi vegetali e rocaille. La Sala Grande fu realizzata tra il 1755 e il 1756 su progetto dell’architetto Ennemond-Alexandre Petitot e rappresenta uno dei primi esempi di decorazione neoclassica in Europa. Alle pareti quattro tele opera di due artisti francesi, Francois La Croix e Adrien Manglard, acquistati a Roma nel 1759 dal Duca Filippo di Borbone. In questa sala è possibile ammirare il camino in marmo bianco di Carrara dello scultore Jean Baptiste Boudard e una consolle in legno dorato eseguita nel 1769 dall’intagliatore Ignazio Marchetti su disegno del Petitot.

Cappella Ducale di San Liborio

Edificata da Francesco Farnese nel 1722 fu ricostruita ed ampliata nel 1777 per volere di Ferdinando di Borbone. L’interno rappresenta un raro esempio di perfetta integrazione tra struttura architettonica, ornamentazione ed arredo, grazie ad un’esecuzione avvenuta nel corso di pochi anni e all’assenza di trasformazioni di rilievo dal tempo della sua creazione. Vi sono conservate opere di Domenico Muzzi, Gaetano Callani, Giuseppe Baldrighi, Antonio Bresciani e Laurent Pécheux. Molto importanti sono gli arredi liturgici e il coro ligneo, mirabile opera di maestranze parmensi del Settecento. La chiesa possiede uno dei più interessanti e pregevoli organi antichi oggi esistenti. Si tratta di uno strumento eccezionale per dimensioni e caratteristiche sonore e strutturali costruito dai Fratelli Serassi di Bergamo tra il 1792 e il 1796.

Appartamento Nuovo del Duca Ferdinando di Borbone

Edificato fra il 1787 ed il 1789 per volere di Ferdinando di Borbone in un’ala preesistente del Palazzo nel lato verso il torrente Parma. Alcune sale presentano affreschi a guisa di arazzo rappresentanti scene bibliche, opera di Antonio Bresciani. L’ambiente più suggestivo dell’Appartamento è l’Osservatorio Astronomico: nella volta sono raffigurati la rosa dei venti e i segni zodiacali. Di grande effetto illusionistico è la prospettiva di balconata dipinta alle estremità delle pareti, nel punto di raccordo con la volta.

Giardino Storico

Il primo impianto risale al 1480 ad opera di Roberto Sanseverino. Francesco Farnese agli inizi del XVIII secolo realizzò il Grande Parco ideato da Ferdinando Galli Bibiena, un interessante connubio tra le caratteristiche più peculiari del giardino all’italiana e quello alla francese profondo oltre quattro chilometri. Nel Grande Parco si trovava la Grotta Incantata edificio spettacolare dotato di automi semoventi che cantavano azionati da complicatimeccanismi idraulici e rappresentanti divinità mitologiche. I giochi d’acqua delle varie fontane erano imponenti a tal punto che, per alimentarli si dovette procedere alla costruzione di una torre delle acque. Nella prima metà del Settecento si procedette ad un ammodernamento seguendo i dettami della moda francese su progetto di Ennemod Alexandre Petitot. Nel 1816 Maria Luigia d’Austria lo trasformò in parco all’inglese ispirato al gusto romantico. La cura del giardino andò a scadere in età post-unitaria procurando un lento ma progressivo degrado, culminato con i danni dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. La fontana di Proserpina dopo essere stata acquistata dalla famiglia Rothschild si trova attualmente in Inghilterra nel parco di Waddesdon Manor, mentre la fontana del Trianon si trova al centro dell’isoletta del parco ducale di Parma, seppur mancante di molte delle statue. Recentemente il parco ha recuperato il fasto dell’architettura del periodo farnesiano grazie a una ricostruzione storica che ha ripristinato il parterre centrale, i giochi d’acqua, i berceaux laterali e ha ricreato il laghetto.

L'ospedale psichiatrico di Colorno, in provincia di Parma, è stato un complesso di edifici adibito al mantenimento e alla cura di pazienti con problemi psichiatrici. L’ospedale psichiatrico esisteva già a Parma nel XIX secolo. Nel 1873 scoppiò nella città emiliana un’epidemia di colera e fu deciso di stabilire provvisoriamente l'ospedale psichiatrico a Colorno, situato a nord di Parma. A questo scopo si riadattarono i locali del farnesiano palazzo ducale e dell’adiacente convento dei domenicani. Con il passare degli anni questa soluzione temporanea diventò definitiva: la parte posteriore della Reggia di Colorno rimase adibita a manicomio fino alla sua chiusura nel 1978, con la legge 180, promossa da Franco Basaglia.

Manicomio