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"Il Bacio" di Francesco Hayez è uno dei dipinti più celebri dell'arte italiana del XIX secolo. Realizzato nel 1859 su commissione del conte Alfonso Maria Visconti di Saliceto è attualmente esposto presso la Pinacoteca di Brera a Milano. La tecnica utilizzata è quella dell'olio su tela con dimensioni di 112×88 cm. Il titolo del dipinto per intero è " Il bacio. Episodio della giovinezza. Costumi del secolo XIV.”. L’opera divenne subito un’icona del Romanticismo italiano e Hayez ne dipinse altre 2 versioni.

I due si trovano uno davanti all’altra: la figura femminile in primo piano, girata di spalle, è avvolta da quella maschile, rivolta, invece, verso di noi. Il giovane, più alto, si china sull’amata per baciarla, fermandole dolcemente la testa tra le mani: con la destra le solleva delicatamente il viso e con la sinistra le sostiene la nuca. Mentre tiene la gamba destra dritta a terra, piega quella sinistra e poggia il piede sul primo di tre gradini di una scala che sale.

La scena è ambientata nell'androne di un castello medievale e ritrae un appassionato quanto sensuale bacio tra due giovani amanti, in un clima di romantica sospensione. L'uomo ha un ruolo attivo nel bacio, trattenendo saldamente tra le mani il capo e il viso dell'amata; al contrario, quest'ultima si abbandona languidamente alle effusioni, limitandosi a stringere le spalle dell'amato con il braccio sinistro.

L'uomo, poggia la gamba sinistra sul primo gradino della scalinata, lasciando emergere l'elsa di un pugnale dal mantello: quest'instabilità fisica manifesta un certo nervosismo, come se il bacio fosse mosso da un'imminente dipartita, trasformando questo romantico gesto in uno straziante commiato.

Lo schema geometrico e prospettico del Bacio è impostato su una serie di diagonali che, seguendo l'andamento dei gradini, tendono a convergere nel punto di fuga, collocato immediatamente a sinistra dei due amanti. In questo modo, l'attenzione dell'osservatore è concentrata sulla coppia, che si distingue nettamente dallo sfondo anche grazie ai contorni ben definiti.

A sinistra, nel buio, si proietta l’ombra di una sagoma umana, la cui identità è stata oggetto negli anni di diverse interpretazioni. La più acclarata delle ipotesi dice che l'ombra che sale le scale è il segno che il giovane è pronto a fuggire, il bacio è dunque un addio.

Secondo altre interpretazioni:

  • Potrebbe simboleggiare la presenza di ostacoli esterni, come le convenzioni sociali o le differenze culturali.
  • Potrebbe simboleggiare un riflesso della situazione politica e sociale dell'Italia dell'epoca. Il bacio, rappresentando un amore proibito, diventa metafora di un desiderio di unità nazionale e libertà, mentre l'ombra suggerisce le forze oppressive che si oppongono a questo ideale.

Dietro l'opera si nasconde un significato politico legato alla circostanza in cui venne presentato: il 9 settembre del 1859, a tre mesi dall'ingresso di Vittorio Emanuele e del suo alleato Napoleone III a Milano. Ecco perché, fra i simboli politici dell’opera, possiamo scovare il rimando ai colori della bandiera italiana e di quella francese nei vestiti dei due innamorati. Il pubblico dell'epoca interpretò subito questo quadro in termini politici: a suo avviso, era evidente che vi fosse rappresentato l'addio alla donna amata da parte di un patriota costretto all'esilio.

La giovane ha lunghi capelli castano chiaro raccolti in una morbida acconciatura che li lascia in parte sciolti dietro le spalle. Indossa un lungo abito celeste, così lucente da sembrare di raso di seta, con un corpetto aderente, le maniche strette, e un'ampia gonna che ricade fin sul pavimento. Sotto al vestito una camicia bianca sbuca dal colletto, dal polsino e dalla manica, aprendosi intorno al gomito in un ampio sbuffo. Ricami dorati decorano il polso e il collo dell'abito, mentre un cordoncino, sempre dorato, stringe i fianchi.

Il giovane indossa un cappello a punta, color tortora e con delle piume scure sul lato, da cui fuoriescono capelli bruni e crespi. Ha il volto quasi completamente nascosto dal copricapo. Porta un’ampia mantella marrone lunga fino alle ginocchia, che scivolando dalla spalla destra scopre in parte il giubbetto verde scuro

Terza versione, 1861 Rimane di proprietà di Hayez

Seconda versione, 1859-1860 Destinata alla famiglia Mylius

A testimonianza della sua eccezionale fortuna popolare, ritroviamo l’opera citata in altri dipinti, come in "Triste presentimento" di Gerolamo Induno, dipinto appena tre anni dopo " Il Bacio", dove notiamo, nella stanza della protagonista, una sua piccola riproduzione appesa alla parete.