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Le grotte di Lascaux

Otto anni dopo la sua scoperta, la grotta è stata aperta al pubblico. Ma il respiro dei visitatori alterava la superficie delle pareti e, nel 1955, iniziarono a comparire i primi segni di deterioramento. Nel 1963, la grotta di Lascaux è stata chiusa, così fu deciso di costruire una replica a pochi metri di distanza per permettere al pubblico di scoprire questo patrimonio storico e preservando la grotta originale.

Le Grotte di Lascaux, in Francia, sono Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Al loro interno sono conservate disegni, o meglio, opere d'arte parietale vecchie di 17.000 anni. Alcune scene dipinte sulle pareti delle grotte più di 15.000 mila anni fa sembrano raccontare storie di caccia. Secondo una nuova teoria, invece, alcune delle pitture rupestri della celebre grotta francese rappresenterebbero le costellazioni celesti come le vedevano i nostri antenati...

Il 12 settembre 1940 quattro ragazzi esaminarono la buca di volpe in cui era caduto il loro cane sulla collina di Lascaux. Dopo aver allargato l'ingresso, Marcel Ravidat fu il primo a scivolare fino in fondo e i suoi tre amici lo seguirono. Dopo aver costruito una lampada di fortuna per illuminare il loro cammino, trovarono una varietà di animali più ampia del previsto; nella Galleria Assiale incontrarono per la prima volta le raffigurazioni sulle pareti. Il giorno seguente tornarono, questa volta con una migliore preparazione, ed esplorarono le parti più profonde della grotta. I ragazzi, stupiti da ciò che avevano trovato, lo raccontarono al loro insegnante, dopodiché fu avviato il processo di scavo della grotta. Nel 1948 la grotta era pronta per essere aperta al pubblico.
Le grotte di LASCAUX

Oltre alle pitture, a Lascaux sono stati ritrovati molti strumenti. Tra questi, molti strumenti in selce, alcuni dei quali mostrano segni di utilizzo specifico per incidere le pareti. Erano presenti anche strumenti in osso. I pigmenti utilizzati a Lascaux contengono tracce di corna di renna, introdotte probabilmente perché le corna venivano intagliate proprio accanto ai pigmenti o perché venivano utilizzate per mescolare i pigmenti all'acqua. I resti di conchiglie di crostacei, alcune delle quali forate, si collegano bene ad altre prove di ornamento personale trovate tra gli esseri umani che vivevano in Europa durante il Paleolitico superiore

Le mani rappresentate attorno a queste figure rappresenterebbero in senso concerto la presa di possesso dell’oggetto rappresentato.

L’arte rupestre era interpretata come un rito propiziatorio della caccia. Incidere sulla pietra l’immagine della preda avrebbe concesso agli uomini di assicurarsi la vittoria sulla preda, e la rappresentazione stessa sarebbe avvenuta all’interno di rituali magici ospitati nel ventre nascosto delle caverne. “Questi riti magici includevano la raffigurazione degli animali sulle pareti delle grotte . Nell’immagine da lui dipinta, il cacciatore paleolitico aveva la convinzione di possedere la cosa stessa; credeva, riproducendolo, di acquistare un potere sull’oggetto. La rappresentazione era l’anticipazione dell’evento.

I soggetti rappresentati dall’arte pittorica dell’epoca rientrano in tre gruppi: gli animali, le impronte delle mani, le figure antropomorfe. La maggior parte delle rappresentazioni finora scoperte ritraggono gli animali; in particolare grandi erbivori rappresentanti nell’atto di fuggire durante affollate scene di caccia. Pesci, uccelli ed elementi vegetali sono praticamente assente. Queste scene di caccia colpiscono per la vitalità e il dinamismo delle rappresentazioni, sebbene bidimensionali, incredibilmente espressive, vive e drammatiche. Spesso gli elementi architettonici naturali venivano sfruttati per trasferire maggiore verosimiglianza alle immagini, spesso accompagnate da pittogrammi e simboli al momento ancora indecifrabili. Nel tempo diversi studiosi si sono approcciati a queste opere nel tentativo di interpretarle e comprenderle. Inizialmente l’uomo del Paleolitico veniva visto come un raccoglitore immerso in un ambiente ricco di risorse, in cui sopravvivere era facile, grazie all’abbondanza di selvaggina e risorse naturali. Nel tempo libero, quindi, l'uomo avrebbe avuto tempo di dedicarsi alla pittura rupestre secondo questi teorici.