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Carme 5, Catullo

Ilenia Patruno

Created on October 3, 2024

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Transcript

Vivamus, mea Lesbia, atque amemus, rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis. Soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda. Da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein secunda centum, deinde usque altera mille, deinde centum, Dein, cum milia multa fecerimus, conturbabimus illa, ne sciamus, aut ne quis malus invidere possit, cum tantum sciat esse basiorum.

Info

"dammi mille baci",liber, c. 5

Info

A cura di Ilenia Patruno

BACI E ABBRACCI

I versi di Catullo sono un inno all'amore e al gesto che più ne esprime il trasporto: il bacio . I Romani conoscevano vari tipi di bacio:

savium

basium

osculum

Tenero bacio

Bacio decoroso e pudico

Bacio passionale

Collegati al trasporto erotico e agli amori adulterini o occasionali, considerati pertanto disdicevoli e confinati nella sfera privata

in genere erano i baci che i bambini ricevevano dalle madri o dalle nutrici

scambiato in pubblico in gesto di saluto per rinsaldare i rapporti sociali

BACI INFINITI E INFINITA NOTTE

“Quando leggemmo il disïato riso esser basciato da cotanto amante, questi, che mai da me non fia diviso, la bocca mi basciò tutto tremante. Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante” – Dante Alighieri

Io so cosa vuol dire non tornare. A traverso il filo spinato ho visto il sole scendere e morire; ho sentito lacerarmi la carne le parole del vecchio poeta: "Possono i soli cadere e tornare: a noi, quando la breve luce è spenta, una notte infinita è da dormire" - Primo Levi

Da mi basia mille, deinde centum...

Le continue anafore ed epifore dei versi 7-10 e le ripetizioni alternate di milia e centum costituiscono un finto numerare (costruito con verbi scelti dall'ambito finanziario) che serve a far perdere al lettore il numero dei baci. Gli amanti infatti non devono conoscere il numero dei loro stessi baci poiché questo li esporrebbe alla , cioè la mala sorte. L'allusione al malocchio è centrata sul verbo (da in-videre, con valore negativo di in-): l'amore è così importante da dover essere protetto anche dalle pratiche superstiziose.

fascinatio

invidere

I basia nell'arte...

Il bacio è da sempre stato considerato il gesto d'amore per eccellenza, poichè rappresenta il completo abbandono alla passione. Il bacio quindi risulta un’interpretazione sublime, innocente o fugace dell’amore, un sentimento universale dipinto, scolpito o fotografato dagli artisti più famosi.

Il tramonto di Fossoli

Il richiamo alla vita che sempre pulsa sotto la superficie dei versi catulliani si lascia cogliere anche in un campo di prigionia attraverso una poesia di Primo Levi, scritta il 7 febbraio 1946 e basata su un ricordo risalente a un campo di smistamento dei prigionieri destinati alla deportazione in Germania che si trovava a Fossoli e intitolata "Il tramonto di Fossoli". Il sublime spettacolo del tramonto ha un sapore amaro se lo si osserva attraverso il filo spinato del lager: alla speranza di un giorno nuovo si contrappone il vuoto della paura. Dunque il tramonto non rappresenta soltanto l'avvicinarsi del buio dell'esistenza umana ma anche l'imminenza del buio della ragione, quando sulla pietà prevalgono le barbarie.

"La bocca mi basciò tutto tremante"...

Dante in un solo verso fissa per l’eternità l’ansia di due corpi che fremono e di due labbra che si cercano. Poche sillabe per rendere chiaro il delicato confine tra felicità terrena e perdizione infernale, il bacio più famoso, quello tra Paolo e Francesca, che il sommo poeta colloca nel girone infernale dei lussuriosi, pur comprendendo la forza dell’amore che li ha spinti ad infrangere le regole della morale e della convivenza. La passione non era mai stata rappresentata prima nella nostra letteratura. Con Paolo e Francesca siamo portati al momento in cui l’amore si concretizza in un bacio, simbolo di un amore negato, a cui fa da preludio a sua volta il dolce bacio del libro “galeotto” di Ginevra e Lancillotto.

"Vivamus, mea Lesbia, atque amemus""Soles occidere et redire possunt: nobis cum semel occidit brevis lux, nox est perpetua una dormienda"

La gioia di vivere e l'invito a godere e amare, che si effondono impetuosi nei versi iniziali, non sono il frutto di un'inconsapevole spensieratezza giovanile ma scaturiscono dalla consapevolezza della precarietà della vita umana, che li rende ancora più intensi e struggenti ma ne esalta anche il valore. Catullo trae dall'insegnamento di Epicuro l'idea della fragilità e finitezza dell'esistenza umana contrapposte all'eternità dell'ordine cosmico. In tal modo egli anticipa il del poeta augusteo Orazio: l'uomo non è padrone del tempo, può contare solo sui singoli attimi della sua esistenza e quindi non deve sprecarli, bensì viverli pienamente senza inutili angosce, ma anche senza eccessive sicurezze.

Ciò si traduce in un invito a lasciarsi coinvolgere dall'amore, unico sentimento capace di opporsi alla paura del futuro che incombe.

carpe diem

Il finale chiude il carme con una nota di inattesa levità: l'amore è un bene prezioso da sottrarre alla malvagità dell'invidia e si contrappone, nella sua luminosa felicità ( ), alla notte eterna che ogni uomo dovrà dormire ( ).

lux

perpetua nox